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Capitolo 1 - Il Consiglio

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2006 15:10
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Rivendell, Loendë, Giorno di Mezzo Anno del 2942 della Terza Era del Mondo
Kithomir attendeva ormai da qualche minuto all’interno della Sala del Consiglio.
Era cominciata una luminosa e calda mattina d’estate, appena rinfrescata da una leggera brezza proveniente dalle Montagne Nebbiose.
Passeggiando sul piccolo porticato che si apriva verso ovest, l’uomo poteva scorgere il sinuoso sentiero illuminato dal sole che saliva serpeggiando verso le prime pendici dei monti; esso seguiva il tracciato del ruscello gorgogliante che attraversava tutta la stretta valle nella quale era situata la costruzione dove si trovava.
Mentre aspettava aveva già attentamente osservato la sala adiacente, arredata con un pesante tavolo di quercia ed alcune sedie dall’aspetto confortevole ed il cui soffitto, intonacato di bianco, era sostenuto da grandi travi di legno scuro.
In quel momento però l’impazienza aveva avuto il sopravvento e Kithomir, approfittando di una delle eleganti porte che si aprivano direttamente sull’esterno, aveva raggiunto il porticato sul quale si trovava adesso.
Era giunto al rifugio elfico qualche giorno prima, inviato dal suo Maestro in risposta all’invito giunto dallo stesso Signore di Rivendell; doveva essere informato del ritrovamento di un importante manoscritto che di lì a poco sarebbe stato mostrato ed il cui significato oscuro sarebbe stato svelato.
Sembrava che la missione affidatagli fosse semplice, ma in cuor suo l’uomo sapeva che il Maestro voleva metterlo alla prova: era ai suoi ordini ormai da sei anni, durante i quali lo aveva sempre servito fedelmente, ed era forse giunto il momento di dimostrare appieno il proprio valore.
Mentre osservava riflettendo il verde paesaggio che si apriva intorno a lui, udì aprirsi la porta della sala e vide entrare Isilion Calafëar, il nobile Alto Elfo che lo aveva accolto al suo arrivo e che aveva alleviato con la sua compagnia l’imbarazzo di un forestiero giunto d’improvviso in un luogo lontano tra gente sconosciuta.
Lo aveva già incontrato l’anno precedente durante una sfortunata spedizione nell’Eregion, ed in quella occasione Kithomir aveva potuto apprezzare le doti di quell’elfo riservato e riflessivo, ma dal temperamento saldo e dal cuore fedele.
Isilion si avvicinò sorridendo:

"Salute, ho sentito che la permanenza a Gran Burrone sta giovando al tuo appetito. E’ un bene che questa mattina tu abbia indugiato sui piaceri dei dolci di Dama Anasurien: tra poco ci attende un delicato Consiglio che potrebbe protrarsi anche ben oltre il consueto orario in cui viene servito il pasto di mezzodì."

[Modificato da Valandur 29/12/2005 16.11]

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Kithomir
Kithomir si volto' ed attese che l'elfo si avvicinasse.
Lieto che qualcuno fosse venuto a cercarlo, ne approfitto' per non pensare troppo all'imminente incontro.
Si era reso conto che se nemmeno la vista della valle di Imladris all'inizio dell'estate riusciva a distrarlo, allora voleva dire che il suo istinto non lo aveva ingannato. Doveva essere qualcosa di serio e di importante. E doveva essere anche una qualche specie di prova per lui. Il suo maestro non lo avrebbe mai mandato fino a Rivendell per una cosa di poco conto. Tuttavia, per un compito importante lo avrebbe certo fatto accompagnare da qualcuno piu' esperto.
Ed invece era arrivato li', da solo, con intere settimane per poter rimuginare sul significato delle poche parole che aveva udito dalla voce del suo mentore.

"Ai na vedui Isilion! Mae Govannen!" disse con uno spiccato accento. "Mi fa piacere che continui a preoccuparti per un 'bambino' come me. In effetti attraversare le terre tra Tharbad e Rivendell sarebbe da solo un motivo sufficiente per divorare anche le suole delle scarpe dei naugrim. Figuriamoci se posso sedermi alla tavola imbandita degli elfi di Imladris. Chissa' quando mi ricapitera'!

Kithomer ridacchio' un po' assieme all'elfo, poi riprese:

"Tornando a cose piu' serie, sono un po' teso per questo incontro. Non mi e' mai capitato di stare in mezzo a tanti priminati tutti insieme, per discutere di cose importanti e gravi di conseguenze, a quanto pare. Sai forse dirmi chi prendera' parte a questo Consiglio e di che manoscritto si parlera'? Se il Signore di Rivendell ha contattato il mio maestro deve trattarsi di ben piu' di una semplice 'mappa del tesoro' ! "

[Modificato da Ossian77 30/12/2005 11.59]

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Il sorriso leggermente canzonatorio che aveva contraddistinto il viso dell'Alto Elfo fece posto ad un'espressione ben più grave:

"Ahimè, temo che per avere risposte alle tue domande dovrai attendere ancora un poco, quando l'intero Consiglio sarà riunito. Posso solo dirti" aggiunse, "che sarà presieduto dal Signore di Gran Burrone in persona e saranno presenti certamente anche sire Glorfindel e sire Erestor in qualità di suoi consiglieri."

