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Capitolo 1 - Sotto l'oppressione dell'Est

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2005 06:45
03/02/2005 05:38
 
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Prologo

Chi sei tu, spettro di un tempo a venire, che vieni a trovarmi in quest’ora tarda della notte?
Mi conosci? Lo supponevo. Cosa sei… uno studioso, uno storico o entrambe le cose? So che non sei un mago e sembri essere disarmato… ah, un cantastorie! Ebbene, c’è onore anche nel fare questo mestiere.
Io sono stato un cantastorie per sessantotto anni… sì, e conoscevo anche qualche piccolo incantesimo. Non che il mio fosse un grande talento come mago, bada bene, ma i miei piccoli trucchetti mi sono stati utili più di una volta.
Da queste parti, adesso la gente tende a non far più caso che sono un Gondoriano e dopo sessantotto anni mi tratta come se facessi parte del loro popolo. Io, da parte mia, ho imparato tutte le usanze di queste genti.
Allora, quali storie ti posso narrare?
Quella di Elarin? Si sa tutto di lui… del suo coraggio, delle sue battaglie, dei salvataggi che ha effettuato… e non esistono nuove storie.
La verità, dici? Questa sì che è una cosa nuova e forse unica: perché dovresti essere interessato alla verità? Quale uso ne può fare un cantastorie? I tuoi ascoltatori non vorranno la verità, non l’hanno mai voluta… tutto quello che chiedono è sentire storie di eroi, ragazzo, di impavidi Uomini alti e avvenenti, o di meravigliosi Elfi del Bosco, e spazzerebbero la tua verità per poi calpestarla sotto i piedi come uno scarafaggio. Vedi, non la tollerano perché non ha un bel volto.
La verità? La verità è una daga avvelenata, ragazzo.
E tuttavia tu insisti per sentirla.
Nelle nebbie da cui provieni hai mai sentito il canto-preghiera?

Egli è la luce rinata
Che ogni paura ha soffocata
Quando la notte su di noi getta il manto
Lui sempre ci sarà accanto.

Credo in queste parole? È ovvio… le ho scritte io.
Va bene. Ti narrerò la verità.
Da che parte devo cominciare, spettro? Cosa ti piacerebbe sentire?
Sì, sì, conosco già la tua risposta. Comincio dall’inizio.
E da dove cominciare se non dalla città di Widu?
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03/02/2005 05:43
 
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Adesso non ci sono che rovine ma a quel tempo le mura cittadine si levavano alte e forti. Per cultura e tradizioni, i membri dei Clan del Rhovanion non costruivano città in pietra, ciononostante tra le verdi e fertili colline dell’Ansa Orientale di Boscoverde il Grande era stata edificata Widu, molto più simile alle grandi città delle regioni del Sud che agli insediamenti rurali tipici del Nord.
Nominata Capitale del Reame del Rhovanion, ai tempi di Re Vidugavia, Widu era molto cresciuta. In seguito, col disgregarsi del reame, tale titolo onorifico cominciò a non avere molto senso, tuttavia Widu era rimasta il centro culturale e commerciale delle regioni comprese tra il Fiume ed il Bosco.
Sui livelli più alti dimoravano i ricchi nei loro palazzi di marmo circondati da giardini eleganti, il livello successivo era occupato dai mercanti e dagli abili artigiani, che avevano case meno sfarzose e tuttavia confortevoli, costruite in pietra e legno. Ai piedi delle colline, all’interno dell’ultima cerchia di mura, c’erano invece i miseri quartieri dei poveri, caratterizzati da strade strette, da alti edifici vecchi e fatiscenti, da vicoli e da gallerie, da gradinate e scale che formavano un labirinto incupito dal pericolo e scintillante del bagliore delle daghe dei tagliagole. Qui c’erano le taverne e le locande in cui gli uomini sedevano in silenzio con l’orecchio teso ad ascoltare il grido periodico della Guardia.
In quell’anno, il 1856 della Terza Era del Mondo, la situazione nel Rhovanion stava rapidamente precipitando. I Carrieri, bellicoso popolo proveniente dall’Est, avevano cominciato a premere sempre più sulle frontiere orientali, e sempre più spesso si verificava che truppe ben organizzate attraversassero il Fiume per effettuare sanguinose scorrerie nei territori dei Clan. Finché Azrek, uno dei capi più carismatici dei bellicosi Carrieri, cominciò a farsi chiamare Martello del Rhovanion ed affermò che non avrebbe avuto pace fino a quando non avesse completamente sopraffatto i Clan. Lepold, il Conte di Widu, dichiarò la città territorio neutrale ed inviò ad Azrek alcuni emissari che vennero però impiccati, sventrati e squartati: lasciato senza altra alternativa che quella di combattere, Lepold tentò di riunificate i Clan, come ai tempi di Vidugavia, e formare un esercito, ma quelli erano tempi bui, ed il conte non aveva certo il carisma dell’antico Re. I Clan rimasero quindi divisi da stupide ripicche intestine, ed ogni Capoclan si cullò nell’assurda fiducia di poter coltivare il proprio orticello senza badare ai preoccupanti segnali che giungevano da più parti e che facevano temere il peggio. Lepold, dal canto suo, cominciò allora ad assoldare mercenari che difendessero le mura cittadine, ma nessuno si sentì indotto a credere che potesse riuscire a resistere alla potenza degli eserciti dell’Est. Adesso le case venivano vendute a Widu, per un ventesimo del loro valore, ed ogni giorni parecchi profughi lasciavano la città.
Finchè, sul finire dell’estate di quello stesso anno, l’esercito di Azrek attaccò e conquistò Widu, e la strage fu terribile.
Email Scheda Utente
12/02/2005 15:18
 
