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Capitolo 2°: "I segni si addensano..."

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2004 09:18
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09/03/2004 11:10
 
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Gwaeron
Erano passati tre giorni dalla loro partenza, e il viaggio era stato anche più tranquillo del previsto. Niente incontri, niente animali selvatici a disturbarli, turni di guardia senza sorprese, e cammino senza imprevisti, tempo incluso.
Gwaeron però non si era rilassato. La visione del serpente lo aveva messo in guardia, e anche se i giorni successivi erano trascorsi senza problemi non aveva abbassato la guardia. E ora che si avvicinavano al momento in cui avrebbero dovuto lasciare l'antica via e proseguire verso nordovest sentiva il pericolo più imminente. Anche il tempo stava cambiando.
Non poteva essersi sbagliato. Nè aveva interrogato di nuovo le stelle dalla prima notte. E d'altra parte aveva saputo dal'inizio di andare incontro a molti pericoli. Ma dalla prima notte era stato più all'erta, guardandosi intorno sia in cammino che nelle pause, caricando e scaricando la balestra nelle soste, masticando erbapipa in continuazione. E osservando i suoi compagni di viaggio. Non aveva paura, ma aspettava con calma il suo destino.

*Il ragazzo è arrivato al bivio, e deve decidere. Non credo che verrà con noi al lago, ma allora perchè Halbarad lo avrebbe scelto?

[Modificato da The Northman 09/03/2004 11.10]

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Olin
Nei tre giorni che seguirono Olin ebbe modo di conoscere meglio il giovane Yares ed il resto del gruppo. Si rese utile i più possibile aiutando a preparare il campo e andando a far legna insieme a Meneldir.

Yares gli piaceva, era un tipo strano, ma simpatico, le sue domande lo facevano sbellicare dalle risate, ma spesso si conteneva per evitare di offendere il ragazzo.

"Tu consiglieresti di far entrare più luce nelle nostre caverne? Ma lo sai quanto puù essere profonda una rocca Nanica? Si dice che Moria avesse 7 livelli e 7 abissi, per un totale di 13 livelli e le altre rocche, seppur molto più piccole, non sono da meno. Inoltre non siamo abili nel far crescere le cose. Viene chiamata la maledizione di Yavanna. Ella non fu contenta del segreto che accompagnò la nostra creazione. Aule era il suo sposo e, per qualche ragione, Yavanna si aspettava che lui le aprisse il suo cuore, così non fu perciò ci maledisse!"

Isilion, l'alto elfo, decisamente non era il tipo di persona per la quale Olin poteva andare pazzo. *Troppo... elfico!


Gwaeron era slido come una roccia, sembrava sempre immerso in pensieri tutti sui e parlava pochissimo. Agiva e basta.

Con Meneldir invece stava rompendo il ghiaccio. Il numnoreano sembrava tormentato, la sua espressione era sempre accigliata e poi ce l'aveva a morte con Yares. Sembrava che l'indecisione del ragazzo lo esacerbasse. Durante il secondo giorno si decise a parlargli.
"Dimmi Meneldir, perchè ce l'hai con il ragazzo? Non credi che sarebbe più saggio non opprimerlo con tutta questa freddezza? Egli è giovane e si sente fuori posto in mezzo a noi, lascialo respirare e vedrai che riuscirà a stupirti!"

Il giorno dopo però arrivarono al bivio. Quello sarebbe stato un giorno cruciale per la compagnia, Olin lo sapeva bene ed infatti dopo poco che si erano accampati senti Meneldir dire a Yare queste parole:
"...Non voglio proseguire senza avere il cammino chiaro davanti a me e senza sapere se dovrò preoccuparmi anche di chi mi segue.Decidi ora, giovane ramingo: con noi o da solo!"

Si avvicinò ai due, la tensione era palpabile.
*Questo non fa bene al morale del gruppo, devo fare qualcosa!
Diede una sonora pacca sulla spalla di Yares e, con un enorme sorriso, disse:
"Ma certo che verrà! Sono sicuro che in cuor suo egli ha già preso una decisione in proposito, e sono sicuro anche che si rivelerà indispensabile per tutti noi. Non è vero Yares?"

