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Alla fine del lavoro... Che c'entra Kennedy?

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2005 11:52
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22/04/2005 18:43

Avvicinandomi alla fine del lavoro per il nuovo johnkennedy.it c'è una riflessione che vorrei condividere con voi. In tutti questi anni non è mai stato facile ammettere certe cose ma, avendo sempre cercato di essere onesto con chi mi legge ma soprattutto con me stesso, è giusto spiegare.

Il dato di partenza è che il film di Oliver Stone, che oggi, a ragion veduta, è unanimemente giudicato come una bestemmia storica, è tuttavia il motivo per cui mi sono appassionato al caso Kennedy. Se nessuno avesse costruito una simile, colossale trovata hollywoodiana, non mi sarei certo procurato i volumi di una commissione di inchiesta americana che parla di poliziotti in motocicletta, coperte, scatoloni di libri, pacchi e di un patetico assassino di 24 anni.
Per quanto fosse importante il Presidente degli Stati Uniti ci sono centinaia di casi che presentano gli stessi problemi e la stessa, sterminata quantità di materiale ma mai mi verrebbe in mente di leggermi, che so, tutti gli atti processuali sulla morte di Patrick Lumumba.
L’aver reso un assassinio politico una questione tanto affascinante è, quindi, un “merito” di Stone, soprattutto per la mia generazione, che non visse gli eventi di persona. Anzi, una iattura: in fin dei conti devo ammettere di aver “perso” dieci anni dietro a una non-questione che, ripeto, non è meno importante rispetto ad altri innumerevoli accadimenti storici: se Stone avesse fatto un film su Galileo o su Giordano Bruno bruciato dall’Inquisizione forse, oggi, esisterebbe www.vivagiordanobruno.it e non www.johnkennedy.it.
Ormai, però, avendo trovato il bandolo della matassa, sarebbe stupido buttare tutto a mare: tanto vale spiegare come andarono le cose, sempre con la parola d’ordine che ha contraddistinto le intenzioni e lo svolgimento del lavoro: questa NON è una lotta pro o contro il governo americano, né italiano, né è una lotta politica, né è una sfida storica. C’è un caso di cronaca tremendo, oggettivamente affascinante. Qualche “affascinato” l’ha studiato e ha scoperto che tanti anni di ipotesi stravaganti non rispondono ai fatti. Per quel sentimento di giustizia che qualcuno avverte in maniera particolare diventa allora importante comunicare a chi la pensa diversamente (o a chi non conosce i fatti) la verità su quella singola vicenda. Senza implicazioni né analogie con altri omicidi, altri presidenti, altri fatti.

In seconda istanza (e questo lo dico per le tante lettere ricevute in merito), a dispetto del nome il sito non si occupa del Presidente Kennedy. Si occupa degli ultimi otto secondi della sua vita. Ecco: fossi in lui non sarei contento che in Italia un sito a lui intitolato non dedicasse una riga alla sua vita ma decine di pagine alla sua morte.
Ma questo (come ho risposto a chi mi ha scritto) è figlio del motivo per cui mi sono occupato del caso JFK, che non è, ahimè, JFK. Non considero JFK un mito. Né un martire. E’ stato un grande uomo politico morto tragicamente ma non ho mai studiato minuziosamente la sua vita, non sono appassionato di storia americana, non ho accumulato grandi conoscenze sulla sua dottrina politica. Dirò di più: “a pelle” non mi era simpatico. Bello, ricco, piacione, sostenuto da un padre a dir poco discutibile. Se in quell’automobile ci fosse stato Nixon e non Kennedy, oggi parlerei della morte di Nixon. E’ per questo che rifiuto a priori congetture politiche: fu il gesto di un folle, e Oswald avrebbe ucciso Nixon tanto quanto Kennedy (anzi, a maggior ragione Nixon).

In terzo luogo credo che sia tristemente vero come la disaffezione verso la politica e la sciocca volontà di ergersi a giudici della verità abbai creato un mostro a otto teste che, per esempio, nel caso Kennedy ha raggiunto dimensioni insuperate nella “cospirazione”. Migliaia di cospirazioni, tra loro inconciliabili e di per sé imbarazzanti per inconsistenza e fantascientificità, hanno creato un unico Leviatano: La Cospirazione. I suoi elementi contraddittori non si eliminanno l’un l’altro, ma finiscono tutti nel calderone: Oswald è innocente, o forse colpevole ma non sparò, o forse colpevole e sparò ma non da solo, o forse colpevole e sparò da solo ma con un mandante. O forse era altrove, forse era un agente Cia, forse c’era Fallace, forse sparò il signor Files, forse c’era la Mafia, forse Castro, forse Earl Ray, forse Hoover, forse la polizia, forse il Servizio Segreto, forse sparò la scorta.
Un mostro la cui fame non si sazia, e che continua ad allargarsi: c’è un secondo livello, la Cabal; c’è un complotto di Gongresso più Governo più Johnson più Warren più FBI e CIA più Marines più il Texas più i fascisti più la destra estrema più Cosa Nostra più…
Tanti di quelli hanno alimentato il Mostro non sanno assolutamente niente della presidenza Kennedy né interessa loro la storia americana. C’è una cospirazione, e tutto inizia (!) da quello. Sì, certo, poi c’è il morto, Kennedy, un martire, un eroe bla bla bla, ma quello che conta è la cospirazione. E’ contare i passi di Oswald verso il cinema, è vagliare se la risposta “potrebbe essere un Mauser” può essere compatibile o meno con un Carcano visto male o no. E’ paranoia, tecnicamente paranoia (e ne parlerò nel sito, con un testo molto interessante sulla paranoia cinematografica).
Oggi non è più importante star dietro all’ultima rivelazione, all’ultimo, povero dottor Crenshaw che si inventa una storia mai successa senza pensare allo squallore di speculare su un cadavere, o smentire l’amico di Ruby che dice che secondo lui Jack conosceva Oswald. Non serve scandagliare le parole di Marina Oswald per capire se Lee avesse un fucile in garage, o forse sì, o “la prova certa manca”, o intervistare un testimone oculare ottantenne che ricorda quattro colpi. Oggi importa saper riconoscere i mostri e diffidarne: forse ci si sente meglio, nel chiuso della propria stanza, ad “aver capito tutto” e a provare ribrezzo per quelle entità che sentiamo nemiche della (nostra) verità: chi i giudici, chi i governi, chi gli industriali, chi i sindacati. Tutti quelli che hanno “potere”. Ma è una concezione dell’esistenza profondamente sbagliata: non tanto perché non valga la pena di lottare per le proprie idee, anzi; ma perché, un po’ come quelli per cui “tutto è marcio, tutto è corrotto”, la vita si risolve in una crociata che non ha nemici, essendo tutti potenzialmente nemici.