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Master
La palizzata perimetrale era crollata in più punti e solo alcune sbilenche sezioni rimanevano in piedi. All’interno, gli edifici erano ridotti a mucchi di travi carbonizzate da cui si levavano volute di fumo nerastro, prodotte dai piccoli focolai testimoni di un incendio di ben più vaste proporzioni. In quella che era stata la piazzetta centrale del villaggio, un buon numero di cadaveri erano stati ammucchiati uno sull’altro, formando un cumulo di discrete dimensioni, mentre altri corpi erano sparsi qua e là, alcuni talmente carbonizzati da non poterne distinguere i lineamenti.
Da sud, dalla zona priva di alberi comunicante con le verdi colline, proveniva un leggera e fresca brezza che impediva al puzzo di bruciato di ristagnare nella zona, mentre tutt’intorno, il bosco, testimone della tragedia, era immerso in un profondo silenzio, quasi volesse tributare omaggio alle vittime innocenti della malvagità degli uomini.
Il villaggio di Garik non esisteva più.
Email Scheda Utente
27/02/2005 13:43
 
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Master
Il cielo, ad Oriente, cominciava a rischiarare, disegnando la linea delle colline tra sfumature di colore dal giallo al rosa, mentre la notte arretrava lentamente verso Occidente, là dove brillavano ancora le ultime stelle, immerse nel blu profondo. L’aria fresca, frizzante e pervasa della fragranza di erbe e foglie, era ormai priva della calura estiva, tuttavia in essa era ancora lontana la minaccia del gelido inverno del Nord. Il bosco e le colline erano immerse nel caratteristico silenzio che precede l’alba, quasi che la natura trattenesse il respiro in attesa del nuovo giorno.

Nætro camminava con andatura sostenuta ma con passo leggero, respirando a pieni polmoni. Il rumore degli stivali sulle foglie secche cosparse sul sentiero rompeva la quiete, ma alle orecchie del giovane guerriero esso non disturbava, anzi il ritmo cadenzato sembrava stranamente appropriato alla circostanza. Si sentiva sorprendentemente in forma: il bernoccolo sulla parte sinistra della fronte era quasi scomparso portando con sé anche il dolore causato dal colpo, mentre la camminata aveva sciolto i suoi muscoli disperdendo anche le ultime tracce di indolenzimento.
Solo un’ombra gravava sul suo cuore. Un’ombra derivata da eventi troppo vicini e troppo terribili perché potessero essere accantonati senza soffrire.
Giunto al limitare del bosco, Nætro si fermò. Il silenzio tornò ad avvolgerlo mentre osservava la scena che era comparsa davanti a sé.
Il sentiero che aveva percorso proseguiva in direzione ovest ed usciva dal bosco. In quel punto le verdi colline si insinuavano tra gli alberi da Sud, formando un’ampia radura di forma semicircolare, all’interno della quale giacevano le rovine fumanti del villaggio di Garik ed i corpi straziati degli abitanti.

