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Il complotto!

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2004 02:24
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16/12/2004 20:14

Tratto da: www.sapere.it - Enciclopedia on line.

L’assassinio di John Kennedy: complotto e guerra in Vietnam




Il complotto
La mattina del 22 novembre 1963 Kennedy atterrò all’aeroporto di Dallas. Nata dalla vittoria risicata di tre anni prima su Richard Nixon, sconfitto per centomila voti, la sua presidenza durava da 1026 giorni. La campagna per la rielezione del 1964 spinse JFK a volare nel sud del Paese. Alle 12.30, mentre l’auto presidenziale risaliva la Elm Street, nella Dealey Plaza, risuonarono gli spari. Provenivano da destra, dal sesto piano del deposito dei libri scolastici del Texas (dove vennero ritrovati tre bossoli, a conferma, secondo il rapporto Warren, che Oswald aveva sparato da lì), e di fronte, dalla celeberrima collinetta erbosa dove fu esploso il colpo mortale in faccia al presidente. E, si presume, da un piano basso del Tribunale penale di Dallas, situato dietro alla limousine.

Prima e dopo l’attentato si verificarono alcuni eventi inspiegabili. Il 17 novembre l’FBI di New Orleans ricevette un telex in cui veniva anticipato l’attentato. L’informazione rimase negli uffici del Federal Bureau per alcuni giorni prima di scomparire misteriosamente dagli schedari. Circa un’ora prima che JFK arrivasse nella Dealey Plaza, una testimone notò il mafioso Jack Ruby, futuro assassino di Oswald, mentre scaricava un uomo armato di carabina nei pressi della collinetta. La versione della donna venne alterata dall’FBI perché Ruby non venisse identificato. Nel caos che seguì agli spari, tre uomini, sbucati dalla collinetta erbosa, vennero fermati dalla polizia di Dallas e arrestati. Del trio non rimasero nomi, foto né impronte digitali. Non basta. Il film di Abraham Zapruder, che mostrava le prove di Kennedy colpito frontalmente (con l’ultimo colpo proveniente dalla collinetta) e non da destra (il deposito di libri), rimase sigillato in una cassaforte del settimanale Life per oltre cinque anni.



25 novembre 1963: il corteo funebre a Washington (Foto Archivio IGDA)
E che dire dell’episodio paradossale legato al cervello di Kennedy. La materia grigia (utile per appurare la direzione in cui arrivarono le pallottole) del presidente sparì incredibilmente dall’ospedale militare in cui era stata effettuata l’autopsia. Il medico incaricato dell’esame autoptico bruciò nel camino di casa sua la prima relazione dell’autopsia. Tutto regolare? Sì, a detta della Commissione presieduta da Earl Warren (Primo giudice della Corte suprema Usa) e istituita dal neo presidente Johnson. Ma tre anni dopo i fatti di Dallas, i due terzi dell’opinione pubblica americana non credeva già più alla favola del killer solitario. Jim Garrison studiò il corposo rapporto Warren e scoprì che la Commissione aveva fatto un lavoro grossolano, dimenticando (o fingendo di dimenticare?) prove determinanti.

Il Procuratore distrettuale di New Orleans indagò, tra l’ostilità del Governo e dei media nazionali, e passò alla storia, cinque anni più tardi, come l’unico a portare il caso in un’aula di Tribunale. Nel marzo del 1967 Garrison incriminò Clay Shaw, uomo d’affari di New Orleans e agente segreto della Cia, con l’accusa di aver preso parte alla cospirazione contro Kennedy. Nel gennaio del 1969 si aprì il processo. Shaw, personaggio della buona società dalla reputazione inattaccabile, venne prosciolto dopo un mese di udienze. Secondo Garrison, dietro la cospirazione si nascondevano membri dei servizi di informazione del Governo degli Stati Uniti, tra i quali Shaw, e tutta una serie di oscuri personaggi (esuli cubani, ex agenti della Cia e dell’Fbi), fanatici anticomunisti, che avevano organizzato materialmente l’attentato.



