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Uno scambio di messaggi fra me e il Signor Frasson di Alessandria

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2004 01:09
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05/05/2004 18:16

Egregio signor VERDEGIGLIO,
ho ricevuto il suo libro pochi giorni fa e l'ho letto con attenzione trovandolo interessante anche se ovviamente fuori dalle righe del coro.......
La prosa è scorrevole, ordinata, corretta, la documentazione è ampia, i riferimenti precisi. Se da una parte, vista la considerazione perfettamente logica secondo la quale un complotto è certamente più intrigante ed appassionante che non il semplice gesto di un folle, è comprensibile come i grandi editori non mostrino interesse per la pubblicazione del suo libro, dall'altra mi stupisce che un lavoro ben fatto, sia pur non in sintonia con il pensiero giornalistico dominante, non trovi spazio in case editrici più grandi. Le confesso che anch'io in passato ho "subìto" il fascino della tesi del complotto, anche se da appassionato di storia ed altro non ero rimasto eccessivamente convinto, sulla base di poche considerazioni, semplici e fatte per così dire "a braccio". Uccidere l'uomo più potente della terra con un complotto preordinato da parte di un qualsiasi gruppo, soprattutto in un momento storico delicato come quello, considerato il numero delle persone necessarie da coinvolgere e che a certi livelli la cosa si sarebbe comunque risaputa, avrebbe potuto avere conseguenze negative incalcolabili anche per chi l'avesse perpetrato e poi l'arma, su cui, da appassionato mi permetto di fornirle alcune indicazioni che potrà (se lo riterrà opportuno) verificare con persone molto più illustri di me. Innanzitutto, mi sembra che nel libro vi sia una piccola inesattezza: l'arma usata da OSWALD dovrebbe essere un 91/41 e non un 91/38. Il fucile MANNLICHER-CARCANO modello 1891, l'arma in dotazione all'esercito italiano, viene prodotto in numerosi modelli, tra i più noti il 91/28 TS, il 91/38 ed il 91/41. Quest'ultimo era caratterizzato dall'attacco per la cinghia di trasporto che era posta lateralmente e non sotto l'arma come negli altri modelli. Il 91/38 era invece caratterizzato dall'avere la baionetta che si piegava direttamente sotto la canna. La cattiva fama di quest'arma deriva parzialmente dal vecchio vizio italico di autodenigrazione in alcuni casi del tutto gratuita. Il primo modello di fucile 1891 (lungo), aveva la rigatura interna alla canna a passo progressivo. Aumentava cioè nel tratto terminale della canna in modo che il proietto aumentasse (progressivamente) la propria velocità mano a mano che si avvicinava al vivo di volata per uscire. Questa soluzione (invero discutibile) determinava una maggiore usura nel tratto terminale della canna con conseguenze negative sulla precisione a lungo andare (migliaia di colpi), tanto è vero che nei modelli successivi venne abbandonata. Il fucile 1891 in tutti i suoi modelli fu un'arma in origine molto precisa e sotto questo profilo superiore ai suoi concorrenti coevi, gli inconvenienti derivavano a volte dalla povertà degli acciai utilizzati e dalle lavorazioni talvolta non accurate dovuta alla nostra carenza di risorse economiche e di materie prime. Altro motivo di fama negativa immeritata è dovuto al fatto che il giudizio venne espresso dagli appassionati che per vicende storiche e sociali che non le sto a descrivere (ma che può facilmente immaginare) ne vennero in possesso solo negli anni '60 e '70 dopo cioè che questi fucili avevano fatto spesso come minimo quattro conflitti (Prima, Spagna, Etiopia, Seconda) ed erano stati utilizzati sul mercato civile americano in quanto colà portati come prede belliche. Tra l'altro erano apprezzati proprio perchè nonostante tutto erano armi valide, costavano pochissimo e potevano essere utilizzate con successo nella caccia ad animali di piccola/media taglia. L'altro motivo di scarsa stima è dovuto al calibro: il 6,5 x 52 (6,5 è il diametro della palla e 52 la lunghezza del bossolo). La palla di diametro 6,5 viene adottata da vari eserciti alla fine dell'ottocento (6,5 x 50 Arisaka - Giappone, x 54 Mannlicher-Schoenauer - Austria, x 55 Carl Gustav - Svezia) per le sue