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Capitolo 2 - "Attori in Tournee"

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2005 11:22
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11/05/2005 20:02
 
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Eorein
Il cavaliere ascoltò freddamente la rabbiosa risposta del dunlandiano ed il suo viso silenzioso non tradiva alcuna emozione apparente.

*Questo straccione non mi dirà nient'altro, ed a nulla servirebbero altre minacce.*

Tolse lentamente il coltello dalla gola del prigioniero, lo pulì, e con gesti misurati lo rinfoderò nella sua custodia di pelle.
Non prima però di aver liberato con un abile colpo di lama il sorpreso Diarmuid, fissandolo negli occhi:

"Eccoti libero dunlandiano. Libero di andartene e tornare, se vorrai, dai tuoi compagni. Una sola condizione ti impongo: voglio la tua parola che nè tu, nè i tuoi consanguinei attaccherete ancora il nostro convoglio. Sarà una buona occasione per te e la tua gente di dimostrare che coraggio e onore non sono per voi solo vuote parole."

Eorein fissò il suo sguardo verso Diarmuid, che nel frattempo si stava faticosamente rialzando aiutato da Athorman, attendendo una risposta. Aveva combattuto molte battaglie ed aveva visto molti uomini vittoriosi perdere improvvisamente il loro onore, e molti sconfitti ritrovarlo inaspettatamente. Dentro di sè conosceva già la risposta del dunlandiano.

[Modificato da Valandur 11/05/2005 20.03]

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13/05/2005 00:44
 
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Master
Il dunlandiano all'inizio si dibattè, come per dimostrare che era con le sue sole forze che si stava rimettendo in piedi.
Guardò sprezzante il cavaliere e strattonò il braccio per liberarsi dalla gentile ma salda presa di Athorman. Sia il dunadan sia l'eothraim erano una buona spanna più alti di lui, ed almeno della stessa stazza. Eppure lo sguardo non smise un solo istante di essere sprezzante e feroce.

Diarmuid: "Giurare a voi? Per aver salva la vita? Credi che mi faccia fare la ramanzina da voi come un monello colto a rubare i biscotti? Ti piacerebbe! Ma io..., io..., ma che..."

Meriel "Abbassate la voce, Diarmuid. Siete sporco di sangue e terra, ed avete gli occhi spiritati. Tremate di stanchezza e nella vostra voce cola liquido e palpabile l'odio per il mondo intero. Se continuate così terrorizzerete la mia amica Lasya. Non la sentite battere i denti? E' quella piccola ragazza laggiù, nascosta dietro la mole del guerriero che per ultimo vi ha affrontato sul carro".

Meriel gli si era accostata dal lato opposto ad Athorman, col quale rivaleggiava in altezza. L'uomo sembrò spaesato, per un lungo attimo. Come interdetto, distratto da una frase che non capiva del tutto.

Meriel: "Athorman è un onest'uomo, e sa come guarirvi. Se vi affiderete alle sue cure presto poitrete tornare a cacciare e pescare, per procacciarvi il cibo. Naturalmente siete sotto l'autorità del nostro primo cavaliere, finchè non pronunciate quel giuramento. Che ne dite, no sarebbe bello separarsi nel rispetto se non nell'amicizia? Ascoltate il bosco, Diarmuid. Persino le fronde,ora, sono diventate silenziose e stanno ad aspettare che un dunaman ed un eothraim si diano la mano".


E in verità il bosco si era fatto silenziso d'un tratto. Nè il vento nè il canto degli uccelli osavano farsi udire. Diarmuid guardò la dama, alta e serena, dritto negli occhi, e per un attimo apparve completamente smarrito, come chi avesse visto di colpo qualcosa che gli rammentava vecchi ricordi. Una gita al lago in gioventù, una sera davanti al fuoco coi compagni di caccia, un odore dell'infanzia, un profumo indefinibile e carico di memorie. Tutti i presenti trattennero il fiato, nell'attesa.

