Capitolo 3 - "Lossadan in love"

La Faerie Queen era un luogo abbastanza rumoroso ed affollato da rendere quasi normale il gesto di Dalkest. A parte gli avventori dei tavoli immediatamente vicini, a malapena si girarono due teste a vedere chi si fosse alzato tanto bruscamente. Qualcuno sorrise, qualcuno penso' tra se e se che non erno piu' I bei tempi di una volta, e tutti tornarono a badare ai propri affair. Tutti tranne Oar l'oste.

Dalkest gli torreggio' improvvisamente di fianco. Piu' alto di quasi tutta la testa e veloce come una lince, l'eothraim piombo' come una furia nei pensieri agitati dell'oste, seminandovi il panico. Oar non era certo uomo da perdere le staffe o il controllo per un rumore improvviso. Dopotutto gestiva la Faerie Queen…..
In quell momento, tuttavia, qualche fantasma si doveva essere impossessato dei suoi pensieri, a dispetto dei suoi sforzi per tenerlo a bada.

Oar ebbe un soprassalto e solo l'incombere di Dalkest, la sua amichevole pacca sulla spalla, gli impedirono di capitombolare all'indietro.

Oar: “Oh…ho, ahemm, certo, certo….”
Disse indicando una piccolo porta sul muro nord. Il bagno, evidentgemente. “Con permesso!”, si affretto ad aggiungere. “Signori, se non c'e' altro che volete sapere….”
Oar era gia' mezzo voltato per andarsene. Dalkest di fianco a lui, sorrideva dissimulando uno sguardo acuto e pronto a registrare ogni faccia ed ogni cambiamento. Athorman stava forse per richiamarlo, la sua curiosita' non solo insoddisfatta, ma nutrita dalla reazione dell'oste. Il dunadan si diverti' alla mossa di Dalkest e quando stava per aprire bocca, senti' la stretta di Eorein sul polso. Na stretta che voleva dire “silenzio!”.
Eorein era seduto di fianco a lui. Pallido. Non lo guardava nemmeno. Stringeva invece il pomo di Gurcrist.

Eorein: “Ha vibrato. Ne sono certo. Per un attimo Gurcrist ha vibrato.......”

[Modificato da Ossian77 09/11/2005 16.18]

Oar “Comunque sono cose che capitano, inutile lamentarsene no?”, disse l’oste, di nuovo sereno. Frettolosamente chiese se qualcuno desiderasse bere o magiare altro e, rapidamente, tornò a servire gli altri tavoli.
“Se avete bisogno di me chiamate pure!”, disse Oar da sopra la propria spalla, allontanandosi.

Athorman, Dalkest ed Eorein avevano tutti la dannata sensazione che ci fosse qualcosa di marcio, anzi, putrefatto, in questa storia. Come l’odore di un topo morto che appesta la casa. Solo, non riuscivano a trovare dove il roditore fosse andato a morire….

Purtroppo, nessuno di loro era ancora riuscito a chiedere alcunché sul misterioso oratore di Sarbad e sulla sua amicizia coi nani, “sempre più rari da queste parti”, dei Monti Azzurri.
Proprio in quel momento, gli Ered Luin si illuminarono di blu e grigio, colpiti in pieno dai primi raggi del pomeriggio. Le ombre, impercettibilmente, si allungavano per le strade. Era ancora presto, in effetti, ma di lì a poco, dall’altra parte della città, avrebbe avuto luogo un colloqui che nessuno dei tre intendeva perdere. Un colloquio che richiedeva dei preparativi.
Intanto, Lond Arador continuava la sua vita quotidiana, apparentemente immutabile da anni che non si possono contare, fulgido esempio della Potenza di Arnor….

[Modificato da Ossian77 11/11/2005 13.46]

Con lo sguardo puntato sugli occhi di Eorein, il guaritore pronunciò quasi sussurrando le parole per farsi udire solo da lui:

“La “Tua Compagna” borbotta, amico mio” e poi con voce più chiara disse:

“La faccenda non mi è chiara. Qualcosa c’è che sfugge adesso alla mia comprensione, ma bando alle ciance abbiamo un incontro importante da onorare e debitamente preparare. Suvvia, andiamo!”