Guardò intensamente il ragazzo, come se volesse infondergli un po' della sua risolutezza...
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09/03/2004 18:47
 
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Yeras Darabeth
Yeras si trovò in mezzo allo sguardo di tutti, e improvvisamente capì quanto importante era per il gruppo la sua scelta.

Il buon cuore del nano lo aveva ben disposto (anche se aveva dei dubbi su questa "Maledizione di Yavanna"... Ma ci sarebbero state altre occasioni per approfondire la faccenda!), le decise parole di Meneldir gli diedero il senso dell'urgenza della risposta, ma soprattutto le sagge parole dell'elfo gli aprirono gli occhi sull'iportanza della missione che fin'ora aveva ignorato:

sentire un elfo parlare con così tanto dolore dell'origine degli orchetti, tragica perversione della sua stessa stirpe, riempì il cuore di Yeras della sua stessa tristezza, ma anche di una rabbia che, tradotta in termini "umani", poteva provare anche l'elfo!

*Dunque sono questo gli orchi!
Isilion non può sbagliare...*


Non era facile per lui: non poteva mettere in discussione in 3 giorni tutta la cosmogonia con cui era stato allevato!

L'idea secondo cui gli orchi calpestavano la terra con i loro metodi, al pari delle bestie e degli uomini, seppur loro fossero più violenti;
l'idea secondo cui gli orchi, considerabili "nemici della vita", si trovano ad esserne in realtà i confermatori stessi, spingendo gli uomini alle gesta più nobili in difesa della vita stessa;
l'idea di un'esistenza fatta di scontro costante, tra uomini e orchi, orchi e bestie, bestie e uomini, tra cui in realtà non vi era esattamente "differenza", quanto un "ruolo diverso" e di una segreta armonia...

Spiegò tutti questi concetti in segreto all'elfo, nelle sue conversazioni notturne, e gli chiese:
"E se esistesse un mondo in cui non serve lottare per sopravvivere?
E' quello il tuo mondo?"


Ma di fronte a tutti, quel 3° giorno di viaggio, Yeras fece:

"Vi ringrazio, messer Olin, per le gentili parole.
Mi sono state d'aiuto, v'assicuro!

E a voi tutti chiedo scusa, se non sono mai stato chiaro!
Mi sono unito a voi sperando che mi aiutaste nello scoprire le origini e le intenzioni dei barbari provenienti dal sud, che ora stanno occupando le nostre terre facendosi spazio tra noi come se fossero sempre e solo state per loro.

Ma capisco che non è naturale pretendere qualcosa da voi, quando vi pesa enormemente il fardello di questi orchetti che, a quanto mi dite, pervertono la vostra stessa natura e quindi non potete tollerare.

Per di più hanno attaccato una terra che vi apparteneva, messer Meneldir, ed è giusto anche per me che voi la recuperiate!

Io non capisco appieno i vostri discorsi; non sono un uomo che conosce le cose.
Ma se mi dite che l'uccisione di questi orchetti è necessaria alla vostra esistenza e a quella della vostra gente e della vostra terra, allora io verrò con voi!"

[Modificato da Martino NonancoraRe 09/03/2004 18.51]

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09/03/2004 20:56
 
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Gwaeron
Dunque Yeras sarebbe andato con loro. Gwaeron non era sicuro che ciò fosse un bene, ma una persona in più sarebbe servita, e inoltre Yeras (questo doveva ammetterlo) si muoveva piuttosto bene nonostante la sua età. Del ragazzo, però, aveva capito ben poco: i suoi principi erano molto diversi, e il suo modo di pensare gli appariva contorto.

Quella stessa sera si trovò faccia a faccia con Meneldir, e gli disse:
"La strada dietro di noi è già molta, e da domani viaggeremo in terre selvagge. Non mentire a te stesso e ai tuoi compagni. Tu non vai a Barad Eithel per vedere. Vai perchè ti spetta, e vuoi riprendertela, con ogni mezzo. E per questo vengo con te. Ma dimmi, come è caduta in mani così immonde?"

[Modificato da The Northman 09/03/2004 20.56]

[Modificato da The Northman 09/03/2004 20.58]

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10/03/2004 14:07
 
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Il dùnadan osservò un istante il compagno seduto di fronte a lui.

*E' un uomo molto silenzioso, ma poche sono le cose che gli sfuggono* pensò.

