Capitolo 4°: "Arrivo alla meta"

Il mattino successivo una giornata radiosa accolse il gruppo di viaggiatori. I profumi ed i colori della primavera contrastavano però con lo stato d'animo di Meneldir, serio e preoccupato, che guidò senza dire una parola i suoi compagni fino alla loro meta.
Finalmente poterono vedere la sagoma di Barad Eithel stagliarsi sul fianco della ripida collina che la separava dalla spiaggia del lago. L'accorta guida del dùnadan aveva permesso loro di giungere in vista della torre senza essere scorti, utilizzando uno stretto sentiero quasi invisibile e profondamente incassato tra due pareti di roccia ed ora potevano vedere l'antica costruzione, di pianta circolare, che si ergeva sullo sperone roccioso dominante il sentiero dal quale sembrava essere passato il gruppo di orchi che avevano incrociato il giorno precedente.
Nulla si muoveva e nell'aria tersa ed ancora frizzante del mattino Meneldir indicò un intricato cespuglio di rovi addossato alla nuda roccia e cominciò a tagliarne alacremente i rami fino a scoprire una porzione di roccia.
Si volse sorridendo debolmente verso i suoi stupiti compagni e si tolse dal collo una piccola catenella dalla quale pendeva una strana chiave, che inserì immediatamente in una piccola fessura nella roccia.
Per qualche istante non successe nulla, tanto che lo stesso Meneldir inarcò le sopracciglia in un gesto istintivo di malcelato fastidio; dopo qualche istante però si udi un sordo rumore meccanico che sembrava provenire dal cuore stesso della collina ed improvvisamente una pesante lastra di pietra si sollevò rumorosamente dal terreno, scoprendo una stretta apertura che si perdeva nel buio della terra.

Il dùnadan si rivolse un'ultima volta ai suoi compagni:

"Eccoci giunti davvero alla nostra meta. Dietro quell'oscuro passaggio si cela lo scopo della nostra missione: terrore, antichi tesori, nemici o creature dell'oscurità non saprei dire, ma certamente ci attendono le risposte a molte domande ed un grande pericolo, forse la morte. Ragion per cui vi esorto ancora una volta a guardare nei vostri cuori: se qualcuno di voi non è convinto dei nostri scopi e vuole tirarsi indietro, questa è la sua ultima possibilita per farlo e nessuno vi biasimerà per questo. Io per conto mio sono vincolato dal dovere e dai giuramenti prestati, per cui mi recherò comunque all'interno della torre attraverso questo passaggio, solo se necessario."

Guardò i suoi compagni negli occhi, uno ad uno, attendendo una risposta...

La parte finale del viaggio si era rivelata più agevole del previsto, sebbene nessuno dei cinque avesse veramente abbassato la guardia. Ora erano davanti alla porta che Meneldir aveva aperto con la chiave runica che aveva tenuta celata e che doveva aver ereditato dalla sua famiglia, e il Ramingo aspettava le loro risposte. Forse non si era comportato nel migliore dei modi, ma Gwaeron non aveva mai avuto dubbi sul suo valore e sulle sue intenzioni. Quando incrociò lo sguardo di Meneldir disse:

"Non sono partito pensando di tornare indietro, nè ho motivi ora per cambiare idea. Verrò con te."

Detto questo, raccolse le sue cose, prese a masticare un po'di tabacco, e fece un passo verso la stretta apertura nella roccia.

L'Elfo si guardò attorno, facendo particolare attenzione al terreno, che non sembrava calpestato di recente, ed al pertugio, troppo buio e di dimensioni limitate per rivelare qualcosa oltre alla sua stretta sagoma, ma che sicuramente era rimasto chiuso da parecchio tempo.
Poi guardò i suoi compagni con un'espressione quasi sorridente, fermando il suo sguardo sul Nano . . .

"Meneldir, la decisione di seguirti è stata presa da me diversi giorni fa e sicuramente non mi fermerò proprio ora.
Mastro Nano, voi dovreste essere pratico di pertugi; volevo chiedervi se potevate farci la cortesia di controllare se, quella che abbiamo davanti a noi, è un'entrata sicura . . ."

Sapeva da tempo che quello sarebbe stato il giorno in cui la loro missione avrebbe davvero avuto inizio.
Erano giorni che non pensava ad altro e si era mentalmente preparato all’evento.
Nonostante ciò, non riusciva ad esser tranquillo.