E così dicendo si alzò e guardo i due compagni come ad esortarli ulteriormente.
Uno sguardo di particolare comprensione andò a Eorein, quasi a compiacersi che non fosse scattato all'indirizzo di Oar. Fatto, che sicuramente avrebbe causato delle beghe con le guardie del Conte, ponendo loro tre e la tutta la Compagnia degli Aranrim in una situazione quantomeno imbarazzante.

[Modificato da Fingal 14/11/2005 17.48]

forse era il nervosismo dell'oste che lo aveva contagiato, forse era la birra che aveva bevuto, ma per un attimo il cavaliere aveva avuto l'impressione che Athorman si fosse rivolto in sussurro ad Eorein.

*impossibile* pensò *non potrebbero nascondermi nulla, siamo compagni d'arme, ed una informazione nascosta può fare la differenza tra vita e morte, ed Eorein ed Athorman sono persone di nobili natali*

raccolse le sue cose ed anticipò i due all'uscita, indicando all'oste, che veniva a chiedere i soldi, la figura di Eorein.

Ognuno preso dai propri pensieri, teso ad interpretare le pause, i silenzi, le parole dette e taciute come segni per ricomporre il puzzle, i tre si incamminarono di buon passo verso il teatro dei Monaci Bianchi. Athorman era sicuro che quel marinaio doveva aver visto qualcosa di veramente brutto, e che per nulla al mondo si sarebbe più azzardato a transitare su un natante, non in mare aperto, almeno. Ma cosa poteva essere stato? Forse qualcun'altro avrebbe rivelato la sua storia, ammesso che questo qualcuno esistesse. O forse lo stesso Oar, se dovutamente incoraggiato da un dunadan, qualcuno che aveva studiato, capiva queste cose e poteva offrire "protezione" dagli spiriti maligni che sicuramente Oar temeva di attirare raccontando la sua storia.

Le ombre sempre più lunghe, il brusio della gente che badava ai propri affari il ed il tiepido tramonto che annunciava la stagione della mietitura resero l’atmosfera sospesa ed irreale, quasi carica presagio ed ammonimento.

Il teatro era avvolto tra le ombre. Le prime lanterne si stavano accendendo nelle locande sulla piazza ed in giro non si vedeva quasi nessuno. Trovarono Barak che teneva a mezz’aria una delle ruote del carro di testa perché Sigurdh la potesse esaminare. Alex, sotto di lui, lanciò un saluto canino ai tre nuovi arrivati e torno ad ammirare il suo padrone. Sembrava quasi partecipe del suo sforzo fisico, abbaiando per l’emozione o per incoraggiarlo.

Si incontrarono con Lossadan sul palco. A sinistra, verso le quinte, un enorme drappo di velluto boredeaux nascondeva qualcosa di simile ad una statua, o forse il modellino di una canoa o qualcosa del genere. Il capocomico stava sdraiato prono sulle assi, con dei fogli sparsi davanti, le mani sporche di inchiostro ed una penna d’oca tenuta ferma arricciando il labbro superiore contro il naso. Sembrava lambiccarsi il cervello su qualche verso ostico, dondolando i piedi avanti e indietro e tenendosi il mento con le mani.

Lo misero a parte in breve delle loro indagini, suscitandone l’approvazione. Il suo sguardo diceva chiaramente che i suoi uomini si stavano muovendo bene e con prudenza. Ammise che Malhodd sarebbe potuto giungere di lì a pochi secondi, e che l’incontro poteva avere una importanza cruciale. Anche recitando e cantando come silvani, un’errata disposizione di stemmi e bandiere dentro e fuori il teatro, sui palchi e sui ballatoi, avrebbe potuto indisporre qualcuno, rovinando la possibilità di guadagnarsi un patronato, un supporto o un ulteriore ingaggio. Malhodd aveva diversi assistenti, alcuni dei quali dei “pomposi imbecilli”, ma senza la cui approvazione e collaborazione, sistemare il teatro entro venerdì sarebbe stato impossibile.

