Capitolo 3 - La Torre nel Bosco

Il guerriero fece un cenno di assenso alle parlore del bardo, poi si rivolse a Jarek.
"Era questo che intendevo dire quando parlavo di consapevolezza, siamo qui ad aspettare una risposta da te Jarek. Nessuno ti costringe a fare ciò che non vuoi o ad essere ciò che non sei. Ma devi essere pienamente cosciente delle conseguenze che le tue decisioni avranno in tutta questa maledetta storia."

[Modificato da Maraudja 07/12/2005 18.38]

Non era una cosa facile sostenere lo sguardo di Halya.
Gli occhi degli elfi, si sa, sono profondi più di quanto si possa osare immaginare.
Ma quel che era peggio era che le parole pronunciate dalla sua compagna erano vere, talmente vere da far male!
E’ logico gettarsi alle spalle trent’anni di vita in poco più di due giorni?
E’ logico dar ascolto ad antiche ed improbabili leggende ed accettare il fatto di essere l’erede designato di colui che già una volta salvò il popolo degli eothraim?
E’ logico accettare un destino già scritto da secoli ed intraprendere la strada da esso indicata? Una strada tanto misteriosa quanto pericolosa e, soprattutto, piena zeppa di pesanti, pesantissime, responsabilità! Responsabilità verso un popolo intero!
Semplicemente troppo assurdo per esser accettato.
Jarek era Jarek e non Elarin.
Mejan, Wessel, Maccus, Halya e Vilahir potevano dire e pensare ciò che volevano … ma Jarek era sempre stato Jarek!
Chi era questo Elarin, cosa voleva da Jarek?
Mejan … Mejan … mai una volta quella donna aveva sbagliato. E mai Jarek aveva incontrato persona più saggia e colta di lei.
E allora?
Allora Lei lo aveva allevato con la speranza che potesse, un giorno, raccogliere l’eredità di Rabain ed accettare quello che il destino aveva da sempre tenuto in serbo per lui!
Difficile da capire e ancor più difficile da accettare.
Ma … mai una volta quella donna aveva sbagliato.
Arrivato a questo punto, se Jarek era davvero stanco di vedere il suo popolo subire l’oppressione degli Orientali, doveva tentare l’improbabile e rischiare l’impossibile.
*E’ davvero questo l’unico modo di aiutare e salvare gli eothraim?
Davvero Elarin è l’unico ad avere il potere di cambiare qualcosa?
Perché proprio io?
…
… dannazione!
Forse Halya ha ragione, sono l’unico a poter dare inizio al cambiamento!*
Annui col capo in direzione dell’elfa, poi si avvicinò all’anziano uomo fermo di fronte alle porte del villaggio.
Adesso fu lui a drizzarsi in tutta la sua statura. Un’imponente figura alta quasi due metri, con gli occhi chiari come il ghiaccio e lo sguardo deciso, determinato come non mai!
La sua voce uscì limpida e forte:
“Se quello che ho detto prima fosse stato pronunciato dalla voce di Elarin, se i consigli che ti ho dato fossero stati degli ordini pronunciati dalla Stella del Mattino del nostro popolo … allora li avresti ascoltai? Li avresti eseguiti?
Rispondi vecchio, ho bisogno di saperlo.
Se accetterò di seguire la strada che, da tempo immemore, è stata tracciata per me, se raccoglierò l’eredità che mi spetta … allora gli eothraim mi daranno ascolto, mi seguiranno?
Rispondimi e ti darò la Prova che sono quello che voi tutti sperate io sia.
E Jarek sparirà per sempre lasciando il posto all’unica speranza che rimane agli eothraim … all’unica speranza che ci rimane!”

L’eco delle ultime parole di Jarek si spense lentamente, lasciando il posto ad un profondo silenzio.
Il vecchio sostenne lo sguardo di Jarek senza tentennamenti. Sorrise.
“Sei forte, hai coraggio e sei giovane”, disse. “Molto giovane per chi, come me, ha già visto più di settanta primavere nella sua vita. E non capisci.
Ma capirai.
Io sono il Signore della Caccia di Pasel da più di quarant’anni ed ho la presunzione di ritenere che la mia gente mi ami e mi rispetti. Ebbene, la vuoi sapere una cosa? Quando il Consiglio della Città mi assegnò la carica, non avevo la minima intenzione di diventare il Signore della Caccia. Ero giovane, piacevo alle ragazze ed avevo un mucchio di cose più interessanti da fare che sobbarcarmi la responsabilità della guida di un Clan. Come te, non capivo.
Ora sono fiero di essere quello che sono. Ho fatto un bel po’ di errori, ma ritengo di aver assolto in modo egregio al mio compito. C’è voluto del tempo, ma infine ho capito.
Anche a te succederà.
Parli di Elarin e mi chiedi se la gente sarà disposta a seguirti se ti presentassi con quel nome. Dovresti conoscere la risposta a questa domanda. Sei un Eothraim. Tu seguiresti qualcuno che si presentasse alla tua porta dicendoti di essere un condottiero? Credo di no. Ma credo che la faccenda sarebbe diversa se qualcuno ti desse prova di essere disposto a combattere per te almeno nella misura in cui egli ti chiede di farlo per lui. Gli Eothraim non seguiranno un semplice nome, ma combatteranno fino alla morte per l’uomo che avrà lottato per loro.
Jarek ha sempre e solo combattuto per sé stesso, ed Elarin… be’, direi che Elarin ancora non è giunto.”
Sembrò che avesse terminato, poi, quasi in un ripensamento, aggiunse:
“Ma tu potresti smentirmi. Mejan crede in te, un motivo dev’esserci.”
Si voltò verso le porte della città e picchiò con il bastone per farsi aprire.

