Capitolo 2°: "I segni si addensano..."

Aveva sussurrato la sua ultima frase talmente piano che essa fu a malapena percepita da Gwaeron e Isilion.
Olin si avvicinò proprio in quell’istante restituendogli quella strana stelletta metallica ed illustrandogli le sue considerazioni su di essa.
Yeras, soprapensiero, non prestò molta attenzione a quello che il nano gli stava dicendo:
“ … è un arma … si lancia … acciaio …”.
Qualcosa non andava.
“Grazie mastro nano…” fu la sua distratta risposta.
Si girò l’arma tra le mani per pochi secondi e poi la nascose in una delle tasche interne del mantello.

Aveva comunicato i suoi timori ai due compagni più vicini e, fortunatamente, i due gli avevano prestato ascolto.
Gwaeron infatti si era spostato leggermente indietro e, con la coda dell’occhio, Yeras riuscì a scorgere la balestra che, improvvisamente, era apparsa tra le sue mani.
Isilion, da parte sua, si era proposto di arrampicarsi sull’albero per poter meglio controllare la zona circostante.
“Potresti osservare la mia arrampicata in modo da darmi una mano se dovessi perdere la presa e cadere?" gli stava chiedendo l’elfo.
*Ovvio che lo farò … ma non credo di poter esser di molto aiuto in caso di una tua rovinosa caduta*
Lo pensò ... ma non lo disse. Si limitò ad annuire energicamente ostentando molta più sicurezza di quella che in realtà possedeva.

Pochi istanti dopo, dalla sommità dell’albero, giunse la voce di Isilion:
“… da qui non si vede nessuno! Tu hai visto qualcuno, oppure la tua è solo un'impressione?”
*Certo che non si vede nessuno … sicuramente si sono nascosti abilmente!*

C’era una sola cosa da fare … e bisognava farla subito.
“Messer Meneldir” chiamò ad alta voce.
“Andiamocene di qui ... in fretta. Non possiamo ricavare maggiori informazioni ne dal terreno, che ho esaminato attentamente, ne dagli alberi ... ne tanto meno dai corpi straziati di queste disgraziate creature.
Siete la nostra guida ed io mi fido del vostro giudizio … ma, se mi è concesso, vorrei proporre di andarcene quanto prima possibile”.

Tornò ad essere silenzioso e spostò il suo sguardo su Gwaeron, sperando che il taciturno e saggio Uomo del Nord potesse dargli un segno d’assenso su quello che aveva appena detto.

[Modificato da Admin-Geko 07/05/2004 12.35]

Alle parole di Yeras Gwaeron rispose, senza alzare la voce:

"Pensaci, Yeras. Andarsene da qui non è una buona idea.Se il tuo intuito non sbaglia, e c'è qualcuno che ci osserva, ci seguirà nella foresta, mentre da qui possiamo controllare almeno la radura. E magari provare a scoprire chi o cosa è. Nella foresta vediamo meno, e siamo più vulnerabili."

Dicendo questo, volse per un attimo lo sguardo all'elfo sull'albero, e lentamente osservò di nuovo i margini della radura, senza fretta. Poi guardò Meneldir. E aspettò una sua risposta.

Gwaeron era un tipo taciturno, solitario, misterioso e un po’ strano (per via di quelle strane pietre con cui spesso armeggiava) … ma di lui, il giovane ramingo, si fidava ciecamente.
Lui, invece, era il più giovane del gruppo e sarebbe stato saggio, da parte sua, ascoltare i suggerimenti dei suoi più esperti compagni.
A dire il vero, avrebbe voluto sapere cosa ne pensavano Olin e, soprattutto, Meneldir di questa strana faccenda … ma i due, da qualche minuto, erano diventati stranamente silenziosi.
Cosa fare, dunque?
Aspettare sembrava esser l’unica soluzione … anche se a Yeras non piaceva affatto.
Scambiò uno sguardo d’intesa con l’uomo del nord che adesso stava fissando il dunedan in attesa di una risposta.
Allo stesso tempo, con movimenti misurati e circospetti, allentò il pugnale dal fodero (che portava legato alla coscia) quel tanto che bastava per poterlo, in caso di necessità, estrarre con velocità.
I suoi occhi si spostavano velocemente da una parte all’altra della radura cercando di penetrare le ombre all’interno della foresta: al primo insolito movimento avrebbe rapidamente impugnato il suo arco … pronto a far partire una freccia se necessario.
*Dobbiamo aspettare qui? Beh … meglio esser preparati per ogni evenienza, allora!*

Meneldir guardò in silenzio gli alberi intorno a lui per qualche istante, quindi rispose alle domande che gli ponevano i suoi compagni:

"Credo che il giovane ramingo abbia ragione Gwaeron: è meglio allontanarsi da questo posto, prima che faccia buio. Non credo otterremo maggiori informazioni e non ho nessuna voglia di dormire accanto a questi corpi. Credo inoltre che chiunque stesse osservando noi, se ne sia andato; direi quindi di non porre ulteriori indugi e dirigerci di nuovo verso la torre, che non raggiungeremo prima di domani. Cosa ne pensano Isilion ed Olin?"

Olin si guardava intorno. Stava ritornando verso i corpi degli orchetti quando Yeras propose di abbandonare la radura. Ancora una volta i pareri erano discordanti...

*è chiaro che questo gruppo ha bisogno di un leader!
Pensò tra se e se.

"Bene signori, non so voi, ma io non, come Meneldir, non ho voglia di dormire con queste schifezze tra i piedi!" Disse Olin dando un calcio ad uno dei cadaveri.
"Inoltre se i cercatori di tracce non hanno trovato nulla di utile qui, non vedo il motivo di rimanere esposti al tiro di eventuali incursori! Se nel bosco la visibilità è limitata per noi lo sarà certo per qualunque cosa si aggiri tra questi alberi!"