Lossadan sistemò Eorein ed Athorman nella barcaccia, il primo palchetto a sinistra del palco, giusto all’altezza delle assi che gli attori avrebbero poi calcato. Era il palco riservato agli assistenti ed ai servi di scena, dove si nascondeva un’arma finta di riserva, una cappa, un mantello, una brocca d’acqua per darne un bicchiere ad un attore che avesse sforzato troppo la voce, con discrezione, dietro le quinte. Vi erano le polveri e le polverine, atte a fare lampi e sbuffi durante la recita ma, soprattutto, poteva venir chiuso da una tenda verso il palco e a chiave verso il corridoio esterno. Chiusi dentro i due, Lossadan passò la chiave ad Athorman dal palco e gli disse di tenersi pronto a chiudere la tenda.

Lossadan “Vi chiamerò dopo circa una mezz’ora, cercando di far accennare a Malhodd stesso del vostro incontro, così, superficialmente. Quando chiederò a Lasya di portarci un the, voi potrete sentirvi autorizzati ad intervenire. Se mi accorgo che state arrivando, vi anticiperò, e farò le dovute presentazioni cascando dalle nuvole. Dalkest, nel frattempo, restrerà con me. Va bene?”

Poco dopo, forse 10 minuti, una carrozza giunse in cortile, facendo abbaiare Alex. Il vocione di Barak accolse rudemente i nuovi giunti

Barak “Mastro Lossadan?.....hmmmm, grunt….si, si, per di là…Prego…”
Lossadan “Mastro Malhodd, Bem, Wyland, che piacere vedere anche voi due. Prego prego, venite pure. Abbiamo mille cose da disc…cioè, avete mille cose da dirmi, ed il tempo è tiranno. Avanti, spiegatemi come intendete addobbare questo bel teatro”


……>>’(|

[Modificato da Ossian77 17/11/2005 15.52]

Rimanendo sempre un passo dietro Lossadan, Dalkest attese pazientemente il segnale per l'entrata in scena dei suoi amici. Era quasi sicuro di sentire la loro presenza dietro la pesante tenda della barcaccia. Rimase discretamente a portata di braccio da Lossadan, come una sentinella silente.

L'incontro con Malhodd ed i suoi due assistenti non era certo un "pretesto" per Lossadan. L'attore condusse una diplomatica ed apparentemente molto cortese conversazione con i tre, ma si vedeva che stavano discutendo di cose di vitale importanza per la riuscita dello spettacolo. Lossadan rimase del tutto abbottonato sui contenuti della sua rappresentazione, ma fu prodigo di notizie sulla realizzazione, sui pezzi di bravura in programma e sulle dediche nascoste qui e la' tra le righe della sua opera.

Ad Athoman sembro' che le cose stessero andando solo benino, per via di uno dei due assistenti di Malhodd. Malhodd stesso sembrava poco a suo agio e distratto, pronto a lasciare la parola finale proprio al suo assistente anziano, che chiaramente non andava pazzo per gli Aranrim. Un po' per stancheza e per cambiare argomento, un po' per curiosita', Lossadan chiese:

Lossadan "Che vi turba mastro Malhodd? Qualche cruccio? Qualcosa in cui posso esservi d'aiuto?"

Malhodd sorrise gentilmente, e replico'.

Malhodd "Nulla di che. E' solo che avrei un altro appuntamento stasera, sebbene non del tutto definito, con due gentiluomini incontrati dal barbiere. Uno dei due e' un dunadan e mi seccherebbe farlo aspettare piu' del dovuto. Qui andiamo per le lunghe, mi pare. Ancora non abbiamo nemmeno accennato al Palco Est e...mi sa che lascio tutto in mano l mio assitente Bem... "

Lossadan sbianco', ma ebbe la prontezza di rispondere

Lossadan "Certo certo, mai sia detto che io vi faccia tardare ad un impegno. Ma almeno concedetemi di offrirvi una tazza di the prima che ve andiate. Cosi' mentre la beviamo ci sediamo un attimo e scriviamo una scaletta di appunti per Mastro Bem, ammeso che ne abbia bisogno, beninteso"

Detto questo fece una lieve riverenza a Bem e disse ad alta voce:

Lossadan "Lasya! Ti secca molto se ti chiedo di portarci una tazza di the?"

