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Il Piave mormorò ...

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2006 21:06
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23/04/2006 21:20
 
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Dopo la disfatta di Caporetto, nel 1917 e la ritirata fino al fiume Piave, nel 1918 la linea italiana si estendeva sull’orlo meridionale delle Alpi, dallo Stelvio al Monte Grappa e lungo la riva del Piave fino quasi a Venezia.
Sull’altra sponda si trovava l’esercito austriaco, vittorioso ma senza più riserve.
La fine della guerra era vicina e mentre l’industria bellica austriaca era in crisi, quella italiana, grazie anche al supporto degli Stati Uniti, era in piena ripresa.
Nel mese di giugno il comando austriaco decise di compiere una grande offensiva, che anche se non li avrebbe resi vittoriosi, avrebbe almeno permesso all’Austria di trattare la pace in condizioni vantaggiose.
L’offensiva si scatenò contemporaneamente dall’altopiano di Asiago, dal monte Grappa e dal Piave. Nelle prime due zone non ebbe successo, mentre sul Piave, le truppe austriache riuscirono a passare il fiume in due tratti.
Nella zona del Montello, una collina che sorgeva a nord di Treviso, gli Austriaci attraversarono il fiume con tre divisioni di fanteria, oltre 300.000 uomini, di cui due di cacciatori, truppe particolarmente combattive e bene addestrate.
Le prime linee italiane vennero bombardate con i gas e tutto il greto del fiume nascosto con i fumogeni.
Gli austriaci occuparono il ciglio italiano della collina e puntarono subito in due direzioni, una parte di loro marciò su Nervesa, tentando invano di sboccare a sud della pianura, l’altra parte più consistente si diresse lungo il lato nord della collina fino a Casa Serena e infine attraversando e occupando la dorsale del Montello fino a Giavera.
Tuttavia nei giorni successivi, la forte resistenza italiana, e l’impossibilità da parte austriaca di far passare l’artiglieria oltre il fiume, arrestò l’avanzata che divenne guerra di posizione.
Gli italiani subito rinforzarono le linee intorno al Montello, due corpi d’Armata, uno a nord e uno più una divisione a sud, oltre alle truppe già presenti sul campo, cercarono di accerchiare gli austriaci.
Con furiosi assalti, sia da una parte, sia dall’altra Nervera fu conquistata e persa varie volte.
L’aviazione italiana, nettamente superiore, distrusse ripetutamente ponti e passerelle sul Piave, attaccando a bassa quota la fanteria austriaca.
Fu proprio in queste circostanze che fu abbattuto Francesco Baracca.
Gli italiani, a differenza degli austriaci, avevano inoltre una grande abbondanza di munizioni, che venivano portate con gli autocarri fino alle prime linee.
Gli austriaci capirono che l’avanzata era fallita, dovevano ritirarsi.
La sconfitta però non fu una disfatta, i reparti si ritirarono con calma e ordine:
Gli italiani rinunciarono all’inseguimento oltre il fiume, inseguimento che avverrà tre mesi dopo con l’avanzata di Vittorio Veneto che metterà fine alla guerra.



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Re:

Scritto da: BRESCIAGGHER 23/04/2006 21.20
Dopo la disfatta di Caporetto, nel 1917 e la ritirata fino al fiume Piave, nel 1918 la linea italiana si estendeva sull’orlo meridionale delle Alpi, dallo Stelvio al Monte Grappa e lungo la riva del Piave fino quasi a Venezia.
Sull’altra sponda si trovava l’esercito austriaco, vittorioso ma senza più riserve.
La fine della guerra era vicina e mentre l’industria bellica austriaca era in crisi, quella italiana, grazie anche al supporto degli Stati Uniti, era in piena ripresa.
Nel mese di giugno il comando austriaco decise di compiere una grande offensiva, che anche se non li avrebbe resi vittoriosi, avrebbe almeno permesso all’Austria di trattare la pace in condizioni vantaggiose.
L’offensiva si scatenò contemporaneamente dall’altopiano di Asiago, dal monte Grappa e dal Piave. Nelle prime due zone non ebbe successo, mentre sul Piave, le truppe austriache riuscirono a passare il fiume in due tratti.
Nella zona del Montello, una collina che sorgeva a nord di Treviso, gli Austriaci attraversarono il fiume con tre divisioni di fanteria, oltre 300.000 uomini, di cui due di cacciatori, truppe particolarmente combattive e bene addestrate.
Le prime linee italiane vennero bombardate con i gas e tutto il greto del fiume nascosto con i fumogeni.
Gli austriaci occuparono il ciglio italiano della collina e puntarono subito in due direzioni, una parte di loro marciò su Nervesa, tentando invano di sboccare a sud della pianura, l’altra parte più consistente si diresse lungo il lato nord della collina fino a Casa Serena e infine attraversando e occupando la dorsale del Montello fino a Giavera.
Tuttavia nei giorni successivi, la forte resistenza italiana, e l’impossibilità da parte austriaca di far passare l’artiglieria oltre il fiume, arrestò l’avanzata che divenne guerra di posizione.
Gli italiani subito rinforzarono le linee intorno al Montello, due corpi d’Armata, uno a nord e uno più una divisione a sud, oltre alle truppe già presenti sul campo, cercarono di accerchiare gli austriaci.
Con furiosi assalti, sia da una parte, sia dall’altra Nervera fu conquistata e persa varie volte.
L’aviazione italiana, nettamente superiore, distrusse ripetutamente ponti e passerelle sul Piave, attaccando a bassa quota la fanteria austriaca.
Fu proprio in queste circostanze che fu abbattuto Francesco Baracca.
Gli italiani, a differenza degli austriaci, avevano inoltre una grande abbondanza di munizioni, che venivano portate con gli autocarri fino alle prime linee.
Gli austriaci capirono che l’avanzata era fallita, dovevano ritirarsi.
La sconfitta però non fu una disfatta, i reparti si ritirarono con calma e ordine:
Gli italiani rinunciarono all’inseguimento oltre il fiume, inseguimento che avverrà tre mesi dopo con l’avanzata di Vittorio Veneto che metterà fine alla guerra.







bello!^_^

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