*Quella parete rocciosa nascondeva un’apertura?
Meneldir ha appena fatto sollevare una lastra di pietra, nella roccia, utilizzando una semplice chiave?
Che strano luogo è mai questo?*

Il corso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dalle parole del dùnedan.
Yeras aveva perso la prima parte del discorso, ma una frase in particolare non gli era sfuggita:
“… ci attendono le risposte a molte domande ed un grande pericolo, forse la morte.”

*Ecco … magnifico!
Apprezzo la sincerità della nostra guida, ma le sue parole non mi sono di alcun conforto.
Ad ogni modo ho preso la mia decisione già da diverso tempo: devo assolutamente scoprire se esiste davvero un Negromante in questa Torre ed eventualmente se sta effettuando degli immondi esperimenti come si dice.
E poi ho dato la mia parola a Meneldir … e ad Halbarad …
E inoltre non ho proprio voglia di allontanarmi, in questo momento, dai miei compagni di viaggio … dai miei amici.*

Aspettò che Isilion finisse di parlare e poi, come voce bassa ma sicura, disse:
“Che Olin e Meneldir guidino i nostri passi all’interno di questa buia apertura …“
Rimase qualche secondo in silenzio guardando dritto negli occhi il dùnedan e poi aggiunse:
“Credo, ad ogni modo, che un po’ di luce possa farci comodo la dentro.”
Così dicendo si mise a rovistare nel suo zaino da viaggio alla ricerca di una torcia e dell’occorrente per accenderla.

Il gruppo raggiunse finalmente la sua meta.
lo stato d'animo del giovane nano era combattuto da un misto di euforia e di paura, l'una per essere finalmente giunti all'inizio di questa avventura, l'altra perchè sapeva inconsciamente che un unico passo falso avrebbe pregiudicato tutto il lavoro finora svolto... se non peggio.
Olin guardò con molto interesse le operazioni di Meneldir e non fu affatto sorpreso di vedere quella pesante lastra sollevarsi con tanta facilità, guardò attraverso la scura apertura.

*bene, finalmente tocca a me!

si accorse in quell'istante che tutti i suoi compagni stavano attendendo una sua decisione o una sua risposta...

"Bene signori, credo proprio che adesso tocchi a me, in effetti ero stufo di essere trascinato come un pacco senza essere di alcuna utilità; spero di potervi guidare bene così come voi avete fatto con me! datemi un attimo per verificare che l'ingresso sia sicuro."

poi rivolto a Yeras

"potresti prestarmi la tua torcia per cortesia?"

Detto ciò, prese la torcia e si avvicinò all'apertura cercando di capire il meccanismo che la metteva in moto.
*Se qui c'è una trappola deve essere per forza stata disattivata dalla chiave, ma non si sa mai...

Il giovane ramingo era riuscito ad accendere la torcia e subito la porse ad Olin che, in quel momento, ne aveva più bisogno di lui.
Rimase in silenzio ad osservare i lenti e misurati movimenti del nano … affascinato dalle strane operazioni che questi stava effettuando nei pressi della buia apertura.

*Ma cosa diavolo starà mai cercando?*

Olin osservò per bene la porta, apparentemente non c'erano trappole, face qualche passo all'interno del cunicolo. La luce che filtrava dall'apertura cerava una zona di penombra. A circa 3 o 4 metri dalla porta il nano si fermò ancora per cercare eventuali altre trappole e per vedere se c'era un meccanismo per far richiudere la porta. Il suo mestiere gli aveva insegnato che era sempre meglio lasciarsi una via di fuga alternativa alla porta d'ingrasso, nel caso in cui ci si avventurasse in casa d'altri.

*Finora tutto bene, quetso cunicolo è fatto davvero ad opera d'arte, deve essere una delle opere degli uomini dell'Ovest di cui ho letto a Gondor.

L'Elfo, dopo aver osservato i movimenti del Nano, avendo nel cuore una certa tensione, ma non mostrandola nei lineamenti delle proprie espressioni, disse:

"Mastro Nano . . . tutto apposto? Ci possiamo inoltrare tranquillamente?"

Quindi attese una risposta da parte di Olin, mentre estrasse il pugnale dal fodero . . .

Il cunicolo era sgombro di trappole, il nano continuava ad avanzare lentamente, sempre più in profondità, era completamente immerso nel suo lavoro. La sua attenzione fu distratta dalle parole dell'elfo e dal suono di una lama sguainata. Si girò un po' irritato e rispose distrattamente.

"Sì, certo, se non sono finito a fette fin'ora presuno che possiate entrare pure voi, ma non oltre il punto in cui mi trovo! Mastro Meneldir, subito sulla destra c'è una nicchia, infila lì la chiave, se ho capito bene dovrebbe richiudere la porta."