Lasya "Noooo! Quanti siete? Sei o otto?"
Bem "Otto? In che senso otto?"Lossadan "Ah, chiedo venia. Si, ci sono due amici su in ufficio. Forse avreste piacere di conoscerli? Messer Athoman e Messer Eorein sono due persone assai a modo"

Malhodd "Eorein e Athorman? Ma...io...tsk!..che mi prenda un colpo! Certo certo! Fateli scendere, Mastro Lossadan!...pero'...Diavolo di un eothraim...."Disse Malhodd ridendo di gusto.

[Modificato da Ossian77 22/11/2005 15.29]

Il cavaliere uscì sorridendo dal suo nascondiglio e raggiunse gli ospiti, inchinandosi nel salutarli:

"Visto che le cose potrebbero andare ancora per le lunghe direi che, mentre mastro Lossadan definirà gli ultimi particolari insieme ai vostri accompagnatori, noi potremmo utilmente parlare in tutta tranquillità nell'altra stanza, facendoci servire il the direttamente lì. Cosa ne dite, mastro Malhodd?"

Da dietro la spalla di Eorein, Athorman pote' osservare un paio di reazioni interessanti. Nel momento in cui Malhodd aveva saputo della loro presenza a teatro, una miriade di pensieri indecifrabili si dovevano essere inseguiti nella sua testa. Divertito si, ma anche allarmato per qualche motivo misterioso. Si era rasserenato di colpo e, mentre stringeva la mano dell'eothraim, aveva detto:

Malhodd: "Ma ben volentieri! Bem, Wyland. Pensateci voi qui. Mastro Lossadan, quando avete finito vi aspettiamo per fare due chiacchiere in amicizia. Prego, messer Eorein, fate strada"
A quel punto era stato Lossadan a sbiancare ed a bofonchiare qualcosa di incomprensibile. Wyland annui senza voltarsi, misurando palchi e platea con lo sguardo e con i passi. Bem invece guardo' per terra e trasse un respiro lungo e secco, come un pugile pronto a salire sul ring.
Eorein e Malhodd intanto si stavano avviando verso la porta delle quinte.

...Non sarebbe stato un pomeriggio facile per Lossadan....

Giunti nella stanza, il guaritore colse sul volto di Malhodd la tipica espressione di è scampato da un pericolo. Quindi, dopo essersi accomodati in tutta cortesia, disse all'indirizzo del funzionario:

"Noto con piacere che vi siete rasserenato Messere, per un attimo ho creduto che fosse stata la nostra presenza a turbarvi"

In cuor suo il dunadan intendeva e sperava di "sciogliere" la lingua del funzionario, e conoscere così il motivo di tanto allarme. Anche se la sua sensibilità già aveva vibrato all'indirizzo di uno dei due accompagnatori.

Malhodd sembrava tornato pienamente in controllo delle sue facolta'. Comodo sulla sua sedia, appariva rilassato ed a suo agio. Con il suo sguardo profondo e saggio, il Maggiordomo di Palazzo sembrava voler suggerire al Dunadan che la confidenza che era disposto a concedere non era infinita, non ad un giovane come lui o come Eorein.

Malhodd "Beh, messer Athorman, dovete ammettere che mi avete giocato un brutto tiro. Lo accetto sportivamente, ma riconoscerete anche voi che potevate sprecarvi a dirmi chi eravate davvero, dal barbiere. Sapevate che sarei venuto qui da messer Lossadan, dopotutto. Comunque penso abbiate avuto i vostri buoni motivi per non scoprirvi subito. Trovo difficile immaginare quali siano, ma avete da parte mia almeno il beneficio del dubbio".

