Economia, politica, storia: quando i registi "non sì vedono"
Che cosa c'è sotto?
La Storia è troppo complessa per essere spiegata dagli intrighi. Ma a volte c'è davvero qualcuno che trama nell'ombra.
Cospiratori che
pilotano gli
eventi: così
immaginiamo
i complottisti.
Qual è il filo che unisce la loggia massonica P2, la strage di Piazza Fontana e Al Qaeda? La pretesa di cambiare, nell'ombra, il destino d'interi Paesi. Ma a fronte di alcuni complotti veri, sono molto più numerosi quelli immaginari o difficili da provare. Come il Festival di Sanremo: nel '90, '95. '96, '97 e 2003 Striscia la notìzia ne ha previsto i vincitori, che però erano cantanti già popolari o presentavano una canzone d'impatto. Insomma, da qui a ipotizzare una vittoria a tavolino (di cui gli esclusi sono certi) ce ne passa.
«Le persone tendono ad associarsi per perseguire interessi comuni. Ma un vero complotto planetario non potrebbe avere successo» avverte lo storico Franco Cardini. «Sarebbe troppo complicato». Tuttavia, questo non esclude che le cospirazioni abbiano avuto un peso nella storia. L'ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger ha ammesso che dietro tutte le principali dittature del Sud America c'era la Cia. Nessuno dubita che in Italia sia esistita la loggia massonica P2, coinvolta in trame losche. E che ci sia stato almeno un tentativo di golpe.
Voglia di crederci
Gli intrighi, però, affascinano: lo testimonia il successo di romanzi "complottisti" come Angeli e Demoni di Dan Brown, che descrive le gesta degli Illuminati, potentissima società segreta. Sono davvero esistiti, ma furono loro a diffondere la notizia - falsa - di manovrare i governi europei. Il complotto, insomma, si alimenta da sé.
L'idea del complotto piace perché offre facili spiegazioni a eventi difficili da capire. Ma può arrivare a far dubitare di tutto: anche che l'uomo sia realmente arrivato sulla Luna...
L'11 settembre, lo sbarco sulla luna, il campionato dì calcio:
Pensiamo così di fronte agli eventi difficili da capire. Ma le congiure planetarie sono impossibili. O no?
C'è sempre sotto qualcosa
L'11 settembre del 2001 il Pentagono non fu colpito da un aereo dirottato da terroristi islamici, ma da un missile Cruise americano: il governo Usa, sostiene Thierry Meyssan nel libro L'Effroyable Imposture (II tremendo inganno), aveva bisogno di ricompattare il Paese in crisi economica. Le prove? Sarebbero alcune foto pubblicate sul sito francese www.asile.org che mostrano danni limitati al primo piano del Pentagono, mentre un Boeing 757 avrebbe dovuto causare effetti più devastanti. Peccato che, spiega il quotidiano Le Monde, non siano state pubblicate altre foto, che mostrano la vera entità dei danni al Pentagono. Senza contare i numerosi testimoni dell'impatto...
E che dire degli ebrei, avvisati - secondo una tv libanese - con telefonate anonime di non andare a lavorare nelle Torri Gemelle l'11 settembre? Ipotesi inquietante: cozza però con il fatto che quel giorno morirono anche 130 ebrei. Milioni di americani, peraltro, dubitano persino dello sbarco dell'uomo sulla Luna. Lo ha rilevato l'istituto di ricerche di mercato Gallup. Le "prove"? Le foto dell'allunaggio, con le ombre che andrebbero in direzione sbagliata rispetto alla luce solare, e le stelle invisibili, nonostante l'assenza di atmosfera. La Nasa, pur di battere l'agenzia spaziale russa, avrebbe speso 25 miliardi di dollari per organizzare un set cinematografico con tanto di effetti speciali nel deserto del Nevada, con l'aiuto del regista Stanley Kubrick. Secondo Billl Kaysing, ex capo pubblicazioni del laboratorio Rocketdyne, fornitore dei motori per gli Apollo, e autore del libro "verità" We never went to thè Moon (Non siamo mai andati sulla Luna), sarebbe finto non solo il primo allunaggio ma anche i successivi.
Papa e scudetto
Ma gli intrighi, veri o presunti, ci sarebbero stati anche in Vaticano. Secondo il giornalista Usa David Yallop (autore del libro In nome di Dio), la prematura morte di papa Albino Luciani, al secolo Giovanni Paolo I, dopo 33 giorni di pontificato sarebbe dovuta ad avvelenamento: qualcuno voleva impedirgli di indagare sulla gestione delle finanze vaticane. Eppure a 66 anni l'infarto è tra le principali cause di morte.