Ho voluto offrirvi le mie impressioni: spero vi siano gradite.

Saluti a tutti
Federico
Federico Ferrero
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24/04/2005 01:07

(A volte ritornano…)

Avevo intenzione di tenermi un pò alla larga, perchè qui rischio anch'io - come dice Federico - di gettare 10 anni dietro ai fantasmi. Ma visto che chi ha scritto il post precedente è il Federico che mi piace e che rispetto - ma che purtroppo passa di qui abbastanza di rado - approfitto per cercare di porgli una domanda che mi "sta qui" (sul gozzo) fin dall'inizio delle mie frequentazioni:

Ma è davvero così difficile dividere in due parti ben distinte, come io credo vada fatto, l'analisi dell'omicidio Kennedy? Una cosa è cercare di stabilire se la versione ufficiale - la tesi Warren del "lone gunman" - sia una verità o una bugia. E ben altra è cercare di capire, nel caso che la prima risulti una bugia, chi possa essere stato a uccidere Kennedy, come, e possibilmente anche perchè.

Invece qui, almeno in tutte le discussioni a cui ho partecipato io, prima o poi salta fuori la frase "se non è stato lui, allora chi è stato?", con la seguente implicazione: o sai dirmi chi è stato, oppure non puoi nemmeno dire che non è stato Oswald. Ma perchè mai, scusate? Dove sta scritto?

Io la mia analisi sull'11 Settembre l'ho divisa in due parti ben distinte, e non si può certo dire che la cosa non funzioni, anzi. Prima parte: ti faccio vedere, al meglio delle mie possibilità, perchè secondo me la versione ufficiale è una bugia. Seconda parte: cerco di suggerire, in base alle pochissime informazioni che possa avere chiunque di noi, chi e come possa aver agito.

Ma il fatto che io non sappia darti nome e cognome dei generali che hanno bloccato la difesa aerea, ad esempio, non cambia di una virgola il fatto che quei dicciannove disperati "coi coltellini", come ho mostrato nella prima parte, non possono aver fatto quello che mi si dice che abbiano fatto. O no?

E allora perchè Federico parla di "migliaia di cospirazioni, tra loro inconciliabili e di per sé imbarazzanti per inconsistenza e fantascientificità, [che] hanno creato un unico Leviatano: La Cospirazione. I suoi elementi contraddittori non si eliminanno l’un l’altro, ma finiscono tutti nel calderone: …. ecc. ecc."? Federico ne parla come se queste contraddizioni invalidassero in qualche modo le accuse alla versione ufficiale. Cioè, appunto, "o sai dirmi chi è stato, oppure non puoi dire che non è stato Oswald."

Sappiamo tutti benissimo, inoltre, che nessuno di noi saprà mai ricucire tutti i pezzi della cospirazione, non fosse altro per il semplice fatto che nessuno di noi ha il tempo, la voglia, e soprattutto le possibilità, di condurre una seria e completa indagine attiva.

Ma rimane una differenza enorme fra sostenere che NON può essere stato un lone-gunman, e sostenere invece che sono stati, ad esempio, Files, Rosselli e Nicoletti a sparare, piuttosto che non Sturgis e quegli altri vattelapesca.

Una cosa è l'analisi, un'altra è la sintesi. E' davvero possibile non vedere la differenza?

Massimo

[Modificato da mazzucco3 24/04/2005 2.30]

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24/04/2005 15:55

Ma il problema è che ci siamo accorti che è stato propio un "lone gunman",altrimenti saremmo ancora tutti complottisti.E' quì il punto.Fino a quando l ipotesi Oswald ci appariva estremamente improbabile,se non assurda,è ovvio che la presenza di una cospirazione fosse una conseguenza lampante.Si poteva semmai ,in seconda battuta,discutere se fosse stata la mafia,settori della CIA e dell FBI,i petrolieri Texani,o un ristretto numero di fanatici,ma il complotto rimaneva un punto fermo,un dato acquisito,un fatto storico.Poi,pian piano,alcuni "luoghi comuni" sono stati smontati,alcune "fatti" si sono rivelati leggende,se non delle autentiche bugie.Viceversa ormai la presenza di un secondo sparatore è divenuto un articolo di fede.Bisogna infatti credere che l autopsia del Presidente sia stata alterata,che le foto del cadavere (se non il cadavere stesso)siano state falsate,che tutte le prove raccolte siano state inventate,e che "LORO" abbiano ormai distrutto quelle autentiche.Padronissimi,chi vuol credere creda, ma almeno non pretenda di veicolare una discutibile opinione come la VERITA'.Alla fine di tutto l' unica cosa veramente importante per me è di essere arrivato al termine di un percorso,di aver trovato delle risposte alla fine di un uomo,di un epoca,di una speranza.A me,più degli ultimi otto minuti della sua vita,interessa John F. Kennedy,la sua storia,la sua Presidenza,le straordinarie potenzialità che avrebbero potuto svilupparsi negli anni successivi se egli fosse vissuto.Dallas la percepisco ancora come una ferita, una cesura traumatica,un evento che mai avrebbe dovuto verificarsi,e nel quale un piccolo balordo ventiquattrenne dall ego malato cambiò in peggio il corso della storia.
carmelo pugliatti
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24/04/2005 16:53

Questione di punti di vista!
In un post precedente che non sono riuscito ad inserire, prima dell'intervento del sig.Mazzucco, dicevo che si potrebbe benissimo essere d'accordo con Federico, ma concludevo che sarebbe tutta questione di prospettive, cioè appunto da quale lato, punto di vista si vuole affontate l'intricato caso Kennedy. Personalmente credo comunque che l'interesse verso la Presidenza Kennedy, i suoi anni passati alla Casa Bianca e tutto ciò che è ruotato intorno a lui siano stati catalizzati in modo impressionante dalla fine violenta e dal fascino del mistero che tutt'ora, per chi crede all'esistenza di un complotto per assassinarlo, avvolgono la sua morte. Se non ci fosse stato l'assassinio di Dallas e se Kennedy avesse vinto, come quasi sicuramente sarebbe accaduto, le elezioni del '64, alla fine dei suoi due mandati si sarebbero tirate le somme del suo operato, ma la sua figura non sarebbe stata caricata di tutti i significati che invece gravano attualmente sul Mito Kennedy e non sull'uomo John Fitzgerald Kennedy.

