ecco in che mani siamo: viva l'FMI
solo x interessati
A.A.A. Paese VENDESI
di Giovanna Vitrano - Bolivia - 10/04/2002
Incredibile ma vero. Quello che sta lentamente succedendo alla Bolivia (ma anche a Paesi come il Cile, l'Uruguay, il Paraguay, la Colombia e l'Argentina) può essere riassunto in un annuncio di questo genere: "A.A.A. Paese Vendesi - completo di 8 milioni di abitanti, petrolio gas e risorse minerarie, ottimo clima, varietà di ecosistemi, tasso di descolarizzazione elevato. No sbocco a mare. Sconto per multinazionali e organizzazioni trasnazionali".
Per quanto possa sembrare inverosimile, questa verità è stata confermata dal premio Nobel per l'economia del 2001, il dottor Joseph Stiglitz, economista capo della Banca Mondiale. Nelle dichiarazioni del nobel, infatti, è possibile seguire questo procedimento di vendita coatta messa in atto dal Fondo Monetario Internazionale (Stiglitz afferma che dietro il FMI c'è la forte presenza degli Stati Uniti) a scapito dei paesi poveri, America Latina in testa.
Seguendo i "passi" suggeriti da Stiglitz, non è difficile fare il parallelo con quanto sta succedendo in Bolivia proprio in questi giorni. Proviamo a riassumerne i punti cardine.
Primo, privatizzare
Primo punto. Stiglitz indica come prima mossa la "privatizzazione". Per far fronte ai debiti contratti con il Fondo Monetario, il paese in questione mette in liquidazione le imprese statali che controllano l'energia elettrica e l'acqua. Come non ricordare a questo punto i giorni di fuoco del febbraio 2000 quando a Cochabamba si è combattuta la guerra per l'acqua? In quei giorni il popolo insorse a causa del prezzo troppo elevato al quale la Bechtel Corporation, una multinazionale cui era stato appaltato il servizio idrico in Bolivia, vendeva il liquido prezioso. In quel periodo, una fattura per l'acqua ammontava a circa un quarto di uno stipendio medio. Dopo centinaia di arresti e feriti, alla Bechtel venne rescisso il contratto (attualmente è in corso la causa della Bechtel contro la Bolivia per milioni di dollari per interruzione di contratto), ora affidato alla Semapa, una cooperativa boliviana. Il problema è che la Semapa ha le casse completamente asciutte, quasi come le risorse idriche di facile sfruttamento. Per portare l'acqua dalle profondità della terra alle città ci vogliono soldi e infrastrutture. La Semapa non ha né gli uni né le altre. Potrebbe accedere ai fondi necessari rivolgendosi a multinazionali private, esattamente come la Bechtel.
Un altro fermento che si è registrato in questi giorni tra le strade di La Paz è stato quello dei lavoratori della Cotel, la Cooperativa Telefonica. I lavoratori della Cotel hanno aspramente manifestato contro l'arrivo del partner tedesco Detecon, inteso come un primo passo verso la privatizzazione del settore telefonico. Ma Cotel ha già firmato un contratto con Detecon e non può rescinderlo senza pagare una multa salatissima. Il governo boliviano ha dichiarato che cercherà di trovare una soluzione. E nel frattempo, una decina di lavoratori della Cotel sono in sciopero della fame; tre di loro sono già stati ricoverati in ospedale in gravissime condizioni.
