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ESISTE UNA VERITA' OGGETTIVA?

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2006 23:29
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23/09/2005 22:56
 
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Tutti sanno che se usassimo il gas invece della benzina (rossa o verde la differenza non è poi così grande) ci sarebbe meno inquinamento.

Lo sanno tutti, e già da qualche decennio: non è più dunque un'opinione personale di qualche ecologista (come appunto lo era qualche decennio fa).

Eppure continuiamo a usare la benzina e dalle fabbriche non escono neppure delle macchine adattate al solo gas.

Da un lato quindi c'è una verità oggettiva: l'uso del gas diminuisce l'inquinamento (almeno rispetto a quello che procura la benzina, il diesel ecc.); dall'altro esiste una verità che, se anche ieri poteva apparire oggettiva (è stato meglio usare la benzina che il carbone), oggi, di fronte alla nuova verità, appare soggettiva, cioè arbitraria.

Essa infatti è la verità delle multinazionali petrolifere che non vogliono perdere i loro profitti.

Ma allora davvero la regola della maggioranza non vale nello stabilire il criterio della verità oggettiva? Dobbiamo forse lasciar decidere a una piccola minoranza cos'è bene e cos'è male per tutti i cittadini?

E' vero che quando si afferma la relatività di ogni verità, si finisce col negare un preciso valore alla democrazia?

O vogliamo forse credere che se una verità vale l'altra, è meglio lasciar decidere al destino? E' forse questo un atteggiamento scientifico?

A questo punto vien da chiedersi se l'umanità, in virtù della scienza, abbia veramente fatto dei passi in avanti.

Siamo del tutto d'accordo che il progresso tecnico-scientifico di per sé non è indice di “civiltà”, ma, se per questo, nemmeno lo è l'assenza di tale progresso.

Per dimostrare tale coincidenza occorre verificare i risultati delle scoperte scientifiche e delle applicazioni tecnologiche. Il terminus ad quem dovrebbe essere sempre la soddisfazione dei bisogni umani, materiali e spirituali (di “tutti” gli esseri umani).

Se dopo questi ultimi 500 anni di storia ci siamo accorti che il gioco non vale la candela (ad es. perché, in ultima istanza, gli svantaggi superano i benefici, o perché non tutti gli esseri umani vengono “soddisfatti” allo stesso modo), possiamo anche decidere di fermarci (e persino di tornare indietro).

Ma per poterlo fare, dobbiamo forse aspettare di pagare tutti le conseguenze delle nostre illusioni con una apocalittica guerra mondiale o con un cataclisma di tipo atmosferico, oppure dobbiamo continuare a servirci delle conquiste della scienza e della tecnica per dimostrare che esiste un altro modo di vivere il nostro rapporto con la natura?

da homolaicus
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29/09/2005 17:40
 
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Quella piccola minoranza, purtroppo ha in mano la maggioranza o meglio hanno in mano la terra, primo perchè senza petrolio non si fa più niente e secondo sono loro che la stanno portando all'autodistruzione climatica. Non è questione di verità, ma di potere economico!
Sul tema del progresso scentifico che non corrisponde alla civiltà, ti dò ragione, pensa all'energia nucleare: è un ottima fonte energetica, ma vai a dirlo a Hiroshima o a Nagasaki. Ma è anche vero che l'assenza di tale progresso, non ci avrebbe fatto arrivare dove siamo arrivati (pensa ad esempio alla medicina o all'esplorazione del cosmo). Credo infine che è troppo tardi per fermarci, perchè il divario "tra chi trae più beneficio e chi meno" è incolmabile.

[Modificato da Suppiluliumas 29/09/2005 17.41]



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30/09/2005 18:14
 
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Beh, se dovessi rispondere alla domanda filosofica del titolo del post direi sinteticamente che la verità è unica per definizione, il resto è considerabile come "punti di vista".

Sul discorso forse più pratico che accademico nel testo del post quoto Suppi.







Chi non conosce la storia è costretto a riviverla.
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06/10/2005 17:46
 
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Re:

Scritto da: Breznev 30/09/2005 18.14
Beh, se dovessi rispondere alla domanda filosofica del titolo del post direi sinteticamente che la verità è unica per definizione, il resto è considerabile come "punti di vista".




I sofisti sostenevano invece il contrario, non esiste una verità oggettiva, ma esistono una moltitudine punti di vista (ognuno la vede a suo modo).


