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Umberto Eco e Karl Popper sulle teorie del complotto(Gianni Riotta)

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2005 23:15
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02/12/2005 03:53

Il Grande Vecchio alleato di Osama
Umberto Eco riflette sulla sindrome del complotto, dall’Iliade alla strage di Londra


dal Corriere - 12 luglio 2005

«L’umanità non resiste, un complotto per ogni evento. Ha paura di non spiegarsi quel che accade: meglio accettare che sottoterra ci sia una regia occulta. L’angoscia scatena la mania del complotto che finisce per tranquillizzarci»: in vacanza alla terme, di ritorno dal viaggio negli Usa dopo la traduzione americana del romanzo «La misteriosa fiamma della regina Loana», lo scrittore Umberto Eco ascolta, senza stupirsi, le ultime fole sulla politica segreta.
Alla sindrome del complotto ha dedicato il suo secondo romanzo, «Il Pendolo di Foucault», storia dei tre redattori Belbo, Casaubon e Diotallevi, che a furia di inventare una fantomatica sedizione la vedono, tragicamente, prendere forma e forza. Concepito negli anni di piombo del terrorismo italiano, pubblicato nel 1988, il «Pendolo» dovrebbe fare giustizia di ogni tentazione dietrologica: «ma è inutile illudersi, mi indicano come il padre della reazione contro i complotti e invece è stato già il filosofo Karl Popper nel suo saggio "Congetture e confutazioni" tradotto dal Mulino, a riflettere sul bisogno che sembra innato nell’umanità di spiegarsi la realtà, non con la ragione e quel che abbiamo sotto gli occhi, ma con un segreto capro espiatorio. Tutto inutile».

La nuova stagione della «piovra nascosta» connette la strage di Londra alla presenza di un ex premier israeliano e un ex sindaco newyorkese: non sorridete, ancora oggi circola su Internet, ed è ripetuta ovunque, la storia che «nessun ebreo è morto l’11 settembre alle Torri Gemelle, perché lo spionaggio israeliano, il Mossad, avvisò tutti, uno per uno» (caddero invece almeno 300 ebrei, uomini e donne). Forse anche per questo il primo ministro britannico Tony Blair ha detto no alla commissione di inchiesta: perché cercare segreti, quando l’evidenza e la trasparenza sono l’antidoto migliore contro terrore e complicità?
«Provo a spiegare, da anni, che i soli complotti pericolosi sono quelli che diventano pubblici. Se un gruppo si affanna a tramare in segreto, e non veniamo mai a sapere di che cosa si occupa, è solo perché ha fallito, clamorosamente. I complotti che riescono affiorano dalla storia, prepotenti. Il golpe in Cile, i colpi di Stato in genere sono, sì, complotti, ma la loro importanza sta nell’essere arrivati nei libri di storia. Mi verrebbe da dire, occupiamoci di quel che conta, delle nostre vicende concrete, anziché inseguire fantasmi. Sono i dittatori che agitano spettri per distrarre l’opinione pubblica. I Protocolli dei Savi di Sion, il falso libello usato per calunniare gli ebrei, è stato venduto per decenni nelle bancarelle più sordide, ora lo si trova su Internet. Un bravissimo disegnatore l’ha denunciato in un suo libro a fumetti, si chiamava Will Eisner, è da poco scomparso e adesso il suo libro appare in italiano. L’odio seminato dai Protocolli è durato per decenni, eppure non si riesce mai a cancellare quelle falsità».

Come nascono le favole dei complotti? Come si propaga una storia come quella di Giuliani regista della strage, degli ebrei evacuati l’11 settembre? Eco usa il «teorema dell’ingorgo» per chiarire la genesi di tante falsità: «Sei chiuso in un ingorgo sull’autostrada, una macchina dietro l’altra, non ci si muove. Gli automobilisti cominciano a imprecare, colpa del ministro, colpa delle riparazioni non fatte, colpa dei Tir, colpa a tutti pur di non ammettere la verità, la "colpa" non è di nessuno, ci sono migliaia di auto in coda. Se gli automobilisti fossero rimasti in casa, niente ingorgo».
«L’ingorgo mediatico», sfruttato dal terrorismo, colpisce dunque una debolezza tipica del nostro modo di reagire: «In Scozia era riunito il G-8. Doveva discutere di Africa, di aiuti ai Paesi poveri, i leader, per una volta, si davano da fare contro la miseria. Tutto cancellato dalle coscienze e dalle prime pagine: la strage domina. Non dovrebbe essere difficile analizzare che dunque ai terroristi dell’Africa non importa proprio nulla. Eppure non leggerai nessuna interpretazione in questo senso nei siti dei complotti, si va sempre in cerca del capro espiatorio».
«Il primo libro sulle trame è l’Iliade.
Anziché spiegare la guerra tra Achei e Troiani con storiche ragioni, la rimanda alla rissa degli dei, colpa loro! Poi la colpa è stata dei cristiani che bruciano Roma, dei cavalieri Templari, i gesuiti attribuiscono la Rivoluzione francese a una manovra segreta dei massoni. Ricordiamoci del terrorismo italiano. Nacque la figura del Grande Vecchio perché, così si diceva, un pugno di trentenni inesperti non potevano certo progettare il rapimento e la morte di Aldo Moro. Bene, quando li hanno presi ci siamo accorti che erano proprio trentenni, il Piccolo Giovane aveva messo in crisi la Repubblica.
Perché la teoria del complotto nasconde la realtà che pretende di illuminare. Se a 30 anni si può governare o dirigere un’azienda, perché non si dovrebbero poter condurre azioni clandestine?».