Diamuid: "Si...credo che si possa fare...io...mi impegno a non attaccrvi più, e con me si impegnano tutti coloro che dividono il mio fuoco"

Meriel: "Ottimo! Athorman, tocca a voi!"
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13/05/2005 19:20
 
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Dalkest
*qual follia!*

"in tutta coscienza non posso permettere che costui vaghi libero, avete notato come ha beffardamente acconsentito a non attaccare più la NOSTRA carovana? ah! chi oserebbe dopo quello che è successo ieri? quale impedimento avrebbe nell'attaccare altre carovane? magari meno difese della nostra? quale onore ha un uomo che nascosto nei boschi scaglia frecce a tradimento? quale terra può rivendicare chi scappa dalla propria senza combattere per poi voler sopravvivere tendendo agguati? dategli una spada Eorein, rivendico il diritto di combattere con costui per valutare che le sue azioni sono guidate dalla mano degli dei oppure dell'oscuro, dategli un'arma cavaliere, s'io perirò egli sarà libero di andare dove vuole, ma finchè avrò vita dovrò fare in modo che donne e bambini non abbiano a preoccuparsi della sua presenza"

così dicendo il biondo cavaliere riprese ad avanzare verso il dunlandiano, la testa iniziava a sentire quel familiare formicolio.
come al solito si rivolse al nemico.

"sorridi amico mio, stai per raggiungere i tuoi degni compari, e dove ti manderò non sentirai la necessità di mangiare, ne di bere, ne di fare alcunchè, sarà così assicurata l'incolumità di chi percorre queste strade"

si fermò a tre metri dal dunlandiano e attese che gli venisse consegnata un'arma.

[Modificato da Mumak 13/05/2005 19.20]

[Modificato da Mumak 13/05/2005 19.21]

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Athorman
Placa la tua ira Dalkest !! Non è questo il TUO momento !!
Tuonò ferma la voce del Dunadan, mentre i suoi occhi fulminavano con uno sguardo che parlava il biondo cavaliere ed il suo corpo si frapponeva tra lui ed il prigioniero.

Qualche attimo ed il Dunedan distolse il suo sguardo da Dalkest e, di colpo tornato in stato di quiete chiese:
Dama Meriel, potreste essere così gentile di procurami dell’acqua, mentre conduco il nostro ospite al primo carro ??

Il Dunedan aiutò Diarmuid a sorreggersi fino a giungere in prossimità delle scalette di accesso del primo carro. Nel frattempo la Dama gli portò dell’acqua tiepida e dei piccoli teli.
Come prima cosa il guaritore usò parte dell’acqua per detergere tutte le parti del corpo di Diarmuid che erano state oggetto degli attacchi dei cavalieri e del capocomico. Una volta pulite le varie ferite disciolse nell’acqua di un catino il contenuto di un piccolo sacchetto. Al contatto con il liquido, quella che sembrava una polvere, lo colorò di verde smeraldo. Avvalendosi di un telo pulito lavò nuovamente tutte le ferite del Dunman con il verde preparato. Il contatto di quel liquido con le ferite sembrava rinfrescargli e corroborargli il corpo intero.
Nel contempo il guaritore sembrava entrato in una sorte di ‘ trance ’, e nel detergere lentamente le ferite, ripeteva sommessamente una breve litania che suonava come:
In Belain tôg nin caim an nesta in heiru ar i hûn

Via via che venivano deterse, le ferite tendevano a cicatrizzarsi e i relativi focolai di infiammazione a spegnersi.

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16/05/2005 15:07
 
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Master
Il dunlandiano ebbe una momentanea reazione, alle parole provocatorie di Dalkest. Per un istante la furia guerriera si reimpadronì di lui. Fu uno sforzo eccessivo per il suo fisico provato e gli causò quasi uno svenimento. Quasi del tutto nelle mani di Athorman, che lo sorreggeva da sotto le ascelle, Diarmuid si gurdava intorno intontito.

Dalkest lo fissava come una freccia incoccata fissa il suo bersaglio, ma il pronto intervento dei suoi amici gli fece perdere lo spunto del momento. Non si placò, ma per il momento desistette dall'attaccare.

Il capocomico gli si avvicinò.
Lossadan: "Dalkest, per amore del cielo, abbiamo tutti visto abbastanza sangue. Non voglio che nella mia compagnia si assista a tenzoni mortali, per non parlare di regolamenti di conti o esecuzioni capitali. Chè quello sarebbe se noi si desse un arma a Diarmuid per farlo combattere con voi. Tanto varrebbe gettarlo da una rupe! Vi prego io in nome suo, desistete!"

Dalkest, ancora puntato contro il bersaglio, aveva a malapena sentito l'accorata supplica di Lossadan.Le perole dell'attore non furono in grado di sovrapporsi al ronzio che il cavaliere aveva in testa, il suono della concentraione, il grido silenzioso che il falcone lancia nella propria testa prima di piombare sull'inerme lepre.
Solo un suono potè fare breccia nella sua assoluta dedizione al combattimento ed alla propria personalissima "causa". Il suono di un singhiozzo e di un pianto.