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30/10/2005 16:44
 
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la sacra verità
Ho avuto un leggero diverbio con l'autore di homolaicus,un comunista sfegatato con i cosiddetti paraocchi ideologici che non riesce ad andare oltre l'hegelo-marxismo. Tra l'altro il suo modo di esporre è spesso anti-didattico. Un buon filosofo deve sempre combattere contro i dogmi acquisiti e le ideologie paralizzanti. Politicamente,bisogna andare oltre marx,come han fatto i socialisti. Quello che in Italia manca davvero è un vero e grande partito socialdemocratico,che non sia la bagarre del nuovo Psi,che di socialista ha ormai soltanto il nome,o lo sdi di Boselli.
Non amo il sito homolaicus,è fazioso e ha un'idea di filosofia che non condivido minimamente.
Se dovessi dirlo filosoficamente,homolaicus commette lo stesso errore di chi vuol giustamente criticare (discorso esteso a tutti i comunisti,ndr). Si critica giustamente l'autorità ecclesiastica,lo stra-potere della chiesa e di tutte le sovrastrutture che si pongano come auctoritas unica e incontrastabile,come pensiero totalizzante e anestetizzante che ripeto,la filosofia ha il compito di combattere. Il passaggio successivo sarebbe quello di ammettere la pluralità delle formazioni complesse (per dirla con Nietzsche) e di dare a tutte uguale autorità e verità (relativa). Non deve esistere alcun pensiero totalizzante,e non si deve mai commettere l'errore di dire "ha ragione solo marx,solo hegel,solo nietzsche" etc.
O se si vuole,non si da senso a nessun pensiero e a nessun punto di vista,divenendo nichilisti ( e il super uomo nicciano è proprio colui che va oltre qualsiasi punto di vista,prospettico e relativo,sul mondo,avendo anzitutto compreso che non c'è alcun senso in questo mondo,e criticando i valori come,definizione dello stesso Nietzsche, condizioni di conservazione e di accrescimento di centri di dominio). Ciò che esiste è solo il flusso del divenire,e ogni formazione
complessa si pone come punto di vista relativo e temporaneo su un mondo privo di senso.
Tornando al quesito originario del post,cioè se la verità sia un fatto oggettivo o soggettivo,la risposta è lunga e molto complessa.
Intanto,è necessario distinguere tra Verità,con la v maiuscola,e verità con la v minuscola. La prima è la verità ab-soluta,sciolta da legami,valida per tutti ed universale,ma a mio parere inconoscibile all'uomo. Si può solo tendere verso essa (attraverso criteri di verità negativa). La verità con la v minuscola è in ultima analisi convinzione,verità parziale e particolaristica.
La distinzione prima Leibniziana poi Kantiana tra verità di ragione e verità di fatto (che è come dire kantianamente verità analitiche o verità sintetiche),è giusta, infatti se esiste una verità universale è proprio quella analitica,matematica. Due più due farà sempre 4 e lo sarà per tutti. Le verità di fatto o sintetiche,quelle cioè in cui interviene la sensibilità e l'empiria,si rifanno invece alla sub-differenziazione precedentemente esposta tra verità parziali e convenzionali,e verità assolute. Qual è il limite della verità oggettiva della matematica? A mio avviso proprio quello di essere assolute nel senso di sciolte da legami empirici,potrei dire che le verità della matematica stanno in un inter-mundia di numeri e di verità oggettive che non hanno nulla a vedere con il nostro mondo,e per questo sono verità valide e universali per logica,ma non ci dicono nulla sulla Verità ultima che ricerchiamo per dare un senso (ove mai ci fosse) a questo nostro mondo.
In sostanza,la risposta alla domanda è che esistono verità matematiche universali e oggettivo solo dal punto di vista logico e non da quello empirico-fenomenologico ( che è quella che invece ci serve). Il resto è verità parziale e convenzionale.
Fabio
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Re:

Scritto da: BRESCIAGGHER 23/09/2005 22.56
Tutti sanno che se usassimo il gas invece della benzina (rossa o verde la differenza non è poi così grande) ci sarebbe meno inquinamento.

Lo sanno tutti, e già da qualche decennio: non è più dunque un'opinione personale di qualche ecologista (come appunto lo era qualche decennio fa).

Eppure continuiamo a usare la benzina e dalle fabbriche non escono neppure delle macchine adattate al solo gas.

Da un lato quindi c'è una verità oggettiva: l'uso del gas diminuisce l'inquinamento (almeno rispetto a quello che procura la benzina, il diesel ecc.); dall'altro esiste una verità che, se anche ieri poteva apparire oggettiva (è stato meglio usare la benzina che il carbone), oggi, di fronte alla nuova verità, appare soggettiva, cioè arbitraria.

Essa infatti è la verità delle multinazionali petrolifere che non vogliono perdere i loro profitti.

Ma allora davvero la regola della maggioranza non vale nello stabilire il criterio della verità oggettiva? Dobbiamo forse lasciar decidere a una piccola minoranza cos'è bene e cos'è male per tutti i cittadini?

E' vero che quando si afferma la relatività di ogni verità, si finisce col negare un preciso valore alla democrazia?

O vogliamo forse credere che se una verità vale l'altra, è meglio lasciar decidere al destino? E' forse questo un atteggiamento scientifico?

A questo punto vien da chiedersi se l'umanità, in virtù della scienza, abbia veramente fatto dei passi in avanti.

Siamo del tutto d'accordo che il progresso tecnico-scientifico di per sé non è indice di “civiltà”, ma, se per questo, nemmeno lo è l'assenza di tale progresso.

Per dimostrare tale coincidenza occorre verificare i risultati delle scoperte scientifiche e delle applicazioni tecnologiche. Il terminus ad quem dovrebbe essere sempre la soddisfazione dei bisogni umani, materiali e spirituali (di “tutti” gli esseri umani).

Se dopo questi ultimi 500 anni di storia ci siamo accorti che il gioco non vale la candela (ad es. perché, in ultima istanza, gli svantaggi superano i benefici, o perché non tutti gli esseri umani vengono “soddisfatti” allo stesso modo), possiamo anche decidere di fermarci (e persino di tornare indietro).

Ma per poterlo fare, dobbiamo forse aspettare di pagare tutti le conseguenze delle nostre illusioni con una apocalittica guerra mondiale o con un cataclisma di tipo atmosferico, oppure dobbiamo continuare a servirci delle conquiste della scienza e della tecnica per dimostrare che esiste un altro modo di vivere il nostro rapporto con la natura?

da homolaicus



Che confusione...

Non capisco cosa abbia a che fare tutto questo con la distinzione tra realtà oggettiva e realtà soggettiva.
Secondo me, nulla.
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Re: Re:

Scritto da: (Upuaut) 14/12/2005 18.49


Che confusione...

Non capisco cosa abbia a che fare tutto questo con la distinzione tra realtà oggettiva e realtà soggettiva.
Secondo me, nulla.


....

[Modificato da Augustus Matteus Imperato 24/04/2006 23.31]

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