Dal sacro al profano: secondo molti tifosi, il Campionato di calcio sarebbe deciso a tavolino da alcuni club. Ma allora quale motivo avrebbero certe società di dopare i giocatori? O di "comprare" singole partite, com'è emerso da alcuni recenti scandali?
Tesi simili saranno pure assurde, ma come mai tanta gente è portata a credere nei complotti? Perché dev'esserci sempre qualcuno che manovra dietro le quinte? Spiega lo storico Franco Cardini, dell'Università di Firenze: «Non è una tendenza solo dei nostri tempi. Durante la peste del 1348 si dette la colpa agli ebrei, che avrebbero contaminato i pozzi d'acqua». Si cercarono origini occulte anche in eventi successivi: «La Rivoluzione francese fu dipinta come un complotto massonico» continua Cardini. «La gente ha sempre pensato ai complotti per semplificare le cause di avvenimenti complessi e improvvisi, difficili da capire e dominare. L'ha sempre fatto per una difesa psicologica».
II Grande Vecchio
L'emblema di tutti i capi occulti è il Re del Mondo, dall'omonimo libro dell'esoterista francese Rene Guenon, pubblicato nel 1924. Guenon, studiando racconti simili tramandati in Paesi diversi, ipotizzò l'esistenza di un centro di comando che determina i destini del mondo, situato in una città sotterranea, Agartha. in India o in Afghanistan. Ad Agartha vivrebbero, felici, milioni di persone pacifiche, dedite alla scienza e alla saggezza. Governate dal Re del Mondo, con il mandato divino per realizzare il progresso attraverso una rete di iniziati presenti, in incognito, nei diversi popoli.
Ma esistono davvero grandi reti occulte che decidono in segreto le sorti di noi tutti? «Non ci sono complotti planetari. ma piccoli sì» risponde Cardini. «Ci sono reti di relazioni interconnesse, sistemi economici e politici in cui le persone si ritrovano per comunanza di interessi; questi sistemi però hanno vita propria, non sono i singoli a deciderne più di tanto il corso». Anche per lo scrittore cattolico Vittorio Messori non esistono Signori Oscuri, anche se i massoni hanno determinato le scelte di alcuni Stati. «La Terza repubblica francese, durata 70 anni dal 1870, fu il braccio della massonerìa, con una valanga di leggi anticlericali» afferma. «In Italia, erano massoni Cavour e Garibaldi. E anche Francesco Crispi: i suoi governi di fine '800 furono condizionati da un'ala anticattolica presente ancora oggi in Italia». Secondo Messori, negli Usa c'è ora una convergenza fra massoni, gruppi estremisti ebraici e gli evangelicos, cristiani fondamentalisti. «In Sud America, con l'appoggio delle ambasciate Usa e della Cia, da anni si svolge dietro le quinte una lotta per togliere spazio alla Chiesa cattolica, che ultimamente ha perso il 40% dei fedeli».
Le "cupole" degli affari
Anche molte decisioni dell'economia non avvengono alla luce del sole. «In Italia abbiamo avuto il caso di Mediobanca» dice Andrea Di Stefano, direttore di Valori, il mensile di Banca Etica. «Ne era a capo Enrico Cuccia, il "monaco" della finanza laica che la dietrologia spiritualista indicava come membro di un ristretto gruppo di devoti a un'eretica medievale. Guglielmina la Boema. Cuccia e altri, si recavano in visita alla tomba di Guglielmina nell'Abbazia di Chiaravalle». Esoterismo a parte, per decenni gli affari più importanti della finanza italiana dovevano avere la benedizione di Cuccia. Per motivi di competenza e di fiducia: «Era il garante delle grandi famiglie del capitalismo italiano, esperto nel costruire scatole cinesi. Ovviamente in modo riservato». Dopo la scomparsa di Cuccia (nel 2000, a 92 anni) decidono i grandi gruppi finanziari come Uni-credit, Capitalia, Banca Intesa.
Sul piano internazionale il gioco lo fanno, a porte chiuse, le élite che si ritrovano nei "think tank", i cosiddetti serbatoi di idee. «Decidono le scelte di macroeconomia come la liberalizzazione dei servizi e dell'energia o i tagli al welfare (sanità, scuola)» spiega Di Stefano. Alcuni esempi? La Commissione Trilaterale, fondata dal capitalista Usa David Rockefeller nel 1973 per orientare la politica di Usa, Europa e Giappone. O i circoli di imprenditori e intellettuali come il Bilderberg (fondato nel 1954 in Olanda) e l'Aspen Institute (Usa,1950). «Le decisioni sono prese da pochi e poi rilanciate nei vari Paesi, non come proposte, ma come il "verbo"» aggiunge Di Stefano. «Gli Stati deboli le subiscono. Quelli normali hanno più difese, ma sono sempre più queste élite, non i politici eletti democraticamente, a governare».