Con simaptia
Kilos15
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25/04/2005 00:33

KILOS: "Se Kennedy avesse vinto" vuol dire che a quel punto non ci sarebbe stata più la CIA, che lui voleva smantellare, o comunque ridurre a termini molto più modesti di potere. Ma il Presidente, se non ha nè la CIA, nè l'FBI, nè gli industriali, nè i militari dalla sua parte ha tanto potere alla Casa Bianca quanto me o te. Allen Dulles fece partire l'operazione Baia dei Porci senza diglielo (o mentendogli in maniera sostanziale), e quando Kennedy se ne rese conto lo licenziò sui due piedi, come un maggiordomo qualunque.

Non trovi curioso a quel punto che il primo che Johnson scelse, da mettere accanto a Warren nella famigerata commissione, fosse proprio Allen Dulles?

In realtà Kennedy si era chiuso troppe porte contemporaneamente, e a quel punto era già condannato a non arrivare alla nuova campagna elettorale, nè vivo nè morto: 1) lo schiaffo a Dulles, imperdonabile. 2) Il fratello Robert che,come ministro di Giustizia, rompeva le scatole a Hoffa e agli amici della mafia, che invece avevano aiutato John a vincere l'Illinios, e quindi le elezioni. 3) Politica di ritiro progressivo dal Viet-Nam (e quindi schiaffo ai militari/industria bellica, che invece hanno ciclicamente bisogno di una guerra per non fallire - vedi oggi in Medio Oriente). 4) Rotta di collisione totale con la Federal Reserve, quindi con i veri poteri economici a livello mondiale, per il suo progetto di legare il dollaro all'argento, quando la FR mirava invece a slegare del tutto la valuta cartacea dal metallo. 6) Fallimento del recupero di Cuba (agli occhi dei repubblicani/complesso industriale), con in più la garanzia pubblica data ai Russi di lasciare in pace Castro. 5) Politica interna "bene o male" democratica, cioè a favore dei diritti civili, dell'assistenza sanitaria nazionale, ecc. ecc. … a questo punto Kennedy poteva ancora contare, al massimo, sul supporto dell'Associazione dei Bidelli Scolastici dell'Oklahoma, per dire. (E pensa che, pur di negare la cospirazione, c'è chi sostiene che nessuno avesse dei validi motivi per far fuori Kennedy!)

Nella mia opinione Kennedy ha fatto le scelte di cui sopra ben cosciente del rischio - quasi garantito - di finire prima o poi ammazzato, ed ha affrontato quello che gli restava di presidenza col fatalismo classico di chi a quel punto non si preoccupa più nememno di farsi mettere il tettuccio antiproiettile sulla limousine. Tanto sa benissimo che se vogliono, in un modo o nell'altro lo fanno secco comunque.

Lo so di dire una bestemmia in questo forum, ma se conosci un pò l'inglese leggiti
JFK, The CIA, Vietnam and the Plot to Assassinate John F. Kennedy, di Fletcher Prouty. (Lo trovi online, con google)

Per capire invece l'importanza di Allen Dulles nella ragnatela del potere di quegli anni c'è un interessante libro on-line da scaricare http://www.ratical.org/ratville/JFK/USO/

Massimo

[Modificato da mazzucco3 25/04/2005 0.36]

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25/04/2005 11:15

Sì, che è difficile. Anzi: è ormai impossibile. Vuoi sapere perché? Il perché è sotto gli occhi di tutti, ed è per questo che non si potrà mai più dividere vero da falso, opinione da fatto. Il perché è questo: la prova del complotto MANCA. E' sempre mancata, dal primo giorno sino a questa mattina, sono quattro decenni che manca. Ma nonostante questo se ne parla ancora, e ancora, e ancora: si prende una frase qui, un "buco" là, una mezza invenzione qui, una interpretazione tendenziosa là, e si va avanti così.

Noi abbiamo un assassino a sua volta assassinato, due feriti, un poliziotto morto, una pistola, un fucile e sette bossoli. Punto e stop. Anzi: ci sono poi la terza arma e l'ottavo bossolo, usati da Ruby su Oswald. Se volessimo veramente dividere, lo spartiacque sarebbe qui. Ma non si può dividere, perché si inizia a dire: beh, forse il fucile non è quello. Beh, forse le pallottole non sono quelle. Beh, forse Oswald non aveva un fucile. Beh, forse Oswald non era lì a sparare. Beh, forse Tippit l'hanno ucciso due tizi sconosciuti. Beh, Ruby era amico di Oswald ed agì su commissione. Beh, le prove sono state camuffate o falsificate o costruite ad arte. Beh, forse Ruby e Tippit spararono a Kennedy. Beh, forse la faccia di Tippit fu incollata sul cadavere di Kennedy.

La versione ufficiale dei fatti ha delle prove. In anni quarantuno, dicasi quarantuno di controindagini, controinchieste, controperizie, controtutto si è arrivati a una conclusione univoca: siccome le prove della colpevolezza del solo Oswald sono state dimostrate più e più volte, è necessario concludere - se si vuol continuare a sostenere l'ipotesi della cospirazione - che le prove siano false, e che chi ha indagato fosse un corrotto, che mentisse sapendo di mentire.

Ma (passo ulteriore) quelle che uno come te chiama "prove della falsità della versione ufficiale" non sono prove. Le ombre strane e i tagli delle foto, il Mauser, la quercia, il pacco, tutto: chiamali indizi, chiamali supposizioni, chiamali come vuoi. Non spostano Oswald da lassù e non aggiungono killer altrove.

Per cui si continuerà, in eterno, a dibattere.
Concedimi una differenza con altri, te compreso: io non sono partito "per smontare la versione ufficiale", perché non lo considero un approccio serio, né con sentimenti politici o ideologici di sorta. Ho esaminato un crimine che mi ha affascinato, punto. Con poche informazioni mi sono fatto un'idea, con molte informazioni ho raggiunto una posizione netta e decisa in senso opposto.

