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Elisa, perla dei nostri giorni

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2004 18:47
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22/10/2004 18:47

Elisa, perla dei nostri giorni
Con il nuovo album l'artista di Monfalcone spera di conquistare anche il mercato internazionale

Cosa si può dire di Elisa, se non che il suo destino fosse già scritto nel grande mondo dell’arte, che tutti accoglie, ma pochi consacra alla fama. La Nostra che ancora qualcuno si ostina a chiamare bambina, è divenuta una realtà importante della musica italiana e già da molto tempo ha imparato a camminare da sola ottenendo grandi riconoscimenti. L’abbiamo raggiunta telefonicamente, ecco che cosa ci ha raccontato.


Come è nato "Pearl Days" il tuo nuovo lavoro?
Questo album è una seconda parte di "Lotus", anche se profondamente diverso come sonorità. Suoni rock e ballate, danno forma alle tracce che sono come dieci piccoli film, su persone e situazioni che mi hanno colpito.

"Life goes on" come molti altri pezzi parla di situazioni a te vicine e reali. Occorre una buona dose di rock per descrivere alcune sensazioni?
Sì, è possibile. Anche se i testi sono stati una buona base di partenza. Sapevo che il rock era un buonissimo veicolo per esprimermi. Prima di sviluppare "Lotus" ho raccolto molto materiale, utile per fare due dischi. Uno è uscito acustico e intimo e con l’altro invece ho esplorato una corrente nuova.

Che cosa è stato più difficile accettare del modo di lavorare di Glen Ballard?
Ma... lui mi ha dato moltissimo spazio. Quando ho imparato a conoscerlo e a fidarmi di lui, ho capito che poteva aiutarmi.

Ci sono delle idee che potresti cantare ma non dire?
Quasi tutto, per quello che canto.

C’è un disco che ti ha cambiato la vita?
Sicuramente i primi due album di Ben Harper ("Welcome to the cruel world" e "Fight for your mind", ndr) e "Jagged litle Pill" (Alanis Morissette, ndr).

Una canzone che avresti voluto scrivere?
Nessuna. Non penso mai a queste cose, sono appassionata di dischi, ma mi fermo al loro ascolto.

Un autore da rivalutare?
Samuele Bersani. Trovo che "Giudizi universali" sia una canzone straordinaria (il brano, contenuto nel terzo album, di Bersani si è aggiudicato nel 1998 il premio Lunezia, come miglior testo letterario, ndr).

Bjork ha detto che la voce è collegata all'anima. E la tecnica non deve intervenire come artificio.
Giusto. Il problema è che alcuni ci mettono qualche mese per capirlo, mentre altri anni.

A quali tipi di riconoscimenti aspiri?
Fare qualcosa che io sento e che percepiscano anche gli altri.


dal portale di libero


[Modificato da diufy64 22/10/2004 18.48]

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