Proprio mentre l'elfo terminava di parlare, i partecipanti alla riunione cominciarono ad entrare nell'ampia sala dalle due porte che davano sul cortile interno dell'edificio.
Mentre sedeva al posto indicatogli da Isilion, Kithomer notò che i nuovi arrivati erano un gruppo piuttosto eterogeneo, formato sia da Alti Uomini del nord che da rappresentanti meno nobili della stirpe dei Secondogeniti. Tra essi poteva distinguere addirittura l'inconfondibile figura di un nano, che entrò a grandi passi nella sala seguito da alcuni elfi.
Tutti entrarono in silenzio e si accomodarono nei posti intorno al lungo tavolo di legno che erano stati loro assegnati.
Mentre Isilion si accomodava alla sua sinistra, Kithomer notò che alla sua destra era seduto un uomo di corporatura robusta, con i lunghi capelli biondi che gli cadevano sulle spalle ed una rada barba incolta.
Indossava dei comodi indumenti da viaggio, neri come la notte.
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Kithomir
Kithomir prese posto rapidamente ed in silenzio. Percepiva la gravita' della situazione, dai visi austeri che gli stavano comparendo davanti e dal rango dei Signori che stavano mano mano entrando.
Non pote' non sentire un istintivo imbarazzo all'ingresso dei piu' importanti dignitari di Gran Burrone.
Aveva speso interi pomeriggi a studiare la loro storia, le loro canzoni, le loro gesta, le leggende che si narravono sugli splendidi luoghi che avevano costruito ed abitato.
Ed ora se li trovava davanti, in mezzo ai viventi ed anzi, sfolgoranti di vitalita', come dei giovani appena entrati nella maturita'.
Aveva studiato le storie dei sovrintendenti e dei re, ma essi erano poco meno che ombre al confronto, sepolti con onore sotto la fredda pietra della Rath Dinen. Qui, invece, la storia camminava e parlava. Il solo pensiero che alcune di quelle...creature...nel senso piu' rispettoso del termine, potessero aver visto Valinor, e che addirittura considerassero i Valar come "riveriti maestri" piu' che come divinita', lo fece vacillare.

"Invero una simile adunanza e' una vista insolita, anzi, rarissima, per qualunque gondoriano, foss'anche Sire Echtelion, il Sovrintendente del Re", disse a bassa voce verso la sua destra, senza perdere di vista il tavolo. Poi, voltandosi un po' verso l'uomo del nord, tese la mano e disse
"E per voi, Signore?". Dopo una breve pausa aggiunse, "Io sono Kithomir, Kithomir Dargansen, di Minas Tirith, piacere di conoscervi",e attese che l'uomo ricambiasse il suo saluto.

[Modificato da Ossian77 30/12/2005 12.05]

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30/12/2005 16:32
 
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Gwaeron
Con lenti passi era entrato nella grande sala delle riunioni al fianco di Isilion; anche questo ambiente gli pareva insieme bellissimo e irreale, in qualche modo lontano dalla sua vita. Il solo fatto di essere ammesso a una riunione del genere gli dava una specie di apprensione, dovuta alla poca abitudine a stare in mezzo a tanta gente, e di quel rango, mista alla sensazione di essere fuori posto, come uno che ci fosse arrivato più che altro per caso.
Si era seduto al suo posto su indicazione dell'elfo, e mentre altre persone prendevano posto nella sala, lui era assorto nei suoi pensieri, lo sguardo distratto davanti a sè. Si sentiva bene, negli ultimi giorni aveva riposato, aveva curato le ferite, rinfrancato lo spirito, e ora sentiva che il suo cammino stava per ricominciare, come tante altre volte nella sua vita, come quella sera nella locanda di Brea.
Una voce accanto a sè lo scosse dai suoi pensieri, non si era nemmeno accorto dell'uomo seduto alla sua sinistra che gentilmente gli rivolgeva la parola. Non lo aveva neppure guardato in faccia, e non sentì nemmeno le sue parole, solo il suo nome, e stringendo la mano che gli veniva porta rispose semplicemente:
"Io sono Gwaeron"

[Modificato da The Northman 30/12/2005 16.34]