Ben nascosti tra il fogliame di un cespuglio, anche occhi elfici contemplavano il triste spettacolo. Halya aveva passeggiato a lungo nelle profondità del bosco durante la notte, ascoltando il mormorio degli alberi ed assaporando il profumo della foresta. All’improvviso le sue sensibili narici avevano percepito un lontano odore di bruciato e di morte. Era stata colta allora da un terribile presentimento e un’ombra aveva gravato su di lei. Immediatamente aveva diretto i suoi passi verso Garik ed aveva corso a lungo per raggiungere il limitare settentrionale della radura, dove i suoi peggiori timori avevano avuto la macabra conferma.

Non appena avevano avvistato il fumo nero che si levava tra gli alberi ad Est, Vilahir e Jarek avevano spiccato una corsa disperata verso Garik.
Ben presto Jarek aveva distanziato il bardo per scomparire infine tra gli alberi che circondavano il villaggio, ma Vilahir non smise di correre. Aveva sul cuore un triste peso, e sentiva che qualcosa di terribile era accaduto e, stranamente, era convinto che la sua presenza sarebbe stata di grande aiuto al suo nuovo amico.
Si inoltrò nel bosco per riemergerne poco dopo, sul limitare occidentale della radura di Garik, dove si fermò, ansimante, ad osservare.

Ignari l’uno dell’altra, Nætro e Halya contemplarono ciò che stava accadendo.
Improvvisamente un uomo alto sbucò dagli alberi ad Ovest e, senza fermare la sua corsa, si diresse verso le rovine fumanti del villaggio. Qualche istante più tardi un secondo uomo uscì dal bosco ma, a differenza del primo, si fermò quasi subito, rimanendo immobile sul limitare della radura.
Il primo dei nuovi venuti arrestò la sua corsa al centro del villaggio. Rimase lì immobile, il petto ansimante per lo sforzo, mentre il suo sguardo si posava inorridito sul mucchio dei cadaveri.
In quel momento una folata di fresca brezza spazzò la zona, mentre in alto, nel cielo a Occidente, l’ultima stella brillò per un istante e la sua vivida luce illuminò i capelli dell’uomo agitati dal vento.

Un attimo più tardi, repentinamente, il vento cessò, la stella sparì ed il Sole fece capolino con i suoi caldi raggi da Est.
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Jarek
In quel momento una sola cosa occupava interamente i suoi pensieri.
Una sola cosa sembrava essere davvero importante.
Una sola cosa lo terrorizzava al punto da renderlo cieco, muto e sordo.
Una sola cosa, una sola persona.
Si avvicinò con passo incerto al mucchio di cadaveri e … iniziò a cercarla … sperando, sopra ogni altra cosa, di non trovarla.
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02/03/2005 14:52
 
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Vilahir


"Troppo tardi".

Inutile correre ormai.
Era troppo tardi, almeno per chiunque fosse ancora lì. Con calma si avvicinò a sua volta, mormorando qualcoisa a mezzo fra una preghiera e un lamento funebre, rivolto a nessuno in particolare.

Troppo tardi per chiunque fosse lì. Sperava solo che in abbastanza fossero ormai altrove.
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Naetro
Naetro rimase sgomento e si avvicinò verso le cataste dei cadaveri, mormorando a Kuma di non avanzare, di rimanere lì in attesa.
Osservò l'uomo sconvolto che cercava tra i cadaveri e rimase lì attonito.
In un secondo tempo guardò l'altro uomo appena entrato nella radura in cerca di spiegazioni.