migliori qualità nella balistica esterna; manteneva cioè all'uscita una traiettoria più tesa e più precisa di altre anche sulle lunghe distanze. Era inoltre meno fastidiosa allo sparo.....per soldati di piccola taglia come appunto italiani, giapponesi ed austriaci. Nonostante la palla militare italiana con peso di 160 grani fosse superiore a quella degli altri 6,5 (139) ma inferiore a quella delle sue concorrenti tedesche ed anglosassoni (170 - 185 ed oltre) era tutt'altro che un proiettile "umanitario" anche se effettivamente il rapporto tra peso e velocità era a favore di una maggiore penetrazione rispetto alla cessione di energia. Ma qui bisogna tener conto del fatto che in guerra è preferibile ferire che uccidere sia per l'incidenza psicologica che il ferito ha sugli altri combattenti, sia per il fatto che il ferito costringe i compagni a soccorrerlo. Inoltre le canne venivano forate ad una distanza tra i pieni delle rigature di 268 millesimi di pollice e di conseguenza tale era il diametro delle palle militari italiane originali. Nel dopoguerra le palle che circolavano sul mercato civile erano invece di diametro inferiore (266 o 264) perciò quando la palla percorreva la canna dopo l'esplosione del colpo, i gas di sparo si insinuavano tra le sue pareti ed il proietto, sopravanzandolo e minandone quindi la stabilità a discapito della precisione. La dimensione di tale inconveniente variava ovviamente in misura del grado di usura della canna. Per intenderci in una canna relativamente poco usurata, l'utilizzo di una palla di diametro 266 poteva anche non rivelare alcun inconveniente mantenendo intatta la precisione originaria. Sarebbe pertanto interessante conoscere il grado di usura della canna dell'arma usata da OSWALD, sapere se il munizionamento usato era originale militare italiano o commerciale americano. La prima ipotesi potrebbe essere plausibile, visto come le dicevo prima, l'enorme quantitativo di armi e munizioni italiane che gli americani si erano portati via come prede belliche e che col loro bassisimo costo ne giustificava quindi la grande diffusione su quel mercato civile. E comunque, anche nel caso di altro tipo di munizionamento, considerata anche l'apposizione di un cannocchiale, sia pur di modesta qualità, mi sentirei di dire che l'esplosione di tre colpi con il successo di almeno due, a distanze anch'esse modeste (da 40 ad 80 metri) per un tiratore con un minimo di allenamento soprattutto nella manualità relativa all'azione dell'otturatore girevole-scorrevole, non presenta particolari difficoltà. Del tutto fuori luogo quindi le critiche basate sulla presunta scarsa qualità dell'arma.
Per finire sottopongo alla sua attenzione la straordinaria analogia che il caso KENNEDY presenta con altri tre casi della storia recente italiana: la morte accidentale dell'anarchico PINELLI, la strage di piazza Fontana e l'omicidio dell'onorevole MORO. Ho avuto modo di leggere approfonditamente uno studio serio ed approfondito condotto e pubblicato da un valente giornalista de "IL TEMPO" di Roma, Pierangelo MAURIZIO, su questi tre fatti. Ho ricavato l'impressione che in tutti i casi la verità sia quella che purtroppo è immediatamente apparsa nella sua tragica banalità e semplicità, accertata dalle Autorità inquirenti e documentata da atti di indagine irripetibili e da risultanze giudiziarie. In tutti i casi si rileva una straordinaria concomitanza di numerose casualità banali e circostanze sventurate. In tutti i casi l'intrigo e la dietrologia hanno appassionato più della semplice verità, con implicazioni socio-politiche di rilevante entità e facendo l'enorme fortuna di un gran numero di nostrani ciarlatani. In tutti i casi è venuto fuori l'unico vero complotto di cui siamo tutti vittime nella odierna società di massa: quello della manipolazione dell'informazione che in definitiva non serve a nessuno se non a consentire ad una marea di nostrani fannulloni di non sudare in fabbrica od in miniera, godendo di una popolarità enorme con introiti altrettanto enormi..........
Pensi che il giornalista di cui sopra è in pratica stato costretto a "farsi" una casa editrice (la MAURIZIO edizioni appunto) per poter pubblicare i suoi libri.............
Cordiali saluti
Iller FRASSON