Ribadisco: manca il campo da gioco, ecco perché non si può giocare. Bisognerebbe chiamare Kenendy signor Rossi, e Oswald signor Bianchi, e far capitare tutto a Verbania, non a Dallas. Magari si ricomincerebbe a ragionare sul crimine. Ma con Kennedy non si può: ognuno ci butta dentro l'ammirazione per JFK, la dietrologia, l'odio per gli USA, la rabbia contro Hoover e un certo modo di comandare il mondo, la passione per i misteri, la fede politica, l'odio per la guerra eccetera eccetera. Un campo troppo contaminato per andarci a correre su.

Non se ne esce, credimi.
Saluti
FF



PS Citare Fletcher L. Prouty non è una bestemmia, no. Ma è citare un uomo che ha lavorato per anni con... "Loro" per poi costruirsi una seconda vita, una volta pensionato, da mosca bianca che non era, da paranoico. Prouty vedeva microspie nella minestra, complotti anche nella sala mensa per accaparrarsi il tavolo migliore. Ho letto da cima a fondo il suo sito: tutto il suo ragionare gravita sull'agghiacciante concetto per cui la storia va riletta al contrario cercando "spie" di complotti e mettendole insieme, dopo aver scartato tutto il resto, per disegnare un panorama cospirazionista.
A Prouty Oswald manco interessa, non si cura nemmeno della sua esistenza, se abbia sparato, niente: tanto c'è qualcosa sotto, qualcosa sopra, qualcosa dietro. Sempre e comunque.
E' un po' come quelle trasmissioni tv sul calcio che qui in Italia vanno per la maggiore, e che uno dei calciatori più intelligenti d'Europa, Gianfranco Zola, ha giustamente definito "l'autopsia del calcio". Si prendono tre, quattro episodi "sospetti" (che ci sono in TUTTE le partite) per poi concludere che l'arbitro era pagato, che c'era malafede del guardalinee eccetera. Per ridere va bene tutto ma, appunto, solo per ridere.

[Modificato da Federico Ferrero 25/04/2005 11.18]

Federico Ferrero
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25/04/2005 14:29

Segnalo un interessante intervento dell Ambasciatore Sergio Romano sul delitto di Dallas,nel numero di oggi ,25 aprile 2005,del "Corriere della Sera".

[Modificato da carmelo pugliatti 25/04/2005 18.45]

carmelo pugliatti
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25/04/2005 18:05

Re: Storia e leggende.

Scritto da: mazzucco3 25/04/2005 0.33
KILOS: "Se Kennedy avesse vinto" vuol dire che a quel punto non ci sarebbe stata più la CIA, che lui voleva smantellare, o comunque ridurre a termini molto più modesti di potere. Ma il Presidente, se non ha nè la CIA, nè l'FBI, nè gli industriali, nè i militari dalla sua parte ha tanto potere alla Casa Bianca quanto me o te. Allen Dulles fece partire l'operazione Baia dei Porci senza diglielo (o mentendogli in maniera sostanziale), e quando Kennedy se ne rese conto lo licenziò sui due piedi, come un maggiordomo qualunque.

Non trovi curioso a quel punto che il primo che Johnson scelse, da mettere accanto a Warren nella famigerata commissione, fosse proprio Allen Dulles?

In realtà Kennedy si era chiuso troppe porte contemporaneamente, e a quel punto era già condannato a non arrivare alla nuova campagna elettorale, nè vivo nè morto: 1) lo schiaffo a Dulles, imperdonabile. 2) Il fratello Robert che,come ministro di Giustizia, rompeva le scatole a Hoffa e agli amici della mafia, che invece avevano aiutato John a vincere l'Illinios, e quindi le elezioni. 3) Politica di ritiro progressivo dal Viet-Nam (e quindi schiaffo ai militari/industria bellica, che invece hanno ciclicamente bisogno di una guerra per non fallire - vedi oggi in Medio Oriente). 4) Rotta di collisione totale con la Federal Reserve, quindi con i veri poteri economici a livello mondiale, per il suo progetto di legare il dollaro all'argento, quando la FR mirava invece a slegare del tutto la valuta cartacea dal metallo. 6) Fallimento del recupero di Cuba (agli occhi dei repubblicani/complesso industriale), con in più la garanzia pubblica data ai Russi di lasciare in pace Castro. 5) Politica interna "bene o male" democratica, cioè a favore dei diritti civili, dell'assistenza sanitaria nazionale, ecc. ecc. … a questo punto Kennedy poteva ancora contare, al massimo, sul supporto dell'Associazione dei Bidelli Scolastici dell'Oklahoma, per dire. (E pensa che, pur di negare la cospirazione, c'è chi sostiene che nessuno avesse dei validi motivi per far fuori Kennedy!)

Nella mia opinione Kennedy ha fatto le scelte di cui sopra ben cosciente del rischio - quasi garantito - di finire prima o poi ammazzato, ed ha affrontato quello che gli restava di presidenza col fatalismo classico di chi a quel punto non si preoccupa più nememno di farsi mettere il tettuccio antiproiettile sulla limousine. Tanto sa benissimo che se vogliono, in un modo o nell'altro lo fanno secco comunque.

Lo so di dire una bestemmia in questo forum, ma se conosci un pò l'inglese leggiti
JFK, The CIA, Vietnam and the Plot to Assassinate John F. Kennedy, di Fletcher Prouty. (Lo trovi online, con google)

Per capire invece l'importanza di Allen Dulles nella ragnatela del potere di quegli anni c'è un interessante libro on-line da scaricare http://www.ratical.org/ratville/JFK/USO/

Massimo

[Modificato da mazzucco3 25/04/2005 0.36]


