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La teologia è una scienza?

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2007 13:41
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Il termine teologia deriva dal greco e significa letteralmente "discorso intorno a Dio". Essa è dunque una disciplina che ha per oggetto di studio Dio e i suoi attributi e che si articola inevitabilmente all'interno di una certa fede religiosa.

Secondo un epistemologo contemporaneo, peraltro dichiaratamente cattolico, Evandro Agazzi, la scienza può essere definita come un linguaggio che parla di un universo di oggetti. Gli oggetti di cui parla la definizione non sono però semplici "cose". Per oggetto si intende una cosa considerata sotto un particolare punto di vista. Il punto di vista dal quale ci si colloca stabilisce i diversi tipi particolari di scienza. Ad esempio, una semplice penna può diventare oggetto di indagine della fisica, della chimica, della sociologia, della psicologia, dell'economia ecc., a seconda dei suoi particolari aspetti che vengono presi in considerazione. Tuttavia, nonostante le differenze, tutti i punti di vista da cui si collocano le singole discipline scientifiche hanno qualche cosa in comune. L'orizzonte problematico che viene scelto per fare scienza è un orizzonte empirico. In altre parole, il punto di vista comune a tutte le scienze non può prescindere dall'esperienza, intesa come irrinunciabile fonte di conoscenza.

Alla luce di queste due definizioni appare quindi molto difficile considerare la teologia come una scienza. L'oggetto della teologia, infatti, è un tipico concetto metafisico e quindi, per definizione, non analizzabile da un punto di vista empirico. La metafisica è quella disciplina che ambirebbe a una spiegazione ultima (che vorrebbe cioè "tentar di penetrar l'essenza" per dirla con Galileo) della realtà. Purtroppo, fin dai tempi di Kant (nella Critica della ragion pura), ci si è resi conto dell'impossibilità di fondare una metafisica come scienza. In altre parole, di ciascuna affermazione metafisica siamo assolutamente incapaci di stabilire il valore di verità o falsità. Ogni affermazione metafisica è quindi inevitabilmente legata all'opinione di chi la pronuncia. Viceversa qualsiasi discorso che voglia chiamarsi scientifico deve necessariamente superare l'opinione individuale per raggiungere quello che viene chiamato accordo intersoggettivo.

Ora il concetto di Dio è inevitabilmente legato alle opinioni personali. La stessa ammissione di esistenza di tale ente è un fatto puramente personale. E anche nell'ambito dei credenti gli attributi e le caratteristiche di Dio sono ben diverse. Tutto ciò viene chiaramente mostrato, ad esempio, dalla distribuzione statistica delle varie posizioni religiose nel mondo:





Cristiani(*) 1.999.563.838 33,0%
Musulmani(**) 1.188.242.789 19,6%
Atei e non religiosi 918.248.462 15,2%
Induisti 549.583.323 9,1%
Seguaci delle religioni cinesi 384.806.732 6,4%
Buddhisti 359.981.757 5,9%
Seguaci delle religioni etniche 228.366.515 3,8%
Seguaci delle nuove religioni 102.356.297 1,7%
Sikh 23.258.412 0,4%
Ebrei 14.434.039 0,2%
Seguaci dello spiritismo 12.333.735 0,2%
Altri 273.873.101 4,5%
TOTALE 6.055.049.000 100,0%

(*)di cui:
Cattolici 1.057.328.093 17,5%
Protestanti 342.001.605 5,6%
Ortodossi 215.128.717 3,6%
Anglicani 79.649.642 1,3%
Altri 305.455.781 5,0%

(**) di cui:
Sunniti 1.002.542.801 16,3%
Sciiti 170.100.000 2,8%
Altri 15.599.988 0,2%




Appare inoltre evidente che la teologia non soddisfa il criterio popperiano di falsificabilità.

