AMARANTO E' LA NOSTRA BANDIERA
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LIVORNO NOSTRA

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2005 08:05
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08/03/2005 13:39
 
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Vorrei approfittare di questo spazio per ricordare un artista Livornese vissuto nella prima meta' del 900: Gastone Razzaguta pittore e scrittore tra i fondatori del "Gruppo Labronico".
In un suo libro "Livorno nostra" si trova una splendida ricostruzione "storica" della nascita di Livorno, ed anche la VERA ricetta del Cacciucco...

L E - F A T I C H E - D I - E R C O L E - L A B R O N E

“ La palude “


Nel principio era una landa deserta

coperta di paludi piene di miasmi

pestiferi e di febbri, sulla quale

volavano nugoli di zanzare.




“ Il Libeccio “


Il Signore prese un vento del-

l’Africa e lo agitò fortemente su

quelle paludi per purificarne

l’aria. E chiamò quel vento

dalla sua origine: “ Libiecio “.




“ Ercole Labrone “


Il Signore fece operare in quella

terra che si purificava, un uomo forte

che aveva nome Ercole soprannominato

“ Labrone “, di labbro grosso.




“ Clava e zappa “


Il Signore diede a Ercole Labrone

una clava perché si difendesse.

E una zappa perché scavasse canali

che prosciugassero quelle paludi.




“ I canali “


Il Signore si compiacque delle fatiche

di Ercole Labrone per cento anni.

E in quel tempo Ercole scavò canali

che dal mare tornavano al mare,

comunicando fra loro. E la terra

si rassodava. E cominciava a dar frutti.




“ Gli aiuti “


Il Signore accolse la preghiera

di Ercole Labrone che era solo e stanco

del gran travagliare. E li mandò

aiuti. Il primo giorno arrivò un omino

detto “ Cicala “. Il secondo giorno arrivò

un omicciòlo detto “ Gallinella “. Il terzo

giorno arrivò un omiciàttolo detto “ Gattuccio “.

Il quarto giorno arrivò un omaccio

detto “ Polpo “. Il quinto giorno arrivò

un omaccino detto “ Grongo “. Il sesto

giorno arrivò un omaccione detto

“ Scorpano “. E tutti confessarono in

differenti favelle che erano rapati

perché scappati dalla galera. Ma

il Signore li aveva mandati.

Il settimo giorno Ercole Labrone pregò

il Signore di non mandargli più

gli aiuti. E che facesse guardar

meglio le galere del mondo.




“ Il tempio “


Il Signore esaudì Ercole Labrone.

E questi colla clava obbligò i sei

d’aiutarlo come il Signore voleva.

E così lavorarono insieme. Poi stanco

il vecchio Ercole Labrone morì d’anni

centotrentuno. E fu da’ sei seppellito.

E innalzarono un tempio in onore di lui.



“ Labrone “



Il Signore in ricordo di Ercole Labrone

impose a quel luogo il nome di “ Labrone “.




“ Il Castello “



Il Signore fece che i sei si amassero.

E li ordinò di costruire, accanto

alla tomba di Ercole Labrone, un

Castello. E lo fecero quadrato con

torri merlate a’ lati e una porta

nel mezzo, lambita dal mare.




I L - V I L L A G G I O- D I -L A B R O N E




“ I Labronici “


Il Signore diede a quelle co-

struzioni il nome di “ Villaggio

di Labrone “. E ’ sei li chiamò

“ labronici “. E così originò il

primo gruppo labronico. Il “ gattuccio “

disse che in Oriente aveva sentito parlare

d’un tempio con sulla porta scritta

a lettere d’oro: “ Conosci te stesso “.

Allora i Labronici pensarono di scrivere

sopra la porta del loro Castello:

“ di Labron son nato “. E ce lo

scrissero con lettere di bronzo.




“ Il Cacciucco “


Il Signore apprezzò l’orgoglio

de’Labronici. E l’ispirò di combi-

nare un “ piatto “ che li ricordasse nel tempo.

E preso un tegamo ci messero dell’olio

di oliva e della salvia e dell’aglio

tritato e del sale. E fecero soffriggere

e rosolare bene. E poi allungarono

con acqua e pomodoro a pezzi. E drogarono

con pepe e molto zenzero. E fecero ritirare

quell’intingolo. E poi presi i polpi e gat-

tucci e gronghi, li tagliarono, e ci aggiun-

sero scorpani e gallinelle e cicale intere.

E tutto buttarono nell’abbondante salsa

tirata. E fecero foco lento perché cuo-

cesse e saporisse bene. E poi affetta-

rono molto pane e l’arrostirono

e lo strusciarono coll’aglio. E

lo messero in un catino. E ci

versarono sopra quella broda col pesce.



E dopo una preghiera al Signore mangiarono quella zuppa che trovarono sana e forte com’erano loro. Allora dissero: “ come dall’insieme di questi rozzi pesci è sortito un buon piatto, così da noi verrà la bella cosa voluta dal Cielo. Perché sulla terra del nostro Villaggio cogli anni crescerà una gran “ pianta “. Sia questo il nostro “ Piatto della ricordanza “. E lo mangino i nostri figli e' figli de’nostri figli. E così fino alla consumazione de’ secoli. E ' Labronici si strinsero la destra giurando fedeltà. E chiamarono quella vivanda piccante “ Cacciucco “.




I L - C A S T E L L O - D I - L I V O R N O



“ I Livornesi “


Il Signore si compiacque di

quelle cose de’ Labronici. E

li mandò delle donne perché

crescessero e moltiplicassero

lestamente. E il Villaggio non

li contenne più. Allora lo

ingrandirono con altre fabbri-

che e lo chiamarono: “ Castello

di Livorno “. E loro si chiamarono

d’allora: “ Livornesi “.“. Intanto la

terra era rassodata e dava frutti.

E le acque incanalate davano buona

pésca e comodi passaggi.



Il Signore soddisfatto di quelle cose de’ Livornesi li guardò con occhio benevolo.



BALDI E FIERI!!!
ALE'LIVORNO!

[Modificato da simo71 08/03/2005 13.40]

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08/03/2005 19:38
 
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Scritto da: simo71 “ Gli aiuti “


Il Signore accolse la preghiera

di Ercole Labrone che era solo e stanco

del gran travagliare. E li mandò

aiuti. Il primo giorno arrivò un omino

detto “ Cicala “. Il secondo giorno arrivò

un omicciòlo detto “ Gallinella “. Il terzo

giorno arrivò un omiciàttolo detto “ Gattuccio “.

Il quarto giorno arrivò un omaccio

detto “ Polpo “. Il quinto giorno arrivò

un omaccino detto “ Grongo “. Il sesto

giorno arrivò un omaccione detto

“ Scorpano “. E tutti confessarono in

differenti favelle che erano rapati

perché scappati dalla galera. Ma

il Signore li aveva mandati.

Il settimo giorno Ercole Labrone pregò

il Signore di non mandargli più

gli aiuti. E che facesse guardar

meglio le galere del mondo.

[Modificato da simo71 08/03/2005 13.40]




Che bellezza!!! [SM=x254260]
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29/03/2005 08:05
 
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Ce l'ho anch'io...
Il libro è "Livorno Nostra" ed è davvero carino!
Per una conoscenza più approfondita,
ti consiglio "Livorno Marinara" del Guarnieri.
E' un libro degli anni sessanta.E' una vera miniera d'informazioni.In commercio non credo si trovi più,
ma ce n'è una copia alla Biblioteca Labronica, ai Bottini dell'Olio. Se ti capita dagli un'occhiata,merita davvero![SM=x254275]

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