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Una lettera del signor Silan di Conegliano

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2004 16:11
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08/05/2004 12:13

Pubblico volentieri questa lettera giuntami dal signor Silvano Silan, cui ho già risposto privatamente. Ribadisco la gratitudine per le opinioni espresse, che ripagano del lavoro fatto...

Salve,
ho visto per la prima volta, qualche giorno fa, il "JFK" di Oliver Stone.
Prima di allora mi ero sempre tenuto alla larga dall'omicidio di John Kennedy, perché le centinaia di libri, saggi, documenti e teorie che ruotavano attorno a quel 22 novembre mi davano l'idea di un inestricabile groviglio di realtà e finzione, che avrebbe richiesto qualche anno di scrematura e letture approfondite prima di venirne a capo.
Senza contare che da quel giorno sono tracorsi 40 anni, molti personaggi implicati nella vicenda sono morti da tempo, e l'unica cosa che sembra continuare a godere di ottima salute è la fantasia galoppante di "quelli alla X-Files".

Come ho già detto, 4 o 5 giorni fa ho acquistato il dvd di "JFK - Un caso ancora aperto", che non avevo mai visto prima, ma di cui avevo sentito parlare molto negli anni scorsi. L'ho trovato un'opera straordinaria. Una tesi del complotto raccontata in maniera magistrale, molto verosimile in parecchi dettagli e, a quanto pare, basata su due libri-inchiesta fra cui quello di un procuratore distrettuale (com'è spiegato fin dai titoli di testa).
"Uau!" - pensai. Forse ho trovato un ottimo punto di partenza per chiarirmi le idee sul più famoso omicidio del XX secolo.
Il giorno seguente ho rivisto il film prestando maggior attenzione ai particolari, e il lavoro di Jim Garrison mi è sembrato lodevole e accurato. Considerando che, inevitabilmente, Hollywood si era presa qualche libertà artistica, mi sono tuffato in Rete cercando notizie sui due libri citati da Stone e conferme indipendenti su quanto sostiene Garrison.

Conosco abbastanza la storia recente per rifiutare la vecchia idea (presente nel film) di Kennedy come giovane e scintillante principe di Camelot, l'eroe che avrebbe redento un’America caduta preda di forze reazionarie, e che aveva intenzione di ritirarsi dal Vietnam (guerra voluta e cominciata proprio da John Kennedy, pochi lo ricordano). Questo genere d’impostazione è stato da tempo screditato da studi storici seri, ma quel 22 novembre un presidente è stato comunque UCCISO, e, buono o cattivo che fosse, è importante andare a fondo della questione e far giustizia dei colpevoli.
Forse il "colonnello X" di Stone non ha svelato un movente molto solido per l'omicidio con la sua storia del complotto politico-militar-industriale, ma, ehi, il film è convincente e un complotto sembra esserci stato davvero.

Il mio "periodo complottista" è durato 2 giorni. Finché la navigazione in Rete non mi ha fatto approdare al vostro sito e a quello di John McAdams.
Finalmente un'informazione quanto più possibile COMPLETA (dopo 40 anni), sgombra da miti e suffragata da PROVE SCIENTIFICHE per quanto riguarda la balistica e l'anatomopatologia. Ho passato delle ore piacevoli a leggere i risultati delle ricerche di John McAdams e le schede di approfondimento presenti nel vostro sito, e ciò che mi manca, ora, è qualche libro che le raccolga tutte per sfogliarlo comodamente.
Da quanto ho trovato (e, soprattutto, NON ho trovato) in Rete, mi sembra di capire che "Ecco chi ha ucciso John Kennedy", di Diego Verdegiglio, sia l'unica opera razionalmente concepita disponibile in lingua italiana. Nella pagina della recensione approfondita, è segnalato che il volume non è più in distribuzione e viene inviato direttamente a cura dell'autore, a richiesta.

Questo è l'unico indirizzo e-mail presente nel sito. Può cortesemente aiutarmi a contattare il signor Verdegiglio?

La ringrazio anticipatamente per la sua disponibilità e per tutto il lavoro che sta dietro il sito.

La saluto cordialmente, riportando una frase di Samuel Butler, scritta nel 1668: "Una mente credula... trova il suo massimo piacere nel credere a cose strane, e quanto più strane sono tanto più le accetta; ma non prende mai in considerazione quelle che sono chiare e possibili, poiché cose del genere le può credere chiunque."

