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Capitolo 6°: "Il ritorno"

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2005 13:02
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25/02/2005 19:44
 
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Yeras Darabeth
Quel prolungato silenzio lo stava esasperando … doveva far qualcosa per spezzare lo spesso muro di tensione che si stava creando all’interno del gruppo.
Alzò di scatto lo sguardo verso Meneldir e disse tutto di un fiato:
Qual è la nostra prima meta? Un villaggio? Un rifugio? Un accampamento?
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28/02/2005 12:56
 
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"La nostra prima meta è un piccolo villaggio della mia gente"
rispose Meneldir
"che si trova a circa una giornata di cammino da dove siamo ora. Purtroppo non credo fosse quella la meta degli Orchi, che puntavano decisamente più a sud di esso. Ma almeno potremo rifocillarci e chiedere aiuto; forse troveremo un paio di battitori che ci daranno manforte. La nostra deviazione ci farà guadagnare almeno un giorno sui nostri nemici, i quali sembravano intenti ad aggirare le colline che noi invece stiamo attraversando. Speriamo che basti"

Mentre pronunciava queste parole, l'espressione del dùnadan tradiva la sua preoccupazione. Esso sembrava però più che mai risoluto a proseguire il faticoso inseguimento.

[Modificato da Valandur 01/03/2005 12.40]

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02/03/2005 11:00
 
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Isilion Calafëar
Isilion aveva accettato la decisione del gruppo, ma durante quella corsa disperata se ne stava più che altro in silenzio, concentrato quanto più possibile su qualsiasi cosa avesse potuto minacciare il gruppo dall'esterno . . .

Aveva quasi azzerato quelli che potevano essere i suoi pensieri, in modo da poter concentrarsi il più possibile su quelli che potevano essere i bisogni di quella missione.
Sapeva bene che il tempo a loro disposizione era poco, era consapevole che poteva concentrarsi sulla corsa di più dei suoi compagni, ma sapeva anche che nel momento del pericolo non sarebbe vissuto a lungo se si fosse trovato da solo . . .
Quindi decise di proseguire a pari passo con i suoi compagni, taciturno, sempre pronto a captare il pericolo e a muoversi di conseguenza . . .

Non vedeva l'ora di poter verificare se la corsa del gruppo avrebbe dato i frutti sperati!
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02/03/2005 13:39
 
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Gwaeron
Erano passati pochi attimi, loro cinque seduti a riposarsi e a mangiare qualcosa prima di riprendere il cammino, ma a Gwaeron sembravano ore.
Isilion, forse per la stanchezza, non aveva intuito l'allarme nei suoi occhi, l'allerta nel suo sguardo. Yeras parlava con Meneldir, e Olin era di spalle al rumore, seduto a fianco del dunadan.
Sputando il tabacco che stava masticando, per attirare almeno per un attimo l'attenzione dei suoi compagni, si sporse in avanti, e col dardo di balestra che teneva in mano segnò sulla terra una freccia in direzione del bosco alle spalle di Meneldir, e scrisse tre sole parole.
Non muovetevi. Nemici.
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02/03/2005 16:51
 
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Meneldir colse finalmente l'allarme nello sguardo di Gwaeron e lesse il messaggio che aveva scritto sul terreno.
Rimase quindi assolutamente immobile, tutti i sensi all'erta, i muscoli pronti a scattare e lo sguardo che correva febbrilmente da una parte e dall'altra.
Tutto sembrava tranquillo, forse troppo. Nessun rumore, nessun movimento, solo la foresta intorno a loro.
Strinse forte la corta spada che portava al fianco e si preparò ad estrarre il pesante spadone fissato dietro la schiena, liberandone con noncuranza l'elsa dalle pieghe del mantello.
Continuò comunque a parlare tranquillamente con il nano, sperando in cuor suo che la creatura in agguato non notasse il suo nervosismo. Rimase in attesa di un altro segnale da parte di Gwaeron...

[Modificato da Valandur 02/03/2005 16.53]

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02/03/2005 17:18
 
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Yeras Darabeth
Meneldir rispose alle sue domande e poi tornò ad essere silenzioso ed assorto … come spesso gli accadeva.
Yeras lo osservò discretamente, per alcuni istanti; cercava di capire su quale dei numerosi pensieri che affollavano la sua mente il dunedan fosse concentrato.
Improvvisamente Meneldir si girò verso Gwaeron e sembrò concentrarsi su qualcosa di particolare.
Il giovane ramingo segui il suo sguardo e … si accorse della scritta sul terreno!
Cercò di mantenere, per quanto possibile, la calma.
Con gesti misurati allentò il pugnale nel fodero che portava legato alla coscia.
Poi, con fare interrogativo, cercò lo sguardo di Gwaeron.
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02/03/2005 18:09
 
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Olin
Mentre stava conversando con Meneldir e Yeras, Olin si accorse degli strani movimenti di Gwaeron. L'alto uomo stava srivendo qualcosa sul terreno "nemici".