La conversazione si arresto' per un attimo all'arrivo di Lasya, con un vassoio, una teiera ed alcune tazze da the.
Malhodd la saluto' accennando ad alzarsi ed inclinando lievemente il capo. Quando fu uscita, riprese.

Malhodd"Ebbene, signori, parlavamo di qualcosa, proprio dal barbiere. Argomenti poco acconci ad essere trattati in una via affollata. Ora, mi sembra, siamo tranquilli e soli. Perche' non riprendiamo da dove avevamo interrotto?"
....

[Modificato da Ossian77 27/11/2005 11.15]

Il guaritore annuì con la testa alla proposta del Maggiordomo di Corte, e aggiunse:

"Penso anch'io di ritornare al momento in cui ci siamo lasciati, ovvero alla causa che potrebbe determinare l'assenza del Conte a questa festa. Beh! A voi Mastro Malhodd la parola."

Detto questo, dopo aver dato un cenno con gli occhi ad Eorein come per avere un tacito assenzo, il dunedan rivolse lo sguardo all'indirizzo del Funzionario prestandogli tutta la sua attenzione (ed anche di più).

"Ahinoi, temo proprio che il conte potrebbe non essere dei nostri!", disse Malhodd. Sembrava sinceramente preoccupato. "Non solo perche' non sapere se il conte ci sara' o meno rende il mio lavoro dieci volte piu' arduo....."

Malhodd si fermo' un attimo. Scruto' con attenzione il the nella propria tazza, poi riprese.

"Vedete, ormai e' sempre piu' dura soffocare questa specie di movimento che si e' diffuso sulle colline. Sono solo voci, il piu' delle volte, ma il Conte da loro un tremendo peso. Dice che presto le colline potrebbero brulicare di servi delle tenebre e...si....e' strano dire questo a due passi dai Porti Grigi, protetti dal mare e dai nani dei Monti Azzurri eppure egli ne e' convinto. E' il nostro signore e per 20 anni ci ha ben governati. Non sta a noi discutere di faccende di armi, pero'....
...Mah...comunque se non ci fosse stata la Contessa questo luogo non sarebbe ne' bello ne' ricco la meta' di quello che e'. Dicevo che il Conte e' impegnato nell'inseguire questi...fuochi. Chiamiamoli cosi'. Sono i falo' messi su nel cuore della notte dai dunlandiani per adorare le loro oscure divinita'. Roba da farvi ghiacciare il sangue. I loro sono dei dei morti, dei del buio, della corruzione ed altre cose orribili. Il Conte negli ultimi anni ha perso sempre piu' tempo dietro a quelle voci. Sono diventate la sua ossessione. Arruola mercenari e li tiene nelle campagne per settimane o mesi. Lui stesso a volte sta via per innumerevoli giorni e quando torna e' stremato. E' un uomo eccezionale, capiamoci. Non e' un dunadan (e si vede...) ma gode della fiducia del re a Fornost. Solo che ormai sembra non vedere altro che questi eretici. Ogni tanto sappaimo di alcuni di loro che vengono catturati, ma sono quattro straccioni che si dedicavano a orgie o a pratiche al limite della decenza. Ecco, non so se fossero dei veri adoratori dell'oscurita'. Solo che ora le voci girano e c'e' gente che dice di aver visto strane statue, segni, simboli spiritici dipinti sulle porte dei fienili. CI manca molto poco a che la gente cominci ad accusarsi l'un l'altra, ammesso che gia' non sia successo. Certo, Lond Arador e' ricca, molto ricca, e la gente se la passa bene. I tempi del sospetto e del complotto e delle invidie sono ancora lonta ni, ma non possono tardare molto. Gia' si sente parlare di voci, canti, litanie, non solo nel bosco ma anche in citta', in alcuni edifici abbandonati. Oramai una figura incappucciata dopo il tramonto per le vie del porto non e' piu' consiederato un tiratardi o un brigante o un ladro, ma qualcosa di peggio"

Malhodd fece una lunga pausa. Piu' che spaventato sembrava molto amareggiato, come se pensasse che tutti questi guai si potevano evitare con un po' di normale buon senso. Giocherellava con le briciole di un biscotto, mentre li riferiva, degnando Eorein ed Athorman di poco piu' di una saltuaria occhiata.
Dopo un po' riprese, di nuovo sorridente. I suoi occhi grigi fissarono con gentilezza quelli del dunadan e chiese:

"E voi, messere, vi siete gia' formati un'opinione in merito? Non ditemi che non ne sapevate niente! Ormai mi avete gia' fatto uno scherzo. Vi prego di giocare a carte scoperte. Siete tra amici, no?"