Meneldir preparò con cura il tabacco nella pipa che portava con sè e l'accese con un piccolo pezzo di legno infuocato che aveva raccolto dal fuoco, aspirando con forza dal suo beccuccio.

"La storia della mia famiglia è molto lunga ed essa forse sembrerebbe antica persino per il nostro compagno Elfo"
rispose Meneldir.
"Le mie origini partono infatti da tempi assai remoti e da una terra che non esiste più, se non nei nostri sogni. Quando i miei avi arrivarono in Eriador si stabilirono al Nord e parteciparono alla fondazione dell'antico Reame di Arnor, combattendo il Nemico con ogni mezzo. Dopo la battaglia davanti ai cancelli della Terra Nera, al capostipite degli Eldanar venne assegnato un feudo nei pressi del lago Nenùial, dove fondò la torre di Barad Eithel. Da allora è sempre stata proprietà della mia famiglia, anche dopo che il Regno cadde sotto i colpi di Angmar. Da allora però rimase disabitata, e l'unico segno della nostra proprietà rimase questa chiave runica: ognuno dei membri adulti della famiglia ne possiede una, tramandata da padre in figlio."
Meneldir mostrò al compagno l'oggetto che portava appeso ad una catenella.
"Non mi è rimasto molto della mia antica famiglia, non trovi?"
aggiunse il dùnadan con un lieve sorriso.

"Tu mi chiedi come hanno fatto gli Orchi ad entrare nella torre? Non lo so, Gwaeron. E' possibile entrarvi solo con una delle chiavi runiche." e prese un'altra boccata di fumo dalla lunga pipa che aveva tra le mani.

[Modificato da Valandur 10/03/2004 14.08]

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10/03/2004 22:44
 
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Gwaeron
"Della tua famiglia, a quanto pare, è rimasto abbastanza per ricordare le storie, e rivendicare i propri diritti. Il resto lo vedremo a Barad Eithel."

E prendendo una presa di tabacco dalla borsa, si mise a masticare in silenzio osservando Meneldir che fumava. Ora sapeva che non si sarebbe pentito di averlo accompagnato.

[Modificato da The Northman 10/03/2004 22.45]

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11/03/2004 10:02
 
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Isilion Calafëar
Isilion finalmente aveva ben chiara la composizione della compagnia; conosceva ancora poco i componenti del gruppo, ma dalle tante piccole cose che aveva osservato, cominciava a prendere fiducia in Meneldìr, Gwaeron, Yeras e anche, nonostante l'enorme differenza colturale, in Olin . . .
Durante il viaggio si accorse anche che i componenti del gruppo, sicuramente non di volontà propria, lo tenevano un po' in disparte, ma sapeva che non era di questo che si doveva curare, ma della riuscita della missione, dosando al minimo i propri sforzi durante il viaggio e mantenendo le proprie energie per i momenti, che sarebbero arrivati presto, di maggiore difficoltà.

La mente dell'Elfo quella sera non era sgombra da troppi pensieri come egli voleva, quindi, dopo un pasto veloce, decise di appartarsi per entrare in meditazione; trovò una roccia non troppo lontana dal gruppo, si sedette e chiuse gli occhi per incominciare ad espandere i propri sensi . . .

Dopo qualche minuto di concentrazione, nelle sensazioni dell'Elfo echeggiarono due pensieri:

*Una chiave runica . . . il capostipite degli Eldanar*

All'improvviso Isilion si risvegliò da quello stato con un'unica domanda:

*Di chi era l'eco di quella voce??!!*

E subito si rispose a bassa voce (senza che nessuno potesse sentirlo):

"Questa era la voce di Meneldìr . . . un discendente della famiglia degli Eldanar quindi . . . Il mio cammino ha preso un giusto percorso!"

