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Commodo e l'Impero

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2004 14:50
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A Marco Aurelio successe lo stravagante figlio, Lucio Aurelio Commodo.
Egli aveva compiuto da pochi mesi diciannove anni, essendo nato il 21 agosto del 160. Se nelle fattezze somigliava al padre, Commodo era completamente diverso da Marco Aurelio nell' indole: fin da fanciullo aveva dato prova dei suoi istinti malvagi ordinando -che si gettasse nel forno un servo reo di avere riscaldato troppo l'acqua del suo bagno; di studi non aveva voluto saperne e si era dato con passione agli esercizi fisici: al salto, alla danza, ai giuochi e ai piaceri.

C'era anche lui a Vindobona quando morì Marco Aurelio; e assunto all'impero, pronunciò al campo alla presenza delle truppe l'elogio del padre, poi fece noto il suo proposito di tornare a Roma. Invano i suoi generali insistettero affinchè la guerra, così bene iniziata, fosse condotta a termine: egli fu inesorabile e aderì sollecitamente alle proposte di pace che gli erano state fatte dai Marcomanni, dai Quadi e dai Buri.

Non a lui certamente si dovette se la pace fu conclusa a condizioni vantaggiose per i Romani, ma alla stanchezza del nemico che aveva subito dure sconfìtte ed all'abilità dei suoi generali, cui il padre, morendo, lo aveva raccomandato. Erano fra questi i due Quintili, fratelli notissimi più per il loro valore e la concordia che regnava tra loro che per le grandi ricchezze; Salvio Giuliano, Claudio Pompejano, che aveva sposata Annia Lucilia, vedova di Lucio Vero, e il prefetto del pretorio Tarrutenio Paterno.
Nonostante l'opera di costoro i nemici si impegnarono a restituire i disertori e i prigionieri; mentre i Marcomanni e i Quadi si impegnarono a fornire truppe ausiliarie all' impero e a riunirsi soltanto una volta l'anno e sotto la sorveglianza d'un centurione romano in un punto designato dalle autorità imperiali; i Buri accettarono di non risiedere o pascolare a meno di cinque miglia dal confine dacico.

Conclusa la pace, Commodo fece ritorno a Roma dove entrò trionfalmente. Con lui rinacquero le orge di sciagurata memoria neroniana o domiziana; e il potere cadde nelle mani di favoriti ingordi, fra cui sono degni di menzione il cubiculario Saotero e Figidio Perenne che alla morte di Marco Aurelio era stato dato come collega a Tarrutenio Paterno nella prefettura del pretorio.
Il rifiorire dei favoriti, i quali avevano l'interesse di accentrare nelle loro mani l'amministrazione dello stato e di abbassare l'autorità dell'ordine senatorio e dell'equestre, ruppe la concordia che gli Antonini avevano stabilita tra il principe e il Senato e portò come conseguenza una lotta tra i due ordini; inasprita del rifiorire degli avventurieri che si erano istallati alla corte; dunque una lotta che doveva naturalmente produrre congiure e persecuzioni.

La prima congiura di cui si abbia notizia sotto l'impero di Commodo fu capitanata da una sorella stessa del principe, Annia Lucilia. Fra i congiurati erano il marito Claudio Pompejano, Unmidio Quadrato, che aveva in moglie un'altra figlia di Marco Aurelio di nome Annia Faustina, e il senatore Quinziano, genero ed amante di Lucilia.
L'incarico di sopprimere l'imperatore era stato dato a Quinziano che ne godeva l'intimità; ma il colpo fallì: prima di colpire, Quinziano mostrò l'arma al principe esclamando «te la manda il Senato ». Commodo schivò il colpo e, gridando aiuto ai suoi guardiani, riuscì a fare arrestare il senatore (183).

L'attentato ebbe un seguito di processi e di condanne: Lucilia venne relegata a Capri dove fu trucidata; Quinziano fu messo a morte; la medesima sorte toccò ad Unmidio Quadrato; Tarrutenio Paterno, a quanto pare, non aveva preso parte alla congiura, ma era detestato da Perenne che avrebbe voluto da solo avere il comando del pretorio.
In quel tempo venne proditoriamente assalito ed ucciso anche Saotero. Si sparse la voce che autore del delitto fosse Paterno e Commodo, senza dubbio aizzato da Perenne, lo esonerò dal comando dei pretoriani nominandolo senatore. Pochi giorni dopo però, accusato di aver cospirato contro il principe, venne arrestato e messo a morte. La stessa sorte subì Giuliano, comandante delle legioni della Germania.
Né si fermarono qui le persecuzioni e le condanne: i due fratelli Quintini furono uccisi per ordine dell'imperatore e i loro beni, tra cui una magnifica villa nella campagna romana, vennero confiscati. Si ignorano i motivi di questa condanna. A morte fu condannato anche Sesto, figlio di Candiano Massimo, ma non si sa se la condanna abbia avuto esecuzione o se il condannato sia poi riuscito a scampare con la fuga.