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Egregio Signor Frasson,
ho letto con compiacimento e molta attenzione ciò che mi scrive sul mio libro e La ringrazio. In merito al tipo di arma usata a Dallas, il '91 viene denominato nei verbali come 91/38 fabbricato dall'Arsenale di Terni nel 1940. Non so dirLe perciò se facesse parte di un primo stock di armi-prototipo 91/38 già con attacco laterale della cinghia sul calcio, divenuto poi di serie dal 1941. Nella nota 591 del mio libro troverà altre indicazioni sull'arma, alle quali (in un'eventuale ristampa) aggiungerò il volume di Alberto Boatti, Fiorenzo Bianchini ed Ermanno Ramezzi "Il '91, centenario di un fucile storico", Ed. Olimpia Vallecchi, Firenze, 1991. I riferimenti alle munizioni 6,5 (fabbricate dalla Winchester Cartridges di Alton, Illinois) sono a p. 275 del mio libro. La testimonianza del perito balistico Robert Frazier dell'FBI (ribadita nel 2003, ora che il vecchio esperto è in pensione) è che il grado di usura della canna del fucile di Oswald permetteva senz'altro la prestazione che gli è stata attribuita. Io stesso (che non avevo mai sparato prima, non ho fatto neanche il militare e non sono certo un tiratore scelto dei Marines) sono riuscito a mettere a segno con un 91 simile tre colpi in 8 secondi su tre sagome a 25 metri muovendo ogni volta l'arma (appoggiata) da sinistra verso destra e riaggiustando la mira, come rileverà dalla mia intervista in appendice con Martino Farneti. Troverà su Internet (da Google sul sito John mcAdams+ JFK+assassination) altre informazioni balistiche sul caso. Ho pubblicato anche due puntate su TAC ARMI di novembre e dicembre 2003. In merito agli editori, ho proposto la ristampa a tutti i maggiori editori (Mondadori, Rizzoli, Mursia, Editori Riuniti, Newton Compton, Longanesi, Vallecchi, Giunti, Feltrinelli, Einaudi, e allo stesso Castelvecchi, che mi ha di recente pubblicato la mia storia della TV italiana durante il fascismo dal titolo LA TV DI MUSSOLINI). Risposte: zero. In effetti il mio libro è commercialmente "scomodo" e valgono molto di più, in questo senso, le panzane di Bisiach. Ma tant'è! Cosa vuole che Le dica: non demordo, a costo di ripubblicarlo a mie spese. Le sarò grato di altre osservazioni e non mancherò di ringraziarLa in un'eventuale ristampa dell'opera. L'attendo per i commenti nel Forum del sito www.johnkennedy.it, dove ferve un vivace dibattito e nel quale, se Lei mi autorizza, avrò piacere di pubblicare il messaggio che Lei mi ha inviato.. A presto e cordiali saluti. Diego Verdegiglio