Di fronte a tali dati e alle precedenti considerazioni appaiono quindi estremamente artificiosi i tentativi di tutti coloro che hanno sostenuto che la teologia sia una scienza. Diversi pensatori, da san Tommaso d'Aquino fino al teologo svizzero del XX secolo Karl Barth, lo hanno sostenuto. Secondo costoro, la teologia è una scienza, sia pur diversa dalla scienze naturali e sociali, in quanto chi la studia e la pratica fa uso del proprio senso critico e di procedure intellettuali comuni nel lavoro scientifico.
Tommaso d'Aquino giunse a questa posizione credendo di riuscire a fornire ben cinque prove dell'esistenza di Dio. Come è stato però ampiamente dimostrato tutte le prove dell'esistenza di Dio sono fallaci da un punto di vista logico. Per cui Dio rimane un concetto metafisico. Tommaso ebbe tuttavia il merito di rendersi conto che logicamente parlando il teologo ha il dovere di esordire con l'interrogazione sull'esistenza di Dio. Contrariamente ai tomisti invece il teologo Karl Barth e i suoi seguaci cercarono di costruire la teologia accettando il concetto di rivelazione, ovvero l'idea di un Dio che comunica se stesso. Poiché anche il concetto di Dio rivelato rientra nelle opinioni personali, il tentativo di Barth di fondare una teologia come scienza appare molto lacunoso.

Più condivisibile invece appare lo stesso Barth quando parla di "teoantropologia". Se con tale termine si indica la disciplina che ha come oggetto non tanto Dio in sé, quanto piuttosto la relazione tra l'uomo e l'idea del divino, allora essa può rientrare in un discorso scientifico. In particolare lo studio di tale relazione può collocarsi nell'ambito delle scienze sociali e svilupparsi quindi in modo scientifico al pari delle altre discipline antropologiche.

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11/01/2006 17:21
 
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La teologia è una scienza?
Che io sappia (mi baso sul mio dizionario, seguendo l'esempio del buon Soga) si, ma solo nella terminologia cristiana.
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11/01/2006 17:37
 
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La teologia non è scienza e questo è chiaro sin da prima del falsificazionismo di popper. La scienza è un modello di rappresentazione della realtà, se così non fosse e considerassimo che la realtà è la scienza dovremmo tutti suicidarci davanti all'accettazione del falsificazionismo in quanto vorrebbe dire che vivremmo in una realtà che viene continuamente falsificata da da quello che viene dopo.
Da qui derivano due conclusioni: la scienza non è la realtà, ma ne è solo un modello preciso di rappresentazione, qualunque altra cosa che scienza non sia non è un modello utile alla conoscenza, ma non è meno reale
La teologia studia un concetto metafisico, cioè oltre la nostra realtà. Se questo concetto è oltre la nostra realtà evidentemente la scienza, che rappresenta questa realtà, non puo' servirci a nulla.

In conclusione, la scienza non è teologia e la teologia non è scienza, e non c'è neanche bisogno che lo sia. La ricerca di dio avviene dentro di noi, non in un laboratorio di biochimica.

Cosa si richiede alla teologia per essere scienza? Di dimostrare in modo corroborato l'esistenza di dio? Ma se si dimostrasse l'esistenza di dio in modo scientifico cadrebbe anche il falsificazionismo e quindi la stessa scienza. In sostanza la teologia non è, non puo' e non deve essere scienza nei modi in cui scienza viene intesa.




Fra 30 anni l'Italia non sarà come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la TV
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Re:

Scritto da: Lux-86 11/01/2006 17.37
La teologia non è scienza e questo è chiaro sin da prima del falsificazionismo di popper. La scienza è un modello di rappresentazione della realtà, se così non fosse e considerassimo che la realtà è la scienza dovremmo tutti suicidarci davanti all'accettazione del falsificazionismo in quanto vorrebbe dire che vivremmo in una realtà che viene continuamente falsificata da da quello che viene dopo.
Da qui derivano due conclusioni: la scienza non è la realtà, ma ne è solo un modello preciso di rappresentazione, qualunque altra cosa che scienza non sia non è un modello utile alla conoscenza, ma non è meno reale
La teologia studia un concetto metafisico, cioè oltre la nostra realtà. Se questo concetto è oltre la nostra realtà evidentemente la scienza, che rappresenta questa realtà, non puo' servirci a nulla.