Un’espressione di disgusto si dipinse sul volto di Jarek … ma solo per un brevissimo, fugace, istante.
L’eothraim girò le spalle all’anziano uomo e senza aggiungere una parola diresse i suoi passi verso Halya.
“Credo che stavolta non ci sia davvero null’altro da aggiungere … ne convieni?”
Il tono della sua voce era un misto di ironia e freddezza.
Guardò l’elfa ancora un istante, scuotendo lentamente la testa, come se volesse trasmetterle un silenzioso messaggio.
Poi continuò a camminare in direzione della foresta dalla quale, poco tempo prima, lui ed i suoi compagni erano sbucati fuori.
“Vilahir” esclamò Jarek senza voltarsi e continuando la sua marcia “scommetto che i nostri piani hanno subito un ennesimo cambio di programma!”
Non c’era più freddezza nella sua voce, ma solo quel sarcasmo che lo aveva sempre contraddistinto.
“Qualcosa mi dice che non andremo più a Lualis, come suggerito ieri dalla nostra amica canterina! Stai a vedere che i nostri passi ci condurranno alla ricerca della tua amica … che secondo me ti fa battere il cuore in petto e ti fa venire gli occhi da pesce lesso!”
L’epthraim, ora, sorrideva visibilmente.
*Taglierò la lingua alla prossima persona che assocerà il mio nome a quello di Elarin*

[Modificato da Admin-Geko 12/12/2005 20.00]

Halya si apprestò silenziosa a seguire Jarek con un vago senso di amarezza nell'anima.

[Modificato da Tyrande 14/12/2005 10.47]

Che l'ultimo commento di Jarek avesse colpito o meno Vilahir sul vivo, questi non lo diede a vedere, ma per un lungo momento rimase in silenzio.
Quando parlò, la sua voce coprì il rumore delle porte che lentamente si aprirono, attirando l'attenzione dell'anziano, oltre che dei suoi compagni.

"Non lo so, Jarek. Quel che è certo che a quella torre ci andemo, ma hai bisgno dei tre guardiani, se non vuoi che sia un viaggio a vuoto e senza speranza...

*e per qualcuno purtroppo lo è già...

“E cosa centro io con la torre in cui hanno rinchiuso la tua amica?
Perché il mio viaggio potrebbe risultare senza speranza?
Senza speranza in che senso?
E poi, scusa, chi sono i tre Guardiani?
E cosa (o chi) dovrebbero custodire?
Insomma, Bardo, cerca di essere meno misterioso.
Hai intenzione di andare a cercare la tua amica oppure no?
Nel primo caso potrei anche decidere di accompagnarti … nel secondo caso ti chiederei di accompagnarmi a Lualis.
Che mi dici?”

[Modificato da Admin-Geko 13/12/2005 22.33]

L'espressione che Jarek lesse negli occhi dell'amico durante i lunghi momenti di silenzio che lasciò passare prima di rispondere, era inequivocabile:
sconforto.

"Sai già che se mi chiederai di seguirti, lo farò.
E, credimi, se potessi essere più chiaro, lo farei volentieri.
Mi è stato chiesto di seguirti e di cercare i tre guardiani, prima di andare alla torre... a tentare di liberare Haleth."

Eppure era evidente che qualcosa stava ancora tormentando il bardo che, con la coda dell'occhio, scrutava l'anziano mentre scivolava fra le porte ormai quasi chiuse.

[Modificato da bvzk 16/12/2005 2.47]

Un profondo sospiro...
*Più questa faccenda va avanti e meno riusciamo a capire...*
Halya guardò i suoi compagni e le espressioni confuse ed incerte che vide non giovarono certo al suo stato d'animo.
*Possibile che Mejan ci abbia mandato così alla ventura senza neanche un piccolo aiuto?*
Poi un lampo balenò negli occhi dell'elfa.
"Jarek!"
"La lettera!"
"Quella che hai trovato a casa di Mejan, ci dicesti che parlava anche di noi, magari mi sbaglio ma potrebbero esserci scritte cose poco chiare per te ma illuminanti per noi."
"Ce la vorresti leggere?"