Egregio signor VERDEGIGLIO,
la ringrazio per la cortese risposta e l'attenzione che ha riservato a quanto le ho scritto. Come le dissi può verificarlo con persone ben più esperte di me, ma è parte del frutto di trent'anni di passione per le armi da fuoco, argomento dove le confermo, si può dire tutto ed il contrario di tutto, in particolar modo per quanto riguarda la balistica esterna e terminale. Se le può essere utile esponga pure ciò che le ho scritto dove crede, da parte mia non ci sono problemi di sorta. Per quanto riguarda l'arma, sono andato a rivedere più accuratamente alcuni testi ed effettivamente mi ero sbagliato io: è un fucile modello 1891/38 (fecero anche il moschetto) ed in quella versione coesistevano i calibri 6,5 x 52 e 7,35 x 52 con palla da 128 grani. Dato che però la stragrande maggioranza delle armi lunghe in dotazione all'atto dell'entrata in guerra era nel primo calibro, la produzione del secondo non fu più portata avanti. Da quanto ho capito nel suo libro le munizioni sarebbero state prodotte dalla Western Cartridges in quell'epoca (anni '50)....sarebbe stato curioso disporre di una perizia balistica accurata sul loro diametro. In ogni modo rimango dell'opinione che le esposi: quelle armi erano tutt'altro che scarse e sicuramente in grado di fare il disastro che fecero in quella corcostanza! Sono da almeno trent'anni un appassionato di storia e tutto quello che ebbi la possibilità di leggere agli inizi degli anni '70 era quel poco che arrivava in Italia, purtroppo da sempre un paese in cui si legge molto poco. Conservo ancora un testo edito dalla MONDADORI che faceva parte di una collana "I DOCUMENTI TERRIBILI" ed un altro edito da una casa editrice ginevrina che si chiamava "Gli amici della storia". Per forza di cose gli autori recepiscono quanto era recepibile dagli states con i vari Mark LANE, BUCHANAN e GARRISON. Probabilmente allora forse non c'era nemmeno la possibilità di acquisire le notizie che ha acuisito lei sulla scarsa attendibilità di quei personaggi. Il primo testo è di Guido GEROSA e tutto sommato non pende neanche smaccatamente dalla parte del complotto, riportando anche validi elementi per OSWALD. Il secondo fu curato da un tal Edouard BOBROWSKI, più o meno è sulla stessa falsariga del primo e cita tra la bibliografia oltre che i soliti LANE e BUCHANAN, anche GUN, SAUVAGE SIDEY ed alcuni giornalisti francesi: BERNIERES, BISHOP, e POTTECHER. Per fargliela breve imperniano i loro dubbi sulle presunte scarse qualità di OSWALD come tiratore già nei marines, sulle sue stranezze russe, sul presunto sosia ma soprattutto su quella che definiscono una strana trafila di morti misteriose delle persone che avevano assistito al fatto. GEROSA mi pare accenni anche ai fotogrammi del film di ZAPRUDER montati al contrario e ad una fotografia scomparsa........Direi però che tutto sommato non hanno toni sensazionalistici come altri da lei citati; semplicemente avanzano dei dubbi su quelli che a loro appaiono elementi di incertezza. Come le dissi trovo la sua valutazione della concomitanza di circostanze sfortunate per KENNEDY, molto plausibile anche perchè straordinariamente ricorrente nei casi che le ho citato. Immaginiamo che significhi per un Questore degli anni '60 quando una rapina era già un fatto sensazionale, trovarsi di fronte al macello di piazza Fontana, con addirittura un tassista che dice di averci portato un individuo con una valigia poco prima.....E' comprensibile e palusibile che si perda la lucidità, con pressioni indicibili da parte dei vertici tecnici e politici, della stampa nazionale ed internazionale........e quindi ecco l'errore marchiano sotto il profilo della procedura penale: la ricognizione di persona fatta dopo aver fatto quella fotografica, facendo cioè vedere al tassista solamente la foto di VALPREDA prima di averlo messo tra altre persone con le stesse caratteristiche.....dopo poco la morte del tassista ROLANDI malato di cuore e giù altre teorie dietrologiche!! Stessa cosa per il caso MORO: immaginiamoci il clima con migliaia di uomini appartenenti a Corpi diversi (che non si sono mai coordinati!!) che perquisiscono come dice la legge blocchi di edifici.......è normale che un poliziotto stanco, dopo decine e decine di appartamenti visitati, considerato che non siamo in guerra e nella striscia di Gaza, e quindi non si possono sfondare tutte le porte che si trovano chiuse in un isolato romano intero, di fronte a quella dell'appartamento di via Fani (e magari chissà quali altri) abbia bussato e non ricevendo risposta sia passato oltre....... anche qui ha visto che cosa si è scritto su questa circostanza!!
Gli anglosassoni sono per natura esuberanti e violenti. Lo erano già nel dopoguerra. Trovo quindi anche qui plausibile che nel corso di anni diverse persone o abbiano voluto emergere descrivendo circostanze assolutamente infondate, o si siano dimostrati spesso degli esauriti o degli ubriaconi oppure quand'anche gente normale, siano rimasti vittime di altre persone appartenenti alle prime due categorie. Tutto sommato tutte le porcherie cinematografiche sia truculente che immorali ci vengono da là, come non ne avessimo già da noi!!
Per quanto riguarda l'editore, ha provato con ALBERTELLI di Parma e BASTOGI di Foggia? Vedo che anche loro pubblicano roba a sfondo storico ad ampio spettro.
Cordiali saluti
Iller FRASSON
Diego Verdegiglio
Post: 188
Registrato il: 17/11/2002
Frequentatore
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06/05/2004 11:23

Esistono tante persone che non vivono di fantascienza: è sempre bello saperlo.

Saluti
FF
Federico Ferrero
Post: 227
Registrato il: 17/12/2002
Frequentatore
OFFLINE
07/05/2004 01:09

ho letto attentamente l interessantissimo intervento del signor Frasson.Credo che le sue considerazioni sul MANNICHLER-CARCANO siano estremamente importanti.Un altro luogo comune caro ai complottisti è spazzato via.P.S.Vorrei fare una segnalazione.è prossima all uscita una pellicola dell esordiente regista Americano Niels Mueller interpretata dal bravissimo Sean Penn.Il film,dal titolo "The assassination of Richard Nixon", racconta un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1974.Il tentativo del "disturbato" venditore di mobili Samuel Byck (interpretato da Sean Penn)di assassinare il presidente Nixon,per cancellare i fallimenti di tutta una vita e liberarsi dalle sue frustrazioni. Vi ricorda qualcosa? Se Nixon fosse stato un presidente più popolare e Byck un assassino fortunato forse oggi dovremmo sorbirci dei libri di Mark Lane sul "complotto di stato" che sonvolse l america nel 1974.

[Modificato da carmelo pugliatti 07/05/2004 1.12]

carmelo pugliatti
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