Secondo, muovere i capitali
In effetti, nei paesi del primo mondo la stabilità economica si basa sul fatto che il denaro deve "girare". Semplicisticamente, potremmo dire che i soldi, per poter entrare nelle casse dello Stato, devono prima uscirne sottoforma di investimenti. In Bolivia, come negli altri Paesi dell'America Latina, i soldi in effetti escono e poi… continuano ad uscire. Il perché lo spiega ancora Joseph Stiglitz parlando del secondo passo della Banca Mondiale. Si inizia svalutando la moneta locale (quando non è possibile mettere in atto la "dollarizzazione", manovra effettuata in Argentina), ovvero applicandole un valore in base al PIL del Paese, al suo debito estero, e altro ancora. In questo modo, secondo le regole ufficiali, si incentiverebbero gli speculatori esteri ad investire nel paese. Cosa che puntualmente avviene con le privatizzazioni (vedi paragrafo precedente). In più si distrugge il valore delle proprietà - come le terre - che possono essere acquistate (ad esempio, dalle multinazionali petrolifere) a costi minimi (vedi le espropriazioni delle terre lungo i corsi dei gasdotti, opere per le quali gli Stati Uniti stanno investendo in Bolivia milioni e milioni di dollari).
Terzo, prezzi regolamentati dal mercato
La Bolivia è sottoposta al Plan Dignitad, o del "Desarollo Alternativo", una specie di sinonimo del Plan Bolivia. In poche parole, è stato chiesto ai coltivatori della foglia di coca di cambiare le loro coltivazioni producendo ortaggi, verdure o frutta. Una sostituzione dignitosa, se non fosse che questi prodotti, ottenuti con i metodi naturali, non possono certo competere con quelli ottenuti industrialmente da varie multinazionali (guarda caso, anche queste in larga maggioranza sono americane). Il costo sul mercato dei prodotti industriali è molto più basso di quelli ottenuti artigianalmente. In più, in Bolivia mancano quasi del tutto i servizi relativi al trasporto merci. Un contadino, insomma, per raggiungere i grandi mercati delle grandi città impiega giorni (a discapito delle proprie merci deteriorabili); una multinazionale, invece, ha a sua disposizione camion e aerei frigoriferi. Il piccolo agricoltore è costretto a fallire oppure a far ritorno alla sua coltura tradizionale: la foglia di coca, soggetta però a sdradicazioni e alla terribile Legge 1008 (che prevede il carcere, oltre alla confisca di tutti i beni, per chi la coltiva e la smercia).
Terzo-bis, le azioni di disturbo
Questa "mossa" non è chiaramente espressa nel piano di recupero dei paesi poveri messo a punto dal FMI ma, secondo il Nobel per l'economia, è un passaggio obbligato. Stiglitz infatti non ha lesinato accuse per questo "punto" che prevede azioni di disturbo attuate modificando i prezzi, per esempio, di acqua e gas.
Aumentando le tariffe, infatti, il popolo in genere insorge, il mercato crolla e i governi sono costretti a fare ricorso alla Banca Mondiale o a Fondo Monetario Internazionale. Le multinazionali, che puntualmente giungono in soccorso, possono acquistare a prezzi stracciati. E torna la storia della "guerra per l'acqua", torna la storia del gas naturale che, dalla Bolivia, molto presto giungerà in California. Ma si parla di "materia prima", comprata per quattro soldi, e non di "prodotto finito" che potrebbe essere venduto a prezzi molto più elevati. Gli Stati Uniti, infatti, investiranno capitali solo per la costruzione dei gasdotti, non certo per aiutare i Boliviani a impiantare delle raffinerie che potrebbero essere di enorme sostegno all'economia del Paese.
Stiglitz inoltre indica come "azione di disturbo" l'intervento militare di truppe specializzate (come quelle presenti nel tropico cochabambino), l'addestramento "antisommossa" di interi reparti (in Bolivia li chiamano "dalmatas", ma il loro nome è Ges, Gruppo di Intervento Straordinario) che imparano ad usare i gas lacrimogeni e a sparare sui manifestanti con i proiettili di gomma, anche se, spesso, i sindacati hanno denunciato all'Assemblea Permanente per i Diritti Umani di Bolivia l'uso di proiettili veri durante le loro manifestazioni.