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30/12/2005 18:15
 
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I due uomini furono bruscamente interrotti dall'arrivo del Signore di Gran Burrone e dei suoi suoi più stretti consiglieri. Tutti i presenti si alzarono in piedi per salutarne l'ingresso e vi rimasero fino a quando Sire Elrond non si fu seduto al centro della lunga tavola, con Glorfindel alla destra ed Erestor alla sinistra dell'elaborato seggio intagliato sul quale si era posto.
Kithomir rimase impressionato dalla sorprendente tonalità dei limpidi occhi grigi del mezzelfo, che scandagliavano in silenzio i visi dei presenti e si posarono per un lunghissimo istante anche sui suoi.
Poco più in là riconobbe la figura di Halbarad, il ramingo che tempo prima lo aveva guidato fino a Fornost. Alla sua sinistra ora sedeva un uomo più giovane appartenente alla medesima stirpe del maturo dùnadan, che teneva una mano su un fagotto posato qualche istante prima sul tavolo.
Quando tutti si furono accomodati, Elrond si alzò in piedi e salutò brevemente i presenti, spiegando il motivo per il quale erano stati convocati in consiglio:

"Siamo qui riuniti, amici di remoti paesi, per prendere una importante decisione riguardo ad un oggetto che è stato recentemente rinvenuto, quasi per caso si potrebbe dire. Questo oggetto potrebbe contenere informazioni di inestimabile valore ed è quindi nostra intenzione valutarle attentamente insieme. Per far questo però è opportuno che tutti i presenti conoscano, almeno a grandi linee, la storia che lo ha portato fino a noi. Lascio quindi la parola a Meneldir, della stirpe degli Eldanar di Arnor"
disse Elrond indicando l'uomo seduto accanto ad Halbarad,
"che ha recato con sè questo oggetto fino a noi."
concluse sedendosi.

L'uomo si alzò e si presentò al Signore di Gran Burrone ed a tutti gli altri con un leggero inchino:

"Ringrazio Sire Elrond per aver convocato questo consiglio, che dovrebbe illuminarci sul significato degli avvenimenti che io, la mia stirpe ed i miei compagni abbiamo appena vissuto."
la sua voce era forte e profonda ed i ricchi abiti che indossava non riuscivano a nascondere la nervosa agilità delle forti membra, evidentemente allenate dai continui esercizi di scherma.

[Modificato da Valandur 04/01/2006 14.29]

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31/12/2005 10:04
 
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Kithomir
Kithomer era un uomo di forse trent'anni, di chiara ascendenza Gondoriana. L'accento e la parlata erano di Minas Tirith.
Era di altezza media, per la sua gente, e nelle sue vene scorreva almeno una parte del sangue che scorreva in quelle dei dunedain. Per praticita', portava i neri capelli tagliati molto corti. Aveva occhi grigi e limpidi, molto sereni. Il viso dai lineamenti distesi denotava una certa sicurezza in se stesso
Forse con altri abiti sarebbe potuto sembrare un dignitario di un qualche tipo, poiche' lo sguardo rivelava una viva intelligenza ed uno spirito indagatore. La corporatura era snella, come quella di un saltimbanco, o di un lesto corridore, e niente affatto massiccia. Vestiva una tunica chiara, con una mantella fermata sulla spalla, e non portava alcuna arma. Gli abiti erano chiaramente di foggia locale, poiche' i suoi erano ormai logori e lisi da lunghi viaggi.

Trattenne per un attimo la stretta di mano dell'uomo seduto di fianco a lui, per meglio valutarlo.

*La forza non gli manca di certo!* penso' Kithomir
*Gwaeron....nome elfico, apparenza nordica, umana, forse un Urdor? No, sono estinti da che Angmar e' caduta...allora di dove? Non ci vuole un genio a capire che e' un combattente. Ma quel nome....bizzarro....*

*Un libro. Tanto importante da convocare rappresentanti d'ogni razza e nazione. Ma perche' io? O meglio, perche' il mio Maestro? A questo punto sono piu' che certo che non sia l'aiuto di un traduttore quello che gli serve. Di che puo' trattare tale tomo? Forse e' un tomo di profezie, come se ne scrivevano nella prima era, quando il futuro non era ne' oscuro ne' velato dai miasmi di Dol Guldur e dei suoi occupanti! Devo stare bene attento, perche' dovro' riferire i dettagli di questo incontro. Non devo fallire. Se riesco a fare una buona impressione, sono certo che verro' ammesso ai segreti della Torre. Mio padre ne andrebbe orgoglioso!*

"Lieto di conoscervi, Gwaeron" disse sottovoce. "Immagino siate curioso come me di sapere che cosa puo' esservi di tanto misterioso in quel libro".

Kithomir, sinceramente incuriosito dalla presenza del nordico, provo' a porre la domanda senza disturbare; tuttavia sapeva che Sire Elrond ed il dunadan che aveva appena finito di parlare avrebbero potuto interromperlo in qualunque momento, iniziando a riferire la loro storia.