L'interrogatorio era stato brutale e carico d'odio e, infine, Lasya era scoppiata in lacrima. In un angolo, lontana da tutti per non farsi vedere, cercava con le lacrime di capire perchè dovessero esistere uomini tanto feroci ed assetati di sangue. Lontana dalle terre dove la guerra era il pane quotidiano, dalle pianure degli eòthraim dove gli uomini che vanno di fretta non danno spiegazioni e contano i propri nemici solo con la punta della propria spada, dove il valore si misura con il numero di nemici che scampano a malapena per andare a raccontare di aver visto la morte a cavallo, Lasya, semplicemente, era spaventata...

Il dunlandiano, intanto, guardava il dunadan e dama Meriel che lo curavano, spaesato, come un bambino che vede due adulti alti, distanti e severi che improvvisamente gli si mostrano gentili e comprensivi come un padre ed una madre.

Diarmuid"Si può sapere...si..ecco...che cosa siete voi due?" chiese attonito.

[Modificato da Ossian77 16/05/2005 15.08]

[Modificato da Ossian77 16/05/2005 15.09]

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16/05/2005 16:11
 
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Eorein
Il biondo cavaliere appoggiò una mano sulla spalla del suo compagno, ancora rigida per la tensione a stento trattenuta:

"Ora basta Dalkest" gli disse con voce ferma "l'interrogatorio è concluso ed abbiamo ottenuto quello che volevamo. E' ora di predisporre la partenza. Aiuta gli altri a preparare i carri ed i cavalli: fra quindici minuti voglio essere di nuovo in marcia."

Guardò per un attimo Athorman e Meriel mentre aiutavano il dunlandiano e si volse poi verso Lossadan, che stava esitando vicino a lui:

"Forza" gli disse sorridendo e dandogli un colpetto sulla spalla "è ora di andare: prima riusciremo a partire e meglio sarà"

"Avanti" vociò, rivolto agli altri componenti della carovana "preparate i carri, è ora di ripartire!"

Sorrise a Yorick e Barak, che lo guardavano immobili e fece loro segno di cominciare a lavorare. Si stava avviando verso Gùthlaf, quando notò Lasya che singhiozzava ai margini del campo. Rimase fermo per un lungo istante, indeciso sul da farsi e combattuto tra la vergogna ed il desiderio di consolare in qualche modo la graziosa cantante.

*Temo che la giovane Lasya non capirà il mio comportamento e quello di Dalkest: per lei resteremo solo dei selvaggi assassini...*

Sospirò profondamente e si fece coraggio, l'attendeva un duro momento, peggiore perfino dell'interrogatorio: avrebbe dovuto sopportare il disprezzo dell'intera compagnia, e della giovane e bella ragazza di fronte a lui.
Si avvicinò a Lasya teso e imbarazzato, e la sua voce riusciva a stento a nascondere il suo stato d'animo. Si chinò verso di lei, seduta in disparte su un masso, non osando toccarla:

"Coraggio Lasya" le disse "è ora di andare. E' tutto finito ormai ed i nostri compagni hanno ancora bisogno di noi. Fatti coraggio, tieni duro ed aiuta Sigurth, ha ancora bisogno delle tue cure..."
Non aveva trovato di meglio da dirle...

[Modificato da Valandur 16/05/2005 16.18]

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17/05/2005 19:25
 
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Dalkest
il ronzio cedette al pianto della cantante, il cavaliere chinò il capo e mortalmente dispiaciuto sentì di aver provocato quelle lacrime. alla rotta voce di Lasya, che mai avrebbe voluto udir in tali sgraziate note, non seppe resistere. le forze lo abbandonarono ed appoggiò un ginocchio a terra, lasciando cadere a terra ascia e scudo.

il gigante era stato sconfitto, devastato dal pentimento, il cuore del leone si era fermato ed ora batteva in lui un piccolissimo cuore stretto in un petto sconvolto da singhiozzi.