[Modificato da bvzk 12/05/2005 4.50]

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Halya
*Chi?.....Perchè?.....Cosa sta cercando Jarek tra i cadaveri?*
Poi un pensiero la colse, un viso, una voce, lei aveva subito la stessa sorte dei suoi concittadini?
* Devo trovarla, e speriamo che non sia tra tutti quei morti*
Halya uscì piano dalla boscaglia, la intimorivano un po' gli sconosciuti che vedeva, ma un solo pensiero superava tutte le sue paure.
"Jarek, dobbiamo trovarla, ora!"

[Modificato da bvzk 12/05/2005 4.52]

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03/03/2005 02:52
 
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Master
Mentre avanzava, Halya notò il guerriero con l'ascia bipenne dietro le spalle, e notò il grosso cane nero che lo accompagnava. In una situazione normale, l'espressione mista di meraviglia e preoccupazione che era comparsa sulla faccia del giovane non appena si era accorto di lei, l'avrebbe divertita. Ma questa non era una situazione normale.
Improvvisamente, senza alcuna causa evidente, l'altro sconosciuto, quello con il liuto che si trovava sul limitare della radura alla sua destra, si accasciò a terra.
L'elfa si accorse che anche il guerriero con l'ascia aveva notato l'accaduto.
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03/03/2005 10:01
 
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Jarek
Disperazione.
*Non è qui, ne sono certo … non è qui!*
Speranza.
*Forse, allora, potrebbe essere …*
Jarek balzò in piedi, di scatto, con l’intenzione di correre verso l’unico luogo che nella sua vita aveva chiamato casa ma proprio in quell’instante una voce familiare giunse alle sue orecchie:

"Jarek, dobbiamo trovarla, ora!"

Alzò lo sguardo e … Halya, l’elfa, era proprio di fronte a lui!
Non ebbe il tempo di pensare a nulla, ne di formulare alcuna domanda; riuscì solamente a dire (o forse gridare?):
Alla sua abitazione … presto!
E corse veloce, come se la morte lo stesse inseguendo!
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03/03/2005 19:49
 
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Halya
Lo sguardo di Halya si posò rapidamente sui due forestieri entrati nella radura, l'espressione di meraviglia e di stupore di quello con l'ascia bipenne le ricordò il motivo per cui non amava farsi vedere dagli umani; l'altro uomo, invece, era crollato al suolo senza proferire parola, Halya stava appena cominciando a chiedersi cosa gli fosse accaduto quando la voce di Jarek sovrastò ogni suo pensiero.
*Ha regione, dobbiamo andare a casa sua!*
Si voltò e seguì Jarek che correva a perdi fiato.
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Naetro
Mentre l' aria ancora odorava dei corpi bruciati Naetro distolse lo sguardo dall'elfa, attratto dal rumore sordo del corpo dell'uomo che cadeva.
Si avvicinò di corsa allo straniero, e come per chiedere aiuto guardò verso l'elfa e l'uomo che fino a poco prima stava scavando tra i cadaveri; riuscendo solo a vedere che si allontanavano in gran fretta.
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04/03/2005 02:22
 
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Master
Quando riaprì gli occhi, Vilahir si accorse di due cose: era inspiegabilmente steso per terra e, come per magia, in piedi di fronte a lui era comparso un giovane sconosciuto, con annessa ascia bipenne dietro le spalle, che lo guardava perplesso.
Naetro, dal canto suo, avrebbe voluto disporre di qualche secondo per riordinare le idee, ma tutto sembrava congiurare per impedirglielo. Guardò l'uomo steso per terra con aria interrogativa.

Nel frattempo Jarek era giunto nei pressi di un'abitazione che, per chissà quale scherzo del destino, era scampata alle fiamme. Era evidente che gli assalitori avevano infierito sulla casa, seminando distruzione, ma il fuoco non l'aveva toccata.
Poco dopo Halya gli si affiancò.
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04/03/2005 09:57
 
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Vilahir
Istintivamente il bardo portò la mano alla daga, per allontanarla subito dopo, rendendosi conto dell'inutilità del gesto.

