Benvenuta nel giardino delle emozioni Agnese
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Memoria
Natalia Ginzburg
Gli uomini vanno e vengono per le strade della città.
Comprano cibi e giornali, muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso, Ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto.
Ma era l'ultima volta. Era il viso consueto, Solo un poco più stanco.
E il vestito era quello di sempre.
E le scarpe eran quelle di sempre. E le mani eran quelle Che spezzavano il pane e versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo che passa sollevi il lenzuolo A guardare il suo viso per l'ultima volta.
Se cammini per strada nessuno ti è accanto.
Se hai paura nessuno ti prende la mano.
E non è tua la strada, non è tua la città.
Non è tua la città illuminata. La città illuminata è degli altri, Degli uomini che vanno e vengono, comprando cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco alla quieta finestra E guardare in silenzio il giardino nel buio.
Allora quando piangevi c'era la sua voce serena.
Allora quando ridevi c'era il suo riso sommesso.
Ma il cancello che a sera s'apriva resterà chiuso per sempre; E deserta è la tua giovinezza, spento il fuoco, vuota la casa.
8 novembre
Natalia Ginzburg dedicò questa poesia alla memoria di suo marito Leone Ginzburg, morto nelle carceri di Roma il 5 febbraio 1944, ucciso dalla ferocia della Gestapo.
(
www.ilmanifesto.it/25aprile/07_25Aprile/9507rs24.01.htm )
[Modificato da Cobite 22/04/2006 23.24]
- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-