Mi trovo in imbarazzo.Come definire l'intervento quì sopra riportato ? frutto dell ignoranza o cumulo di falsità? Credo (anzi voglio sperare) che la prima definizione sia più aderente al vero.Tanto per cominciare vorrei sapere su quale testo di storia,o in base a quale documento si evince che Kennedy volesse "smantellare" la CIA.L' agenzia fu al contrario tenuta in grande considerazione dai fratelli Kennedy,che dopo L' INEVITABILE allontanamento di Dulles l affidarono ad un nuovo direttore,il repubblicano John McCone (per chi vuol saperne di più su JFK e la CIA:http://globetrotter.berkeley.edu/conversations/McCone/mccone-con4.html ). Per il resto 1-Non vi fu alcuno schiaffo a Dulles.Vi furono le inevitabili conseguenze di un operazione condotta malissimo,con una raccolta di informazioni (la ragione prima dell esistenza di ogni servizio di inteligence)che si rivelarono totalmente errate ,con una gestione logistica pessima,persino con una scandalosa ignoranza della topografia del luogo di sbarco!Dopo una simile scadentissima prova sostituire il senile direttore era doveroso,e qualunque inquilino della Casa Bianca,democratico o repubblicano, lo avebbe fatto.2-L offensiva contro la mafia continuò anche dopo l ingresso di Johnson alla Casa Bianca.Nella storia Americana è politica dell organizzazione criminale non colpire troppo in alto.La mafia negli Stati Uniti non ammazza nè giudici,nè governatori,figurarsi il Presidente.Per quel che riguarda "l aiutino" dato dai criminali nelle elezioni del 1960,e se anche questo fosse un "luogo comune"? Andiamoci a leggere,oltre la biografia di Robert Dallek,anche questo recente articolo di Arthur Schlesinger :http://www.cigaraficionado.com/Cigar/CA_Archives/CA_Show_Article/0,2322,400,00.html 3-A parte valutazioni personali,a mio giudizio non condivisibili, sulla necessità di "guerre cicliche" (cicli piuttosto strani,visto che dalla Corea al Vietnam passano 13 anni,e dal Vietnam alla prima guerra del golfo 17)il discorso su JFK ed il Vietnam non pùò essere ridotto in termini così rozzamente semplicistici. In estrema sintesi si può dire che l incremento esponenziale dei "consiglieri militari" americani (16.000 nel 1963,circa venti volte di più che nel 1961) fu il più grande e catastrofico errore della Presidenza Kennedy (insieme al pilatesco avallo al colpo di stato che portò alla destituzione e uccisione di Diem, evento che contribuì all instabilità politica del sud).Nessuno sa come JFK si sarebbe comportato a proposito del Vietnam nel 1965;personalmente sono propenso a dare ragione a quegli storici che,grazie anche a nuovi documenti oggi disponibili,sono inclini a pensare che Kennedy alla fine non avrebbe approvato un intervento diretto degli Stati Uniti nella guerra, anche a costo di perdere la regione ( col senno di poi avrebbe fatto benissimo).Tuttavia vi sono altri fatti che devono essere valutati.Nel tardo 1963,quando Kennedy prese in considerazione l idea di ritirare i consiglieri entro il 65 la situazione nell area non era ancora così drammaticamente peggiorata,anzi rapporti prematuramente ottimistici indicavano progressi nella guerra.Arthur Schlesinger scrive :"Nell ottobre 1963 Mc Namara era tornato da Saigon e aveva annunciato che un migliaio di soldati americani avrebbero potuto essere ritirati entro la fine dell anno e che la parte principale degli obiettivi militari americani sarebbe stata portata a compimento entro la fine del 1965".Ancora a metà del 1964 la possibilità di un coinvolgimento diretto Americano era considerata remota (Maxwell Taylor,Settembre 1964:"Il MACV (Military Assistence Command of Vietnam)non prende in considerazione l invio di truppe da combattimento",e nuovamente,Novembre 1964:"Sono i Vietnamiti a dover combattere la propia guerra nel Vietnam".Le più alte sfere militari erano divise sul Vietnam:Nell aprile 1961 il Generale Douglas McArthur avvisava Kennedy che sarebbe stato un errore combattere nel sud-est asiatico, "la nostra linea di confine avrebbe dovuto essere quella del Giappone,di Formosa e delle Filippine).La stessa posizione veniva sostenuta dal successore di McArthur al posto di capo di stato maggiore dell esercito,il Generale Matthew Ridgway," anche una presenza limitata degli Stati Uniti nell area avrebbe avuto conseguenze infauste".Altri critici,il Generale di stato maggiore John Gavin e il Generale J.Lawton Collins (che dichiarerà "non conosco neanche un alto ufficiale dell esercito favorevole ad una guerra terrestre nel sud-est asiatico").Nel settembre 1963 il comandante della flotta del pacifico.ammiraglio Henry Felt,esprimeva "i più seri dubbi" circa il possibile invio di truppe da combattimento.Ricorda Noam Chomsky (che certo non può essere tacciato di simpatie conservatrici) nel suo "Rethinking Camelot":" Esistono ampie prove che perfino all inizio degli anni 60 i militari ritenevano di non dover intervenire in Indocina" (pag 156).Veniamo adesso al "mitico" documento NSAM 273 con cui LBJ avrebbe "stravolto" la politica di Kennedy circa il Vietnam.Il NSAM 273 fu preparato per Kennedy,PRIMA dell assassinio di Dallas come dimostra la bozza del documento,desecretata il 31 gennaio 1991 bozza IDENTICA alla versione firmata da Johnson ,eccetuato per il fatto che LA VERSIONE DI JOHNSON NEL PARAGRAFO 7 E' PIU'ATTENUATA E BLANDA RISPETTO A QUELLA ORIGINALE DI KENNEDY.Sentiamo ancora Noam Chomsky "Le due versioni del NSAM 273 (JFK e LBJ )non differiscono tra di loro in maniera rilevante,se non per l attenuazione del paragrafo 7 nel documento finale" (pag.135). Inoltre il NSAM 273,nella versione in bozza ed in quella definitiva ribadisce sostanzialmente quanto contenuto nel NSAM 263 dell ottobre del 1963.Addirittura,secondo Chomsky il documento firmato da Johnson "ha smorzato i toni aggressivi di Kennedy" (pag.153).4-Questa storiellina proviene dal libro di Jim Marrs "Crossfire: the plot that killed Kennedy".Chi vuole conoscere la vera storia vada a:http://mcadams.posc.mu.edu/weberman/jfk.htm 5-Mazzucco inverte l argomento 5 con il 6,seguiamo perciò il suo schema.6-Cuba.Non risulta che alcuno degli otto Presidenti succeduti a JFK,di cui ben 5 repubblicani,abbiano seriamente tentato di rovesciare Castro o di invadere Cuba nei quasi quarantadue anni che ci separano dal 22 Novembre 1963.Per certo lyndon Johnson fermò,alla fine del 1963, tutti i programmi per l assassinio di Fidel Castro.5-JFK non era un liberal.Era politicamente molto più al centro di LBJ,padre della "Grande Società", il programma politico "più a sinistra" che L America abbia mai avuto.Naturalmente se fosse vissuto e (sicuramente) rieletto nel 1964 Kennedy aveva in agenda numerose riforme nel campo della pubblica istruzione,della lotta alla povertà,dell assistenza medica,ma nulla di paragonabile alla "Grande Società".L' iniziativa di politica interna a cui teneva più di ogni altra era un massiccio taglio delle tasse per rilanciare i consumi e l economia.Lyndon Johnson fu anche il grande Presidente dei diritti civili,questione che aveva autenticamente a cuore.JFK,pur essendo un sincero spirito democratico era piuttosto freddo circa le rivendicazioni delle minoranze Afroamericane,un problema che secondo lo storico Robert Dallek "egli non capiva".Spesso,purtroppo,per non mettere a repentaglio la sua agenda politica Kennedy non faceva seguire i fatti ai suoi proclami in materia ;ad esempio il repubblicano moderato Nelson Rockefeller denunciò,nel 1963,che Kennedy "stava nominando giudici segregazionisti nei tribunali del sud" (cosa per altro vera). Nell aprile del 1963 il Presidente rifiutò di tagliare i fondi al Mississipi fino a quando lo stato non avesse ottemperato alle ordinanze dei tribunali emesse a protezione dei neri.Non vi è alcun dubbio che se fosse vissuto,ed avesse scansato il Vietnam,il problema razziale sarebbe stata la sua maggiore spina nel fianco nel corso di un secondo mandato.Per quel che riguarda Prouty concordo perfettamente con Mazzucco:prendere quel poveraccio semplicemente in considerazione è una bestemmia (com è che chiama i suoi "Kattivi" ? "la Cabala". Brrrrr che paura)!