Il dunedan ancora assorto nei pensieri che il racconto di Mastro Malhodd aveva innescato, replicò con la gentilezza che lo contraddistingueva:

“Come potrei mentirvi! Racconti quali il vostro non possono passare come acqua sui ciottoli di un ruscello. Tutto questo per dirvi che ho una mia opinione ma preferirei, se non abuso della vostra pazienza, esporla dopo una domanda che mi premeva porvi.”

Il guaritore si interruppe per bere un sorso di the dalla sua tazza e riprese dicendo:

“Sono a conoscenza di un increscioso fatto successo, tanti anni or sono, alla famiglia del Conte ed in particolare alla dolce sua figliola. Tale accadimento coinvolse due uomini d’arme in un duello, che a quanto sembra scongiurò il peggio per la fantolina. Beh! Sapreste arricchire questo mio preambolo dei dettagli ?!”

E con un fare franco aggiunse:

“Appena avrete 'sedato' la mia curiosità a riguardo, vi sciorinerò il mio punto di vista”

L’espressione sul viso del dunadan era rassicurante e quanto mai cordiale, ed i suoi occhi non cercavano di fuggire lo sguardo del Funzionario, ma di rimando lo fissavano franchi.

Il cavaliere ascoltava attentamente il racconto di Malhodd, soppesandone tutte le parole; evitava però di intervenire direttamente, avendo notato il profondo rispetto che il Maggiordomo nutriva per l'antica razza della quale faceva parte il suo amico.
Rimase quindi in silenzio ascoltando la conversazione tra Athorman e Malhodd, tenendo per sè la domanda che gli premeva. Almeno per il momento...

Sia l'eothraim sia il dunadan ebbero una sensazione, identica e simultnea, di aver appena fatto una doccia fredda a Malhodd.
L'anziano maggiordomo non si scompose, resto fermo, seduto. Fini' la sua tazza di thge con calma e nel suo viso una strana esprerssione serena e distesa prerse il posto del momentaneo stordimento. Come se con gran soddisfazione fosse riuscito a rimettere insieme i pezzi di un puzzle complicato tutti assieme.

Malhodd "Messere, avete un modo ben strano di porre domande. Avete cambiato argomento con tale rapidita' che stento a vedere il collegamento tra i due discorsi".

Poi parve scaldarsi di nuovo, come se avesse davvero un peso sul cuore, qualcosa di cui volesse liberarsi.
..Rispetto per i dunedain, si, ma misto a qualcos'altro...

"Foste stato un bifolco qualunque vi avrei gia' congedato, e anche in malo modo. Parlate di eventi che sono estremamente dolorosi per la memoria di questa citta', e di solito prima di poter affrontare certi argomenti con gli sconosciuti, prima di poter dividere le sofferenze evocate da funeste memorie con loro. "

La voce scese di nuovo di tono. Ritorno' affabile e cordiale.

"Ma siete un numenorean. Vedete lontano ed avete le vostre buone ragioni, io credo, per chiedere cio' che chiedete. Tuttavia mi sfugge davvero il collegamento tra le due cose. Sareste cosi' gentile, quando vi avro' detto quel che so, da essere altrettanto franco con me? Sebbene io non discenda ne' da Elelndil ne' da Valandil, Ne' da Isildur ne' da Anarion, penso di meritarmelo!"

Riprese fiato, e continuo'.