*Per ogni passo ci sarà il giusto momento . . .*

Isilion richiuse gli occhi e ricominciò a meditare . . .
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11/03/2004 19:52
 
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Il gruppo di viaggiatori si coricò ben presto, sopraffatto dalla stanchezza del viaggio; solo coloro che montavano la guardia rimasero svegli, dandosi il cambio secondo i turni che avevano stabilito.
Olin stava ancora russando beatamente quando, nel mezzo della notte, venne bruscamente svegliato da Meneldir:
"Forza mastro nano, è ora di fare il tuo turno. Finora è stato tutto tranquillo ora tocca a te, io mi vado a coricare"

Olin non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma si sentiva veramente stanco; avrebbe enormemente gradito rimanere al caldo sotto il suo sacco a pelo. Invece si alzò borbottando, si mise la sua armatura e montò di guardia alla debole luce del fuoco che scaldava la notte ormai fredda.
Improvvisamente sentì un rumore alla sua sinistra e vide i contorni di una grossa sagoma stagliarsi contro il debole chiarore del fuoco, al difuori della zona di luce dell'accampamento; Olin sentiva solo il crepitare del fuoco...
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15/03/2004 19:05
 
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Olin
Olin rimase come pietrificato per la paura, era un grosso orso bruno e si stava avvicinando silenziosamente al povero Yares che dormiva della grossa.
Non poteva gridare, il rumore avrebbe svegliato tutti di soprassalto facendo assalire molto probabilmente il giovane, ma doveva fare qualcosa. Prese una pietra e la scagliò contro l'animale, dopo di che imbracciò lo scudo.
Ovviamente l'orso cambiò bersaglio con un ringhio sordo che fece svegliare gli altri.
Mentre si preparava ad affrontare la carica della bestia pensò alla sua dannata sfortuna...
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L'orso si diresse lentamente verso il nano: alla luce del fuoco sembrava studiarlo mentre si avvicinava. Olin si trovò a guardare gli occhi dell'orso, ora ad un paio di metri da lui, che lo fissavano...
Yeras e Gwaeron erano ora in piedi, mentre Meneldir aveva dovuto evitare il bestione rotolandosi a terra fino ad arrivare, disarmato, al limitare dell'accampamento. Ora il dùnadan guardava la scena che gli si apriva davanti:
l'Orso vicinissimo al Nano, e gli altri due compagni un pò più distanti...

[Modificato da Valandur 15/03/2004 19.27]

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Yeras Darabeth
Yeras si rese conto tardi di quello che stava accadendo, ma si alzò di scatto volgendosi verso la bestia, con già in pugno l'arco (riflesso incondizionato).

Quando si accorse che era un orso, e pure bello grosso, bisbigliò, in modo che la maggiorparte del gruppo potesse sentirlo:

"E' un orso!
Buttatevi a terra e fingetevi morti!"


Era una vecchia tecnica, insegnatagli dal suo stesso padre in un'occasione, ma sapeva che non i nervi di tutti avrebbero potuto reggere...
Non era nemmeno del tutto sicuro dei propri, quando l'orso lo avrebbe afferrato e dimenato un po' per capire se era morto per davvero!

In effetti, quand'era più piccolo e suo padre tentò di insegnargli la tecnica, scappò in preda al panico, e Pharzon si trovò obbligato a scagliare qualche freccia all'orso.

Sapeva quindi che, nel caso qualcuno fosse scappato e l'orso lo avesse inseguito, lui avrebbe dovuto fare altrettanto col suo arco.

[Modificato da Martino NonancoraRe 15/03/2004 20.10]

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Gwaeron
Gwaeron si era appena addormentato, e il rumore dell'orso lo svegliò in ben poco tempo. Senza ascoltare il consiglio di Yeras (ritenendolo insensato), si mosse per strappare dall'intelaiatura costruita dal ragazzo i teli che coprivano il fuoco, buttandoci sopra la legna che aveva vicino, e raccogliendo poi la balestra per caricarla. E senza dire una parola per un attimo pensò:

*Il serpente...
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Olin
* Maledizione, ma cosa mi è saltato in testa!

Questo pensò Olin quando si trovò faccia a faccia con quella bestiaccia. Non poteva tirare l'ascia perchè se l'avesse mancato, o ancora peggio solo ferito, l'orso ne avrebbe fatto un sol boccone; poteva scappare ma l'orso era più veloce di lui, però la vegetazione gli avrebbe offerto qualche vantaggio...
o questo o una fine straziante!

* Ti costerà cara la mia pelle brutta bestiaccia, se vuoi prendermi devi correre!

e con uno scatto di lato cominciò a zigzagare tra i numerosi cespugli che circondavano la radura.