Franco Capone
Dal Dopoguerra a oggi, una scia di stragi decise a tavolino
Quando le trame sono vere!
C'è una ragione per cui sospettiamo sempre complotti, soprattutto quando c'è di mezzo la politica: la storia recente d'Italia ne è piena.
Chi avvelenò quel caffè? Michele Sindona, prima a capo di un impero finanziario, poi bancarottiere. Morì per un caffè al cianuro, servitegli in carcere. Da un film su Roberto Calvi: il banchiere fu "suicidato".
In Italia, c'è almeno una generazione che non crede alle versioni ufficiali. Tende a non fidarsi delle autorità e crede all'esistenza di manovre occulte. Questi italiani hanno oggi 50-60 anni e quel 12 dicembre del 1969. adolescenti o già ventenni, appresero che una bomba era scoppiata a Milano, nella Banca dell'Agricoltura in piazza Fontana, provocando 17 morti e 84 feriti. Seppero anche, dai giornali, che la bomba l'aveva messa un anarchico, ma gestì così efferati non facevano parte né delle lotte di quei giorni né della tradizione anarchica. Divennero così i "figli del sospetto". Avevano ragione a sospettare che lo Stato, non gli anarchici, fosse coinvolto in quel terribile crimine contro comuni cittadini?
«Oggi non si conoscono ancora i colpevoli materiali della strage di piazza Fontana, dati i numerosi depistaggi e la morte di testimoni in circostanze misteriose, ma il fatto che l'attentato sia stato organizzato da cellule fasciste con la copertura di apparati dello Stato è una verità storica» afferma Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione parlamentare sulle stragi. «Con quella strage, che doveva essere attribuita alla sinistra, gli "organizzatori" si proponevano di suscitare un'ondata emotiva nell'opinione pubblica, allo scopo di realizzare un colpo di Stato. I loro "mandanti", invece, più che al golpe pensavano a insediare un governo forte, che mettesse all'angolo il Partito comunista e le richieste sindacali dell'autunno caldo. La bomba doveva spingere il capo del governo Mariano Rumor a dichiarare lo stato di emergenza. A quel punto, nei piani della destra fascista, il principe Junio Valerio Borghese, fondatore di Avanguardia nazionale, avrebbe attuato il golpe. Secondo i calcoli dei "mandanti", invece, il capo dello Stato avrebbe affidato il governo a un uomo forte».
La reazione popolare alla strage, anche per la morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della Questura di Milano, fermò entrambi i piani.
II piano scappa di mano
Lo stato di emergenza non fu dichiarato, e il golpe Borghese fu rinviato di un anno: avvenne la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970. E fallì, perché mancarono gli appoggi internazionali promessi.
Non per questo, però, finirono le stragi. Perché i fascisti, sentendosi traditi, andarono avanti da soli: un'autobomba uccise 3 carabinieri a Peteano (Gorizia, 31 maggio 1972). Una bomba "ananas" contro Rumor provocò alla Questura di Milano 4 morti e 45 feriti (18 maggio 1973). Un'altra bomba, durante un comizio sindacale in Piazza della Loggia, a Brescia, fece 8 morti e 108 feriti (28 maggio 1974). Poi, la strage del treno Itali-cus, con 12 morti e 50 feriti (4 agosto 1974, v.foto nelle prossime pagine). Fino a quella della stazione di Bologna, 85 morti e 200 feriti (2 agosto 1980)... In Italia si moriva per oscuri attentati. Perché? La Commissione parlamentare sulle stragi, con l'aiuto di politici di allora e studiosi come Virgilio Ilari. Giuseppe De Lutiis, Aldo Giannuli e Giuseppe Padulo, con atti processuali e documenti desecretati, ha fatto una ricostruzione storica. E molte di quelle conclusioni sono contenute in un libro di Giovanni Pellegrino e Giovanni Fasanella: La guerra civile (Bur).
La paura fa disastri
La strategia della tensione ha le sue radici nel 1948, quando tutti i partiti dell'arco istituzionale erano ancora armati e la Democrazia cristiana vinse le elezioni. Palmiro Togliatti, segretario del Pci, accettò la sconfitta. Anche perché i patti di Yalta (in Ucraina) avevano definito l'area d'influenza dei sovietici e quella degli angloamericani: l'Italia era nella Nato, ma aveva il Partito comunista più forte dell'Occidente, e ciò preoccupava gli statunitensi e gli anticomunisti italiani.
