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KEVIN SCHWANTZ

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2003 20:19
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C’ è un numero nella classe Motogp ex 500 che non vedremo mai più sulla carena di una moto, un numero che per anni ha rappresentato nel bene e nel male uno dei più grandi piloti della storia del motomondiale…quel numero è il 34 quel pilota è Kevin Schwantz…





Nasce a Peage (Houston) in Texas il 19 Giugno del 1964 secondo genito di una famiglia medio borghese che gestiva una concessionaria Yamaha.Fin da piccolo il biondissimo Kevin è stregato da qualsiasi cosa abbia un motore e giovanissimo debutta in gare Junior di Trial, Dirt-track e Cross cogliendo risultati confortanti e facendo intravedere da subito di avere un talento fuori dal comune.
Le corse su asfalto arriveranno più tardi quando i tanti Km percorsi di traverso gli hanno ormai regalato una padronanza assoluta del mezzo e uno stile che a lungo sarà la sintesi perfetta dello spettacolo puro.
La sua marcia di avvicinamento al mondiale comincerà dalle derivate di serie, da sempre di gran moda negli States, esordisce con una Suzuki e resterà fedele a quel marchio per tutta la sua carriera. In patria con la pesante Gsxr 1000, lontana anni luce dalle attuali moto con la stessa denominazione, si mette subito in luce come un pilota dallo straordinario talento e dalla feroce determinazione, ma anche per la sua predisposizione alle cadute. I buoni risultati nella serie A.M.A gli valgono ben presto il passaporto per l’Europa per il prestigioso Transatlantic Trophy, competizione dove i migliori piloti della Squadra americana sfidavano i talenti Britannici. Per Kevin arriva la definitiva consacrazione, in Inghilterra duella con lo sfortunato Wayne Rainey dando vita a scontri epocali dove i numeri di alta acrobazia si sprecano e le toccate con la carena della Honda di Wayne non si contano più. A guardarlo mentre lascia il pubblico inglese senza parole c’è anche il grande Barry Sheene (recentemente scomparso) talent scout per conto della Suzuki e che intravede nel texano le stimmate del fuoriclasse, ed è proprio grazie al campione australiano che la Suzuki decide di far esordire il giovane Schwantz nel mondiale nella classe regina.
Esordisce nel 1986 in una gara con un tempo inclemente e si mette subito in mostra per la sua grinta…e per le sue cadute ben due in gara.
Nel 1987 finalmente arriva al mondiale in pianta stabile, la moto è ancora la Suzuki v4 bialbero con la mitica livrea Pepsi e il numero 34 ereditato dallo zio che in gioventù aveva avuto passati agonistici, la moto non è competitiva ma Kevin ci mette molto del suo e incanta gli appassionati, il suo repertorio è fatto di staccate tiratissime, uscite di traverso solo lui riesce a staccare così tardi inclinare la moto di forza e la fa curvare aprendo il gas con favolose derapate a ruota posteriore fumante….una vera manna per tutti gli appassionati che cominciano a seguire le sue gesta.
Il 1988 è la stagione della definitiva consacrazione,la prima gara è a Suzuka e uno Schwantz in stato di grazia piega il coriaceo Wayne Gardner campione del mondo in carica, il resto della stagione sarà un susseguirsi di grandi emozioni, cadute spesso molto violente e un solo altro acuto al Nurburgring sul bagnato.
Nel 1989 Schwantz è ormai entrato nel cuore di tutti gli appassionati il suo casco Arai va a ruba e fioriscono come funghi le moto con la livrea Pepsi e il numero 34 bene in vista,in quell’anno Kevin vince molte gare primo di nuovo a Suzuka e in altre 5 prove, ma continua a cadere per colpa del suo stile sempre al limite dell’aderenza e in campionato finisce solo quarto.
Nel 1990 la Suzuki abbandona la Pepsi per il nuovo sponsor Lucky Strike i nuovi capitali sembrerebbero dovere regalare alla Suzuki un po’ di competitività in più invece la RGV continua ad essere la cenerentola delle 500 e solo il grande talento del suo pilota di punta gli permettono di vincere delle gare.Saranno 5 in tutto ottenute tutte con grandi sforzi contro Rainey, Gardner e un Doohan che iniziava a farsi largo tra i grandi.
Nel 1991 cambiano le regole, il peso delle moto per limitare i costi, viene innalzato da 115 a 130 kg in teoria le nuove regole dovrebbero avvantaggiare la Suzuki, da sempre cronicamente troppo pesante, ma il passaggio alle Dunlop è più critico del previsto e per l’ennesima volta Kevin è costretto a combattere con un’arma meno efficace delle Honda di Doohan e della Yamaha di Rainey. I problemi della moto non impediranno a Schwantz di scrivere una delle pagine più memorabili della storia del motociclismo moderno ovvero la staccata ai danni di Rainey all’entrata del Motodrom in Germania probabilmente la più incredibile staccata che sia mai stata fatta al mondo…. come la lunghissima impennata di Schwantz fatta dopo il traguardo per festeggiare la vittoria.
Il 1992 è l’anno in cui Schwantz raccoglie meno vittorie, la Honda rivela al mondo il suo motore “Big Bang” molto piu’ trattabile di quello tradizionale e Doohan macina vittorie come uno schiacciasassi fino al terribile episodio di Assen in cui rischio di perdere una gamba.Per Kevin l’unico acuto è quello del Mugello(…ancora ricordo come fosse ieri l’estasi di vederlo a pugno alzato davanti a me…) la sola vittoria di una stagione ricca di delusioni e di cadute.