[Modificato da carmelo pugliatti 25/04/2005 18.55]

carmelo pugliatti
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25/04/2005 18:23

Corriere della Sera,25-4-2005, p. 31

Il caso Kennedy: anche gli americani credono ai complotti

In alcune recenti trasmissioni televisive d'inchiesta, l'uccisione del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, a Dallas nel 1963, secondo attuali ricostruzioni, viene fatta risalire al gesto isolato di un fanatico e cioè Lee Oswald. Questa interpretazione, controcorrente rispetto a ciò che è stato raccontato in alcuni recenti film e documentato in altre precedenti inchieste, mi ha sconcertato per la sua disarmante e, a me sembra, eccessiva semplicità.Nicola Caprioli, Trani (BA)

Caro Caprioli,
suppongo che lei si riferisca, in particolare, a un film di Oliver Stone del 1991, intitolato "JFK", in cui la morte di Kennedy è attribuita a un complotto di palazzo ordito da ambienti politici e militari che volevano costringere il Paese a impegnarsi militarmente in Vietnam. Il film è realizzato con lo stile nervoso delle grandi indagini televisive. La macchina da presa di Stone sembra entrare nei palazzi del potere per registrare "in diretta" le trame e le menzogne della classe dirigente. Ma il regista non tiene alcun conto del fatto che i consiglieri militari degli Stati Uniti in Vietnam erano progressivamente aumentati proprio durante la presidenza Kennedy sino a toccare nel 1963 il numero di 18.000. Il film appartiene al filone fantapolitico della cinematografia americana: un genere che riflette le convinzioni politiche dell'autore e che lo spettatore dovrebbe guardare con il distacco con cui leggiamo i grandi gialli politici di Eric Ambler e di John Le Carré. La realtà è alquanto diversa. Il 29 novembre 1963, sette giorni dopo l'assassinio di Kennedy, il nuovo presidente Lyndon B. Johnson nominò una commissione d'indagine e ne affidò la presidenza a un magistrato, Earl Warren, già governatore della California. Della commissione fecero parte, insieme ad alcuni senatori e rappresentanti democratici e repubblicani, due persone che avevano avuto incarichi importanti nel servizio pubblico del Paese: Allen Dulles, ex direttore della Cia, e John McCloy, assistente segretario alla Guerra e più tardi alto commissario americano in Germania. La commissione ricostruì minuziosamente i fatti: i tre colpi di fucile che raggiunsero Kennedy e il governatore del Texas John B. Connally alle 12.30, l'assassinio di un poliziotto alle 12.33, l'arresto di Oswald poco dopo le 13.40, l'assassinio di Oswald in un corridoio del Dipartimento di polizia di Dallas alle 11.23 del 24 novembre. Oswald era stato nel corpo dei marine ed era fuggito in Unione Sovietica dove aveva cercato di rinunciare alla cittadinanza americana. Il suo assassino Jack Ruby era direttore di un night club di Dallas. Questa straordinaria sequenza di eventi e circostanze giustificava dubbi e sospetti. Oswald era un assassino solitario o il sicario di un complotto? Era stato reclutato dai servizi sovietici o da gruppi americani ostili alla politica di Kennedy? Perché Jack Ruby aveva deciso di ucciderlo? Come era riuscito a introdursi nel Dipartimento di polizia? Per dieci mesi, sino al settembre del 1964, la commissione raccolse tutti i rapporti dei diversi servizi di sicurezza degli Stati Uniti, avviò le proprie indagini, interrogò testimoni e lavorò a porte chiuse, fuorché nei casi in cui l'interrogato preferì una pubblica seduta. Alla fine del suo lavoro produsse un rapporto di 888 pagine da cui risultò che Oswald aveva agito da solo e che Ruby non aveva complici. Dalla lettura delle conclusioni emerge l'impressione che Oswald e Ruby fossero, su piani e per ragioni diverse, emotivi, imprevedibili, squilibrati. So che queste conclusioni sono parse a molti insoddisfacenti e che il caso Kennedy riappare periodicamente sulla stampa americana, più o meno con la stessa regolarità con cui noi riscopriamo il caso Moro e altre vicende degli anni di piombo. Ma il rapporto della commissione Warren resta l'indagine più scrupolosa e diligente finora realizzata sull'assassinio di Dallas. Il boccone è troppo ghiotto, tuttavia, perché maghi, veggenti, romanzieri, politici in cerca di notorietà e reporter spregiudicati siano disposti a mollare l'osso. Le segnalo, caro Caprioli, che fra le tante teorie vi è anche quella secondo cui Kennedy sarebbe sopravvissuto all'attentato. Qualche anno fa ero in un supermercato americano quando l'occhio mi cadde su un giornale in cui era riprodotta la fotografia di un vecchio in carrozzella, il volto coperto da una cascata di capelli bianchi. Il titolo gridava: « E' Kennedy, è vivo! » .