Ma altre azioni di disturbo le possiamo leggere nel mancato riconoscimento dei dialetti degli indigeni (la lingua degli Aymara è stata a lungo la bandiera per cui ha lottato Felipe Quispe, detto El Mallku, leader del sindacato campesino), nei progetti di biopirateria, nelle sperimentazioni con semi transgenici (ad esempio in Messico con il progetto ICBG Pro Maya, un progetto che è in fase di esportazione, sotto altro nome, in tutta l'America Latina; in Bolivia con i semi del mais), con l'espropriazione della proprietà intellettuale, della cultura e della storia del popolo indios, non riconosciuto come popolo ma, come è accaduto, come "bene turistico". A questo proposito, la battuta del presidente statunitense sull'uso "più comodo" dello "spanglish" (un misto tra spagnolo e inglese) come idioma da usare in queste terre sembra più una minaccia che una spiritosaggine.
Quarto, ridurre la povertà
Questo pare il passo più geniale. E corre ancora una volta in soccorso l'analisi del Nobel. Come fare per incrementare le esportazioni dei paesi del terzo mondo? Semplice, applicando delle leggi di "libero scambio" (ad esempio, quelle previste dal Plan Puebla-Panama e dal Mercosur. Tra le prime dichiarazione di George W. Bush si ricorda, espressa con molto orgoglio, l'intenzione di riuscire ad abbattere tutte le frontiere dalla Terra del Fuoco al Polo Nord). Seguendo le leggi dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio, è possibile acquistare dai paesi poveri i loro prodotti pagando meno tasse. E così come è facile importare, lo è esportare. Ma per quanto riguarda le importazioni, i Paesi compratori si troveranno costretti, più prima che poi, a fare a meno delle importazioni agricole per salvaguardare il loro mercato interno. Ma se la Bolivia non esporta la sua frutta, cosa può esportare che non sia prodotto da multinazionali trasnazionali?
Il gioco dell'oca
Da qui si torna al punto due e così via, fino a che non si finisce nella casella sbagliata per cui si è costretti a "stare fermi due giri", ovvero si finisce in galera per aver manifestato per i propri diritti umani. E' bene sottolineare, a questo punto, che solo dopo i 160 feriti della "Guerra per l'Acqua", il morto che questa guerra è costato, e gli oltre 200 arresti, l'acqua è stata considerata in Bolivia un "bene sociale" e non un "bene di lusso". E già questo è una conquista. Che non è poco, visto e considerato quello che hanno ottenuto attualmente gli insegnanti boliviani dopo un mese di sciopero e due settimane di sciopero della fame. Hanno ottenuto solo la reimmissione in ruolo dei 27 insegnanti sospesi proprio perché scioperavano. Il corpo docente aveva avanzato la richiesta di un aumento salariale pari al 20%, cercando così di giungere ai 400 bolivianos al mese (circa 70 Euro). Hanno avuto riconosciuto il diritto a discutere un aumento del 6%.
Insomma, si ripassa dal "via" e si ricomincia. Fino alla prossima manifestazione, fino alle prossime barricate in strada, fino alle prossime interruzioni del traffico. Quando si riapriranno tavoli per trattative-fantasma che porteranno ad altri scontri, ad altri malcontenti. Ad altri debiti con il Fondo Monetario Internazionale e con il banco Mondiale.
N.B.
Il discorso di Joseph Stiglitz sulla Banca Mondiale e sul Fondo Monetario Internazionale è stato pubblicato sul "The London Observer" nell'aprile 2001 con il titolo "I quattro passi nell'Inferno dell'FMI" , ripreso da "Newsnight" della BBC inglese e sul periodico londinese "The Big Issue" che ha offerto la possibilità di replica al Fondo Monetario Internazionale. Il portavoce dell'FMI, secondo quando pubblicato dal periodico, ha dichiarato che non gli era possibile ribattere " a causa della complessità degli argomenti trattati e della disinformazione del giornalista che ha effettuato l'intervista (Greg Palast)".Per queste dichiarazioni, Stiglitz è stato allontanato dalla sua carica, ovvero, come dichiarato ufficialmente, è stata accettata la sua richiesta di prepensionamento.