Blair ha provato a mettere i suoi connazionali al riparo dall’infinito stillicidio di rivelazioni e smentite, denunce e ritrattazioni, gole profonde e verità superficiali, che si trasformano presto in paludi: ma la passione per le teorie della cospirazione non è solo italiana: «Ho presentato il romanzo a Dallas e mi hanno portato a vedere il museo, allestito nel vecchio magazzino dei libri dove Oswald si appostò per colpire il presidente Kennedy. Ma c’è anche un altro museo, il Museo della cospirazione, che raccoglie tutti i reperti delle varie, macchinose teorie per spiegare la morte di John Kennedy».
«Scrivendo "il Pendolo" ho usato la letteratura complottistica, fino alla peggiore spazzatura, per esorcizzarla. E invece è arrivato Dan Brown, con il "Codice da Vinci", ha preso alla lettera quei libelli e tantissimi lettori, in America, mi chiedono se davvero l’intero corpus di opere e dottrine della Chiesa cattolica è una trama»: Eco ha sperato di tosare i complotti con il rasoio di Ockam della ragione e quelli sono rispuntati insolenti, onnipresenti. «Feuerbach, e gliene lascio l’intera responsabilità, attribuisce perfino la religione a un complotto, non sappiamo spiegarci la natura, la vita e la morte e ci creiamo gli dei. Quindi se devo giudicare quel che sento sulla posizione di Tony Blair mi viene da dire che ha ragione a ritornare al G-8, che faticava su soluzioni concrete ai problemi del nostro mondo. Così se ne esce, quella è la strada giusta.

Altrimenti ci capiterà di non inseguire più Osama Bin Laden, troppo facile: un giorno leggeremo di un Grande Vecchio dietro Osama, il vero responsabile degli attentati di Al Qaeda, e lo braccheremo invano e così via all’infinito. Lo studioso Norman Cohn nel suo saggio "Licenza di genocidio" traccia la tragica parabola dai Protocolli dei Savi di Sion all’Olocausto. I finti complotti spesso ispirano verissime carneficine».

Gli analisti politici diranno se la scelta di Tony Blair, niente caccia alle streghe, ma concentrarsi sulla lotta al terrorismo e alle cause del terrorismo, è stata opportuna. Mentre Eco torna alla sua stazione termale, la riflessione è quella, amara, già seguita all’11 settembre 2001. L’erbaccia dei falsi complotti è tenace, come la gramigna: denunciata in questo articolo la fola di Netanyahu e Giuliani rimbalzerà su mille siti corroborata malgrado tutto, «L’ha scritto il Corriere !», «Eco non lo ha smentito!», «Il gruppo di studio Bildeberg guida il mondo!», «Riotta è stato a Bildeberg!», «Eco è appena tornato dall’America!», «Riotta ha intervistato Giuliani e Netanyahu in America!» e il gioco, perverso, è fatto. «Gli uomini» dice il Vangelo di Giovanni «preferirono le tenebre alla luce».

griotta@corriere.it
Gianni Riotta

[Modificato da Federico Ferrero 02/12/2005 11.48]

Diego Verdegiglio
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08/12/2005 23:15

Anno 8
Numero 27
Direttore responsabile
Antonia Geninazza
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IL COMPLOTTO di Marco Zoppas, Mamma editori, 125 pagg. Euro 10,00. www.mammaeditori.it e www.disinformazione.it