[Modificato da Ossian77 31/12/2005 15.22]

[Modificato da Ossian77 31/12/2005 15.23]

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02/01/2006 16:06
 
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Gwaeron
Stringendo la mano che gli veniva porta alla sua sinistra, per un attimo incrociò lo sguardo dell'uomo che gli sedeva accanto, senza in realtà soffermarcisi molto, e poi volse di nuovo gli occhi verso Meneldir che, in piedi, aveva iniziato a parlare. Da quando erano tornati il dunadan aveva parlato ben poco, e il libro in questione non era quasi mai stato nemmeno nominato nei discorsi tra i compagni di viaggio e di avventura. Gwaeron ne aveva dedotto che Meneldir stesso ne sapesse poco e che avesse bisogno di tempo, e che avrebbero saputo tutto al momento opportuno.
Quel momento, pensò Gwaeron, era arrivato.

[Modificato da The Northman 02/01/2006 16.09]

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04/01/2006 15:16
 
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Dopo un breve istante di pausa, durante il quale raccolse i suoi pensieri ed i suoi ricordi, Meneldir riprese a parlare, raccontando gli avvenimenti che lo avevano portato fino a quel momento ed a quel luogo:

"La mia casata è molto antica, potendo far risalire i suoi membri fino al tempo dell'Ultima Allenza, quando al suo capostipite Eärnil venne donato il feudo di Barad Eithel sulle rive del lago Nenùial. Qui la mia famiglia pose la sua residenza per innumerevoli generazioni, fino a quando il regno di Arthedain non venne spazzato via dai servi di Angmar: in quel periodo ormai lontano la torre venne abbandonata e da allora nessuno degli Eldanar vi ha mai fatto ritorno, custodendo però le chiavi d'ingresso alla torre.
Nel tempo tutto è rimasto in questo modo e la mia famiglia non ha mai tentato di rientrare nella sua antica dimora: un'antica storia recita infatti che questo avverrà quando l'Oscurità tornerà ad addensarsi sull'Arnor e l'Antico Nemico della mia casata sarà pronto a ritornare."


Il dùnadan si interruppe per un momento il suo racconto, che evidentemente giungeva nuovo a quasi tutte le persone che ascoltavano. Guardò per un istante il matura Capitano dei Raminghi che sedeva in silenzio al suo fianco e riprese a parlare:

"Qualche tempo fa Halbarad giunse inaspettatamente nel piccolo maniero dove vivo con i miei cari, portando notizie inquietanti: qualcosa si muoveva a nord, proprio nelle antiche terre degli Eldanar. Orchi erano stati avvistati, ed altre creature che da molto tempo non osavano mostrarsi. Decidemmo di indagare, ma la situazione non poteva essere peggiore: i raminghi erano pochi e lontani ed il compito che ci attendeva era urgente. Decidemmo di affidarci ad una piccola spedizione, da me guidata, che sarebbe penetrata a Barad Eithel per verificare il fondamento delle voci che avevamo sentito. Tale spedizione, affidata al coraggio di pochi amici qui presenti, ha avuto successo: l'antica torre è stata liberata dalla presenza degli orchi che l'avevano eletta a loro dimora ed i suoi immondi occupanti sono stati sterminati.
Essa però non ha risposto a molti interrogativi, ponendone anzi degli altri non meno inquietanti. Chi comandava la tribù e come aveva fatto ad occupare Barad Eithel, protetta da potenti incantesimi? Quali erano i suoi scopi? Egli non è infatti stato identificato e certamente non era tra gli orchi che sono stati intercettati e distrutti mentre tentavano una scorreria tra la mia gente."


Meneldir notò che il nano seduto qualche posto più in là si muoveva nervosamente sulla sua sedia: era evidentemente impaziente di arrivare al punto che lo interessava.

"Queste domande sono rimaste senza risposte, ed io sono qui perchè questo consiglio possa aiutarmi a trovarne. L'unico indizio sembra essere questo antico manoscritto, ritrovato nella torre."

Aprì il fagotto che aveva di fronte a sè e ne estrasse un piccolo e liso libro nero, che mostrò ai presenti prima di aprirlo e leggerne qualche passo ad alta voce, prima nella lingua degli Elfi e poi traducendone i passi nel Linguaggio Comune:

"26, Narwain 1979 T.E.
Questi artigiani non finiscono mai di stupirmi; sembra quasi che ... ... battere i martelli sull’incudine. ... ... calura asfissiante delle grandi Fucine del Re, in cui martelli, tenaglie, ed incudini fanno il grosso del lavoro.
Può sembrare strano, ... ... è una varietà che mi sconvolge, perché a Khazad Dum si possono trovare molti tipi e misure di incudini ed utensili ... ... .Quelli dei Nani sono forgiati in acciaio fortissimo ... ... Ithilnaur, fuoco di luna.
14, Gwaeron 1979 T.E.
La mia guida ... ... anguste spirali della scalinata di granito ... ... la settima rampa di scale termina ... ... vetta di un immenso ghiacciaio sotterraneo che si insinua attraverso le fenditure settentrionali del Zirakzigil: quali meraviglie nasconde!
... ... alimentate dalle fiamme gelate prodotte dal mitico legno di Helvorn.
9, Gwirith ... ...
L'arsenale di Fulin mi ha sbalordito! ... ... brillano di splendore e le armi rifulgono come gioielli, decorate ed istoriate d'oro e d'argento. Il fuoco balena da queste armi, ... ... Eog e di altre fantastiche leghe di Mithril; ... ... metalli estremamente flessibili, ma molto forti ... ...
10, Narbeleth 1979 T.E.
L'Adarcer è una lega bianca composta da Ang (ferro), Gloin (vero-carbone) e Durang (titanio):... ... , ma taglia il ferro come fosse burro. L'Ithilnaur ... ...
L'Eog è il metallo più raro, lega di Mithril, Durang ed altri materiali di origine a me sconosciuta; ... ... più dura dell'Adarcer e dell'Ithilnaur. Il suo aspetto è alquanto strano: ... ...
... ... 1979 T.E.
Grandi novità! ... ... scavando sotto il Barazinbar. I fabbri sono tutti molto eccitati per la scoperta; ... ... erano molto preoccupati del suo lento esaurimento. Adesso ... ... sempre più in profondità.
21, Narwain 1980 T.E.
... ... Fulin mi ha mostrato un documento di straordinaria importanza ... ... la storia completa delle Sette Pietre ... ... il luogo dove è nascosta una di esse, ma i Nani non sono riusciti ancora a recuperarla ... ... il manoscritto che racconta tale ritrovamento, conservato nella Camera degli Scritti di Mazarbul, ... ... lo riporto nella pagina seguente. Esso ...
"Alte navi ed Alti Re
...
Oltre il Mare in tempesta?
Sette Stelle e sette Pietre
... ..."
... ...
La sventura si è abbattuta su di noi ... ... il Re è morto ed è stata decretata la legge marziale, ... ... non posso muovermi e quindi recuperare il documento ivi custodito; ... ... i giorni di Khazad Dum sono finiti... ...".

"Cosa possono significare queste parole? A cosa si riferiscono e perchè colui che occupava la torre le riteneva così importanti da chiudere il libro all'interno di una robusta cassaforte?"

[Modificato da Valandur 04/01/2006 15.28]

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Kithomir
*Alte navi ed Alti Re
...
Oltre il Mare in tempesta?
Sette Stelle e sette Pietre
... ...
... ...
Sette pietre…sette pietre*


Kithomir inizio' a sillabare, senza emettere un suono, le parole pronunciate da Meneldir.

*La torre degli Eldanar, l'Ultima Alleanza, la canzone di Elendil e degli Esuli di numenore...in un libro perduto a Moria, ricomparso ad Arnor, dove invero il male si agita....*

Continuo' a ripetere le parole, ricombinandole in maniera diversa, provando ad inserire nei vuoti ogni frammento di Lai che riusciva a ricordare, ogni nozione storica, come se il ripetere le parole fosse una preghiera, una litania che lo avrebbe portato alla soluzione del mistero.

*...Sette pietre…sette pietre....Alte navi...Moria....la leggenda....una mappa....una mappa rintracciabile....orchi... orchi nella torre...orchi oltre le rune di potere degli Eldnar. Orchi che hanno potenti maestri....come me....Il MIO Maestro che direbbe? Sette pietre....forse QUELLE sette pietre? Perche' una a moria? Quali pietre furono portate da Elenna?
...Moria...che nome terrificante...
Moria e'...la Taniuqetil degli esploratori e dei cercatori di tesori. Il Caradhras dei ladri di reliquie, una miniera, si, ma di artefatti, informazioni, sapienza perduta, sfide per folli.
Nessun luogo e' cosi' labirintico.
Da nessuna parte si trovano altrettante trappole ed altrettanto mortali.
Alla Scuola ci prendevamo in giro, ci sfidavamo, immaginavamo noi stessi nelle sale del Nanosterro.
“Sarebbe come attraversare Moria da soli!”, dicevamo...Sette pietre...*


Kithomir rimase perso nelle sue elucubrazioni. Il silenzio al tavolo, seguito alle parole di Meneldir, rese il suo isolarsi ancora piu' facile.
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Olin
Il giovane nano era giunto insieme ad alcuni suoi compagni, nella roccaforte degli elfi, Imladris era chiamata dagli elfi o Granburrone dalla gente comune. Egli aveva sentito parlare di quella fortezza mitica, ma aveva sempre pensato che fosse una leggenda, una delle solite storie che attorniavano la favola delgi elfi. E invece adesso era lì, al cospetto di personaggi che riempivano le pagine dei libri di storia. Che grande meraviglia aveva provato nel giungere in quella mistica valle. Quale sgomento aveva sentito dento nello scorgere le alti torri e gli eleganti bastioni che erano parte di quella fortezza. La sua grazia e la sua eleganza la facevano assomigliare più a un palazzo o ad una casa che ad una roccaforte contro il male, eppure sapeva che mai nessuno era riuscito ad entrare in quella valle senza il permesso del sire. Che fosse davvero così? Osservando il luogo, così carico di incanto, egli ci aveva creduto.

