Quando la Storia entra in politica
Premetto che non intendo e non nutro alcun interesse ad introdurre dibattiti politici in particolare con attinenza all'attualità del nostro paese.
Desideravo un'opinione del forum, e in particolare di Carmelo e di D.Verdegiglio, sull'articolo pubblicato sulle pagine online del Corriere della sera, autore il segretario dei DS.
Dobbiamo essere socialisti e kennediani.
Riporto in particolare l'ultimo paragrafo:
"D'altra parte, Franklin Roosevelt e il new deal non sono da decenni un riferimento sicuro per chi voglia tenere insieme crescita e giustizia? E Wilson non fu il più tenace assertore della «Società delle Nazioni», primo tentativo - poi consolidato nell'Onu - di dare forma istituzionale a quel multilateralismo per cui si batte chi vuole pace in un mondo libero e giusto? E la «nuova frontiera» di John e Bob Kennedy non è stato un grande orizzonte ideale per una intera generazione? E Benjamin Franklin, Abraham Lincoln, Thomas Jefferson, Martin Luther King, non sono altrettante icone di ogni democratico e progressista?
Insomma, l'Ulivo sarà tanto più solido e forte se saprà unire e fondere culture e esperienze riformiste diverse. Se saprà tenere insieme socialisti e kennediani. "
Il riferimento ai Kennedy ( e non a Johnson, ma forse si puo' ancora comprendere)come bandiere dei movimenti progressisti- riformmisti europei, anche dopo le ormai non più recenti analisi storiche, ci puo' ancora stare, o siamo davanti al classico discorso politico all'italiana patrimonio comune di ogni schieramento?
[Modificato da Stefano F. 20/10/2005 15.40]
Stefano