Arrivederci

Stefano Silan
Federico Ferrero
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08/05/2004 21:04

Ringrazio per il messaggioFerrero e ilSig.Silan,al quale invierò una copia xerografica del libro
Diego Verdegiglio
Post: 161
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08/05/2004 23:31

JFK, santificazioni e mistificazioni
Riguardo l'idea di un Kennedy versione Camelot, concordo appieno con il signor Silan: pochi ricordano che l'idea di costituire corpi militari di intervento rapido, come i famosi Navy Seals, risale proprio a JFK, molte black ops (con fondi neri fantascientifici in quanto a dimensioni finanziarie) nacquero nel triennio 1960-63.
In questi giorni sto leggendo un paio di libri del contoverso scrittore John Kleeves, che ha tratteggiato bene lo scenario in cui si muove la Nuova Frontiera kennediana: un inasprimento dello sfruttamento delle colonie de facto (il Sud America, il Vietnam del Sud, la Corea del Sud etc.) mascherato propagandisticamente da aiuti per la democrazia, e coperto da finanziamenti militari sempre maggiori.
In questo contesto si colloca l'opera di Stone (con il quale concordo sulla tesi complottista), che prima di narrare quel 22 Novembre 1963, "santifica" la memoria di Kennedy.
A proposito vi consiglio "Divi di Stato" del predetto John Kleeves, Settimo Sigillo Editore, che racconta la fabbrica della propaganda made in Hollywood e il ruolo dell'USIA, l'agenzia che "controlla" (le virgolette sono d'obbligo, visto che spesso basta un consiglio, non un'imposizione) la produzione dei film americani.

Saluti
K
Post: 229
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09/05/2004 03:49

Circa una settimana fa Rai 3 ha ritrasmesso i dibattiti Kennedy-Nixon per le elezioni del 1960.Li ho rivisti con immenso piacere,e non vi è dubbio che in quei dibattiti il "falco" era Kennedy.JFK muoveva alla precedente amministrazione ed al vicepresidente Nixon sempre la stessa accusa,quella di essere stati "morbidi" con il comunismo.Emblematico il passaggio in cui JFK rinfaccia a "tricky Dick" lo scarso sostegno ai movimenti insurrezionali anti Castro,e Nixon risponde dicendo che sarebbe "illegale ed irresponsabile" fomentare la rivolta in un paese sovrano.Insomma quanto di più distante dal Kennedy "liberal-veltroniano" tanto caro agli ignoranti di storia Americana.Però da quì a dire che John Kennedy fu un presidente che promosse lo sfruttamento e l imperialismo ce ne corre.Di certo pensò a fare,in quel momento storico,gli interessi dell America,e credo che li fece in modo intelligente.Adesso è di moda rinfacciargli anche il confronto con Krusciov sui missili a Cuba nell ottobre 1962,dicendo che giocò a poker coi destini del mondo;ma cos altro poteva fare? Tra l altro oggi sappiamo che alcuni di quei missili erano già armati,quindi fece benissimo a non attaccare.Il più grande errore di valutazione di kennedy,la più grande "colpa" resta il Vietnam,l aver voluto cosiderare l indocina come il banco di prova delle teorie dell amministrazione in fatto di risposta limitata ed antiguerriglia,il non aver voluto estendere anche a quel paese la soluzione adottata nel Laos (la neutralità).Da inguaribile liberale "Malagodiano" voglio dare a JFK anche la responabilità di aver dato la sua benedizione (grazie ai consigli di Arthur Schlesinger)alla disgraziata apertura a sinistra Morotea del 1963.Per il resto fu un grande Presidente.

[Modificato da carmelo pugliatti 09/05/2004 3.51]

carmelo pugliatti
Post: 162
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09/05/2004 14:24