“Bardo cosa mi stai dicendo?”
Jarek era sinceramente sorpreso.
“Vuoi farmi credere che per dar retta a quelle assurde e vecchie leggende tu… tu…”
L’eothraim scosse la testa incredulo.
“Non potrei mai chiederti di accompagnarmi a Lualis sapendo ciò che provi per lei!
E’ chiaro che per te quella donna significa molto.
Gli orientali se la sono portata via e… e… dannazione, Bardo, andiamola a tirare fuori dai guai, non sopporto di vederti così!”
Jarek fece quel discorso mentre dalla sua sacca tirava fuori un pezzo di pergamena piegato.
Finito di parlare con Vilahir porse la lettera all’elfa:
“Falla leggere anche agli altri Halya”
Poi portò nuovamente la sua attenzione sul dunadan.
“Allora? Andiamo a riprenderci Haleth o vogliamo aspettare qui tutto il giorno?”

[Modificato da bvzk 16/12/2005 2.48]

Caro Jarek
Sono passati ormai molti anni da quella notte piovosa, nella quale ti scovai, bagnato, infreddolito e vestito di stracci, sotto un cespuglio sulla via per Widu.
Ho studiato, viaggiato e combattuto. E so molte cose che normalmente sono precluse ai mortali. Tuttavia avevo un dubbio. Dovevo trovare un bambino, avevo trovato un bambino. Ma era davvero “quel” bambino? Un figlio di nessuno, abbandonato nella notte, poteva essere “quel” bambino?
Quante notti passate insonni, con il terrore di aver sbagliato e con la consapevolezza che non avrei mai potuto tornare indietro!
Sappi comunque che non mi sono mai pentita di averti accolto in casa mia. Non rimpiango un solo giorno nel quale ti ho visto crescere sano e forte e diventare l’uomo che avevo sperato e sognato.
Ma il momento della verità è ormai giunto.
Il destino sta scoprendo le sue carte, ed ha fatto in modo che i passi di tre persone convergessero verso un'unica direzione: te.
Halya ti conosce e ti sorveglia. Non deluderla ed ella non ti deluderà.
Naetro combatterà per te e per sé stesso.
Vilahir sarà la voce ed il canto. Sarà l’incantesimo che illuminerà il cammino. Egli sarà il Guardiano.
E tu? Brillerai come la Stella del Mattino? Saprai essere colui che verrà ricordato come un novello Re Rabain?
Prego che sia così. Altrimenti il mio passato, il mio futuro, scompariranno nel nulla.

Come ogni grande impresa, la tua ha bisogno di iniziare con la speranza.
Stai tranquillo. Io non sono morta qui, oggi. Conservo ancora un po’ di potere che mi consente di fuggire nell’ora dell’estremo pericolo. Rimpiango solo di non poter far nulla per salvare la brava gente di Garik, che in una fredda mattina di molti anni fa decise di accogliere una vecchia sconosciuta e di darle una casa.
So che mi inseguiranno. Spero di riuscire a seminarli.

Ho lasciato per te questo cofanetto. Non meravigliarti per la sua presenza. Esso si è rivelato solo nel momento in cui tu ti sei avvicinato: prima di allora era celato alla vista.
Il contenuto solleverà molte domande. Il tuo compito è quello di trovare le risposte.

Molti sono coloro ai quali è imposto un nome. Alcuni hanno la forza, o l’arroganza, di scegliersi un nome. Ma ben pochi sono coloro che “vengono scelti” da un nome.

Prego di rivederti presto.


Mejan.

L'elfa si fece pensosa, poi sospirò nuovamente.
"Speravo in qualcosa di diverso francamente, ma tant'è. Coraggio ragazzi a nessuno viene neanche una piccola idea?"
"Ad esempio Vilahir che significa che tu sei il guardiano?"

L?espressione del numenoreano era decisamente indecifrabile. L'unica sensazione che sembrava provare era il dubbio.

"Il Guardiano... è una difficile domanda. Potrebbe voler dire che i tre guardiani siamo io, te e Naetro. Ma sarebeb ben strano. Perchè questo messaggio mi è arrivato quando noi quattro eravamo già uniti. Un messagio da Haleth: segui Elarin .,cerca i tre guardiani e vieni da me..."

"Credo francamente che dovremmo andare verso la torre."

*...e speriamo di scoprire qualcosa di nuovo ed illuminante.*

L'elfa cominciò ad avviarsi lentamente verso Nord-ovest.