Era rimasto inattivo per un po' di tempo, esplorando e guardando, facendo visita alle fucine, ora spente, e parlando di tanto in tanto con i gioiosi occupanti di quella dimora.

Ora era al cospetto del sire. Meneldir parlava a profusione della sua terra e della sua storia, ma al nano sembrava che non dovesse mai arrivare al punto. Si agitò ansioso sulla sua sedia in impaziente attesa. Finalmente il ramingo lesse il contenuto di quel prezioso manoscritto ritovato. Gli astanti ascoltavano interessati la frammentaria storia in esso riportata.

*Spero che in questa casa ci sia qualcuno capace di dare un senso alle parole riportate in quel libro.

Kazad-Dum, il solo pensare a quel reame riempiva il nano di un senso di vuoto.
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Elrond fece un breve cenno a Meneldir, che si sedette al suo posto e prese di nuovo la parola:

"Alte navi ed alti re
Tre volte tre,
Che portaron da terre sommerse
Oltre il mare in tempesta?
Sette stelle e sette pietre
E un albero bianco."


Mentre recitava le strofe del poema, il mezzelfo si era alzato dal suo seggio, il suo sguardo limpido perso in cose lontane.
Riprese però subito il suo intervento:

"A cosa si riferisce il manoscritto che cita questo antico canto di sapienza? Sappiamo che le sette stelle sono il simbolo dei Re degli Alti Uomini, i cui giorni ahimè sembrano ormai remoti. L'albero bianco è invece quello che in tempi andati fioriva nel giardino di Minas Tirith, discendente dallo stesso che era andato perduto nella Caduta della Terra del Dono. Era stato ivi piantato per la prima volta da Isilion stesso. Ma si dice che ormai sia morente, in attesa del ritorno del Re di Gondor.
Rimangono quindi le sette pietre. Io credo si tratti delle Palantìri, antichi manufatti portati nella Terra di Mezzo dai Nùmenoreani per meglio sorvegliare i loro reami. Si dice infatti che tali pietre fossero in grado di comunicare tra loro a grande distanza, permettendo ai loro fruitori di venire a conoscenza di fatti riguardanti paesi lontani.
Erano custodite dai dùnedain, che le avevano poste all'interno di luoghi forti dai quali controllare indisturbati i loro possedimenti, per modo che i loro reami di Arnor e Gondor potessero scambiarsi messaggi in brevissimo tempo nonostante la vaste terre che li separavano.
Furono andate perdute molto tempo fa, prima durante la caduta del regno settentrionale di Arnor, e poi durante la conquista e la distruzione delle città di Minas Ithil ed Osgiliath, dove erano custodite.
Credo quindi che il manoscritto si riferisca alle Palantìri, indicando il perduto reame di Khazad dum come il luogo dove sarebbero conservate informazioni sulla loro possibile ubicazione, di una o di tutte le pietre sopravvisute."
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Kithomir
*Sette pietre. Immaginavo fossero le Sette Pietre Veggenti. Se la scoperta venisse confermata sarebbe di una portata enorme. Che cosa sappiamo delle Palantiri? Una fu di certo perduta con Re Arvedui, nei ghiacci di Forochel. Una Stava ad Osgiliath, la pietra piu' potente, nella camera stellata. Come quella di Minas Ithil devono essere finite nelle mani del nemico. Che si ratti della Pietra di Amon Sul?*

[Modificato da Ossian77 06/01/2006 15.46]

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Yeras
Seduto tra Meneldir e un elfo di cui ignorava il nome, Yeras se ne stava in silenzio ed ascoltava tutto con grandissima attenzione.
Il viaggio verso Imladris con Olin, Gwaeron e lo stesso dunadan, era stato carico di aspettative. Una volta giunti a destinazione la meraviglia e lo stupore per ciò che vide furono enormi.
Fino a qualche mese prima il giovane ramingo aveva vissuto nella semplicità del suo villaggio ed ora sedeva tra elfi e uomini di alto lignaggio.
*Non è il mio posto questo, cosa ci faccio io qui?*
Yeras era cresciuto molto negli ultimi tempi e la battaglia contro gli orchi, vissuta in prima linea insieme a Meneldir ed Olin, lo aveva profondamente trasformato.
Cercò con lo sguardo la rassicurante presenza del nano e lo vide muoversi nervosamente sulla sedia:
*Devo la vita ad Olin … se non fosse per lui a quest’ora sarei morto*

[Modificato da Admin-Geko 07/01/2006 18.20]

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Kithomir
Kithomir attese l'attimo giusto per intervenire. Ognuno stava ponderando per proprio conto le parole di Sire Elrond.
Si alzo' dal proprio seggio ed Il suo movimento attiro' lo sguardo dei presenti. Kithomir fece una pausa di valutazione, cercando di capire l'umore di coloro che sedevano al tavolo. Poi prese la parola.