"Quel che e' successo 10 anni fa' e' un avvenimento increscioso, a dir poco. Uno dei migliori amici del Conte, e per di piu' il Campione ufficiale di corte, tento' di uccidere la neonata contessina. Arabalar, attuale Guardiano del Cancello Est, lo fermo'. Nello scontro il Campione, sir Maugram, perse la vita. Sir Arbalar non si risveglio' che molti giorni dopo in un letto, per le gravi ferite. Dannata sia la memoria di quel traditore. Io suo gesto e le carte che furono rinvenute nel suo studio lo seppellirono sotto una montagna di gravissime imputazioni. Fu una fortuna per lui l'essere gia' morto. Eppure da allora il Conte non e' stato piu' lo stesso. Non ha piu' voluto un campione e la sua fiducia nella razza umana si e' indebolita di anno in anno. E' sempre stato severo ed arcigno, ma a tratti la sua cordialita' affiorava. Ora non piu'. E' divenuto cupo ed introiverso, e la colpa e' tutta di quel dannatao Maugram. Perdonate le aggiunte ed i commenti personali, ma quando quei fatti accaddero, io avevo da poco compiuto 40 anni, era nata la mia terza figlia e da poco avevo preso servizio presso la Corte Interna. Insomma, sono ancora emotivamente molto coinvolto. Tuttavia non v'e' uomo in tutta Lond Arador che non sputerebbe sulla tomba di quel Maugram, se questa esistesse. Ora tocca a voi, messere, soprirer le carte".

Malhodd incrocio' le brfaccia, li fisso' entrambi, ed attese...

"E' presto detto."
rispose prontamente l'Eòthric accomodandosi meglio sulla poltrona sulla quale fino a quel momento era rimasto seduto in silenzio "Come avete avuto modo di constatare, e ne approfitto per domandarvi perdono per il piccolo tiro che vi abbiamo giocato, siamo al seguito degli Aranrim ed il nostro compito è quello di garantirne la sicurezza. A tal fine ci servono il maggior numero possibile di informazioni, in modo da poter sorvegliare il teatro e la compagnia senza pestare i calli di qualche personaggio troppo in vista. In questa attività i vostri consigli sarebbero, oltre che graditi, anche estremamente importanti. Per esempio da tempo mi ronza in testa una domanda che ancora non ha trovato risposta: avete notizie sulla Compagnia degli Ernil Gaer e sul loro capocomico Marlo?

Malhodd guardo' Eorein con un sorriso, scosse la testa, e si alzo'. Rimase in piedi con la mano appoggiata sul tavolo, e disse con disinvoltura.

Malhodd: Messere, non avete risposto alla mia domanda neanche per sbaglio, e con una certa faccia tosta siete passato da un argomento che mi sta a cuore a pettegolezzi da comare. La Ernil Gaer mi risulta che stia a teatro, il proprio teatro, come questo e' il vostro. Mi pare anche che siano tutti in ottima salute, se e' quello che volete sapere. Riceveranno una mia visita in settimana, poiche si esibiscono anche sabato prossimo e ci sono molte cose da arrangiare. Portero' loro i vostri saluti, di certo.
Quanto alla 'sicurezza' degli Aranrim, lo avete detto con un tono che mi fa pensare a complotti e pugnali. A LOnd Arador di queste cose non se ne vedono.
Credetemi, state uscendo fuori dai limiti del vostro mandato, oltre che della buona creanza ad interrogarmi in cotal guisa.
Mastro Lossadan non ha certo bisogno di un esercito di cavalieri armati e corazzati per difendersi. Per quello basta la polizia dell citta'. Vi ha assunto anche, e principalmente, per fare bella figura. Ora, se volete scusarmi, la conversazione si e' protratta anche troppo. Vado a riprendere i miei assistenti. Vi auguro buona serata, messere.

Malhodd si avvio' verso la porta. Mentre parlava, sembrava stesse leggendo un copione. Non vi era alcun accenno d'ira nella sua voce e pareva stesse riferendo notizie senza importanza. Quando fu sulla porta, si volto' e fece una riverenza profonda ad AThorman.

Messere Athorman, onorato di avere incontrato un vero numenoreano. Non me lo scordero' tanto presto!