In conclusione, la scienza non è teologia e la teologia non è scienza, e non c'è neanche bisogno che lo sia. La ricerca di dio avviene dentro di noi, non in un laboratorio di biochimica.

Cosa si richiede alla teologia per essere scienza? Di dimostrare in modo corroborato l'esistenza di dio? Ma se si dimostrasse l'esistenza di dio in modo scientifico cadrebbe anche il falsificazionismo e quindi la stessa scienza. In sostanza la teologia non è, non puo' e non deve essere scienza nei modi in cui scienza viene intesa.



Bene. Sono contento che finalmente tutti siano convinti che la teologia non è scienza.
Quello che mi rattrista è il fatto che nessuno abbia mai pensato ai perenni tentativi (ecclesiastici e non) di far passare la teologia come scienza, e soprattutto di far passare ciò che la teologia descrive... come reale. (anzi: come Reale).

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io la metterei così: se tizio cade dal quarto piano di un palazzo siamo tutti d'accordo sul come è caduto, su quanto si è fatto male, sulla sua velocità cinetica etc etc mentre potremmo essere in disaccordo su chi l'ha buttato giù. (per capire appieno l'esempio bisogna però supporre che nessuno abbia assistito e che non si possa qundi in alcun modo sapere con certezza chi sia stato.)

su quello che fa o dice la chiesa non mi sono mai interessato veramente... quindi è possibile che dicano queste cose... ma che diamine, non hanno capito nemmeno quello che fanno?




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Re: Re:

Scritto da: (Upuaut) 11/01/2006 20.05


Bene. Sono contento che finalmente tutti siano convinti che la teologia non è scienza.
Quello che mi rattrista è il fatto che nessuno abbia mai pensato ai perenni tentativi (ecclesiastici e non) di far passare la teologia come scienza, e soprattutto di far passare ciò che la teologia descrive... come reale. (anzi: come Reale).




ma perchè mai questo paragone? non è che ciò che non è scienza non è reale.
l'arte è scienza? no ma è reale ed è reale tutto ciò che la stesa arte descrive no?
la filosofia è scienza? no ma ciò che descrive è reale
quindi perchjè questa riflessione? puoi forse postare un qualsiasi documento di un eclesiastico che sostenga che la teologia è sceinza?
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Scritto da: (Upuaut) 11/01/2006 20.05
Bene. Sono contento che finalmente tutti siano convinti che la teologia non è scienza.
Quello che mi rattrista è il fatto che nessuno abbia mai pensato ai perenni tentativi (ecclesiastici e non) di far passare la teologia come scienza, e soprattutto di far passare ciò che la teologia descrive... come reale. (anzi: come Reale).



La teologia nel XX secolo non si definisce affatto come scienza in senso stretto.
Si definisce come scienza della fede... che e' ben diverso.

Se trattiamo della teologia oggi, citiamo le fonti di oggi e consideriamo il pensiero dei teologi di oggi.
Non mischiamo troppo la teologia attuale con quella medievale.



[Modificato da AramisXXX 11/01/2006 22.02]

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Il problema è che sia la filosofia che la teologia sono solo speculazioni sulla realtà, o addirittura su cose che si presumono erroneamente come reali.
La teologia non descrive qualcosa, lo inventa.

Quindi, come ho già detto, è bene considerare le opinioni come opinioni, e i fatti come fatti.



[Modificato da (Upuaut) 12/01/2006 11.34]

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Scritto da: (Upuaut) 12/01/2006 11.17
Il problema è che sia la filosofia che la teologia sono solo speculazioni sulla realtà, o addirittura su cose che si presumono erroneamente come reali.
La teologia non descrive qualcosa, lo inventa.

Quindi, come ho già detto, è bene considerare le opinioni come opinioni, e i fatti come fatti.



E' la tua idea di teologia che e' un'opinione.

La teologia non c'entra con "l'invenzione di realta'".

Le teologia e' riflessione razionale sulla fede: un credente crede in qualcosa e ci riflette sopra.

E' un concetto cosi' astruso?

Poste delle condizioni, si argomenta per trovare delle conseguenze, oppure da un principio generale si cerca di capire quale debba essere l'applicazione per una situazione particolare.