Tirò fuori l'ascia e si mise in attesa che tutti fossero pronti ad andare avanti.

Isilion scese quindi dall'albero, sperando che qualcuno da sotto fosse a guardia della sua discesa, e si diresse verso i corpi degli orchi con la faccia di qualcuno che aveva appena mangiato qualcosa di molto sgradevole.

Arrivato agli orchi li esaminò per bene, poi si mise ad osservare il terreno circostante e disse ai suoi compagni:

"Per me possiamo anche andare via da questo luogo.
Chiunque abbia ucciso questi orchi, da non più di qualche ora, credo che se ne sia nadato.
Le orme degli orchi provengono dalla rocca, quindi direi che chi li ha uccisi deve essere per forza loro nemico e di conseguenza del Negromante.
Chi li ha uccisi poi, è sicuramente una persona molto pesante, ma allo stesso tempo molto agile; direi un avversario da temere ed il fatto che giri attrezzato con dei grossi artigli da scalata, mi fa pensare che sia un umano, ma tutto può essere . . .
Direi di proseguire il nostro cammino in direzione della rocca con estrema cautela, tenendo presente che comunque potremmo essere attaccati in qualsiasi momento."

Poi si girò verso Meneldir e gli disse:

"Avevate per caso un appuntamento preciso col vostro amico con tempi e luoghi stabiliti, oppure gli accordi erano generici?"

"No, nessun appuntamento preciso. Ha ricevuto istruzioni di attendere nelle vicinanze della torre per due settimane, cioè ancora per tre giorni a partire da domani" rispose Meneldir.

Il gruppo riprese quindi il suo cammino, proseguendo per più di un'ora fino a che il sole non tramontò. A quel punto il dùnadan si allontanò di qualche decina di metri dal sentiero e li guidò fino ad un piccolo spiazzo nella foresta. Il gruppo si accampò, sfinito dal lungo viaggio, ed a turno i cinque compagni montarono la guardia per la notte.

*Bene, molto bene.*
Meneldir ed Olin la pensavano come lui.
Anche Isilion era dello stesso parere.
Inutile, quindi, indugiare oltre.

Si misero finalmente in marcia e dopo un’ora circa (o poco più) si fermarono per accamparsi.
Yeras colse l’occasione per avvicinarsi all’elfo, durante i turni di guardia, quando tutti gli altri compagni stavano riposando:
“Isilion … avrei una questione da sottoporvi.
Potrà sembrarvi una sciocchezza, me ne rendo conto, ma forse non lo è.
Ho trascorso buona parte della mia esistenza tra boschi e foreste … dico questo per premettere che ho un po’ di dimestichezza con le faccende che riguardano la vita all’aria aperta.
Oggi pomeriggio, prima che avvistassimo la radura (ed i corpi di quei disgraziati orchi), la foresta intorno a noi era … immobile … silenziosa in modo impressionante! Non si sentiva volare una mosca, se così vogliamo dire.
Fatto, questo, piuttosto insolito … non trovate?
E dire che siamo un gruppo piuttosto silenzioso e cauto quando ci muoviamo… e non diamo motivo alla natura di preoccuparsi di noi.
Dopo poco che siamo entrati nella radura, però, la foresta è tornata alla vita … ci avete fatto caso?
Trovo tutto ciò molto strano, insolito e preoccupante.
Probabilmente non eravamo soli, Isilion … avevo forse ragione a pensare che qualcuno ci stesse osservando?
Cosa ne pensate?”
Alzò il suo sguardo verso il volto dell’elfo … attendendo, interessato, la risposta che questi gli avrebbe dato.

Guardandosi intorno, Gwaeron si accorse che le ombre della sera erano troppo lunghe per aspettare. La sosta nella radura era stata più lunga di quanto pensasse. E visto che Meneldir sembrava molto sicuro della sua conoscenza della foresta, non fece alcuna obiezione. Non aveva pensato per un solo attimo di accamparsi in una radura con due cadaveri di orchi. Volgendo lo sguardo verso l'alto vide l'elfo che si preparava a scendere, e gli fece cenno di farlo tranquillamente.
Non era ancora del tutto convinto che avessero un "amico" da quelle parti, anche se la ricostruzione di Isilion era molto coerente. Ma non si illuse che il cammino sarebbe stato più facile.
Quando Isilion fu di nuovo a terra, prese un po' di tabacco dalla borsa, e si incamminò con gli altri nella foresta, tenendo gli occhi bene aperti, e la balestra perlopiù carica. E senza dire una parola.

L'Elfo in quel frangente del viaggio era molto attento a qualsiasi piccolo particolare, e soprattutto ai movimenti di Meneldir . . .
La tensione era diventata ormai palpabile e quel silenzio durante gli spostamenti del gruppo rendeva la cosa sempre più pesante; ma durante la notte, Yeras e la sua pura semplicità, distolsero Isilion da quell'atmosfera tesa.

Quindi Isilion, dopo aver ascoltato con un mezzo sorriso Yeras, gli rispose:

"Vedi giovane ramingo, la natura ha vita propria, come del resto le tue sensazioni . . .
In un momento il bosco può essere silenzioso e il momento dopo potrebbe parlarci ad alta voce, come fanno le tue sensazioni dentro di te . . .
Ma sappi che tutti i suoni ed i silenzi della natura, non saranno mai come i rumori dell'uomo . . .
Per quello che ho potuto sentire in questi giorni di cammino, non siamo stati ancora ne osservati, ne seguiti; quindi, se vuoi, puoi continuare a seguire le tue sensazioni, oppure puoi serenamente concentrarti nel trovare tracce concrete di un eventuale rumore umano estraneo alla natura che ci circonda . . ."