Un ricordo personale di Gianni Agnelli: un incontro alla RAI di Via Teulada nel 1996
Egregio Signor Pugliatti,
condivido pienamente il Suo sconcerto per la scomparsa di Agnelli, un uomo che, con tutti i suoi difetti e nel bene o nel male, ha rappresentato per molti anni l'Italia all'Estero: e non solo l'Italia imprenditoriale. Agnelli era in effetti amico personale dei Kennedy e i rapporti con Ted, che inaugurò Italia '61 alla Fiat, non si erano mai spenti neanche di recente. Ebbi occasione di incontrare Gianni Agnelli negli studi televisivi di Via Teulada circa 5 anni fa: ero andato lì per una trasmissione che faceva un mio amico e nello studio del TG era quasi finita un'intervista di Corrado Augias (se non sbaglio) all'Avvocato. Alla fine, quando si spensero le luci, si avviò con passo incerto (una gamba risentiva di un'antica frattura)verso l'uscita dello studio. Ci facemmo tutti incontro a lui per salutarlo e lui non solo non ci respinse (non aveva scorta) ma strinse la mano a tutti, dal primo all'ultimo, con estrema cordialità e firmò autografi a chi glieli chiedeva, macchinisti o cameramen che fossero ("Presidente, per favore un autografo! Presidente, per cortesia, una foto con noi!"). Mi dispiacque di non aver pensato a una foto ricordo con lui. Fu l'unica volta che ebbi modo di stringergli la mano, ma ne ricavai l'impressione di un tratto aristocraticamente non altezzoso e di un carisma eccezionale, come avrei poi di nuovo constatato incontrando Ted Kennedy e con Gore Vidal. La battuta brutale sulla salute di Kennedy era in effetti molto dura, ma all'attentato di Dallas JFK deve la sua gloria: un vecchio Presidente malato e messo in disparte sarebbe caduto nel dimenticatoio, come Reagan, di cui nessuno ricorda se sia ancora vivo oppure morto. Pur nello sgomento per la perdita dell'amico, perciò,Agnelli si rese conto che una "beatificazione" da assassinio sarebbe stata preferibile ad un lento decadimento di uno degli uomini che, nel bene e nel male, avevano segnato le sorti del mondo agli inizi degli anni '60. La saluto cordialmente. Diego Verdegiglio