Si pentì subito del tono usato, attese che i suoi compagni entrassero e richiudessero la porta.

"Scusate per l'irritazione, di solito sono abituato a lavorare da solo!" disse strizzando l'occhio all'elfo che stava entrando.

[Modificato da endik 29/06/2004 10.04]

Isilion quindi entrò nel cunicolo col Nano ed aspettò che i suoi compagni lo seguissero.
L'Elfo non aveva ancora la piena fiducia in Meneldir, e il pensiero che quella potesse essere una trappola creata ad arte, per chi sa quale motivo, era presente nella sua mente, ma il beneficio del dubbio era rafforzato dalla promessa fatta a suo padre . . . quindi seguire il Nano era l'unica cosa da fare . . .

*Certo che questi Nani mi danno un fastidio quasi insopportabile!! Pure l'occhiolino m'ha fatto adesso!!!
Almeno sembra essere sicuro di quello che sta facendo, speriamo solo che non sia una semplice impressione . . .*

Maneldir attese che tutti fossero entrati nel cunicolo, inserì la chiave runica in suo possesso all'interno della nicchia indicatagli da Olin e richiuse dietro le loro spalle la pesante lastra di pietra. Alla tremolante luce della torcia, si rivolse quindi al resto del gruppo:

"Molto bene Mastro Nano, guidateci pure all'interno di questo cunicolo. Per quanto ne so dovrebbe portarci proprio nel cuore della torre, per cui tenete pronte le vostre armi: potremmo incontrare quegli immondi Orchi in ogni momento."

Sguainò la sua pesante spada e fece segno al nano di proseguire...

Il nano attese che i suoi compagni fossero entrati e che la porta si fosse richiusa, dopo di che si rivolse loro:

"Allora ci siamo, adesso per cortesia vi raccomando il massimo silenzio, lasciatemi un paio di metri così da evitare inconvenienti."

Olin riprese ad avanzare, sempre molto lentamente e controllando ogni sasso del cunicolo, non riusciva a trovare altre informazioni che gli potessero fornire una chiara visione di come potevano essere disposte le trappole.

*D'altro canto se sono trappole devono essere invisibili...

Fuori dall'imboccatura del tunnel, Gwaeron attese che Olin entrasse a controllare e seguì i suoi compagni mentre entravano nel cunicolo e chiudevano la porta con la chiave runica. Come era prevedibile, il passaggio era piuttosto stretto, la visibilità limitata alla luce fumosa della torcia, e Gwaeron non aveva mai amato queste situazioni. Qualche metro avanti a lui, il nano esplorava con cautela il corridoio, seguito da Meneldir che pareva più teso che mai. Olin sembrava abbastanza sicuro, ma Gwaeron era attento a ogni rumore, mentre camminava lentamente e con circospezione, il pugnale allentato nel fodero, il bastone nella sinistra...

Dopo alcuni minuti Olin, finalmente, diede il via libera e il resto del gruppo entrò nel buio cunicolo. Meneldir richiuse l’ingresso nello stesso modo in cui lo aveva aperto: usando quella strana chiave che aveva appesa al collo.

*Continuo a non capire come una semplice chiave possa far muovere una pesante lastra di pietra fino a chiudere quell’apertura ricavata nella roccia*

Il nano, dopo aver raccomandato il massimo silenzio e una particolare attenzione a dove mettere i piedi, iniziò il suo lento cammino nelle profondità della roccia.

*Non mi sento affatto a mio agio qui dentro … sarà meglio tenere gli occhi aperti*

Ogni passo avanti li avvicinava sempre di più al pericolo … la loro missione, adesso, era davvero iniziata.

[Modificato da Admin-Geko 30/06/2004 12.51]

Erano entrati tutti.
Olin continuò la sua perlustrazione, ma la torcia gli era d'impiccio perciò si girò verso il primo che lo seguiva e gliela porse.

"Potresti tenerla tu per favore, ho bisogno di entrambe le mani libere!"

Il gruppo proseguì faticosamente il suo cammino all'interno dell'angusto passaggio; la luce tremolante delle torce era appena sufficiente a permettere loro di procedere con sicurezza, ma quando arrivarono alla fine del lungo cunicolo, avevano percorso parecchie centinaia di metri sottoterra.
L'aria intorno a loro aveva cominciato a farsi pesante e proprio mentre tutti ormai cominciavano seriamente a pensare di tornare indietro, il nano arrivò finalmente alla fine del loro cammino, che aveva svoltato diverse volte inoltrandosi e salendo all'interno della collina.
Con una certa preoccupazione si trovarono davanti una seconda lastra di pietra che occludeva il passaggio, molto simile a quella che si erano lasciati alle spalle.
Olin trovò subito la nicchia che permetteva di inserire di nuovo la chiave runica di Meneldir: si trovava alla loro destra, a meno di un metro di distanza dalla lastra.