[Modificato da endik 16/03/2004 15.10]

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16/03/2004 17:35
 
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Il grosso orso si fermò per un attimo, ed il suo sguardo andava curioso in direzione del nano che in quel momento stava fuggendo a perdifiato. La sua attenzione venne però improvvisamente catturata da un fagotto che rotolò sotto di lui e che lasciava intravedere qualcosa di interessante:
le sue enormi zampe lo squarciarono, facendone uscire un bel mucchio di carne, che cominciò a mangiare avidamente.
Nello stesso istante Meneldir stava lentamente strisciando in direzione dell'Elfo ed aveva raccolto finalmente la sua spada...
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Yeras Darabeth
Yeras vide che nessuno aveva seguito il suo consiglio, ma almeno le cose non stavano volgendo a loro sfavore:
l'orso era distratto dal cibo;
Gwaeron aveva intelligentemente abbattuto il telaio e alimentato il fuoco, e ora si apprestava a caricare la balestra;
Meneldir aveva raccolto la sua spada e pareva pronto a combattere.

Anche Yeras, sdraiato a terra, era in realtà pronto a scattare col suo arco, che teneva in braccio, e si era appena fatto scivolare una freccia nella mano: ad un grave segno di aggressvità dell'orso contro qualcuno dei suoi compagni sarebbe salito in ginocchio e, con la calma necessaria a caricare e prendere la mira (se la situazione lo avesse permesso), avrebbe tirato!

[Modificato da Martino NonancoraRe 16/03/2004 18.11]

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Gwaeron
Fermo accanto al fuoco con la balestra in mano, Gwaeron osservava la scena. Olin era scappato, e per il momento era fuori pericolo, ma vide Meneldir che impugnava la spada, e decise che non era il caso di rischiare un corpo a corpo con un orso. E poi le provviste erano appena sufficienti...
Reggendosi saldamente sulle gambe, prese la mira con calma, dato che l'animale era occupato con la carne; appena si sentì pronto, sospese un respiro e tirò il dardo contro l'orso.
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Yeras Darabeth
Yeras guardò stupito il dardo che Gwaeron aveva lanciato.

*Come può attaccare una bestia senza che questa sia una minaccia?!*

Seguì il dardo fino a fine corsa, attendendo lo schianto sul suo bersaglio, e la sua inevitabile reazione.

Yeras voleva pensare a molte cose, e discuterne altrettante con Gwaeron, che si era comportato, a suo parere in maniera decisamente pericolosa...
Ma non c'era tempo per tutto ciò!
Ora era il momento di combattere!

Scattò in ginocchio con l'arco in pugno; se l'orso avesse reagito al dardo, anche Yeras avrebbe scoccato!

[Modificato da Martino NonancoraRe 18/03/2004 7.18]

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Il dardo lanciato da Gwaeron si conficcò profondamente nella spalla dell'orso, che urlò di dolore e si mosse nella sua direzione barcollando...
Nel frattempo Meneldir aveva raggiunto Isilion e lo aveva strattonato violentemente, svegliandolo.

[Modificato da Valandur 18/03/2004 19.28]

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Yeras Darabeth
Yeras scagliò la sua freccia dopo un'accurata mira, e subito ne prese un'altra pronto per lanciare.


*Non è la cosa più giusta da fare, ma oramai è inevitabile!*
Se Yeras pensava a qualcosa, probabilmente pensava questo...

[Modificato da Martino NonancoraRe 19/03/2004 7.16]

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Olin
Olin non riusciva a credere a quello che era successo. Si sentiva già tra le mascelle dell'orso, ma questi si era fermato a rovistare tra gli equipaggiamenti. Si fermò poco distante dal campo e sentì chiaramente il ringhio della belva, era però un ringhio di dolore, cosa era successo? Non riusciva a vedere. Silenziosamente si riavvicinò al campo ascia in pugno.

Vide l'orso barcollare, Gwaeron che cercava di ricaricare la balestra e Yeras che si apprestava a dare il colpo di grazia alla bestiaccia. Meneldir e Isilion non erano in vista.

* Se Yeras sbaglia il colpo e l'orso carica i due sono spacciati*
Pensò il nano, quindi cercò di portarsi in una posizione che gli permettasse di intercettare la carica dell'orso sui due arceri, il tutto sempre cercando di rimanere al coperto.

[Modificato da endik 19/03/2004 9.48]

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