IL COMPLOTTO
L'intrigo internazionale, lo spionaggio, il ricatto, il gioco di potere dietro i grandi eventi. Dal profilo dei grandi agenti segreti, ai petrolieri americani che rifornirono il nazismo durante il conflitto... Dalle psi spies del paranormale durante la guerra fredda, all’undici settembre. Attraverso la fenomenologia del complotto, ci si addentra in un mondo parallelo dagli scenari oscuri e invariabilmente inquietanti.
Molto ci sfugge nella comprensione degli ultimi grandi eventi internazionali e non tutto viene detto. Tuttavia come dar credito alle interpretazioni dietrologiche? A furia di parlare di Armageddon, nessuno ci crederà più... Il teatro sta bruciando e il clown sale sul palco per avvertire il pubblico, ma tutti scoppiano a ridere e muoiono tra le fiamme. Per comprendere che la teoria del complotto può svelare ma anche depistare, in un gioco di specchi. Ci resta l’amaro in bocca di sapere che tutto è falso e tutto simultaneamente è possibile. Libro d’attualità, intercetta un crescente interesse per il quadro internazionale e coglie ansie consce e inconsce sempre più diffuse. L'autore Marco Zoppas, trevigiano, risiede ora a Roma e ha vissuto a lungo fuori d'Italia: in Israele, in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Germania. Dopo anni di attività in grandi case editrici, ha voluto dedicarsi alla sua passione di sempre: la fenomenologia del complotto. La sua seconda passione è la musica rock. È attualmente manager della rock-band trevigiana Lostiguana (www.lostiguana.com). Oltre ad essere stato intervistato da Radio Città del Capo di Bologna e Radio Rock di Roma e ad aver presentato il libro al Festival dei Libri e delle Rose di Milano e presso il locale jazz Al Vapore di Marghera (VE), finora sono uscite soltanto 2 recensioni:
1)pubblicata nella newsletter dell’ Associazione culturale di Treviso "Antonino Paraggi" nel febbraio 2005: www.antoninoparaggi.it; e-mail: antoninoparaggi@libero.it
Chi di noi non si è lasciato suggestionare o non ha trovato plausibile qualche “teoria del complotto”, sia che fornisse la spiegazione dei misteri dell’inabissamento dell’aereo di Ustica o della mitica Atlantide, della morte di Papa Luciani o di quella di J. F. Kennedy? Perché proprio in questo risiede il fascino del genere: nel fornire ricostruzioni perfettamente coerenti (non importa se più o meno fondate) su eventi le cui spiegazioni ufficiali non riescono a dissipare in noi la nebbia del dubbio o del mistero. E da qui deriva anche il fascino del libro di Marco Zoppas, che ci accompagna con un misto di serietà, di perplessità e di divertita incredulità in una rassegna di eclatanti complotti smascherati da giornalisti d’assalto, escogitati da agenti dei servizi segreti o orchestrati da guru di sette psichedeliche. Si comincia con i profili nevrotici e paranoidi di alcuni grandi agenti segreti (“dimenticate James Bond!”) e dai depistaggi e controdepistaggi dei servizi di spionaggio, capaci di assurgere ai vertici del comico demenziale: che dire della “Teoria del sequestro preventivo” che sarebbe stata inaugurata da Bush sr. nell’82, con la quale, per evitare un uso elettorale di eventuali ostaggi americani, sarebbe stata inviata in Medio Oriente una missione speciale incaricata di sequestrare i possibili sequestratori, e destinata invece a subire il sequestro del suo stesso capo?
Proseguendo, incontriamo una Monica Lewinsky al servizio del Mossad, un San Paolo agente segreto dei Romani, una Yoko Ono assoldata dalla Cia per creare dissidi all’interno dei Beatles e un John Lennon ucciso da un “Manchurian candidate”, ossia un assassino-automa indotto a premere il grilletto dai servizi segreti, attraverso l’uso combinato di droghe e ipnosi. E ancora, ci addentriamo nella ricostruzione di alcuni grandi affaires internazionali, come la morte di Roberto Calvi o il colossale scandalo Iran-Contra. Per finire con alcune storie che farebbero invidia a non pochi scrittori di fantascienza: quelle che riguardano gli UFO, le teorie millenariste e la convinzione, propria di molti cospirazionisti, che lo scopo primario delle agenzie di spionaggio consista nel nascondere al resto della popolazione la verità sulla presenza e i contatti in corso con entità extraterrestri. Ma come orientarsi fra tante e così eterogenee trame, alcune dotate di un’indubbia forza di suggestione, altre francamente farneticanti? Marco Zoppas non si propone “di instaurare una gara fra cospirazioni in base alla loro veridicità”, ma piuttosto di riflettere sulle possibili realtà parallele che queste teorie ci schiudono, e semmai di segnalare con una certa preoccupazione “i toni di intransigenza manichea, il clima da barricata e l’odio incondizionato nei confronti della controparte”, tipici delle teorie cospirazioniste, che sembrano ignorare “che ogni progresso dell’umanità è sempre avvenuto grazie all’incontro con l’Altro. Senza pregiudizi”. Con un’ultima provocazione: “Se l’Altro è un alieno, ben venga!”

2)Recensione pubblicata nella rubrica “Visti...e Letti” della Rivista UFO, aprile/maggio 2005.
Il direttore della rivista, Roberto Pinotti, dopo aver smontato un altro saggio di diverso autore sulle teorie della cospirazione (perché di scarsa levatura scientifica) così conclude l’articolo:
(...) Su tale eterogeneo e discutibile fronte, ma di ben diverso tenore e taglio, segnaliamo doverosamente, semmai, IL COMPLOTTO di Marco Zoppas (Ed. Mamma, Lodi 2004, Euro 10,00), breve e stimolante viaggio trasversale nel cospirazionismo odierno, non omettente il tema degli UFO.


Diego Verdegiglio
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