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E il laboratorio Campania& ora allarma il Cavaliere

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2005 22:50
25/01/2005 22:50
 
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Si punta su Marzano. Bocchino (An) e il centrista Zecchino le alternative se il ministro rifiuterà

Doveva essere il laboratorio della Cdl, la Campania, ma adesso sembra tutto più difficile. Adesso che non c’è più il candidato governatore a sorpresa, quel D’Amato che, si sussurra in Forza Italia, fu caldeggiato da autorevoli sponsor: «È disponibile». Disponibile è stato, Antonio D’Amato, ma troppo poco, appena l’espace d’un diner , lo spazio di una cena con Berlusconi. Un po’ di amarezza si coglie, dunque, in questo lunedì di deludenti post suppletive. Delusione, ecco, perché al premier la candidatura D’Amato piaceva. I sondaggi sostenevano l’ipotesi e poi c’era il progetto "laboratorio". Quello contava più di tutto. Un progetto che «nasce da lontano», come amano dire i politici quando vogliono far vedere di averci pensato. Sono mesi che nella Cdl, e in particolare in Forza Italia, Berlusconi e i suoi ragionavano sulla Campania come test per aprire il centrodestra a nuovi alleati. Quale regione meglio della Campania, terra di centristi e di democristiani perenni, quale regione meglio della Campania per far capire agli italiani che non devono avere altro centro all’infuori di Silvio? Il ragionamento che per mesi Berlusconi ha portato avanti con Bondi, con Cicchitto, con il coordinatore Antonio Martusciello era, a suo modo, cartesiano: «In Campania c’è un Bassolino che non è più imbattibile. Noi non abbiamo un presidente uscente da difendere. Proviamo a fare della Campania un laboratorio della Cdl allargata?». Ci hanno provato.
I primi annusamenti, si capisce, sono stati avviati in direzione Mastella. Col leader dell’Udeur i pour parler erano già in stato avanzato, al punto da immaginare una Cdl che avrebbe sostenuto la lista Mastella e non il contrario. Gli ammiccamenti mastelliani, però, non si sono tradotti in un "sì": Berlusconi, che dei democristiani non si fida mai fino in fondo, ha incassato la prima semidelusione. Però l’idea di fare della Campania la regione-laboratorio di una Cdl allargata continuava a essere il perno dei suoi ragionamenti. Perciò, quando un autorevole emissario si è presentato assicurando che l’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato, non era, per così dire, indisponibile, beh, a Berlusconi s’è aperto il cuore. Ecco l’occasione per allargare almeno un po’ la Cdl. Venerdì sera la cena finale, dopo giorni di conversazioni telefoniche. Berlusconi-D’Amato vis-à-vis ed è lì che, pare, si è consumato l’equivoco. L’entourage del Cavaliere s’era convinto che l’ex presidente della Confindustria arrivasse a palazzo Grazioli avendo già valutato i pro e i contro, insomma avendo parlato con i familiari e discusso gli scenari aziendali alla luce di una nuova carriera da intraprendere. «Perché è certo che, anche in caso di sconfitta alle Regionali, D’Amato una carriera politica l’avrebbe avuta» ragionano ora i berlusconiani. Per l’ex presidente di Confindustria, invece, la cena era una tappa, un passaggio verso la formazione di un convincimento definitivo. Il quale, com’è noto, è stato alla fine negativo.
E ora? «Ora si ricomincia» dice un Fabrizio Cicchitto che s’è rimesso all’opera. Si potrebbe ricominciare da Italo Bocchino, l’erede di Pinuccio Tatarella. È giovane, radicato a Napoli e nella regione anche per via della giovane moglie, figlia dell’armatore Buontempo. «Potrebbe portare aria nuova, voti nuovi, non solo quelli di An e i nostri», fanno buon viso dentro Forza Italia. Ma il gioco, ormai, s’è fatto cattivo e la speranza di una vittoria a sorpresa, in Campania, sembra definitivamente tramontata. Ci sarebbe anche il ministro Marzano, certo, potrebbe essere chiamato a rendere testimonianza, così come prima di lui ha fatto, con impegno, Antonio Martusciello, a suo tempo schierato contro Rosa Russo Jervolino. Ma nell’entourage del ministro fanno sapere che, al momento, «non sono neppure voci, è una bufala». E poi, è già duro sostenere il ruolo alle Attività produttive, figuriamoci affrontare una campagna elettorale, avendo appena avuto un malore a Teheran. Se Marzano si autoesclude, un professore di antica militanza Dc, Ortensio Zecchino, potrebbe essere tentato dalla lotta. Il "laboratorio Campania", con lui, tornerebbe in campo, ma questa volta sarebbe un laboratorio ad alta densità politichese. E democristiana. «Non andrà così. La partita se la giocheranno due di An - suggerisce un forzista - O Bocchino, o Alessandra Mussolini. Ma per lei bisognerebbe prima convincere Gianfranco Fini».
Maria Latella

Corriere della Sera
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