Jarek si incamminò nella stessa direzione presa da Halya.
“Il fatto che il messaggio di cui parli ti sia arrivato quando eravamo già tutti e quattro insieme non significa che …”
L’eothraim si fermò di colpo e si girò verso il bardo il quale, con espressione pensierosa, li seguiva dappresso.
“Un momento, Vilahir … ma di che messaggio parli? E come ti è stato recapitato? Io non ho visto nessuno che …”
Jarek si interruppe e scosse energicamente la testa:
“Come non detto! Fa finta che non ti abbia chiesto nulla! Non voglio sapere di che messaggio si tratta ne il modo in cui ti è stato recapitato! Ho la fortissima sensazione che la risposta che mi daresti sarebbe ancor più misteriosa ed incomprensibile delle domande che ti ho posto”.
Riprese il cammino e poco dopo riprese anche a parlare:
“Dicevo … il fatto che tu abbia ricevuto il messaggio di Haleth quando noi quattro eravamo già uniti non significa nulla. Lei, forse, non sapeva che tu eri in nostra compagnia e per questo ti ha chiesto di trovare i tre guardiani. Tra l’altro ancora non mi hai detto cosa rappresentano questi guardiani e a chi (o cosa) dovrebbero fare la guardia”.
Il bardo non rispose e l’eothraim continuò quindi a camminare in silenzio.

[Modificato da Admin-Geko 21/12/2005 16.48]

Il gruppo si lasciò alle spalle le colline erbose di Pasel e si rituffò nel bosco. Marciarono con buon andatura per un paio d’ore, attraversando zone poco conosciute in cui la foresta copriva come un manto numerose ed irregolari colline. Il terreno intorno a loro era piuttosto accidentato: il sottobosco era spesso intricato e molte rocce affioravano dalle foglie secche che coprivano il suolo. Ma il cammino fu ugualmente agevole, perché il sentiero che stavano seguendo evitava i con gran cura i punti più accidentati.
Ad un certo punto si trovarono in prossimità di una brusca curva a sinistra del sentiero. Un rapido giro di perlustrazione da parte di Halya, consentì di stabilire che da quel punto il sentiero, che fino a quel momento era stato in lieve ma costante salita, abbandonava definitivamente la direzione nord-ovest e cominciava a scendere sul versante sudoccidentale delle colline. L’elfa effettuò allora un esame più accurato della zona e scoprì che in effetti quel punto doveva essere stato un tempo un incrocio: il sentiero, in effetti, proseguiva anche dritto davanti a loro ma risultava poco visibile, segno evidente di come fosse ormai da tempo inutilizzato.
Ci fu un momento di incertezza: quale direzione prendere?
Proseguire verso nord-ovest, seguendo il sentiero semicancellato verso la sommità delle colline, oppure svoltare a sinistra e scendere per la via più agevole?
Kuma non mostrava di avere dubbi in proposito: si era messa a fare avanti e indietro sul sentiero in discesa e guaiva ripetutamente per attirare l'attenzione.

[Modificato da bvzk 21/12/2005 3.45]

L'elfa si avvicinò a Kuma e cominciò ad accarezzarle dolcemente la testa.
"Lo so cara che preferiresti la via più sicura, purtroppo non sempre il nostro destino ci conduce per vie agevoli."
Poi si rivolse ai suoi compagni.
"Il sentiero che porta verso le colline è decisamente pericoloso, l'altra strada invece non ci dovrebbe dare troppi problemi, ma considerando il luogo dove ci stiamo recando credo che nord-ovest sia la direzione giusta."

Il bardo si rivolse vero Naetro
"Quanto ti fidi del suo istinto?" chiese con un sorriso "il mio dubbio è che la via più agevole sarà anche quella da cui più si aspettano di veder giungere qualcuno..."

"Ehi piccola! Che succede? Dove vuoi andare?" chiese il guerriero al suo cane mentre si abbassava accarezzandola sul dorso.
Lo sguardo si rivolse poi prima all'elfa poi al bardo; poi riprese a parlare con la sua Kuma "Che si fa piccola diamo retta all'elfa o... cosa vuoi dirci?"

“Kuma ha ragione!”
Disse Jarek con tono serio.
“Qualsiasi persona che abbia la testa sulle spalle eviterebbe di prendere quel vecchio ed abbandonato sentiero”
Rimase in silenzio per un istante osservando quell’antica stradina ormai seminascosta dalla vegetazione.
“Ci sarà un valido motivo se, da molto tempo, nessuno lo utilizza più”.
Continuò a fissare il viottolo con sguardo assente, poi si incamminò in quella direzione, mormorando a bassissima voce, tra se e se:
“Nessuno si sognerebbe di percorrere questo passaggio”
E senza accorgersene vi si era già addentrato.