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Prove su Strada: Moto, Scooter e Auto

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2005 16:44
14/03/2005 13:17
 
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Kawasaki ZX-6R



Kawasaki e' la quarta fra le marche giapponesi nella classifica delle vendite italiane, anche perche' e' la sola a non produrre scooter. In compenso e' quella che negli ultimi anni ha saputo crescere maggiormente grazie al fatto di avere proposto modelli calibrati sui gusti dei nostri motociclisti. E con la completamente rinnovata ZX-6R, ora ha le carte in regola per fare scintille nell'importante categoria delle 600 supersportive. Lanciata appena due anni fa, la ZX ha subito ben maggiori rifacimenti rispetto le rivali Honda CBR e Yamaha R6 che hanno vissuto la stessa gestazione. Evidentemente ad Akashi non hanno voluto accontentarsi delle briciole e cosi' hanno progettato un nuovo motore, modificato seriamente il telaio d'alluminio, raffinato la ciclistica e rimodellato la linea introducendo lo scarico sotto la sella che fa tanto moda. E il prezzo e' rimasto fermo a quasi 10.000 euro.



Sulla nuova ZX-6R si siede meno caricati in avanti di prima, con un assetto meno rialzato del retrotreno. La sella e' a 81 cm da terra e ospita bene anche i piloti alti perche' lascia spazio per arretrare. Le sospensioni pare abbiano effettivamente una taratura meno rigida, mentre le vibrazioni sono molto limitate e avvertibili soltanto oltre i 10.000 giri. Non si può dire di essere riparati come su una sport touring, ma il cupolino offre un discreto schermo all'aria, almeno fino a 160 all'ora. Non e' molto visibile la scala del contagiri, che come sul precedente modello è costituita da una file di segmenti a cristalli liquidi a mo' di corona attorno al tachimetro. Perfetta e' invece la disposizione dei comandi, con una frizione morbidissima e un freno anteriore dall'azione pronta, davvero pistaiola. Scarsa considerazione, come e' ovvio, per il passeggero; ma questa e' ormai condizione comune alle supersportive di ogni cilindrata.



L'estetica si rifa' molto alla ZX-10R arrivata l'anno scorso; e' dominata dal particolare frontale con la grossa presa dinamica del sistema di alimentazione piazzata al centro dei due fari alogeni (il condotto dell'aria attraversa il telaio come sulla Honda SP-2 per alimentare il voluminoso air-box) e spicca la novita' del silenziatore di scarico alloggiato nella coda che snellisce decisamente i fianchi della moto. Ricorda molto la Honda CBR 600, ma in Kawasaki sono stati piu' bravi nel contenere il peso dell'impianto, tanto che la moto pesa soltanto 180 kg in ordine di marcia. Telaio e forcellone sono verniciati di nero, così come la pancia della carenatura, mentre il resto delle sovrastrutture puo' essere nel classico verde Kawasaki, argento, oppure blu. In optional si puo' avere il codino coprisella posteriore e a rimarcare l'aggressività della moto ci pensa il bell'avantreno che non ha nulla da invidiare alla classe 1000: forcella rovesciata, pinze radiali a quattro pastiglie e dischi con profilo a margherita



A superare la concorrenza in fatto di prestazioni una bella mano la da' il trucco della maggiore cilindrata, nel senso che la ZX-6R e' una 636 cc (esiste la versione RR da 599 cc per potere correre nelle gare Supersport), ma a parte questo vantaggio il quattro cilindri e' un concentrato di raffinatezza. Rispetto la versione precedente ha le 16 valvole maggiorate, il sistema di iniezione con doppio iniettore e doppia valvola a farfalla per ogni condotto (la seconda valvola e' a gestione elettronica), e' arrivata la valvola parzializzatrice nello scarico catalizzato (migliora la coppia e contribuisce a ridurre il rumore) e c'è la frizione antisaltellamento che permette di scalare le sei marce in rapida sucessione. La potenza e' dichiarata in 130 cv allo stratosferico regime di 14.000 giri e non manca il radiatore curvato di derivazione racing. Molta cura c'e' poi nella parte ciclistica: telaio a costruzione mista d'alluminio (lamiera piegata e fusioni), forcellone asimmettrico e rinforzato, sospensioni ultraregolabili e pompa radiale per il doppio disco anteriore da 300 mm.



I cambiamenti con la precedente 636 sono molto evidenti nella guida. A partire dalla posizione di guida un po' meno sacrificata per assaporare uno sterzo meno granitico e piu' rapido, anche se non così svelto come quello della Yamaha R6. Ma il bello dell'avantreno Kawasaki e' la superiore precisione quando si comincia a spingere con il ritmo e si aumenta la velocità d'ingresso in traiettoria, perche' la tenuta di strada e' massima e si instaura subito una bella intesa con la gomma anteriore ribassata /65 che, sebbene poco diffusa, offre in effetti il migliore compromesso fra maneggevolezza e appoggio in piega. Lode ai freni e alla stabilita' del retrotreno in staccata che, in pista, accorciano per davvero i metri di frenata. E ottime prestazioni per il motore, non soltanto in fatto di velocità massima (oltre 265 km/h effettivi sono il record di classe) ma per la regolarita' di funzionamento. E' vero che stiamo parlando di un seicento che tira bene passati gli ottomila giri, pero' restano i vantaggi di un'erogazione piuttosto regolare anche agli alti regimi e un'iniezione che non strappa quando serve giocare d'acceleratore in curva.