1968: anche Bob Kennedy viene assassinato (Foto Archivio IGDA)
La maggior parte di quelli che Garrison riteneva implicati nel complotto sparì dopo il 22 novembre: alcuni si suicidarono in circostanze a dir poco misteriose, altri morirono in strani incidenti stradali, Oswald fu assassinato il 24 novembre 1963 mentre veniva tradotto da un carcere a un altro, e il suo assassino, il gestore di night club Jack Ruby, venne avvelenato in carcere, Clay Shaw fu stroncato dal cancro nel 1974. Altre teorie sostengono l’implicazione nella cospirazione di membri del governo americano e dei servizi segreti di altre nazioni. Invece Robert Blakey, consigliere capo dell’House select committee on assassinations, al termine dell’indagine svolta dal suo Comitato nel 1981, tornò alla versione di Oswald come unico assassino.

Blakey spiegava che un altro cecchino, appostato sulla collinetta erbosa, aveva sparato, ma a vuoto. I due erano manovrati da una cospirazione ordita dalla criminalità organizzata, preoccupata per la sorte dei propri affari. I nomi dei mandanti? I mafiosi Carlos Marcello e Santos Trafficante e il “boss” dei camionisti James Hoffa. La verità è che la ricetta del micidiale cocktail di Dallas è come quella della Coca Cola: la conoscono solo gli inventori. I servizi di intelligence statunitensi potrebbero svelare buona parte del mistero, ma gli archivi della Cia su JFK resteranno sigillati per i prossimi 36 anni.


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Tre buoni motivi per eliminare Kennedy: il Vietnam, Cuba e i diritti civili



Il momento dell'assassinio di Oswald (Foto Archivio IGDA)
NSAM-263. Doveva salvare l’America dall’inferno del Vietnam, si tramutò invece nella condanna a morte di Kennedy. Firmata, secondo Jim Garrison, il procuratore distrettuale di New Orleans che dal 1966 indagò sull’assassinio di JFK, da schegge (le più anticomuniste) dei servizi segreti statunitensi, con la compiacenza di uomini chiave degli apparati militari. Il piano NSAM-263, deciso dal presidente il 2 ottobre del 1963, prevedeva il ritiro dei primi mille soldati dal Vietnam entro la fine dell’anno. Kennedy, nell’interpretazione fornita da Garrison, riteneva giunta l’ora dei titoli di coda per l’impegno americano nel sudest asiatico. Anche se non va dimenticato che, proprio sotto la sua presidenza, il numero dei militari americani in Vietnam si moltiplicò da circa 3000 ad oltre 16000 in tre anni.

In soffitta, nei piani di Kennedy, sarebbe dovuta finire anche la guerra fredda, con l’inaugurazione di una politica distensiva nei confronti del blocco comunista. Esemplare fu la Crisi dei missili a Cuba (ottobre 1962): in cambio del dietro front nell’installazione delle rampe missilistiche, JFK assicurò a Kruscev che gli Stati Uniti non avrebbero invaso l’isola in futuro. Già il fallito sbarco alla baia dei Porci (aprile 1961) era costato a Kennedy le accuse di comunismo, più o meno sotterranee, dell’intelligence. I militari e i servizi segreti, sostiene Garrison lo additarono per il suo comportamento soft on communism, troppo tenero con i “rossi”.



Robert Kennedy, fratello di John e "suo" ministro della Giustizia (Foto Archivio IGDA)
Un’esasperazione ideologica che mascherava il duplice timore di veder sfumare una consistente fetta di potere e una pioggia di dollari. Kennedy stava infatti per mettere mano alla struttura della Cia, ridimensionandone il ruolo. Una rivoluzione, rallentata dalla burocrazia e poi bloccata dagli eventi di Dallas, inaccettabile per l’intelligence USA. Per non parlare del progetto di ritiro dal Vietnam. La guerra alimentava un’industria bellica enorme, un gigante che per sopravvivere richiedeva un costante tributo di fucili, bombe ed elicotteri. Dopo il 22 novembre, il piano NSAM-263 venne cancellato e l’impegno in Vietnam rafforzato dal presidente Lyndon Johnson.