Diego Verdegiglio
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25/04/2005 18:45

Ringraziamo il Dottor Verdegiglio per aver riportato il testo dell Ambasciatore Sergio Romano.
carmelo pugliatti
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26/04/2005 01:24

Sergio Romano, noto storico, deve essere certo una persona attedibile in materia. Specialmente quando colloca l'omicidio di Tippitt alle 12.33.

Se l'avessi scritto io mio avreste mangiato vivo, ma quello che dice l'"ambasciatore" vi fa comodo, e quindi lui al massimo sarà stato un pò distratto, vero?

Saluti

Mazzucco

[Modificato da mazzucco3 26/04/2005 1.24]

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26/04/2005 01:31

FEDERICO: Peccato, l'altro Federico se n'è già andato di nuovo. Mi toccherà quindi rispondere a questo, anche se in realtà è uno spreco di energie.

"Noi abbiamo un assassino a sua volta assassinato, due feriti, un poliziotto morto, una pistola, un fucile e sette bossoli. Punto e stop." Certo, ti sei solo dimenticato di aggiungere un quintale circa di contraddizioni che non stanno in piedi, ma per il resto direi che concordo con te.

"La versione ufficiale dei fatti ha delle prove." Immagino che abbiano anche "dimostrato", fra le mille altre assurdità, il rimbalzo del proiettile sulla quercia.

Fai finta di non capire, Federico, come al solito. Quando ritorna il tuo gemello fammelo sapere.

Massimo


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26/04/2005 02:17

Re:

Scritto da: mazzucco3 26/04/2005 1.24
Sergio Romano, noto storico, deve essere certo una persona attedibile in materia. Specialmente quando colloca l'omicidio di Tippitt alle 12.33.

Se l'avessi scritto io mio avreste mangiato vivo, ma quello che dice l'"ambasciatore" vi fa comodo, e quindi lui al massimo sarà stato un pò distratto, vero?

Saluti

Mazzucco

[Modificato da mazzucco3 26/04/2005 1.24]


Già,avevo notato anch io stamattina questa svista dell Ambasciatore Romano.Purtroppo non tutti riescono ad essere attendibili come Fletcher Prouty.
carmelo pugliatti
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26/04/2005 09:27

Infatti, Sig. Pugliatti: immaginavo che l'avesse vista, immaginavo che non l'avrebbe mai citata se non lo avesse fatto prima qualcun altro, e immaginavo che, avendolo fatto io, lei ora la definisse una "svista". Tutto previsto, tutto come da copione.

Se invece si è onesti, bisogna riconoscere apertamente una cosa: CHIUNQUE abbia studiato per più di 5 minuti l'omicidio di Dallas - e vi parla chi prima non l'aveva mai fatto, come sappiamo - non potrebbe MAI scrivere che Tippitt fu ucciso alle 12.33. MAI.

Questo è evidente, come è evidente quindi che la parola di Romano al riguardo vale meno di una cicca bagnata.

Questa non è stata che un'ennesima dimostrazione - come se ce ne fosse davvero bisogno - dei classici due pesi e due misure che usate voi "moderatori", o "veci" che preferiate chiamarvi, su questo forum. Difficile a questo punto non pensare che sia l'unico modo per tenere a galla qualcosa che a galla sta soltanto nelle vostre teste.

E' anche vero, d'altronde, che se voi DAVVERO usaste lo stesso criterio per gli argomenti pro e gli argomenti contro, questo forum probabilmente cesserebbe di esistere dopo una settimana.

Ma ne riparleremo al momento di commentare il libro di Verdegiglio.

Saluti "romani" a tutti voi.

Massimo


[Modificato da mazzucco3 26/04/2005 9.29]

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26/04/2005 17:12

Re:

Scritto da: mazzucco3 26/04/2005 9.27

Questo è evidente, come è evidente quindi che la parola di Romano al riguardo vale meno di una cicca bagnata.



[Modificato da mazzucco3 26/04/2005 9.29]


Lei avrebbe ragione,Egregio Mazzucco se l Ambasciatore Romano avesse voluto pubblicare una puntuale ricostruzione storica dell assassinio di Kennedy allo scopo di confutare le credenze complottiste.Sergio Romano,invece ha semplicemente espresso la propia opinione,un opinione improntata a buon senso.Che lo scarto di tre minuti tra l assassinio di JFK e quello di Tippit è frutto di una semplice svista mi pare del tutto evidente.Capisco tuttavia la sua necessità di aggrapparsi ad ogni piccolo appiglio,anche se inesistente.Ma tornando all opinione dell Ambasciatore su Oswald unico colpevole,mi ha molto colpito il brano di un intervista trovata gironzolando su Internet.Si tratta di una conversazione tra lo scrittore Laurence Leamer,autore del libro "The Kennedy men" un giornalista del "Washington post",e alcuni lettori.Dopo aver parlato del suo lavoro Leamer risponde ad un ultima domanda:"Have you reached a conclusion on JFK's assassination (Oswald acting alone vs. a mob hit or a right-wing conspirancy)? Laurence Leamer: I don't have anything new on this.Indeed i stayed away since i don't have new material and others have spent years on this.I always thought there was some kind of conspiracy.Several of my closet friends are leading experts on this.But frankly in recent years I've been thinking more and more that perhaps after all it was simply Oswald". La mia impressione è che forse ,a dispetto del "luogo comune",la verità sta facendosi sempre più strada.
carmelo pugliatti
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26/04/2005 19:37

La verità SI E' GIA' fatta strada, Sig. Pugliatti. Ormai il 75 percento degli americani è convinto che il WR sia solo una colossale bugia. In Europa poi non si pone nemmeno più la questione. (Le statistiche, almeno quelle, non le faccio io).

