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Emily Elizabeth Dichinson - La Poetessa triste

Ultimo Aggiornamento: 03/07/2004 10:13
11/06/2004 10:55
 
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La Capa de Noartri
La lirica composta dall'autrice a ventinovenne, quando si era già allontanata dal mondo, esprime la voglia di fuggire dal carcere della vita e il desiderio sconfinato di libertà. Ma è una libertà ricercata solo attraverso l'immaginazione, dato che la poetessa non riuscì mai a rompere le sbarre della prigione che si era costruita con le proprie mani per paura di crescere e di affrontare la vita.


Alla parola "fuga"
Mi si accelera il sangue,
Un'improvvisa attesa
Quasi in volo di tende!¹

Se apprendo d'ampie carceri
Infrante dai soldati, ²

Mi aggrappo alle mie sbarre ³
Come un fanciullo - sempre
Per ricadere vinta!

Note:

Schema metrico: versi liberi

1: Alla…tende: al solo pensiero della fuga, il sangue scorre più rapido e l'ansia di libertà e l'attesa le procurano una grande tensione emotiva, quasi fosse sul punto di spiccare il volo. L'immagine del volo è un'evidente metafora della libertà.

2: Se apprendo… soldati: ogni volta che vengo a sapere di prigioni abbattute da soldati; altra metafora per indicare il pensiero della fuga come libertà: la Dickinson scelse volontariamente di vivere isolata nella casa paterna, come a voler difendersi dal mondo.

3: Mi aggrappo…sbarre: l'aggettivo mie testimonia la consapevolezza di aver costruito con le proprie mani il carcere in cui si dibatte il suo desiderio di libertà.

4: sempre…vinta: il verso esprime una grande tristezza per la lucida coscienza dell'incapacità di vivere la libertà, che la portò a trascorrere tutta la sua vita nella casa paterna senza avere la forza di rompere le sbarre della sua prigione, per paura di crescere ed affrontare la vita. Perciò non soltanto le sue deboli forze di fanciullo le

impediscono di spezzare le sbarre, ma anche l'angoscia di vivere.

:eh:



So esattamente dove si trova il tuo corpo,
quello che sto cercando è una qualche indicazione del tuo cervello.





03/07/2004 10:13
 
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