Arrivati in fondo al corridoio, e vista la lastra che chiudeva il passaggio, Isilion rinfoderò l'arma ed impugnò l'arco e, incoccata una freccia in direzione della lastra disse:

"Quando Messer Nano sarai sicuro di poter far aprire quel varco senza problemi, almeno saremo pronti ad eventuali aggressioni. Se ci fosse qualcuno di aggressivo oltre il pertugio e mi foste davanti, vi prego di abbassarvi prima di fare ogni altra cosa . . ."

Il nano arrivò a poca distanza da una grande lastra di pietra che ostruiva completamente il cunicolo. Non aveva idea della loro posizione rispetto alla torre, ma presupponeva che dovevano trovarsi esattamente soto di essa; che senso aveva altrimenti la presenza di una seconda lastra?

Era però perplesso, finora non avevano incontrato nessuna trappola. In effetti c'era una certa logica in tutto ciò. Quello che stavano percorrendo doveva essere una specie di via di fuga da eventuali assalti alla torre, perciò tempestala di trappole sarebbe stato quantomeno inopportuno.

*In questi casi però la prudenza non è mai troppa.

Alla sua destra trovò la nicchia per inserire la chiave runica di Meneldir, ma prima diede un'accurata controllata al resto del cunicolo. Se c'erano delle trappole lui doveva trovarle, altrimenti le cose si sarebbero messe male prima ancora di entrare nella torre. Procedette a controllare minuziosamente il terreno, le pareti e, per quanto gli era possibile, il soffitto, stando attento anche alla più piccola bava di corrente.

Prima di fare ciò si rivolse all'elfo però.

"Gentile Isilion, le caverne come questa non sono il posto adatto per scagliare frecce, un rimbalzo sbagliato su queste pareti irregolari e rischi di ferire qualcuno di noi, ti prego di lasciare l'arco da parte ed armarti di pugnale eventualmente, senza dubbio sarai capace di lanciarlo no?"

Olin fece fermare il gruppo ed a gesti indicò qualcosa … proprio di fronte a loro.
Yeras spinse lo sguardo oltre la zona flebilmente illuminata dalle torce e si rese conto che il cunicolo finiva proprio come era iniziato: con una lastra di pietra.

Isilion impugnò il suo arco ed avvertì il resto del gruppo di fare attenzione: nel caso in cui ci fosse stato qualcuno dietro quella “porta”, infatti, lui avrebbe probabilmente scagliato una freccia.
* In un cunicolo alto un paio di metri circa e largo poco più di uno … con cinque persone riuniti in poco spazio … temo non sia una buona idea … ad ogni modo l’elfo saprà sicuramente il fatto suo*
I suoi pensieri trovarono conferma nelle parole del nano che, proprio in quel momento, stava consigliando ad Isilion di riporre l’arco e munirsi di pugnale.
*Buona idea …*

Il giovane ramingo estrasse quindi il suo coltello da caccia, si girò verso Gwaeron e, con un filo di voce, disse:
“Non puoi manovrare il tuo bastone qui dentro … e ad ogni modo non puoi farlo impugnandolo solo con la mano sinistra. Passami la torcia … una mano libera ti farà comodo nel caso in cui saremo impegnati in uno scontro”
Pi si girò verso il nano, che si era avvicinato alla lastra e, con voce bassa ma chiara, disse:
“Usa pure tutte le precauzioni che ritieni opportune, Mastro Olin … ma ti prego di fare il più in fretta possibile … l’aria dentro questo cunicolo inizia a diventare irrespirabile”

Meneldir era immobile dietro ad Olin, il quale era avanzato con estrema cautela e adesso stava osservando da vicino la lastra di pietra. Il nano teneva in mano la torcia e sfiorava con delicatezza sia le pareti del cunicolo che la lastra di pietra che bloccava loro la strada, soffermandosi a lungo su ogni minuscolo anfratto e seguendo con le dita i bordi delle crepe che delimitavano i vari ammassi rocciosi.

*Speriamo che il nostro mastro scassinatore sia in gamba come pensa Halbarad*
Passarono alcuni minuti che sembrarono interminabili, il dùnadan si mosse nervosamente sulle gambe; stava per dire qualcosa alla loro guida quando finalmente il nano si rivolse a lui...

[Modificato da Admin-Geko 04/07/2004 18.22]