Avete presente quando una persona lamenta un qualsiasi sintomo e questo passa somministrando una 'finta medicina'(si chiama effetto placebo)? Recentemente la scienza ha fornito una risposta scientifica a questo fenomeno(credetemi è molto diffuso e chi opera in ambito sanitario lo sa,ma anche in famiglia...dipende!).
Scoperta l'area del cervello dove nasce l'effetto-placebo
(18 luglio 2007)
Ricercatori dell'Università del Michigan hanno scoperto l'area del cervello dove nasce l'effetto-placebo, cioè l'autoconvinzione dell'efficacia di un trattamento anche se in realtà si beve soltanto un bicchiere di acqua fresca.
"La porzione del cervello - rivelano gli scienziati - è quella del nucleo accombente (Nac), che si trova in profondità ed è legata alle aspettative di ricompensa o riconoscimento". Per evidenziare il legame tra Nac ed effetto-placebo, i ricercatori hanno chiesto ad alcuni volontari di testare un nuovo antidolorifico, dicendo che alcuni avrebbero ricevuto il medicinale altri il placebo. A tutti, però, è stata iniettata una soluzione salina senza effetti sul dolore. Ai volontari è stata fatta poi un'iniezione alla mascella. Subito dopo i ricercatori hanno chiesto a tutti di riportare gli effetti attesi e reali del farmaco che credevano fosse stato iniettato loro.
Ogni passo dell'esperimento è stato eseguito tenendo d'occhio l'attività cerebrale del campione attraverso una Pet, proprio per vedere il rilascio della dopamina dalla regione del cervello sospettata di innescare l'effetto-placebo. "In questo modo - commentano - è stato possibile osservare che la dopamina, un neurotrasmettitore del piacere, veniva rilasciata in grandi quantità dal Nac per il solo fatto che si credeva di aver ingerito un antidolorifico".
Secondo gli studiosi statunitensi si potrebbe in futuro modulare l'effetto-placebo e sfruttarlo al fine di affiancarlo alle terapie tradizionali.
www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=72011
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Altra news interessante (agosto 2007)
L'Elaborazione e la percezione corporea del cervello umano
Sanihelp.it -
The Journal of Neuroscience, la prestigiosa rivista della Società Americana di Neuroscienze, ha dedicato il commento della settimana a una ricerca coordinata
da due italiani: il professor Salvatore Maria Aglioti e il dottor Cosimo Urgesi. Lo studio è stato condotto presso l'IRCCS Eugenio Medea, l'IRCCS Fondazione Santa Lucia e il Dipartimento di Psicologia dell'Università La Sapienza di Roma; vi hanno collaborato il Professor Patrick Haggard e la dottoressa Beatriz Calvo-Merino dell'Università di Londra.
I ricercatori hanno scoperto due diverse
strategie con cui il
nostro cervello elabora l'immagine corporea. Probabilmente al fine di semplificare la realtà, il cervello umano la categorizza sia a livello neurale che psicologico e la percezione di classi di oggetti differenti (e.g. edifici, utensili, facce, corpi) attiva regioni cerebrali almeno parzialmente separate.
Mentre stimoli con particolare salienza biologica e sociale - come ad esempio il volto umano - vengono preferenzialmente elaborati secondo una strategia di analisi globale, altri oggetti - ad esempio edifici - vengono analizzati sulla base dei dettagli, vale a dire in maniera locale.
Lo studio suggerisce che l'elaborazione dei dettagli del corpo si basa su processi puramente visivi mentre l'elaborazione del corpo come un tutto coinvolge processi sensorimotori che implicano l'incorporazione del corpo altrui. Questo risultato è suscettibile di sviluppi applicativi in soggetti che, a causa di problemi neuropsichiatrici (autismo, disturbi psichiatrici) mostrano deficit nella capacità di sintonizzarsi ed empatizzare con altri individui.
di Alessandro Andreazza
ultima revisione: 26-07-2007
www.sanihelp.it/news/scheda/6146.html
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Tecnologia che IMITA le capacità del CERVELLO UMANO? Interessante, ma con riserva.Leggere qui.
lazza.wordpress.com/2007/08/04/la-tecnologia-che-imita-le-capacita-del-cervello-umano-sempre-piu-interessante-ma-con-...
Marisa