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La parola, la frase, il discorso...

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2004 16:55
04/10/2004 17:50
 
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knockin on heavens door
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Un camp illuminante...

...caro Andrea, così illuminante che mi sembra un CAMP...ing GAZ!

Va beh, lasciando perdere le GAZzabubbole, il discorso della musica come linguaggio è vasto e pregnante....Ti appoggio anche parecchio moltissimo incredibilmente tanto nel discorso "godere delle piccole cose"...L'ho sempre avuto "in nuce" ma devo dire che solo ultimamente questa sensibilità è finalmente venuta a galla. E siccome è una cosa meravigliosa, cerco di farne partecipe il maggior numero di chitarristi chitarrosi [SM=g27819]

Il punto, per me, è stato questo, e credo che siamo non pochi a soffrire di questa situazione, perciò ne parlo. Allora: tu lo sai ma altri forse no, io ho suonato per un 7 anni da "pischello", per poi mollare in seguito a "trauma da inadeguatezza" per 10 anni...Ho ripreso l'anno scorso, più o meno dove avevo lasciato.

Quando ho ripreso, ho deciso che avrei dovuto "mettermi in riga" con la tecnica...Mentre la mano sx andava abbastanza in linea con "la media", la mia destra invece aveva delle grosse pecche..A questo, aggiungete che mi sono svegliato in un mondo di Petrucci e di Gilbert (oltre ai miei veri idoli McLaughlin e Di Meola)...Insomma: ero in soggezione e desideravo ardentemente "vedere il mio limite". Di più che, più nelle parole che non nei fatti alla fine, comunque sembrava che molti "non professionisti" o "semiprofessionisti" fossero in grado di plettrare così follemente. Cosa avevano costoro più di me? Dovevo assolutamente dimostrare a me stesso di non essere da meno!!!

L'alternata divenne la mia ossessione ed il mio obiettivo. Ma ormai ero cresciuto rispetto al "pischello"...Non potevo accontentarmi di un semplice "fai quell'esercizio"...C'era qualcosa di fondo che non mi tornava. Qualcosa di molto semplice: perché nessuno mi dice COME devo fare quell'esercizio? E qui, iniziava la nebbia del "fai un po' come ti viene" ed affini...finché, un giorno lessi un articolo del Sig. Andress...Un fingerstyler!!

Eppure, quell'articolo fu portentoso. Tralasciando l'aspetto più tecnico, quell'articolo gettava i semi per una nuova nascita:

- La tecnica sulla chitarra va analizzata alla luce di considerazioni ergonomiche, biomeccaniche, quello che volete voi ma passa del tempo a pensare a cosa stai facendo e come!

Seguendo i consigli del buon Tuck, feci un passo avanti enorme rispetto all'alternata...allora cominciò a farsi strada in me la seguente idea:

La tecnica che ci sembra allucinante NON è in realtà irraggiungibile, a patto che capiamo ESATTAMENTE qual'è il movimento da eseguire

Questo è un concetto fondamentale, ed io l'ho sperimentato sulla mia pelle...Ed è una cosa che ti cambia la vita...musicale. Prima io pensavo in questi termini: quanto tempo mi ci vorrà prima di [mettere qui un obbiettivo "tecnico"]...urka, una vita, 5 ore al giorno minimo...ed io ho si e no un'ora al giorno...Quando mi passerà?

E così, la mia intera visione della chitarra, era sovrastata da quest'enorme macigno: la teeeeecnicaaaa (con voce fantozziana, please). Ovviamente "suonavo" pure, ma sempre pensando, quando ascoltavo un chitarrista "mio idolo"...ma quando potrò fare anch'io quella scala così veloce? Quel fraseggio così articolato?

Cioè, con quest'idea in testa, quando mai sarei approdato alla mia musica? Quando mai avrei svalicato? Appunto...mai!

Data allora l'enorme difficoltà di imparare la tecnica, dedicavo il 95% dell'energia ad essa, e solo il 5% al resto. D'altra parte, era plausibile: nella mia ottica "la tecnica" era così difficile da padroneggiare, e così basilare, che non potevo permettermi di dedicarle meno tempo...

Invece ora le cose stanno in maniera molto, molto, MOLTO diversa. Non so se per culo o per cos'altro ma ho avuto la fortuna di imbattermi in un modo nuovo di affrontare il discorso...Un modo che da frutti in maniera eccezionalmente più rapida...Talmente più rapida che...

la tecnica non è più un problema

Non in senso che ormai so già fare tutto, intendiamoci. Nel senso che SO PER CERTO che la tecnica si può imparare...si può imparare a fare tutto quello che fanno i nostri idoli (Holdsworth a parte...), e non è una roba da manicomio. Certo, ci vuole disciplina e impegno. Ma si può fare, con il metodo giusto.

E a questo punto...che liberazione!! Non devo più passare il 95% del tempo a fare scale e arpeggi...posso finalmente dedicarmi alla MUSICAAAAAA!

E qui si apre dinuovo il baratro...perché imparare, come dice Andrea, a conoscere ogni nota, ogni dinamica, le piccole, semplici cose...E' un lavoro immenso. E bellissimo, però!!

Voglio dirvi un'altra cosa che mi è successa, perché può essere interessante: ultimamente ho portato l'alternata a livelli che direi abbastanza altini...Gruppi di 18-24 note riesco a portarli a 145 in sestine...Insomma ho rivisto il video di Shawn Lane e riuscivo a seguirlo in alcuni svolazzamenti...quelli ovviamente più congeniali eh! Adesso non prendetemi per sborone...voglio solo spiegare la stranissima sensazione che ho provato.

La sensazione è questa: quand'ero pischello mi piaceva Malmsteen. Anche ora, ascoltandolo, mi "piaceva". Poi ieri ascoltavo un pezzo con la chitarra in mano e...riuscivo a riprodurre i passaggi più "intuitivi" (in pratica, scale su o giù o sugiù minori...quelle tipiche insomma)....e, automaticamente, mi sono accorto che:

il suo modo di suonare mi fa cagare!

No dico, vi rendete conto? A me Malmsteen piaceva, anche parecchio!! Quando mi sono reso conto di cosa fa, e come lo fa, e che posso farlo anch'io, mi si è sgonfiato!! Cosa vuol dire questo? Ancora non lo so. Magari era solo una sensazione momentanea e se lo ascolto oggi mi piace di nuovo...oppure...Il dubbio col quale vi lascio è il seguente:

Quanto di quello che nella musica ci piace è legato alle emozioni profonde che ci suscita, e quanto invece è legato ad una nostra concezione di "abilità" o "perizia"?

Direi un quesito importante, no?

Michele
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