Cominciò la Guerra fredda, il muso duro fra Est e Ovest. «In questa cornice» spiega Pellegrino, «furono richiamati nelle istituzioni italiane uomini compromessi con il nazifascismo, in molti casi responsabili di crimini contro la popolazione. Brigate partigiane bianche, come la Osoppo, furono riarmate nell'ombra. Si formò, insomma, un esercito anticomunista clandestino dello Stato, gli Atlantici d'Italia, struttura allestita dall'ambasciatore Edgardo Sogno con il prefetto Carmelo Marzano (al ministero dell'Interno) e il colonnello Renzo Rocca (al ministero della Difesa)». L'organizzazione confluì nel 1956 in "Gladio", struttura segreta sotto il controllo della Nato, pensata contro le possibili invasioni
comuniste. Nacque anche un'organizzazione "privata", Pace e Libertà, promossa sempre da Sogno.
La fabbrica dei neofascisti
A questa struttura era affidata la guerra non ortodossa contro i comunisti, dalla fabbricazione di finti dossier ai tentativi di golpe. Il primo fu studiato per l'estate del 1964, quando si profilava l'avvento di governi di centrosinistra dopo anni di dominio democristiano: era il Piano Solo del generale dei carabinieri Giovanni De Lorenzo, in cui figurava la lista di 700 attivisti del Pci da arrestare e deportare in una base di Gladio in Sardegna.
I documenti desecretati della Cia indicano che era coinvolto anche il Presidente della Repubblica Antonio Segni, stretto alleato degli Usa e fermo oppositore di un governo del democristiano Aldo Moro con i socialisti. «Il presidente ebbe una trombosi dopo un colloquio burrascoso con Moro e Giuseppe Saragat, che gli chiedevano conto di ordini che aveva impartito a De Lorenzo» dice Pellegrino.
Dopo anni, Sogno ha ammesso che a lui faceva capo una strategia golpista per scoraggiare la sinistra che avanzava elettoralmente. Infine il governo di centrosinistra si fece, ma i socialisti, consapevoli del piano, limitarono le richieste.
«Nello stesso tempo si delineava una strategia per realizzare un governo forte, da affidare a un "duro" come il senatore Cesare Merzagora, oppure a un "atlantico" come l'ex ministro Randolfo Pacciardi» continua Pellegrino. «La magistratura militare sospese molti processi contro i repubblichini (fascisti). E questi entrarono nei servizi segreti e nelle forze dell'ordine. Ci fu una saldatura ulteriore fra partigiani bianchi, ex repubblichini e neofascisti».
Il salto di qualità avvenne nel maggio 1965, all'Hotel Parco dei Principi a Roma. «L'Istituto di storia e di ricerca militare Pollio, emanazione dello Stato maggiore delle Forze armate, organizzò un convegno dal titolo "La Guerra Rivoluzionaria" (riferito al comunismo che si diffondeva nel mondo)» spiega Pellegrino. «In quell'occasione furono creati i "Nuclei di difesa dello Stato", gruppi di civili che inglobavano formazioni neo-fascisfe. come Ordine Nuovo, Avanguardia nazionale, Europa e Civiltà, per metterle in prospettiva sotto la protezione di Gladio, con la garanzia del segreto militare. Al convegno parteciparono uomini di vertice delle forze armate e dei servizi segreti, magistrati e industriali. Fu un'alleanza operativa, il punto di partenza di un disegno eversivo». Giulio Andreotti, interpellato dalla Commissione stragi, ha commentato così: «L'insieme, visto oggi, è inquietante»...
Resta, però, ancora un dubbio: da dove arrivò il terrorismo rosso, che pure ha fatto decine di vittime? Secondo Pellegrino, non nacque come reazione alle stragi, ma sarebbe stato l'erede di un gruppo minoritario del Pci, facente capo a Pietro Secchia, sconfitto con la svolta di Salerno nel 1944, in cui Togliatti scelse la via democratica.
Una regia all'estero?
I brigatisti rossi, insomma, sarebbero i nipoti di gruppi come la Volante Rossa. Ma ci furono anche partigiani rossi che passarono a Pace e Libertà (la struttura deviata anticomunista), come Luigi Cavallo e Roberto Dotti.
Un libro dell'ex senatore Sergio Flamigni (La Sfinge delle Br, Kaos ed.), della Commissione stragi, pone Dotti e Cavallo all'origine delle Brigate Rosse. A fare da tramite fu Corrado Simioni, compagno di Mario Moretti, brigatista giunto poi a capo del gruppo mentre Curcio e gli altri dirigenti venivano arrestati grazie a un infiltrato. Con Moretti, le Br uscirono dalla fase dimostrativa. Secondo Flamigni. rispondevano ad "azionisti" di potenze straniere. Cioè a una struttura superiore collegata sia al terrorismo nero sia a quello rosso, con il compito di orientarne alcune scelte. Per esempio, uccidere Aldo Moro, che voleva arrivare ad un governo con i comunisti.
Franco Capone
[Modificato da kilos15 18/10/2006 3.55]
[Modificato da kilos15 18/10/2006 4.02]