JFK... considerazioni e fatti
Buona parte del fascino che riveste la figura di JFK dipende dal fatto che noi, italiani (ma in generale, gli occidentali) stiamo seduti sulla "parte giusta" del mondo, e non in luoghi disagiati, come l'Africa o il Sud America. Altri motivi di questo manto aureo sono la giovane età di JFK (morto a 46 anni quando la maggior parte dei suoi predecessori furono eletti oltre i 60), e il clima (anche questo per buona parte frutto di propaganda) di "work in progress" che ammantava l'Amministrazione Kennedy.
Tuttavia, caro Carmelo, non possono essere dimenticati alcuni fatti accaduti durante il periodo 1960-1963 e sostanzialmente ascrivibili a JFK:
1) Nel 1960 i neutralisti laotiani avevano preso le redini dal governo di quel Paese, ma furono rovesciati da un colpo di stato "ispirato" dagli USA, che vedeva come esecutori materiali due dei maggiori trafficanti del Triangolo d'Oro e cioè il gen. Phoumi Nosouan e il principe Boun Oum (in merito alla politica americana nel Sud est asiatico consiglio il fondamentale "The Politics Of Heroin" del prof. Alfred McCoy, datato 1972, che svela gli arcani misteri e coinvolgimenti delle Amministrazioni USA nel traffico di droga). Lascio immaginare da che parte pendesse poi il Laos.
2) Cambogia: vedi punto 1. Poi i khmer rossi ebbero buon gioco ad eliminare la dittatura collaborazionista venuta prima di loro.
3) Vietnam del Sud: l'eliminazione del Presidente Ngo Din Diem, organizzata dalla CIA di Saigon (su questo fatto si potrebbero fare milioni di considerazioni, ma mi preme sottolineare che nel Sudest asiatico gli USA erano presenti per consolidare la penetrazione commerciale nel cd. Pacific Market, il Mercato del Pacifico). Nel libro "La CIA e il culto dell'Intelligence", Victor Marchetti rimarcava come i Presidenti USA non solo fossero a conoscenza delle cov ops della CIA, me le ispirassero, salvo poi, in caso di insuccesso, scaricare tutto dietro una valanga di "non so". Sempre e omunque.
4) Gli assassinii di alcuni riformisti, come Lumumba (anche se forse in questo caso, la colpa ricade più su Ike), Trujillo (che aveva iniziato a manifestare tiepide intenzioni riformiste) e le morti (guardacaso per incidenti aerei) del segretario ONU Hammarskjold (contrario al conflitto in Vietnam, poi sostenuto dall'inerte U Thant) e il nostro Mattei (appena accordatosi coi Russi per lo sfruttamento di alcuni giacimenti petroliferi vicino a Baku, per la gioia delle Sette Sorelle).
5) L'estensione del MAP: ossia il Programma di Addestramento Militare (già esistente dai tempi di Truman), tramite cui il Pentagono addestrava le èlite dei militari sudamericani, e le convinceva (con adeguata programmazione psicologica) a compiacere lo Zio Sam (e conseguentemente le multinazionali operanti in loco); se questo sembra fantascienza (qualcuno nel sito magari la pensa così), sappiate che Ike Eisenhower, nel 1959, quando chiese un responso sulla resa del programma, gli venne risposto che "non vi era miglior investimento dei soldi investiti nel MAP".
JFK aumentò i fondi per il MAP ed estese i programmi di assistenza ai poliziotti dei medesimi Paesi con il PBS, indicando poi come target di un'eventuale repressione elementi sovversivi come preti, sindacalisti, intellettuali, operai... tutti "bastoni (chiaramente comunisti [SM=g27813] ) nelle ruote" dell'economia del Paese collaborazionista (e quindi di quella coloniale americana).
6) La fondazione della prima scuola di Counterisnurgency, tant'è che oggi è dedicata a JFK: inutile dire che tali tattiche non vennero utilizzate contro la Russia, ma, indovinate un po', dove? Nel Sud America e nelle altre colonie de facto USA.

Certo, se consideriamo il ristretto periodo 60-63 in confronto a prima (Eisenhower) e dopo (Johnson), JFK appare come un pacifista (non ha organizzato così tanti golpe come gli altri due), ma non lo è stato. Ha dato delle guidelines che han fatto storia, ma d'altro canto ha dovuto seguire le direttive di una certa politica estera (i finanziatori prima o poi richiedono il saldo di quanto versato precedentemente, leggi alla voce "contributi elettorali").

Saluti
K




[Modificato da clorammina 09/05/2004 14.32]

Post: 230
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09/05/2004 16:11

Caro Clorammina,purtroppo "il regno dei giusti non è di questo mondo".In quei tempi dall altra parte e c era L Unione Sovietica,c era una guerra fredda che rischiava in ogni momento di diventare calda.Concordo sul fatto che l amministrazione Kennedy commise degli errori terribili nel sud est asiatico;ma non lo faccio per amore della pace e per simpatia con i "popoli del terzo mondo".Il mio rammarico è che la guerra in Vietnam alla fine danneggiò Gli Stati Uniti e l occidente,fu una delle cause all origine di quel fenomeno che noi chiamiamo semplicisticamente "il 68",provocò ripercussioni a catena in campo economico,sociale,militare.Senza la guerra in Vietnam e senza il trauma di Dallas la seconda metà degli anni 60 (e forse anche i 70) sarebbero stati assai simili ai primi,meravigliosi,anni di quel decennio.Ripeto,questo è il mio unico rammarico.
carmelo pugliatti
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