12/01/2006 16:56
 
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Re:

Scritto da: AramisXXX 12/01/2006 14.03


E' la tua idea di teologia che e' un'opinione.

La teologia non c'entra con "l'invenzione di realta'".

Le teologia e' riflessione razionale sulla fede: un credente crede in qualcosa e ci riflette sopra.

E' un concetto cosi' astruso?

Poste delle condizioni, si argomenta per trovare delle conseguenze, oppure da un principio generale si cerca di capire quale debba essere l'applicazione per una situazione particolare.







bè ma scusa, in pratica hai detto che la teologia E'un' opinione.... e personalmente non ci vedo niente di male poichè questo non la eslude dall'avere un valore...
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Re:

Scritto da: AramisXXX 12/01/2006 14.03


E' la tua idea di teologia che e' un'opinione.

La teologia non c'entra con "l'invenzione di realta'".

Le teologia e' riflessione razionale sulla fede: un credente crede in qualcosa e ci riflette sopra.

E' un concetto cosi' astruso?

Poste delle condizioni, si argomenta per trovare delle conseguenze, oppure da un principio generale si cerca di capire quale debba essere l'applicazione per una situazione particolare.







La mia idea di teologia è un'opinione?
No, è la teologia che è un'opinione. Non solo quel "qualcosa" è un opinione, ma anche i "ragionamenti" fatti su di esso non sono niente di diverso da pure opinioni. Opinioni montate su opinioni. E nessuna di queste dimostrate o dimostrabili.
Mi chiedo quale credibilità abbiano tali opinioni.




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Scritto da: (Upuaut) 12/01/2006 19.36
La mia idea di teologia è un'opinione?
No, è la teologia che è un'opinione. Non solo quel "qualcosa" è un opinione, ma anche i "ragionamenti" fatti su di esso non sono niente di diverso da pure opinioni. Opinioni montate su opinioni. E nessuna di queste dimostrate o dimostrabili.
Mi chiedo quale credibilità abbiano tali opinioni.



Non credo tu abbia capito cosa fa e cosa produce la teologia... non serve a produrre qualcosa o a capire come funziona il mondo.

Che senso ha parlare di "opinione", o di assurde pretese a "dare credibilita' a delle opinioni".
La teologia non fa questo.

Teologia e' la riflessione razionale di un credente che cerca di trarre delle conclusioni da cio' in cui crede, e di ordinare cio' che a volte confusamente la Rivelazione gli da.

Che c'entra con tutti i discorsi fatti fino ad ora...




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credo che la disputa sulla teologia si possa risolvere in questo modo: tutto ciò che è dimostrabile esiste; ma non è detto che tutto ciò che esiste sia dimostrabile, questo viceversa non è giustificato da nessuna parte. E' un po' una estrema genralizzazione del teorema di Goedel (non una generalizzazione formale, sia ben chiaro, sono solo affini come formulazione) nell'impianto scientifico-filosofico non è mai stato dimostrato che tutto ciò che esiste sia dimostrabile, quindi la fede intesa come fiducia in un qualcosa di superiore potrebbe essereun retaggio retrogrado o una manifestazione di buon senso.

Punti di vista.




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Scritto da: Lux-86 13/01/2006 0.10
credo che la disputa sulla teologia si possa risolvere in questo modo: tutto ciò che è dimostrabile esiste; ma non è detto che tutto ciò che esiste sia dimostrabile, questo viceversa non è giustificato da nessuna parte. E' un po' una estrema genralizzazione del teorema di Goedel (non una generalizzazione formale, sia ben chiaro, sono solo affini come formulazione) nell'impianto scientifico-filosofico non è mai stato dimostrato che tutto ciò che esiste sia dimostrabile, quindi la fede intesa come fiducia in un qualcosa di superiore potrebbe essere un retaggio retrogrado o una manifestazione di buon senso.

Punti di vista.



[SM=x278683]

Quoto in toto il discorso che fai sulla FEDE, assolutamente... l'ho sempre pensato.