[Modificato da offalcon 14/11/2003 13.34]

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...seguito...
E finalmente arriva il 1993 la Suzuki fornisce a Kevin un mezzo competitivo e anche per lui arriva la concreta occasione di portare a casa il titolo.Lo Schwantz del ’93 è un pilota diverso dal solito, ora grazie ad una moto all’altezza delle altre, non è più costretto a guidare sempre sopra le righe e così diminuiscono le cadute e oltre alle vittorie singole ottenute, 4 in tutto si registrano una serie impressionante di presenze sul podio.La stagione è ricca di colpi di scena, il primo a Donington in Inghilterra, nella sua pista preferita, Doohan si dimentica di frenare alla staccata del porte Dunlop e travolge tutto l’incolpevole Team Suzuki Barros e Schwantz cadono pesantemente a terra e il texano si frattura per l’ennesima volta la mano, ma tiene nascosto a tutti il danno per non dare un vantaggio psicologico a Rainey che ormai lo ha quasi raggiunto in classifica.La frattura fa male, Kevin stringe i denti ma nelle gare successive non riesce a contenere un determinatissimo Rainey….ma un altro colpo di scena è in agguato a Misano Rainey è davanti a duellare col compagno di team Cadalora Kevin è dietro, alla Misano 2 Wayne perde il controllo della sua moto e finisce a terra, ma quella che sembrava una caduta come tante si trasforma in dramma, al pilota americano viene riscontrata la frattura della sesta vertebra cervicale, Rainey non camminerà mai più. Schwantz così conquista il suo primo titolo, ma l’amarezza per la tragedia umana che ha colpito il compagno di tante sfide lascia il segno su di lui. Kevin non è stato solo un idolo delle folle, un pilota spettacolare capace di fare con un moto cose mai riuscite a nessun altro è stato anche un campione di umanità, un esempio da seguire per l’ironia e la trasparenza con cui ha sempre affrontato la vita e le corse.
Il 1994 è l’unico anno in cui Kevin correrà senza il numero 34 sulla carena sacrificato in favore del numero uno.Durante l’inverno una brutta caduta in mountain bike gli procura l’ennesima frattura al polso, e a causa soprattutto di un fisico piagato da anni di infortuni il texano vivrà una stagione di grandi sofferenze con una sola vittoria in Inghilterra.Ormai è evidente che la fine della sua carriera è vicina, forse le ferite dell’anima , le conseguenze psicologiche di quello che era accaduto a Rainey, fanno più male in lui del polso ormai diventato troppo fragile per le continue fratture subite.
Il 1995 è l’anno della resa, fin da subito si vede che Kevin non è più in grado di guidare come sa, il suo compagno di squadra Beattie gli sta costantemente davanti e così a Suzuka decide di prendersi una pausa per riflettere….poche settimane dopo al Mugello tra le lacrime darà un addio commosso alle corse.Poche parole, le mani al volto per nascondere la sofferenza vera di un uomo che in quell’attimo è sceso dall’ olimpo e ha rimesso i piedi sulla terra, resosi conto che ormai i segni delle battaglie di una vita di gare erano diventati insostenibili anche per uno come lui che non si è mai fermato di fronte a nulla.Ha vinto poco Schwantz nella sua carriera colpa spesso di un mezzo nettamente inferiore alla concorrenza, ma il texano non ha mai tradito la casa con cui ha esordito le è rimasto fedele negli anni, senza mai lamentarsi dei risultati ottenuti, senza dichiarare al mondo che con una moto diversa sarebbe stato imbattibile..mi piace pensare che anche se non lo ha mai detto sarebbe stato davvero così.Dobbiamo ringraziarlo per tutto quello che ci ha dato per lo spettacolo che sempre e comunque è stato una componente fondamentale del suo modo di essere e per la sua generosità nel voler regalare agli appassionati sempre tanti emozioni.
Dopo il ritiro la carriera del pilota americano è continuata nelle auto nella formula Nascar dove è riuscito anche a vincere qualche gara, ma il suo grande amore sono sempre state le due ruote ed infatti continua ad essere l’ uomo immagine Suzuki di maggior impatto con il pubblico e a collaborare attivamente nella progettazione delle nuove moto giapponesi.In America Kevin ha fondato anche una scuola in cui insegna ai propri allievi i segreti della pista acquisiti in tanti anni di corse in tutto il mondo.
Il vuoto che ha lasciato in tutti quelli che gli hanno voluto bene è ancora lontano dall’essere riempito, con lui si chiude un epoca che probabilmente non tornerà più visto che ormai gli sponsor hanno privato il nostro sport dello spirito che lo alimentava negli anni in cui Kevin e con lui tanti altri campioni ci hanno fato battere forte il cuore….

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