Olin non si mosse e continuò senza battere ciglio la conversazione con il dunadan. Sapeva di poter disporre in un attimo della sua ascia assicurata alla cintura, ma lo scudo e l'altra ascia erano adagiate lì accanto, ci avrebbe messo un po' ad armarsi.

*Che vengano pure, venderemo cara la pelle!
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03/03/2005 18:31
 
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Il gruppo attese per qualche minuto, il silenzio opprimente rotto solo dalla voce di Meneldir che tentava di proseguire la conversazione con Olin. Tutti erano immobili, ma nulla accadeva: nessun movimento, nessun rumore.
I secondi divennero minuti, e dopo un tempo che gli era sembrato lungo una vita, Meneldir decise che ne aveva avuto abbastanza: improvvisamente scartò di lato, si alzò e con uno scatto si volse nella direzione indicata da Gwaeron, sguainando la sua lama con un movimento fluido. Anche gli altri scattarono in piedi e si armarono, rimanendo in attesa del prevedibile attacco per qualche istante, pronti a fronteggiarlo.
Ma nulla accadde.
Meneldir si avviò con grande cautela nel sottobosco circostante ed osservò attentamente la foresta intorno a loro, imitato dagli altri.
Nessuno.

[Modificato da Valandur 03/03/2005 18.32]

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03/03/2005 20:57
 
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Gwaeron
Lo scatto di Meneldir aveva sorpreso anche lui, anche se era passato troppo tempo da quando aveva sentito il rumore nella foresta. E non era accaduto niente.
Inginocchiato con la balestra carica in mano, Gwaeron osservava la foresta intorno a loro, mentre Meneldir e Isilion davanti a lui si addentravano nella foresta per qualche metro. Quando tornarono indietro, disse a bassa voce:
"Sono più che sicuro. Un rumore alle tue spalle. L'errore di qualcuno o qualcosa che non vuole farsi sentire. A pochi metri dalla tua schiena. Speravo che sarebbe venuto allo scoperto. Sfidarlo non servirebbe a niente. E c'è un'altra cosa. Qualsiasi cosa fosse, non era nè un uomo nè un orco"
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08/03/2005 11:30
 
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Olin
Olin era perplesso, perchè Gwaeron pensava che il loro cacciatore non fosse nè umano nè orco? Cosa poteva essere?
Decise di dar voce ai suoi pensieri.

"Perchè pensi questo?" disse rivolto a Gwaeron.

[Modificato da Valandur 09/03/2005 19.46]

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08/03/2005 17:59
 
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Yeras Darabeth
Yeras, con l’arco nella mano sinistra e una freccia nella destra, osservava con sguardo febbrile la foresta tutto intorno.
Dopo poco Olin spezzò il silenzio rivolgendo una domanda a Gwaeron.
Il giovane ramingo non attese la risposta dell’Uomo del Nord, anzi, formulò a sua volta un altro quesito:
Cosa ti ha messo in allarme, Gwaeron? Hai solamente sentito un rumore o … hai anche visto un ombra?
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08/03/2005 23:03
 
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Gwaeron
"Niente ombra stavolta, Yeras, solo un rumore. Ma non ho dubbi. La finestra nella torre, i segni sull'albero, il rumore poco fa. In mezzo a quegli alberi c'è qualcosa che ci insegue, ci dà la caccia, ci vuole morti. E non è un uomo nè un orco"
Così dicendo scrutò in silenzio la foresta, e riprese a camminare masticando tabacco.

[Modificato da The Northman 08/03/2005 23.05]

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09/03/2005 09:11
 
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Isilion Calafëar
L'Elfo era in allarme, ma non riusciva bene a spiegarsi cosa Gwaeron potesse aver visto o sentito . . .

In effetti Isilion era ben concentrato, eppure non aveva percepito niente di estraneo al gruppo o alla boscaglia stessa . . .

Allora si mise a cercare qualche impronta particolare sul terreno o qualche indizio della presenza di qualche strana creatura . . .
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Isilion Calafëar
Niente da fare!

Nessuna traccia particolare e nessuna impronta strana!

*Forse Gwaeron si sta facendo cogliere un po' troppo dalla tensione, oppure chi si muove nell'ombra, riesce a celare la propria presenza in maniera perfetta . . .*

Taciturno e pensieroso, Isilion ritornò al bivacco, attendendo l'intenzione di tutto il gruppo a muoversi . . .
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09/03/2005 20:36
 
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"Che Gwaeron abbia visto effettivamente qualcosa o che si sia semplicemente sbagliato, ora è giunto il momento di riprendere il nostro cammino, ed occhi aperti." disse Meneldir rinfoderando la grossa spada dietro la schiena.