Cmq preciserei ancora una volta, a scanso di equivoci, che il ruolo della teologica moderna non e' quello di affermare l'esistenza di cio' che non e' dimostrabile.




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Mah, che la teologia sia una opinione non dimostrata probabilmente voi lo sapete. Ma il capo della chiesa cattolica lo sa?

Gli "sguardi di Dio" sull'embrione o "la sacralità della famiglia" sono concetti che nulla hanno a che vedere con la realtà, e tuttavia vengono apportati come motivazioni sensate (sic!) delle azioni politiche di una grande fetta dei nostri parlamentari. Azioni politiche che sono inevitabilmente portate a condizionare la vita di tutti i cittadini del nostro Paese.

Quando ci si renderà conto che tutto ciò non ha nulla di sensato, ma, anzi, ha molto di dannoso?

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Scritto da: (Upuaut) 13/01/2006 13.14
Mah, che la teologia sia una opinione non dimostrata probabilmente voi lo sapete. Ma il capo della chiesa cattolica lo sa?



E dai, dinuovo... potresti anche dire questo della fede, dal punto di vista di un non credente, ma non c'entra con la teologia.


Gli "sguardi di Dio" sull'embrione o "la sacralità della famiglia" sono concetti che nulla hanno a che vedere con la realtà, e tuttavia vengono apportati come motivazioni sensate (sic!) delle azioni politiche ...



Il concetto che deriva dalla Rivelazione cristiana, e' che la vita umana ha sempre un grande valore, quale che sia la sua condizione, a prescindere dalle condizioni fisiche, capacita' mentali, cervello o altro: bambino, feto, adulto, ritardato mentale ecc.

La riflessione filosofica poi trae delle conseguenze.

Se filosoficamente, cioe' razionalmente (non per una rivelazione di fede) non fosse possibile concepire un embrione come vita umana, certe posizioni non sarebbero state prese.




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Re:

Scritto da: AramisXXX 13/01/2006 13.57

Scritto da: (Upuaut) 13/01/2006 13.14
Mah, che la teologia sia una opinione non dimostrata probabilmente voi lo sapete. Ma il capo della chiesa cattolica lo sa?



E dai, dinuovo... potresti anche dire questo della fede, dal punto di vista di un non credente, ma non c'entra con la teologia.


Gli "sguardi di Dio" sull'embrione o "la sacralità della famiglia" sono concetti che nulla hanno a che vedere con la realtà, e tuttavia vengono apportati come motivazioni sensate (sic!) delle azioni politiche ...



Il concetto che deriva dalla Rivelazione cristiana, e' che la vita umana ha sempre un grande valore, quale che sia la sua condizione, a prescindere dalle condizioni fisiche, capacita' mentali, cervello o altro: bambino, feto, adulto, ritardato mentale ecc.

La riflessione filosofica poi trae delle conseguenze.

Se filosoficamente, cioe' razionalmente (non per una rivelazione di fede) non fosse possibile concepire un embrione come vita umana, certe posizioni non sarebbero state prese.







La riflessione filosofica vale MENO DI ZERO se parte da un presupposto FALSO.
Qualunque "ragionamento" fatto in questo modo è da considerarsi INUTILE e FUORVIANTE.
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Scritto da: (Upuaut) 13/01/2006 18.01
La riflessione filosofica vale MENO DI ZERO se parte da un presupposto FALSO.
Qualunque "ragionamento" fatto in questo modo è da considerarsi INUTILE e FUORVIANTE.



Nei campi che riguardano la morale si parte anche da presupposti indimostrabili.
La categoria di vero e falso, se la intendi nel senso di verificabile, non e' sempre applicabile.



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Re:

Scritto da: AramisXXX 13/01/2006 19.14


Nei campi che riguardano la morale si parte anche da presupposti indimostrabili.
La categoria di vero e falso, se la intendi nel senso di verificabile, non e' sempre applicabile.






La morale la si fa sulla base dei bisogni dell'Uomo.
Se una morale non soddisfa questo semplicissmo criterio, non ha motivo di esistere.

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Re:

Scritto da: (Upuaut) 13/01/2006 13.14
Mah, che la teologia sia una opinione non dimostrata probabilmente voi lo sapete. Ma il capo della chiesa cattolica lo sa?