*quanti modi vi sono per fare del male? a quale bene supremo credo di appartenere io che offendo con le lame i nemici e con le parole gli amici? accecato dalla codardìa, ecco, il mio onore si è fatto da parte ed ha lasciato passare l'assassino che da sempre alberga nel mio sporco animo! si, la codardìa, io che da sempre vanto di non possederne, ah che bugiardo! ah che illuso! a cosa ho pensato? fidarmi di chi è più saggio di me? macchè, avrei ucciso quel pover'uomo solo per sgravarmi la coscienza dalle sue future azioni! codardo codardo codardo!*

rialzò gli occhi per guardare Lasya, sperando di incontrare uno sguardo di perdono, di sentire la sua voce non più sgraziata, non più rotta a causa sua. lentamente, accompagnato dall'odioso rumore del guerriero in armatura, si rialzò e si avvicinò alla cantante.
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18/05/2005 15:41
 
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Master
Lasya in fondo non era difforme dal cielo estivo del Calenardhon, lesto tanto a rannuvolarsi e riversare in terra le sue acque quanto a rischiararsi di un pallido e tiepido sole. Le parole di Eorein, in qualche modo, pur nella loro semplicità, l'avevano richiamata a se stessa. L'avvicinarsi di Dalkest, poi, le aveva fatto tornare in mente qualche misteriosa frase o insegnamento uditi tempo prima, lontano da quel luogo. Alzò di colpo lo sguardo, fissando due occhi ambrati, affaticati e gonfi di pianto, ma sempre dolci ed innocenti, in quelli freddi di Eorein. Sorrise e si alzò in piedi, sistemandosi i capelli e pulendosi le lacrime col dorso della mano. Certo, qualche singhiozzo ancora si poteva sentire, e forse tra le parole mormorate a mezza bocca poteva esserci un

"Grazie".

Restò in attesa che il cavaliere si avvicinasse, poichè sembrava volerle parlare, ma, vedendolo arrivare, per quanto egli fosse affranto per il suo stato d'animo, del quale si sentiva responsabile, per quanto disarmato e pronto a riparare all'errore, qualcosa in lui fece fare, senza nemmeno accorgersene, istintivamente, un mezzo passo a Lasya verso Eorein , che si trovò così quasi in mezzo ai due.

Intanto la compagnia si stva rimettendo in moto, controllando che i carri fossero in ordine e prendendo posto in cassetta.
Lossadan, ora di nuovo con voce chiara e ferma, li incitava a non perdere tempo ed a seguire

Lossadan"Gli ordini del Capitano Eorein! Avanti, Aranrim!"

Sul terzo carro, infine, Diarmuid stava controllando i propri bendaggi, anche col naso, a dire il vero, trovandone strano l'odore quanto mirabile la precisione con cui erano stati applicati, stratti al punto giusto, puliti e, in qualche maniera, speciali.

Diarmuid: "Grazie, Signori. Mi avete curato meglio di quanto lo stretto necesario richiedesse. La cortesia vi impone di prestare soccorso, ma non si cura un bandito ed un assalitore come fosse un riverito Re o un prode cavaliere che si sia coperto di gloria, non dalle mie parti, almeno.
Per me, dico che non parlerò mai più male della gente alta, per quanti torti possano fare a me o alla mia gente nei giorni a venire, e per quanto me ne possano parlar male i miei compaesani fuggitivi, che presto saranno una visione frequente, sotto quelle montagne laggiù, ad ovest. I nani e gli uomini alti dovranno trovare un posto anche per noi, presto o tardi.
Questo mi pare un commiato. Me ne vado senza rancore per i compagni caduti, e promettendo ancora di non assalire nè questa carovana, nè altre carovane, non prima di un anno e un giorno da oggi, e solo se vi sarò spinto da fame, guerra, lupi, orchi e ferro nemico!".


Detto questo, si avviò verso il bordo della strada, verso il bosco da cui era sbucato solo il giorno prima, ed si voltò un'ultima volta verso Athorman e Meriel...

[Modificato da Ossian77 18/05/2005 15.43]

[Modificato da Ossian77 18/05/2005 15.44]

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20/05/2005 13:05
 
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Eorein
Si era aspettato di leggere negli occhi di Lasya disprezzo e biasimo, ma vi trovò solo dolore e stanchezza, mescolati ad una dolcezza che lo colpiva più profondamente di quanto non avessero mai fatto le lame dei suoi nemici.
Il rude cavaliere non era abituato a queste sensazioni, aveva sempre vissuto per la lotta trovando in essa, nella sua spada e nel suo cavallo, tutto ciò che cercava.
Quando Dalkest si avvicinò, Eorein rimase fermo per qualche istante, imbarazzato, tra l'Eòthraim e la ragazza.
Si riscosse e si avviò verso il suo compagno:

"Avanti, dobbiamo preparare Gùthlaf e Mandorallen" gli disse indicando i due cavalli in attesa alcuni metri più in là.