I prodromi del complotto si presentarono già dopo l’episodio della baia dei Porci. Nell’aprile del 1961 Kennedy acconsentì al tentativo di invasione (fortemente sponsorizzato dalla Cia) dell’isola caraibica, ma all’ultimo momento fece mancare l’appoggio aereo ai 1500 anticastristi. Lo sbarco si risolse in un fallimento totale, condito dal disinteresse della popolazione cubana, che nei piani della Cia avrebbe invece dovuto unirsi agli invasori per rovesciare il regime. Più d’uno negli ambienti dell’intelligence storse il naso. Allergia al marxismo? Non solo. Gli interessi delle grandi multinazionali americane a Cuba erano minacciati dalla politica comunista di Castro. Il fallimento gli attirò le critiche degli “interventisti” per aver negato il sostegno dell’esercito statunitense e dei “non interventisti” per aver autorizzato l’impresa.

I nemici di JFK trassero linfa vitale anche dalla battaglia per l’affermazione dei diritti civili. Il movimento per l’emancipazione della minoranza nera raggiunse il suo culmine proprio durante la presidenza Kennedy. L’America, scossa dalle marce degli attivisti, dagli scontri, dai morti e dai feriti, trovò nel presidente uno dei paladini di quella lotta. L’11 giugno del 1963, il governatore dell’Alabama, George Wallace, campione del segregazionismo, negò fisicamente l’ingresso nell’Università a due studenti di colore. Kennedy ordinò alle truppe federali di “fare spazio”. Otto giorni più tardi presentò al Congresso un disegno di legge che aboliva la segregazione nei locali pubblici e consentiva al ministro della Giustizia (il fratello Robert, convinto sostenitore della politica di emancipazione di John) di avviare azioni legali su richiesta dei soggetti discriminati. I due Kennedy si fecero una brutta fama, specie nel profondo Sud, dove il loro impegno, più che come politica di governo, venne bollato come un’incomprensibile crociata personale.





Post: 305
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16/12/2004 21:15

Dovrebbero rinominarla
www.saperepocooniente.it
[SM=g27818]

Saluti
FF

[Modificato da Federico Ferrero 16/12/2004 21.15]

Federico Ferrero
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17/12/2004 02:33

Già,caroFerrero:basterebbe l'errata morte diRuby(1974,anno della morte diShaw)a screditare il tutto
Diego Verdegiglio
Post: 316
Registrato il: 17/11/2002
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21/12/2004 20:47

Per solito non mi dedico a "rincorrere" chi diffonde notizie errate sull'assassinio (altrimenti dovrei stare dietro qualche milione di persone) ma, nei casi citati da kilos15 di www.sapere.it e di www.leggendemetropolitane.net ho voluto vedere cosa capitava...
Ebbene: l'enciclopedia (che è della De Agostini) riceverà un mio pezzo di rettifica e si è detta molto interessata all'aggiornamento delle informazioni sull'attentato.
Il sito leggendemetropolitane.net è molto vicino al Cicap e ha accolto con altrettanta disponibilità i miei rilievi, mettendosi a disposizione per una revisione della materia.

A volte basterebbe mettersi lì con impegno per rimettere a posto le cose... Comunque è già qualcosa farlo a tempo perso!

Saluti
FF
Federico Ferrero
Post: 627
Registrato il: 18/11/2002
Veterano
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22/12/2004 02:24

Ottimo lavoro,caro Ferrero. Se posso aiutarLa, mi faccia sapere. DV
Diego Verdegiglio
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