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Il Mistero delle Cattedrali

Ultimo Aggiornamento: 11/09/2006 18:12
15/12/2005 19:08
 
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Spigolando qua e là...
Ho ormai terminato anche la seconda rilettura della nuova edizione de 'Il Mistero delle Cattedrali' e ne apprezzo l'ottimo lavoro di traduzione: ho sempre pensato che una traduzione di un libro di alchimia 'funziona' meglio - cioè dà di più - se viene fatta da chi conosce il linguaggio, la terminologia e - soprattutto - il 'senso' dell'Alchimia.
A riprova ed a titolo di piccolo esempio, riporto qui un passo 'classico' del primo libro di Fulcanelli:


MdC Ed. 1972 - p. 95 - ""Il nono motivo ci permette di approfondire ancora di più il segreto della fabbricazione del Solvente universale. Una donna, nel tondo, indica, - allegoricamente, - i materiali necessari alla costruzione del vaso ermetico; essa tiene alta una tavoletta di legno, che assomiglia un poco ad una doga di botte, la cui essenza ci è rivelata dal rametto di quercia scolpito sullo scudo. Ritroviamo qui la sorgente misteriosa, scolpita sul contrafforte del portico, ma il gesto del nostro personaggio tradisce la spiritualità di questa sostanza, di questo fuoco della natura senza il quale niente può vegetare nè crescere quaggiù (tav. XIV). E' questo spirito, diffuso sulla superficie del globo, che dev'essere captata dall'artista ingegnoso, man mano che procede nella materializzazione. Aggiungeremo ancora che c'è bisogno d'un corpo particolare che funge da ricettacolo, di una terra attraente nel quale possa trovare il principio suscettibile di riceverlo e di "corporificarlo". "La radice dei nostri corpi è nell'aria, dicono i Saggi, ed il loro capo è nella terra." Quest'ultimo è quella calamita chiusa nel ventre di Ariete, che dev'essere colta nell'attimo della sua nascita, con accortezza ed abilità.
"L'acqua di noi ci serviamo, scrive l'autore anonimo della Clef du Cabinet Hermetique, è un'acqua che racchiude in sè tutte le virtù del cielo e della terra; per questo essa è il Solvente generale di ogni Natura; essa apre le porte del nostro gabinetto ermetico e regale; in essa sono chiusi il nostro Re e la nostra Regina, e quindi, essa è il loro bagno...E' la fontana del Trevisano, nella quale il Re si spoglia del proprio mantello di porpora per vestirsi d'un abito nero...E' vero che è difficile procurarsi quest'acqua; per questo il Cosmopolita dice, nel suo Enigma, ch'essa era rara nell'isola...Quest'ultimo autore ce la segnala più particolarmente con queste parole: non assomiglia all'acqua delle nubi, ma ne possiede l'apparenza. In un altro passo ce la descrive con i nomi di acciaio e calamita, perchè si tratta d'una vera e propria calamita che attira verso di sè tutte le influenze del cielo, del sole, della luna e degli astri, per comunicarle alla terra. Egli dice che questo acciaio si trova in Ariete, che segna l'inizio della Primavera, quando il sole entra nella costellazione dell'Ariete...
"Flamel ce la descrive, con una certa precisione, nelle Figure di Abraham l'Ebreo; egli ci illustra una vecchia quercia cava, da cui sgorga una sorgente; con quest'acqua un giardiniere innaffia le piante ed i fiori di un'aiuola. La vecchia quercia, che è è cava, indica la botte, fatta col legno di quercia, in essa bisogna far imputridire l'acqua destinata ad innaffiare le piante, quest'acqua è assai migliore dell'acqua fresca...Ora è questo il momento per scoprire uno dei grandi segreti di quest'Arte, che i Filosofi hanno tenuto nascosto, senza questo vaso non potrete raggiungere la putrefazione e la purificazione dei nostri elementi, proprio come non si potrebbe fare il vino se non lo si sia lasciato fermentare nel tino. Poichè la botte è di legno di quercia, anche il vaso deve essere in legno di vecchia quercia, arrotondato all'interno come una semisfera, e dai bordi, molto spessi, formanti un quadrato; in mancanza di questo basta un barile, coperto con un altro barile. Quasi tutti i Filosofi hanno parlato di questo vaso assolutamente necessario per quest'operazione. Filalete lo descrive per mezzo della favola del Serpente Pitone che Cadmo trafisse, da parte a parte, contro una quercia. C'è una figura nel libro delle Douze Clefs che rappresenta quest'operazione ed il vaso nel quale essa viene fatta, da cui esce un gran fumo che indica la fermentazione e l'ebollizione di quest'acqua; questo fumo va verso una finestra da cui si vede il cielo, con su dipinto il sole e la luna, che indicano l'origine di quest'acqua e le virtù ch'essa contiene. E' il nostro aceto mercuriale che discende dal cielo sulla terra e dalla terra sale al cielo."
Abbiamo riportato questo testo perchè può essere utile, a condizione di saperlo leggere con prudenza e di capirlo con saggezza. Qui è il caso di ripetere ancora la massima cara agli Adepti: lo spirito vivifica, ma la lettera uccide.""