Prima di allontanarsi si voltò però di nuovo verso la ragazza e le sorrise, tentando di infonderle forza e coraggio, anche se dentro di sè sapeva di essersi trovato per un istante completamente indifeso di fronte a lei.
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20/05/2005 15:22
 
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Athorman
In piedi di fianco a Dama Meriel, il guaritore osservò colui che sino a qualche ora prima era un nemico allontanarsi nella boscaglia in pace e serenità. Tanti ed intensi furono in quell’istante i pensieri del Dunedan che uno, forse quello che più aveva focalizzato il suo interesse, fu rivelato dalle sue labbra:

"Per quanto resisterà !? Quando, ammantata di tenebre e forza, l’Ombra oscurerà di nuovo il suo cuore alla sua mente ?!"

Avvedutosi del fatto, voltò lo sguardo verso la Dama al suo fianco, con la tipica espressione di chi teme che la risposta sia ancor più brutta di quanto egli stesso possa immaginare.

[Modificato da Fingal 20/05/2005 15.23]

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Master
Percorrere il cammino da Brea a Lond Arador aveva imposto alla compagnia degli Aranrim un tributo più alto del previsto, soprattutto ai suoi valorosi difensori. Il combattimento contro i banditi era finito lasciando a due soldati, un guaritore ed un viaggiatore uno strano senso di minaccia.
Quella non era stata guerra, eppure vi erano state spade e sangue. Era stato un combattimento, duro e crudele, e diversi semi erano stati piantati nei loro cuori durante e dopo di esso. Fiducia reciproca, oppure no? Anche se l’esito era stato positivo, nessuno poteva dire quali pensieri si agitassero nei cuori dei quattro uomini. Come avrebbe giudicato in cuor suo ognuno di loro le situazioni, i momenti di tensione, i rischi corsi e la condotta degli altri? Vi avrebbe visto fede incrollabile, coralità e coordinamento, empatia istintiva, oppure egoismo, sete di gloria, rischio scampato, paura e minaccia di morte?

Presi in questi pensieri, la scorta ufficiale degli Aranrim si lasciò assorbire dai rimanenti doveri. La strada era ancora lunga, fino al mare, e dedicarsi alla routine avrebbe aiutato tutti a non pensare troppo. Era vero, tuttavia, che oramai erano diventati più che una semplice scorta.
Salvare la vita a qualcuno, o farsela salvare, non lascia nulla come prima. Ronan, Sigurdh, Yorick, Lossadan, ognuno di loro aveva di che meditare, su Dalkest, ed il suo fulmineo intervento e la sua spietatezza,

*possiamo fidarci di una simile macchina da guerra? Quanta paura ci fa?*

di Athorman, con la sua compassione per i feriti di entrambe le parti e la sua saggezza anche al vertice della tensione

*mi ha salvato, ma forse faceva solo il suo dovere…sono in debito con lui? Ma non stava nemmeno rischiando, così son buoni tutti! Aiuta i dunlandiani come noi, è buono? è sleale? cosa trama? Altero come ogni dunandan! Ma non lo è forse anche Meriel?*

di Barak, con la sua determinazione ed il suo sangue freddo

*quel cane…è feroce…ma no, è fedele ma aggressivo…solo con i nemici…chi decide chi sono i nemici? Barak? Alex? Mi ha difeso senza esitare! Cercava gloria? No, ha fermato Lossadan dall’uccidere Diarmuid…egli è buono, nel suo silenzio si ascolta il battito di un cuore onesto*

e di Eorein, che più di tutti aveva un fardello sulle spalle, il peso del comando

*E’ pronto, freddo, deciso, sa fare quel lavoro! No, ha fatto almeno tre passaggi a vuoto! Stava coordinandoci, scemo, come fa un buon generale! Cavalca come il diavolo. Cosa ne diceva quel Diarmuid? Forcail, Buucs? Io ho visto che ha paura, paura di fallire, ma lo nasconde bene! Tutti quelli che comandano hanno questa paura! Era bianco come un ciencio! Ma se ora vivi lo devi specialmente a lui*