Kithomir:"Sire Elrond, Signori degli Eldar, vecchi e nuovi amici. Perdonatemi se intervengo in questioni di cosi' grande momento. Il mio nome e' Kithomir e, sebbene provenga da Minas Tirith, parlo a nome della Torre di Orthanc. Le parole contenute in quel libro aprono piu' interrogativi di quanti ne chiudano. Si riferissero anche alla contabilita' dei Khazad, varrebbe la pena analizzare il volume per capire cosa sia accaduto al Nanosterro. Credo che almeno uno dei presenti sia interessato a sapere quale disgrazia abbia colpito la tribu' del Senzamorte quasi mille anni fa".

Dicendo questo fece un lieve inchino in direzione del nano seduto al tavolo. Poi riprese.

"Tuttavia pare che vi sia molto di piu' in ballo. La posizione di una o forse tutte le Palantiri, se di esse si parla. Forse sire Maneldir farebbe bene ad aprire il suo cuore a questo consiglio dando voce anche ai sospetti piu' sgradevoli. E'evidente dal suo racconto che sospetta un collegamento tra la presenza di quel libro, la sua importanza, e la misteriosa figura che avrebbe permesso ai luridi uruk di varcare la soglia della Torre. E infine, se chi ha scritto quelle pagine le ha concluse in cattivita' entro le mura di Khazad Dum, come ha fatto il libro a giungere si' lungi da dove e' stato scritto?".
Detto questo, Kithomir fece un rapido inchino ai presenti, e torno' a sedersi.

[Modificato da Ossian77 07/01/2006 18.03]

[Modificato da Ossian77 07/01/2006 18.31]

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Olin
Il giovane nano ascoltò le parole di sire Elrond, assorbendo con interesse le nozioni storiche relative ai famosi Alti Uomini, ma che cos'erano esattamente queste pietre? Oggetti per comunicare, diceva il sire. Il suo cuore perse un battito al sentir nominare il reame di Durin ed indicandolo come il luogo in cui cercare.

*Che debba avere l'onore di varcare i cancelli di Kazad-Dum?
pensò tutto eccitato.

Prese la parola lo smilzo gondoriano dai apelli neri. Durante la sua permanenza nel reame di gondor aveva visto molte persone come lui, ma questo aveva una luce diversa negli occhi, una luce simile a quella che splendeva negli occhi di Meneldir. Le sue parole confermarono al nano la sua natura di studioso. Fece un garbato saluto, inclinando leggermente il capo di lato, all'accenno dell'uomo e continuò ad ascoltare in silenzio le sue parole. Alla fine chiese gentilmente il permesso di parlare a sire Elrond che acconsentì lievemente.

"Il mio nome è Olin, al vostro servizio!" cominciò il nano ricorrendo alla formula di rito "Ringrazio innanzi tutto sire Elrond di averci ospitato nella sua casa e di concedermi il permesso di parlare." Olin sembrava un po' impacciato nel rivolgersi alla corte riunita "Prima di procedere con elucubrazioni varie è necessario a mio avviso valutare quanto questo manoscritto sia importante per la mia gente. Sono sicuro che Sire Elrond sia d'accordo con me quando dico che inviare un messaggio al mio re per metterlo al corrente della situazione e per avere delucidazioni in merito alle decisioni da prendere sia la scelta più opportuna. In cuor mio sono ansioso di cominciare questa cerca, è vero, ma non sono sicuro di poter prendere decisioni in nome del mio popolo!"

Detto ciò si rimise a sedere leggermente imbarazzato.