MdC Ed. 2005- p. 150 - ""Il nono soggetto ci permette di penetrare più a fondo il segreto della fabbricazione del Dissolvente universale. Una donna indica - allegoricamente - i materiali necessari alla costruzione del vaso ermetico; tiene alta una tavoletta di legno che assomiglia ad una doga di botte, la cui essenza ci è rivelata dal ramo di quercia che adorna lo scudo. Ritroviamo qui la sorgente misteriosa, scolpita sul contrafforte del portico, ma il gesto del nostro personaggio tradisce la spiritualità di questa sostanza, di questo fuoco di natura senza cui quaggiù non può crescere nè vegetare nulla (tav. XIV). Questo è lo spirito diffuso sulla superficie del globo, che l'artista sottile e ingegnoso deve captare durante la sua materializzazione. Aggiungeremo ancora che occorre un corpo particolare che serve da ricettacolo, una terra attrattiva dove possa trovare un principio suscettibile di riceverlo e di "corporificarlo". "La radice dei nostri corpi è nell'aria, dicono i Saggi, ed le loro cime stanno in terra". E' il magnete racchiuso nel ventre di Ariete che va colto al momento della nascita, con destrezza ed abilità.
"L'acqua di cui ci serviamo, scrive l'autore anonimo della Clef du Cabinet Hermetique, è un'acqua che racchiude tutte le virtù del cielo e della terra; per questo è il Dissolvente generale di tutta la Natura; apre le porte del nostro gabinetto ermetico e regale; in lei sono racchiusi il nostro Re e la nostra Regina, e perciò è il loro bagno...E' la fontana del Trevisano, dove il Re si spoglia del mantello di porpora per indossare un abito nero...E' vero che quest'acqua è difficile ad aversi, perciò il Cosmopolita dice nel suo Enigma che era rara nell'isola...Quest'autore la rappresenta in particolare con queste parole: non assomiglia all'acqua di nube, ma ne ha tutta l'apparenza. In un altro passo ce la descrive col nome di acciaio e magnete, perchè è davvero un magnete che attira a sè tutte le influenze del cielo, del sole, della luna e degli astri, per comunicarle alla terra. Dice che questo acciaio si trova in Aries, che segna l'inizio della Primavera, quando il sole entra nel segno dell'Ariete...
Flamel ce ne dà un'immagine abbastanza esatta nel libro delle Figure di Abraham Giudeo. Descrive una vecchia quercia cava [*], da cui sgorga una fontana; con la stessa acqua un giardiniere innaffia le piante e i fiori di un'aiuola. La vecchia quercia, che è è cava, indica la botte fatta di legno di quercia in cui si deve corrompere l'acqua che conserva per innaffiare le piante, e che è migliore dell'acqua cruda...Ora è il momento di rivelare un grande segreto dell'Arte, che i Filosofi hanno celato. Senza questo vaso non potrete fare questa putrefazione e purificazione dei nostri elementi, proprio come non si può fare il vino se prima non è fermentato nella botte. Come la botte è fatta di legno di quercia, così il vaso dovrà essere di vecchio legno di quercia, arrotondato all'interno come un mezzo globo, dai bordi molto spessi e squadrati. In mancanza di questo, serve un barile o qualcosa di simile per coprirlo. Quasi tutti i Filosofi hanno parlato di questo vaso, assolutamente necessario per quest'operazione. Filalete lo descrive con la favola del Serpente Pitone che Cadmo infisse, trafiggendolo, contro una quercia. Nelle Dodici Chiavi una figura rappresenta questa operazione e il vaso in cui viene fatta, da cui esce un gran fumata che indica la fermentazione e l'ebollizione di quest'acqua. Il fumo va verso una finestra da cui si vede il cielo dove sono disegnati il sole e la luna, che indicano l'origine di quest'acqua e le virtù che essa contiene. E' il nostro aceto mercuriale che scende dal cielo in terra e sale dalla terra al cielo."
Abbiamo riportato questo testo perchè può essere utile, a condizione tuttavia di saperlo leggere con prudenza e comprenderlo con saggezza. Qui è opportuno ripetere ancora la massima cara agli Adepti: lo spirito vivifica, ma la lettera uccide.""



