Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significa essere amato
Arthur Schnopenhauer (1788-1860)

La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell'amicizia con una creatura umana.
- Konrad Lorenz -


 
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Miracolo Frank, New Jersey vola

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2004 11:58
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Iper Veterano
18/02/2004 11:58

Miracolo Frank, New Jersey vola
Dopo l'esonero di Scott, sostituito dal suo assistente, i Nets hanno vinto dieci partite di fila. Il cambio di allenatore ha portato fiducia nel gruppo.


Mica facile. Mica facile parlare di un esonero, seduti davanti a un computer a migliaia di chilometri di distanza. Le squadre bisogna viverle, conoscerle dall'interno e poi vederle giocare con continuità per farsi un'idea concreta, per capire qualcosa di ciò che è accaduto non solo sul campo, ma dentro al gruppo, fra atleti e staff tecnico, fra l'allenatore e il management. Nessuno conosce la propria squadra meglio del suo allenatore, su questo non c'è dubbio. Solo lui sa come è stata costruita, come lavora ogni giorno in palestra, il livello di intensità e la qualità degli allenamenti, solo lui ha il polso delle relazioni interpersonali, dei rapporti di forza non solo tecnica. Solo lui conosce le dinamiche del gruppo che guida.

Dire cosa è successo a New Jersey è impossibile, ma si può tentare di avanzare qualche ipotesi, alcune generiche, altre meno. Molto spesso un esonero a metà stagione ha origini molto lontane, in sede di formazione del roster: le scelte di mercato operate dal management sono decisive, come decisiva è la condivisione degli obiettivi da raggiungere. Partire con profonde divergenze nella valutazione del livello della squadra non può che creare delle aspettative che poi sono difficili da gestire senza far crescere la tensione quando le cose non vanno bene. Per quel che si sa anche in questo caso i problemi sono cominciati d'estate non tanto nell'allestimento della squadra, quanto nella dipartita di Eddie Jordan per Washington, a detta di tutti la vera "mente tecnica" dello staff dei Nets. Tutti sapevano che l'organizzazione offensiva, il famoso "Princeton offense", erano farina del suo sacco e che Byron Scott, col suo passato glorioso di ex-campione Nba, aveva un ruolo più di confidente-gestore del gruppo più che di allenatore tradizionalmente inteso. Non a caso per sostituirlo è stato promosso Lawrence Frank (nella foto Ap), il vero stratega del nuovo staff che, come prime mosse, ha chiamato al suo fianco quel Brian Hill che già è stato capo-allenatore a Orlando e Vancouver, in un ruolo diciamo di "assistente-anziano", e ha dichiarato che non pensa di cambiare molto del sistema di gioco, ma di puntare più sulla qualità dell'esecuzione e sulla cura dei particolari.

Prendere la squadra in corsa è altrettanto difficile perché nessuno ha la bacchetta magica e può cambiare una situazione se nasce da incompatibilità tecniche fisiologiche. Una squadra costruita male rimane una squadra fatta male. Ma forse nelle difficoltà partire da dentro, far parte già del gruppo, anche se con un ruolo completamente diverso e con responsabilità e competenze differenti, è un piccolo vantaggio. Frank conosce la squadra, sa quali sono i problemi, li ha toccati con mano, chissà quante volte li avrà analizzati con gli altri membri dello staff, con lo stesso Scott. Talvolta però conoscere i problemi non è sufficiente per risolverli e la chiave non è in cosa si propone al gruppo, ma chi lo propone. E Frank, a giudicare dai risultati (dieci vittorie di fila), è stato finora ascoltato con maggiore disponibilità dal gruppo. La squadra ha reagito, questo è sicuro. Considerato il poco tempo a disposizione per allenarsi (si sa che nell'Nba si gioca mille volte la settimana e si viaggia tutto il resto del tempo) è evidente che il cambio ha portato fiducia nel gruppo, alzato la soglia dell'attenzione alle cose tecniche, forse rasserenato anche tutto l'ambiente. Le 10 vittorie 10 sono lì a testimoniare che l'inversione di tendenza non è solo frutto di un buon momento del calendario, ma di un nuovo atteggiamento, più positivo da parte di tutti. Ma è anche il segnale che la squadra era comunque in buone condizioni atletiche e che le idee tecniche erano quelle giuste, ma applicate forse senza la giusta convinzione.

Ora viene il bello, per Frank. Pressione poca, un gruppo ricaricato d'entusiasmo, la parte più affascinante della stagione davanti. Per Scott tanta amarezza, restare a casa fa sempre male perché ci si sente privati della possibilità di finire un lavoro, di dimostrare che si sa gestire le difficoltà e venirne fuori con le proprie forze, ma anche l'occasione per staccare la spina, ricaricare le batterie con nuovo entusiasmo e meditare sui propri errori per non ripeterli se e quando si troverà nuovamente ad affrontare una situazione del genere. Tra un mese gli passerà il disgusto legittimo e tornerà a innamorarsi di questo lavoro.

* vice allenatore della Nazionale e allenatore della Bipop Reggio Emilia.

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