Morto Paterno, il comando delle coorti pretorie rimase a Figidio Perenne che diventò così il vero padrone dell' impero. Si dice che egli avesse in animo di sbalzare dal trono Commodo e di dare l'impero al proprio figlio; che aveva perfino fatto coniare monete con la sua effigie.
Non sappiamo però quanto ci sia di vero in queste voci. È certo invece che Perenne si rese inviso al Senato e suscitò un vivissimo malcontento nelle legioni dell' Eritannia sostituendo i comandanti che appartenevano all'ordine senatorio altri dell'ordine equestre. Una deputazione di mille e cinquecento soldati dell'esercito della Britannia venne, tumultuando minacciosamente, in Italia. Commodo andò loro incontro nelle vicinanze di Roma alla testa di un forte gruppo di pretoriani e, ascoltate le lagnanze dei soldati, consegnò loro Perenne, che dalla turba inferocita venne messo a morte insieme con la moglie e due figli (185).
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11/10/2004 11:58
 
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cmq Marco Aurelio che a parer mio non fu un imperatore eccezionale come molti credono, commise un grave errore a non continuare il periodo della successione per adozione inaugurato da Nerva, a maggior ragione visto che suo figlio aveva questa pericolosa megalomania


12/10/2004 10:15
 
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perdonami ma sembra che il figlio lo abbia assassinato prima
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Re:

Scritto da: imperatoreluca 11/10/2004 11.58
cmq Marco Aurelio che a parer mio non fu un imperatore eccezionale come molti credono, commise un grave errore a non continuare il periodo della successione per adozione inaugurato da Nerva, a maggior ragione visto che suo figlio aveva questa pericolosa megalomania




comunque lascio' ottimi scritti di filosofia e fu un profondo conoscitore di tale materia cosa rara visto i suoi successori e alcuni predecessori
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Re:

Scritto da: TAKER 1982 12/10/2004 10.15
perdonami ma sembra che il figlio lo abbia assassinato prima




si questo lo fa vedere nel Gladiatore hh3

12/10/2004 13:29
 
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Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 12/10/2004 12.51



si questo lo fa vedere nel Gladiatore hh3



esul mio libro di storia delle medie
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Re: Re: Re:

Scritto da: TAKER 1982 12/10/2004 13.29

esul mio libro di storia delle medie



Marco Aurelio dopo essersi ammalato morì pacificamente durante il sonno il 17 marzo 180 dopo aver chiamato suo figlio Lucio Aurelio Commodo per designarlo suo erede all'impero

[Modificato da imperatoreluca 12/10/2004 14.12]

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Re: Re: Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 12/10/2004 14.10


Marco Aurelio dopo essersi ammalato morì pacificamente durante il sonno il 17 marzo 180 dopo aver chiamato suo figlio Lucio Aurelio Commodo per designarlo suo erede all'impero

[Modificato da imperatoreluca 12/10/2004 14.12]




x:s[SM=x278630]8 precisamente questo
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Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 12/10/2004 12.51



si questo lo fa vedere nel Gladiatore hh3




x:[SM=x278637] cc5 hh3 ii6 x:s[SM=x278630]1
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Re:

Scritto da: imperatoreluca 11/10/2004 11.58
cmq Marco Aurelio che a parer mio non fu un imperatore eccezionale come molti credono, commise un grave errore a non continuare il periodo della successione per adozione inaugurato da Nerva, a maggior ragione visto che suo figlio aveva questa pericolosa megalomania




Senza considerare che fu lui ad iniziare a far entrare nelle legioni i barbari rendendo l'esercito piu debole.
_____________________________________________________________________________________________________

Baroni, date a pegno
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piuttosto che cessar di guerreggiare l'un l'altro.

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Re: Re:

Scritto da: Pretoriano- 07/12/2004 10.24


Senza considerare che fu lui ad iniziare a far entrare nelle legioni i barbari rendendo l'esercito piu debole.



forse però non è da attribuire tutta a Marco Aurelio l'inizio dell'infiltrazione barbarica nell'esercito

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Ma io non ho detto che è colpa sua ma solo che ha dato inizio al processo di infiltrazione barbarica nell'esercito.
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Re: Re:

Scritto da: Pretoriano- 07/12/2004 10.24


Senza considerare che fu lui ad iniziare a far entrare nelle legioni i barbari rendendo l'esercito piu debole.



Fu' un processo inevitabile,visto che estesero la cittadinanza romana a tutte le provincie italiche e di conseguenza non vollero (i cittadini romani)combattere nell'esercito
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Lucio Aurelio Commodo

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Re:

Scritto da: imperatoreluca 17/12/2004 13.32


Lucio Aurelio Commodo




...in vesti eraclee! come usava farsi ritrarre dai reggenti dell'antichita' per dire che disendevano da Ercole (personaggio mitologico greco)
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