Quindi si alzò in piedi, guardandosi intorno con l'aria di chi non abbia idea di dove si trovi, facendo scorrere lo sguardo fino a soffermarsi su una casa in particolare... una casa risparmiata dalle fiamme. Solo dopo averla fissata per un paio di secondi, ritornò apparentemente conscio dell'imponente presenza accanto a lui.
Non aveva senso essergli nemico.
"Il mio nome è Vilahir", disse. "Tu chi sei?"

[Modificato da bvzk 12/05/2005 4.55]

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Naetro
"Il mio nome è Naetro e vengo da Brea, lei è Kuma ed è il mio cane"
Disse mostrando l'animale che indugiava ancora al limitare della radura.
"Come ti senti? Cosa ti è successo e soprattutto cosa è successo in questo posto?"Chiese guardando un'ultima volta nella direzione in cui erano scomparsi l'elfa e l'altro uomo.
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Jarek
Arrivò di fronte all’abitazione e, a quello spettacolo, un fortissimo senso di rabbia gli avvampò nell’anima!
*Maledetti bastardi!*
Cercò di mantenere la calma e si girò verso Halya che in quel momento era sopraggiunta.
Si portò l’indice destro alla bocca, come per chiederle di fare silenzio. Poi le puntò il dito contro, chiamandola in causa, e con lo stesso fece un ampio segno circolare nell’aria indicando con la testa l’abitazione di fronte alla quale si trovavano.
Quindi, senza aspettare conferma, sguainò la spada, impugno il randello ed entrò con cautela all’interno della casa.
Era pronto a tutto!
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Halya
L'elfa annuì verso Jarek per fargli capire che aveva compreso il suo piano.
Sguainò la daga e cominciò a muoversi, in assoluto silenzio, verso il muro alla sua destra, si accostò e procedette con grande cautela, attenta ai rumori che potevano provenire dalla casa.
Pronta ad intercettare chiunque avesse tentato di scappare dall'abitazione o ad entrare in casa nell'ipotesi che Jarek avesse avuto bisogno d'aiuto.
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07/03/2005 02:43
 
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Master
Dal punto in cui si trovava, Naetro poteva vedere che l'elfa e l'uomo erano particolarmente interessati alla casa scampata alle fiamme. Vide l'uomo entrare in casa, armi alla mano, e l'elfa effettuare una perlustrazione dei dintorni.
Seguendo lo sguardo del giovane guerriero, anche Vilahir vide le medesime cose.

Appena entrato all'interno, Jarek rimase un istante immobile, colpito dalla ferocia con cui gli aggressori avevano infierito sulla casa e ciò che conteneva. Il silenzio lasciava presumere che non ci fosse nessuno e, dato ciò che vedeva, dubitava che qualcosa di valore potesse essere scampato al saccheggio.
Nel frattempo Halya esaminò i dintorni con attenzione. Quando fu certa che nessuno fosse nei paraggi tornò nei pressi dell'ingresso.

[Modificato da bvzk 07/03/2005 2.45]

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Vilahir
Lo sguardo di Vilahir si perse per un momento sulla casa.
"Cos'è successo qui?", rispose a Naetro come riprendendosi. "Un massacro, direi. E un massacro da parte di qualcuno che forse cercava qualcosa di ben preciso...". Spiegò con aria assente avvicinandosi camminando alla casa.

[Modificato da bvzk 12/05/2005 4.58]

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Naetro

Anche se era stata una sua scelta, quella di lasciare casa, Naetro sapeva in cuor suo che la strada della Gloria sarebbe stata dura e soprattutto dolorosa.
*Prima Sallust, poi Nilia chi altri sarebbe scomparso ora? * Davanti a se aveva soltanto cataste di ossa incenerite… Si destò come se fosse rimasto lì, attonito; fissando Vilahir, si ricordò improvvisamente che il vecchio gli aveva detto di non piangersi addosso ma di guardare sempre davanti a sé, *che l’uomo grande non è quello che non cade mai, ma quello che cade e si rialza, cade e si rialza.* Riprese coraggio e mentre i due si dirigevano verso la casa chiese a Vilahir che cosa lo portava ad essere da quelle parti e se conosceva un uomo di nome Elarin.
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