Nelle lunghe ore di viaggio, dove non si canta né si ride, ma sommessamente si parla, questi ed altri pensieri agitavano le menti di tutti.
E Meriel…tutti sapevano che è più di quanto dia a vedere, ma sta con loro da tre anni, una semplice compagnia di attori, sebbene di successo. Un’amica, ma distante, a volte fredda, forse anche un po’ spaventosa. Come Athorman, ma diversa, meno mite e meno affettuosa del buon dunadan. Ed ora, i più svegli e colti tra gli attori, tra cui Lossadan e Yorick, cominciavano a notare strani segni, ricordando gesti, occhiate, frasi, sfuggite ad Athorman, ad Eorein. Forse vi era qualche mistero intorno alla splendida dama che viaggiava con loro da tanto tempo? Forse la loro scorta ne sapeva qualcosa di più e lo teneva per se?

E la spada, la spada aveva ronzato e, Yorick ne era certo, aveva brillato di un fuoco verdazzurro, impalpabile, solo vicino al filo, solo per un istante. Eppure non aveva dubbi. Quello era un fuoco arcano, il fuoco fatuo che, a volte, si vede di notte presso i tumuli o le lapidi di un camposanto…

Passarono così altri sei giorni, inframezzati da soste nelle locande, che gli Aranrim non mancarono di rendere memorabili per tutti gli avventori. Dovendo badare a mille cose per il bene e l’immagine della compagnia, né Eorein né alcuno dei quattro amici ebbe il tempo di preoccuparsi d’altro. Piano piano la tensione se ne andò, lasciando solo labili tracce.
Furono giorni divertenti, anche lieti e spensierati, in cui ebbero modo di divenire più amici tutti, di parlare e conoscersi, e di rompere un po’ il ghiaccio.

Fino a che giunsero ad un piccolo bosco, folto e scuro ma poco esteso. La strada lo tagliava a metà e, al suo ingresso, una piccola casa di legno e pietra era stata edificata. Una fortificazione, un posto di vedetta ed atto al cambio dei cavalli per i corrieri dell’Arnor. La fortificazione, con la piccola locanda ad essa adiacente, era gestita da un drappello di armigeri. Sui pettorali di cuoio delle loro corazze campeggiava lo stesso simbolo che si trovava sullo stendardo che penzolava sopra l’arco: una stella ed una spada disposta a punta in basso sotto di essa, dorate su campo rosso.

Sentinella: “Gentiluomini, che affari vi menano nella contea di Lond Arador? Qui regna il conte Milear e sono benvenuti tutti coloro che vengono i pace a mettersi sotto la sua protezione?”

Lossadan: “Fenthick, vecchio pazzo senza coscienza! L’elmo ti va troppo stretto? Non mi riconosci? Sono Lossadan, e si, vengo in pace! Quelli che vedi cavalcare intorno alla carovana sono gli armigeri assunti dalla compagnia, loro capitano è Lord Eorein, cavaliere del lontano Rhovanion. Lo accompagnano il prode Dalkest, lui pure cavaliere delle pianure dell’est, e Barak, dalla foresta di Boscoverde. Assieme a noi vi è anche uno della Gente Alta, un dunadan dell’ovest, mica un bifolco come me o te! Il suo nome è Athorman, ed esercita le virtù dei re, poiché la sua mano può sanare le ferite tanto bene quanto causarle. Siamo qui per lo spettacolo che dobbiamo presentare, ed andremo dritti al White. Ti bastano come generalità? O devo aggiungere che con noi ci sono anche Lasya e Meriel?”

Fenthick: “Lossadan, perdonami! Ne è passato di tempo. Entrate pure ed andate dritti a White, il Conte vi dà il benvenuto e, per inciso, bastava presentarsi con Lasya o Meriel bene in vista per risparmiarsi tutta questa scenetta. Salutamele! Avanti Sean, apri il cancello, arrivano gli Aranrim!”

Oltrepassato l’arco e salutati con un cenno tutti quelli che si erano affacciati nel frattempo, lanciando fischi e grida (qualcuno,forse, gridava “Lasya! Lasya! Lasya!”) Lossadan si voltò verso Eorein, che cavalcava al suo fianco, e disse:

Lossadan: “Bene, cavaliere. Ci siete riuscito! Ci avete condotti fino a Lond Arador. Ora però, viene il difficile, qua non giochi più in casa!”

Seguito dagli applausi e dalle grida degli abitanti del fortino, il carro sparì dietro una curva della strada…
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