[*] Innanzitutto notiamo una curiosità lessicale: In greco esisteva una parola specifica per dire "vecchia quercia cava": saronìs. Risuona cabalisticamente con sàron, "spazzatura" e anche "scopa". E' possibile che sia per questo che le streghe sono rappresentate mentre volano su una granata? Certo l'immagine è seducente. Tralasciando ora questi giochi ermetici, mi sembra che si possa utilmente aggiungere che l'Ariete in realtà non è tanto la vecchia quercia, quanto uno dei materiali indinspensabili per ottenerla. Come si vede - lo avevo già anticipato - qui si confondono nel termine "acciaio" sia il dissolvente che il fuoco segreto, dato che sono compagni inseparabili. Un passo di Nicolas Valois descrive molto bene nello scaturire dell'acqua divina la sua unione con l'agente che la libera: "Perchè quest'Acqua rinchiusa si rallegra con il suo Compagno che viene a liberarla dalle sue catene, si mescola con lui (e) rigettando ciò che è loro contrario, che è la preparazione, sono convertiti in Acqua mercuriale e permanente" (La Clef du Secret des Secrets, Parigi, 1975). Jaldaki, nel suo commento al Libro delle Sette Statue di Apollonio di Tiana (trad. Corbin, in Alchimie comme Art hieratique, Parigi, 1986) descrive così la nascita del dissolvente: "Quando il Filosofo la colpisce con la Chiave sublime che è il bastone di Aronne, la roccia risplende come risplende l'aurora, e ne sgorga un'acqua che è un'acqua più bianca del latte, più dolce del miele". Infine, per quanto riguarda l'"ingresso del sole in Ariete", è un'indicazione molto frequente. Per esempio, nella prima pagina di un manoscritto seicentesco dell'Archiginnasio bolognese, si dice: Accipe lapidem post introitum Solis in Arietem dicit Rasis, similiter dicit Rudianus philosophus Principius huius operis consistere in introitu Solis in Arietem. Non si pensi però che sia solo un dato temporale. In realtà l'oro alchemico deve penetrare concretamente nell'ariete filosofico perchè l'operazione abbia successo (NdC).


Come si vede confrontando i passi accuratamente e deliziandosi della nota 'esperta', c'è una certa differenza.
Certo il neofita troverà probabilmente ancora di che lambiccarsi il cervello, ma questo fa parte delle cose. Il cercatore più smaliziato troverà - in alcune precisioni della traduzione dell'Amico Lucarelli - magari conferme o spunti per approfondire meglio. Il nostro Curatore si è dato davvero un gran da fare per sottolineare ed indicare con tutta la chiarezza possibile e consentita che il Fil Rouge che regge l'impianto del primo libro di Fulcanelli è l'insegnamento della preparazione del Dissolvente Universale, oggetto misterioso e cardine della Queste Alchemica.
Sono certo che molti - come me - ringrazieranno ancora una volta Paolo Lucarelli per il suo sforzo esemplare e 'perfetto' nel mostrare la Via ai cercatori appassionati dell'Arte. Naturalmente, sempre "Si te fata vocant..."

Captain NEMO

[Modificato da Captain NEMO 15/12/2005 19.52]

Tria Sunt Mirabilia
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