Il dùnadan sembrava conoscere bene quel territorio: li guidava attraverso sentieri accidentati ed appena visibili, nascosti dalla fitta boscaglia che ricopriva le aspre colline della zona.
Nonostante la loro fretta procedevano però lentamente, a causa del terreno piuttosto sconnesso e dei continui cambiamenti di pendenza. Proseguirono per il resto della giornata, fino a quando si fermarono per la sosta notturna, diverso tempo dopo che il sole era ormai scomparso all'orizzonte.
Erano sfiniti.
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09/03/2005 23:30
 
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Yeras Darabeth
Era sera.
Si erano fermati dopo una lunga giornata di cammino.
Tutti i suoi compagni sedevano in terra a riposare (qualcuno di loro, forse, si era anche addormentato).
Yeras era inquieto e scrutava attentamente la foresta tutto intorno.
Aveva allentato il fodero che portava legato alla coscia in modo da poter estrarre velocemente, in caso di necessità, il suo pugnale.
Si guardava intorno, circospetto, con l'arco in pugno.
Accadde tutto in un istante.
Un movimento, rapido, proprio dietro ad Olin.
Il giovane ramingo non ci pensò un attimo, il suo istinto di cacciatore ebbe il sopravvento.
Incoccò rapidamente una freccia e nel giro di pochissimi secondi il suo dardo sibilò tra i cespugli, passando sopra il nano e sparendo nel buio della foresta.
*Spero di averti ferito ... così almeno potrò seguire la scia del tuo sangue*
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10/03/2005 00:24
 
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La freccia di Yeras volò sicura verso il suo bersaglio ed il ramingo udì il tonfo sordo di un corpo che crollava a terra.
Meneldir sussultò e si accorse che qualcosa non andava, il suo sonno agitato era stato interrotto.
Vide Yeras che si chinava dietro un folto cespuglio alle spalle di Olin, che dormiva ancora pesantemente.
Il silenzio era quasi opprimente ed il dùnadan si alzò in piedi circospetto, sguainando la sua lama.
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Yeras Darabeth
*Qualsiasi cosa fosse l'ho colpita!*
Il giovane ramingo si avvicinò cautamente al punto dal quale era giunto il sordo rumore.
Diede un'occhiata dietro al cespuglio e ...
... si rimise l'arco a tracolla ed afferrò con entrambi le mani la sua preda. La trascinò fino all'accampamento, ripercorrendo la strada a ritroso, e la lasciò andare (senza produrre troppo rumore) vicino ad Olin (che stava sonoramente russando).
Alzò gli occhi ed incrociò lo sguardo di Meneldir: il dunedan era l'unico ad essere sveglio; stava in piedi con la spada in pugno e lo osservava con aria incuriosita.
Yeras gli strizzò l'occhio e con un sussurro disse:
"Stanotte non ho sonno e quindi ho pensato di andare a caccia. Resterò di guardia un altro paio di ore poi ti sveglierò per darmi il cambio."
Quindi si sedette e si girò verso il nano che, incurante di tutto, dormiva tranquillamente a pochi passi dal corpo di una grossa lince morta.
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10/03/2005 20:33
 
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Meneldir sorrise suo malgrado, ed era qualcosa che non faceva da due giorni:

"Beh Yeras, almeno saremo sicuri che il nostro campo improvvisato non verrà avvicinato da visitatori imprevisti mentre tu sei di guardia"

disse il dùnadan rinfoderando silenziosamente la spada e sistemando il suo giaciglio prima di stendersi di nuovo.
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14/03/2005 10:38
 
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Olin
Olin si destò faticosamente dal sonno profondo in cui era caduto la sera prima. Non era ancora l'alba, anzi a giudicare dal cielo mancava ancora parecchio prima del sorgere del sole. Si sentiva un po' intontito, ma stranamente riposato. Sentiva accanto a se uno strano tepore. La sua mano si spostò istintivamente verso di esso e sentì sotto le dita una coltre mormida e liscia. Si girò stancamente per vedere di cosa si potesse trattare e la vide. Una grossa lince stava dormendo accanto a lui.
Lanciò un urlo e spiccò un salto di lato inimmaginabile per la sua statura.

I suoi compagni si destarono tutti di colpo. Olin cercò freneticamente la sua ascia, sicuro che l'animale si sarebbe destato e li avrebbe assaliti. Istintivamente lanciò l'ascia che colpì l'animale in piena testa, ma non successe nulla.

Olin si guardò intorno disorientato. I suoi compagni stavano tutti ridendo. Isilion aveva un'espressione divertita sul bel volto e copriva con una mano la bocca, Meneldir e Gwaeron se la ridevano apertamente, ma quello che si stava divertendo di più era Yeras. Rideva come un matto rotolandosi su una pietra piatta leggermente più elevata rispetto al campo. Olin ci mise un po' per rendersi conto dell'accaduto. Si sentiva un po' stupido, ma era anche arrabbiato. Cominciò a ridere anche lui, dapprima piano poi a poco a poco a crepapelle.

"Bello scherzo, complimenti, bello scherzo!" ripeteva "Suppongo che debba ringraziare te Giovane burlone!" disse rivolto a Yeras.

[Modificato da endik 14/03/2005 10.40]

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