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23/03/2005 18:00
 
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Modamoto 2004: dossier caschi
Andare in moto è bello, ma bisogna sempre ricordare di portare il casco!



Stabilito che il carbonio/kewlar fa la parte del leone nei caschi d’alta gamma e che le resine termoplastiche stanno lentamente lasciando il passo ai nuoi materiali, il mondo dei caschi si presenta anche nel 2004 in continua evoluzione. La sfida tecnologica si gioca sulla ricerca aerodinamica, sulla leggerezza del prodotto, e su ventilazioni interne sempre più efficaci. Qualche spunto interessante viene dai produttori italiani, una novità assoluta - il casco con specchietto retrovisore - viene della francese Reevu, mentre sono sempre sulla breccia i colossi giapponesi. Ecco le novità per il 2004 marca per marca.

http://motori.virgilio.it/moto/magazine/motomania/3693.html?page=2









"Non esistono problemi, soltanto soluzioni. Pensa alla soluzione, non al problema".

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[Modificato da Rhal 23/03/2005 18.01]

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Anteprima: Buell XB12 Ulysses
La Buell cambia anima: rimane stradale, ma guarda gli altri dall'alto. La XB12X Ulysses si lascia traviare dalla moda che imperversa in Europa per le SuperMotard e promette tanto divertimento, ma anche tanti, tanti chilometri in comfort e compagnia.


ANTI MULTISTRADA? Mister Buell ne ha combinata un’altra delle sue. C’era bisogno di variare un po’ l’offerta del marchio a stelle e strisce e lo si è fatto. Ma non con una naked e nemmeno con una supersportiva tutta carenata pronta a fare l’occhiolino alla pista. Niente di tutto ciò, anzi, per la prima volta Buell non stupisce con qualcosa di ricercato nello stile e nella tecnica, ma cavalca l’onda del momento proponendoci la sua visione di Motard urbana, buona per tutto, pieghe e chilometri: ecco, la nuova XB12X Ulysses è tutto questo.

DIVERSA MA UGUALE Sì, la XB12X si tira le gambe (sempre Showa, ma con escursione di 165 mm davanti e 162 mm dietro) in stile Naomi Campbell, si fa più alta di sella (841 mm), guadagna ben 50 mm di interasse (1370 mm), ma non perde quel suo voler essere comunque fuori dagli schemi, ereditando molto dalle cugine “nude”. Il look è inconfondibile, in puro stile Buell, con il serbatoio (finto) piccolo, appoggiato sul telaio a doppia trave con funzione di serbatoio carburante e i due occhi spalancati a puntare l’asfalto, questa volta sovrastati da un vero e proprio cupolino con funzione protettiva.

LA PRIMA COMODA Sì, perché la nuova Buell Ulysses non punta solo a limare pedane e a piegare fino all’ultimo millimetro di gomma disponibile: la Ulysses nasce anche per i viaggi. Ecco che si spiega il perché della coda così allungata che, se da una parte rende la nuova Buell meno cattiva ed armonica delle cuginette, dall’altra regala tanta di quella sella da viaggiarci comodi in due. Concetto, questo del viaggio e della comodità, che per Buell rappresenta una sorta di rivoluzione che potrebbe non piacere agli aficionados del marchio “duro e cattivo” (ma anche tanto fighetta) ma che, invece, potrebbe risultare la carta vincente per avvicinare tanti al marchio americano.

3 IN 1 La versatilità da turista della Ulysses si esprime anche con l'arrivo del sistema Triple Tail, quella specie di tavolozza appoggiata sulla sella in grado di assumere tre posizioni e tre funzioni differenti: portapacchi quando appoggiato sulla sella, schienale per il passeggero una volta alzato o portapacchi una volta aperto completamente.



UN PO’ TROPPO EUROPEA Proprio come la forte somiglianza della moto con alcune moto europee, dalle quali sembra proprio aver preso forte ispirazione: infatti, se la si guarda con su il kit viaggio non si può fare a meno di ricordare la tedesca BMW GS. E come la viaggiatrice tedesca, anche la Ulysses dispone di aggeggi tipici da tourer: due prese di alimentazione ausiliarie da 10 amp/12 volt (una sul cruscotto, l’altra sotto la sella) e di un ampio vano portaoggetti sotto la sella. Come da foto, per la XB 12X saranno disponibili delle borse laterali e un bauletto, nonché un sistema GPS opzionale.

SOLO 1200 Senza ammennicoli, però, recupera molto del suo essere Buell, soprattutto se la si osserva con la dovuta attenzione. È così che ritroviamo il freno a disco anteriore di tipo perimetrale, il forcellone corto con funzione anche di serbatoio dell’olio motore e lo scarico messo dove ce lo aspetteremmo da una Buell, sotto il pompone americano milledue da 100cv.



PIACERÀ? Insomma, senza inventarsi nulla di nuovo, la Buell riesce a stupire anche questa volta, perché nessuno di noi si sarebbe mai aspettato dal marchio americano proprio una moto in stile Multistrada che, a dirla tutta, in Italia (e non solo) non ha riscosso un grande successo. Piacerà? Non piacerà? Staremo a vedere. Di certo se farà parlare tanto di sé, sarà un buon inizio.



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