Si volto'. Lasya che stava entrando per riprendere tazze e teiera lo impaccio' per un attimo sulla porta, ma poi usci'.

Malhodd "Buonasera, Signorina" disse toccando il bordo del berretto che si era oramai infilato.

Lasya "Ehm...buo, buonasera, signore"....."Qualcosa non va?" disse Lasya ad Athorman quando Malhodd fu uscito.
In platea, lo sentirono confabulare coi suoi assistenti e Lossadan...

Non appena vide lo scatto di Malhodd, il Dunedan si alzò prontamente e disse all'indirizzo del Funzionario di Corte:

"Messer Malhodd, non vi interessa più la mia opinione in merito all'argomento ?! Non credo che né io, né tantomeno il mio amico Eorein intendeva mancarvi di rispetto o evitare di essere franco con voi ! Suvvia sedete così che possa confrontarmi con voi in merito ad una mia teoria."

E con un gesto cortese rinnovò l'invito.

[Modificato da Fingal 06/12/2005 9.03]

Athorman ed Eorein ripresero Malhodd in platea. Stava passando delle carte a Bem che ordinatamente le riponeva in una borsa di pelle.
Malhodd ascolto' la gentile ma ferma richiesta di Athorman senza guardarlo, sbuffo' leggermente e, fregandosi gli occhi tra pollice ed indice, come a voler scacciare la stanchezza ed il mal di testa, disse

Malhodd "No, no, no, messer Athorman, no davvero, siate piuttosto voi a non avervene a male della mia brusca ritirata. Perdonate il mio scatto. E' che e' davvero tardi, sono occupatissimo e...e la conversazione ci sta forse portando su argomenti che richiedono una conoscenza reciproca che, ahinoi, non abbiamo ne' potremo costruire se non in qualche mese, e comunque parlando in maniera franca ed aperta".

Si avvicino' al dunadan, restando ad un paio di passi, si scopri' il capo e tenendo il berretto con due mani davanti al petto, invito' Athorman a seguirlo dietro una delle file di sgabelli impilati presso la porta. Per un attimo, al dunadan sembro' che Malhodd fosse davvero tremenmdamente stanco, e che dimostrasse ben piu' dei suoi 50 anni. Ma era questa una sensazione che capitava non di rado ai dunedain, che restavano forti fino alla fine dei prori giorni.

Malhodd riprese a parlare, quando furono a qualche passo da Lossadan, i due assistenti, Eorein e Dalkest.

Malhodd "Dite, messere. Ho poco tempo, ma vi ascoktero' ben volentieri"

Il guaritore rasserenato in viso dall’invito del Funzionario, lo guardò con complicità, e con aria seria esordì:

“Messere, visto il vostro poco tempo tenterò di essere quanto più sintetico, ma nel contempo darvi degna risposta ad una domanda che reputo più che seria. Credo che il Conte faccia bene ad indagare e cercare di scoprire la causa di ‘ certi accadimenti ’. Troppe volte ho visto le forze delle tenebre distruggere interi villaggi, perché sprovveduti borgomastri che non hanno interpretato correttamente alcuni ‘ segnali premonitori ’. I dunlandiani sono un popolo di rozza cultura e con riti rozzi, e per questo facile preda di menti malvagie che intendano manovrarli.”

Dopo una breve pausa riprese dicendo:

“Messere Malhodd, approfondire la conoscenza sul perché certi fatti accadono fa del vostro Conte una persona lungimirante, anche se al fine dell’analisi tanta paura dovesse risultare vana. Ne sarà comunque valsa la pena per il bene dei suoi sudditi e del mondo libero tutto.”

Rischiaratosi in volto aggiunse:
“Ora suppongo di aver abusato anche troppo del vostro tempo e quindi se non voleste replicare seduta stante, sarei ben lieto di poter approfondire l’argomento quando i vostri impegni ve lo permetteranno. Sperando che non debba attendere troppo.”

Con sguardo gentile, chinò il capo e lasciò libero il Funzionario di ritornare dai suoi assistenti.

[Modificato da Fingal 06/12/2005 11.14]