Ma resta comunque interessante - almeno per me - studiare i percorsi mentali di chi mostra questa necessità profonda di negarla comunque. E' per quello che mi auguro che questo forum non muoia mai.

A presto

Massimo

PS. Insisto: Scrivere 12.33 vuol dire che NON si è studiato il caso. Chiunque l'abbia studiato NON POTREBBE MAI scrivere 12.33. Il che significa che l'opinione di Romano non vale nulla. Questo me lo avete insegnato voi.

[Modificato da mazzucco3 26/04/2005 19.40]

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26/04/2005 20:00

Massimo,
permettimi una piccola, fugace delusione. Non credevo che il motto "Vox populi vox dei" facesse parte del tuo bagaglio.
Se è per questo credo di far parte di quello 0,5% di italiani che non ha mai guardato il Festival di Sanremo, Costanzo, Domenica In e che praticamente non accende mai la Tv. Devo considerarmi nel torto?

Cari saluti
Federico


PS Su Romano non metto bocca: non importa avere "sponsor" della propria idea, influenti o meno che siano. Per quanto riguarda la verità che si fa strada, sono spiacente ma per ora non è (ancora) la Tv a stabilire coi sondaggi chi abbia ucciso Kennedy, né ci sono elezioni popolari per eleggere l'assassino di JFK. L'assenza di altri, oltre a Oswald, ad aver agito contro Kennedy è, a oggi, ufficialmente rimasta tale. Temo non bastino Posner o Weisberg o Lane o Verdegiglio per decidere la storia.
Federico Ferrero
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26/04/2005 22:39

FEDERICO: Certo che non è la Tv a stabilire coi sondaggi chi abbia ucciso Kennedy, ma tantomeno lo è il nostro ambasciatore ignorante. E io ho solo risposto a chi diceva che "la verità si fa strada" citandolo.

Per quel che riguarda invece la tua "assenza di altri, oltre a Oswald, ad aver agito contro Kennedy", siamo daccapo. Questo non dimostra affatto che la Warren abbia ragione, e il fatto che la cospirazione non sia a sua volta "dimostrabile " col nome e cognome degli assassini non toglie affatto che la SBT (non a caso, "theory", nota bene) faccia acqua da tutte le quercie… ehm, parti.

Le stupidaggini restano stupidaggini, le contorsioni restano contorsioni, e le contraddizioni restano contraddizioni, anche in mancanza di una verità riscontrabile. Troppo comodo il giochino. E non da te, devo dire.

Massimo

[Modificato da mazzucco3 27/04/2005 0.10]

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27/04/2005 10:16

Caro Massimo,
meno male che non la pensi così! In caso contrario potevo far mia una bella frase di Jim Moore: "Se è vero che l'88% degli americani non crede al Rapporto Warren posso garantire che il 99% di loro non lo ha mai letto".
Sulla tesi di Oswald unico colpevole intendevo dire che non esiste a tutt'oggi prova che la renda impossibile, tant'è che la gran parte dei cospirazionisti è costretta o a dire che Oswald sparò, ma non da solo, o che le prove sono state falsificate. In aggiunta a ciò (intendevo dire che) non è mai stato fatto un nome, portato un bossolo, una ferita, un qualcosa che faccia lontanamente pensare a un altro sparatore, se non un Dictabelt con dei rumori e una macchia di una foto ingrandita e spacciata per tre cecchini: spero non mi manderai al confino se non salto su quel carro...

PS Permettimi: querce, non "quercie". So che risiedi altrove per cui hai tutte le scusanti possibili... Mi concedo di richiamare la tua attenzione se, di tanto in tanto, cala sulla lingua di Dante...

PPS Come vedi avevo ragione: non c'è neanche il campo in cui giocare la partita!
Federico Ferrero
Post: 527
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27/04/2005 14:42

Re:

Scritto da: mazzucco3 26/04/2005 19.37
La verità SI E' GIA' fatta strada, Sig. Pugliatti. Ormai il 75 percento degli americani è convinto che il WR sia solo una colossale bugia. In Europa poi non si pone nemmeno più la questione. (Le statistiche, almeno quelle, non le faccio io).

Ma resta comunque interessante - almeno per me - studiare i percorsi mentali di chi mostra questa necessità profonda di negarla comunque. E' per quello che mi auguro che questo forum non muoia mai.

A presto

Massimo

PS. Insisto: Scrivere 12.33 vuol dire che NON si è studiato il caso. Chiunque l'abbia studiato NON POTREBBE MAI scrivere 12.33. Il che significa che l'opinione di Romano non vale nulla. Questo me lo avete insegnato voi.

[Modificato da mazzucco3 26/04/2005 19.40]


E lei insista,Egregio Mazzucco,insista.E' ovvio che l opinione di Romano non vale nulla;chi si crede di essere il noto e stimato Ambasciatore,Fletcher Prouty ? P.S. A proposito di "percorsi mentali siamo profondamente onorati di essere oggetto di studio da parte di un autentico esperto in materia.Per fortuna che in questo mondo di matti c è ancora gente savia come lei.Per il resto,questo non è un sito "missionario".Noi non ci siamo certo dati il compito di far cambiare opinione alla maggioranza disinformata sui tragici eventi di Dallas ;abbiamo voluto semplicemente veder chiaro in un caso che per ragioni diverse ci ha appassionato ed interessato.Se qualcuno da "complottista" ,quali anche noi eravamo, imbattendosi in questo sito cambiasse idea,( finora sono stati diversi)la cosa può farci piacere,ma ripeto non è questo lo scopo.Stia tranquillo Mazzucco,lei resterà sempre in maggioranza.Di prevenuti,o semplicemente disinformati (anche perchè poco interessati al caso per informarsi davvero) c'e ne saranno sempre tantissimi.Lei ci insegna ,il "luogo comune" non morirà mai.Nel frattempo però non ho potuto fare a meno di notare che tutti i testi di storia degli Stati Uniti in vendita nelle nostre librerie (ho dato un occhiata nei giorni scorsi) danno la realtà di Oswald unico assassino come un dato acquisito.Tutti ignoranti e matti,certamente.

[Modificato da carmelo pugliatti 27/04/2005 20.05]

carmelo pugliatti
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