[Modificato da endik 09/01/2006 11.54]

[Modificato da endik 09/01/2006 15.01]

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Yeras
Yeras continuava a rimanere fermo, in silenzio, e ascoltava tutto ciò che veniva detto.
*Sono discorsi troppo grandi per me*
Olin prese la parola e quando ebbe finito il giovane ramingo gli rivolse un sincero cenno d’assenso con il capo.
*Non che la mia opinione sia rilevante … ma secondo me l’amico nano ha parlato molto saggiamente*
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10/01/2006 16:29
 
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Kithomir
*Una richiesta legittima. Dopotutto, il manoscritto e' stato vergato nelle Aule dei Nani. Se qualcuno dovesse andare a Khazad Dum, anche se e' non e' piu' dominio della Gente di Durin, bisognerebbe forse chiedere il permesso. Tuttavia, quanto tempo abbiamo per attenerci all'etichetta? Il cuore mi dice 'molto poco'. Di dovunque sia questo Olin, non e' compito che si possa svolgere in settimana mandare un messaggio al suo Re. Sopratutto perche' temo si tratti del Re sotto La Montagna! Non abita certo dietro l'angolo...*

Quindi Kithomir bisbiglio' a Isilion:

"Sappiamo per caso da dove proviene questo Naugrim? Mi sembra di Erebor, ma potrei sbagliarmi. E come mai e' qui?"
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13/01/2006 15:54
 
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Elrond si alzò di nuovo in piedi, invitando con un gesto i presenti a fare silenzio. Si era aspettato la loro vivace reazione, ma secondo il suo stile aveva deciso di lasciare che le idee e le proposte dei presenti vagassero libere per il Consiglio, senza costrizioni di sorta: era utile che le menti ed i cuori di tutti fossero liberi di esprimersi pienamente.
Aveva però udite due domande che lo avevano particolarmente colpito, e quindi rispose pacatamente ad Olin:

"Le vostre preoccupazioni sul popolo dei Naugrim e sui suoi diritti sono encomiabili Mastro Nano, ma sento di potervi tranquillizzare almeno su un punto.
Il manoscritto infatti è stato certamente scritto a Khazad-dum, ma il suo autore non sembra essere un membro della vostra razza. Lo si può dedurre da come egli descriva le lavorazioni effettuate dai fabbri: lo fa come qualcuno che, ospite di un artigiano, ne valuti il lavoro come osservatore privilegiato che è stato ammesso a partecipare dei suoi segreti. Ho comunque provveduto ad inviare un messaggio al nuove Re Sotto la Montagna, mettendolo al corrente di questa riunione, ma il viaggio è lungo e pericoloso ed è possibile che la risposta tardi ad arrivare."


Il Mezzelfo si interruppe ancora un istante prima di rivolgersi a Kithomir:

"Ho udito anche la vostra domanda, e credo che nessuno più di Meneldir stesso, abbia il diritto di rispondervi."


Il dùnadan si volse verso l'uomo di Gondor:

"E' vero, io sospetto che il manoscritto non sia stato conservato per caso dal misterioso abitante di Barad Eithel. Il fatto poi che lo custodisse addirittura in una cassaforte nascosta, mi fa ritenere che gli attribuisse grande valore. Credo quindi che l'interpretazione di Sire Elrond sia corretta e che egli stia cercando di impossessarsi di ciò che è descritto al suo interno: una Pietra Veggente o almeno le indicazioni per giungere a trovarla. Ma chi ha redatto il manoscritto? Io credo che potrebbe trattarsi di un mio antenato. Nei tempi antichi, prima che il regno di Arnor soccombesse, la mia casata era molto potente ed aveva frequenti contatti con i nani di Khazad-dum, dai quali si riforniva regolarmente di armi ed armature di eccezionale fattura. Nella storia del mio casato si racconta quindi che, dopo la caduta del Regno, un ramo della mia famiglia abbia trascorso diverso tempo ospite dei fabbri nanici. Da questo derivano forse alcuni degli straordinari manufatti che abbiamo rinvenuto nelle stanze segrete della torre, indiscutibilmente di fattura nanesca e che non erano certamente stati portati in quel luogo dal misterioso nuovo abitante."

[Modificato da Valandur 13/01/2006 16.15]

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17/01/2006 20:15
 
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Dopo un istante di pausa, Meneldir riprese il suo intervento:

"Come ho detto poc'anzi, la spedizione effettuata a Barad Eithel non ha permesso di identificare chi occupava la torre e conservava il manoscritto: è infatti riuscito ad allontanarsi prima che riuscissimo ad incontrarlo ed a prendere possesso della fortezza.
Chi era? Certamente un mago esperto in antiche storie, o che almeno ha potuto attingere a lungo ed indisturbato alla fornita biblioteca presente all'interno dell'antica residenza del mio casato. La sua identità ci è sconosciuta, ma le sue intenzioni mi sembrano chiare: vorrebbe impadronirsi della Pietra Veggente citata nel manoscritto, usandola per i suoi scopi i quali, visti i suoi servi ed i suoi metodi, non debbono certo ritenersi leciti o tranquillizzanti. Io credo che dobbiamo giungere a destinazione prima di lui, impadronendoci della Pietra o almeno impedendo a lui di farlo. Chiedo quindi aiuto e consiglio al Sire di Gran Burrone ed alle personalità qui presenti: come muoverci? Dove si trova precisamente il Nanosterro? Che tipo di spedizione organizzare e chi scegliere per tale compito?"
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