Gli "sguardi di Dio" sull'embrione o "la sacralità della famiglia" sono concetti che nulla hanno a che vedere con la realtà, e tuttavia vengono apportati come motivazioni sensate (sic!) delle azioni politiche di una grande fetta dei nostri parlamentari. Azioni politiche che sono inevitabilmente portate a condizionare la vita di tutti i cittadini del nostro Paese.

Quando ci si renderà conto che tutto ciò non ha nulla di sensato, ma, anzi, ha molto di dannoso?




nulla hanno a che fare dove? COME?con quale realtà non hanno a che fare? la tua e quindi quella di tutti? ma la vuoi capire o no che c'è uina intera umanità che INDIPENDENTEMENTE dall'essere o meno religiosi la pensano diversamente da te? la vuoi capire o no?
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Re: Re:

Scritto da: (Upuaut) 13/01/2006 19.42
La morale la si fa sulla base dei bisogni dell'Uomo.
Se una morale non soddisfa questo semplicissmo criterio, non ha motivo di esistere.



La morale deriva da bisogni e da principi, che sono sempre bisogni se vogliamo ma di senso.

Ci sono anche uomini che hanno bisogni di questo tipo, perche' sentono che cio' da' significato all'esistenza.



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Re: Re:

Scritto da: ghost264 13/01/2006 21.34


nulla hanno a che fare dove? COME?con quale realtà non hanno a che fare? la tua e quindi quella di tutti? ma la vuoi capire o no che c'è uina intera umanità che INDIPENDENTEMENTE dall'essere o meno religiosi la pensano diversamente da te? la vuoi capire o no?



Ah! Ah! [SM=x278639] E tu la vuoi capire (una volta per tutte) che INDIPENDENTEMENTE da quello che la gente crede o vuole sperare di sapere, la Realtà si comporta secondo una sua logica, che NULLA (ma proprio NULLA) ha a che fare con le credulonerie della gente? Quando lo imparerai questo?
Campa cavallo che l'erba cresce.......


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Re: Re: Re:

Scritto da: AramisXXX 13/01/2006 22.21


La morale deriva da bisogni e da principi, che sono sempre bisogni se vogliamo ma di senso.

Ci sono anche uomini che hanno bisogni di questo tipo, perche' sentono che cio' da' significato all'esistenza.






La morale deriva da bisogni concreti.
Ciascun uomo è libero di dare alla propria esistenza il significato che CREDE, ma non si può sulla base di questi bisogni cancellare o ignorare i bisogni concreti di altri uomini.
E' semplicemente... immorale.

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Re:

Scritto da: (Upuaut) 14/01/2006 13.46
La morale deriva da bisogni concreti.



La morale deriva da bisogni e convinzioni che non sono solo concreti, perche' la nostra vita si basa anche su affetti, intuizioni, scommesse.


Ciascun uomo è libero di dare alla propria esistenza il significato che CREDE, ma non si può sulla base di questi bisogni cancellare o ignorare i bisogni concreti di altri uomini.
E' semplicemente... immorale.



I bisogni degli altri si accettano, finche' questi bisogni non comportano l'ingiustizia contro vite che non possono difendersi da sole.




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Re: Re:

Scritto da: AramisXXX 14/01/2006 15.32

Scritto da: (Upuaut) 14/01/2006 13.46
La morale deriva da bisogni concreti.



1- La morale deriva da bisogni e convinzioni che non sono solo concreti, perche' la nostra vita si basa anche su affetti, intuizioni, scommesse.


Ciascun uomo è libero di dare alla propria esistenza il significato che CREDE, ma non si può sulla base di questi bisogni cancellare o ignorare i bisogni concreti di altri uomini.
E' semplicemente... immorale.









2- I bisogni degli altri si accettano, finche' questi bisogni non comportano l'ingiustizia contro vite che non possono difendersi da sole.







1- Gli affetti SONO bisogni concreti.


2- Non di "vite", ma di "persone". Altrimenti non potremmo nemmeno mangiare.




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