Stampa | Notifica email    
Autore

Canzoni autobiografiche

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2007 20:40
30/04/2007 13:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 28
Registrato il: 03/10/2006
Età: 67
Sesso: Maschile
Utente Junior
Pochi artisti sanno creare un'atmosfera intima in una canzone. Non tutti posseggono la rara abilità di trasformare un testo impenetrabile in una composizione profondamente e totalmente personale. Battisti ufficialmente non ha mai scritto i testi delle sue canzoni, eppure come non mai, qui si avverte la struttura di un'autobiografia: un così marcato riferimento alle esperienze umane vissute dall'artista stesso, non si era mai avvertito in precedenza. Fu veramente Panella a scrivere questi versi o qualcuno collaborò con lui ?


La strada che curva
e l'insegna notturna
Un Tir che si ritira
Tutto il sole al Nadir
E alte a prua chiome d'albero
e zolle che non mi arenano

Poggio Bustone è il paese che diede i natali a Lucio Battisti. Raggiungibile tramite una tortuosa stradina che si inerpica in salita, offre ai visitatori uno spettacolo suggestivo, grazie alla sua disposizione a gradinata sul fianco della montagna. Situato a 756 m di altitudine, il paese ( dove passò S.Francesco ) domina la valle reatina regalando panorami e scorci di rara bellezza.
Poggio Bustone

Finita la storia
e caduto l'impero
di vivere dal vero
ecco me di anni tre


Dal XII sec.Poggio Bustone fu parte dei possedimenti dell'Abbazia di Farfa. Fu poi conquistata dai Normanni e, dalla fine del XII sec., entrò a far parte del territorio governato dal Comune di Rieti. E' qui che Lucio trascorse la sua prima infanzia, dal 1943 quando nacque, fino al 1947. Poi la famiglia si trasferì a Vasche di Castel Sant'angelo ( frazione di Rieti ) fino al 1950.

E' li che fui faraonico
tra bumbe e tra rumbe tiepide


Una serena e spensierata infanzia, come quasi la totalità dei bambini fortunati con una famiglia unita.
" Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente con una matita, con un pezzo di carta, e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti."

Con tante madri e il tempo un laghetto
coi pesci dei giorni


" Si giocava tra coetanei, con amichetti e amichette. Il periodo di Vasche mi ricorda la campagna. Per me la natura vuol dire Vasche, c'erano tre laghi, quello di sopra, quello di sotto e quello di mezzo."

E' il gamberetto del mio compleanno che torna li

In quel periodo Lucio aveva sei-sette anni.

Fu molto dopo che dentro la pioggia
vidi tra mille la goccia d'acqua mia prigionia


Evidentemente la sua passione per la musica era ormai cosa risaputa. Suo padre lo avrebbe voluto perito; Lucio invece sognava di fare il chitarrista, quelle mura domestiche cominciavano a stargli strette.

Ho visto la neve
nei vetri che agitai
ma agitai le finestre e mai sfere da souvenir


Il suo assoluto bisogno di evadere da quella tranquilla routine familiare. Data la particolare posizione di Poggio Bustone alle pendici degli appennini, gli inverni particolarmente nevosi arricchiscono di suggestione la veduta del paesaggio.

Guidai, l'accostai e sorpassai
il tempo, l'obeso in limousine


Il talento innato di Lucio lo avrebbe portato a bruciare le tappe e sarebbe esploso ben presto ...


Ho usato penne più degli uccelli
ma quando mai
ho perso il sonno per scrivere
solo "io volo"


Icaro, e il sogno prorompente di libertà. Come il volo di un ipotetico uccello alla ricerca del suo nido materno. Ora, a distanza di molti anni, il ricordo della madre che tanto credeva nelle sue qualità è ancora vivo nella sua mente.

Madre pennuta il mio morbidio
mia pelle d'oca, cuscino mio il mio


Il legame che univa Dea Battisti a Lucio era fortissimo. Quando lui se ne andò da casa, sua madre lo seguiva ovunque.

Il vero è nella memoria
e nella fantasia
Non c'è storia e il tempo finge
e poi commette l'ingenuità
Non cancella mai le tracce sue
VuoI esser preso, arreso, inchiodato li
Ho visto un film normale
ma con un bel finale
Faccia a faccia , fra tutt'e due
che infine uno è


E' lui, che guardandosi allo specchio, ripercorre come in un film la sua infanzia. Nella sala, uno spettatore si alzò ed uscì anzitempo. E' la storia di un uomo che lasciò tutti gli affetti, per realizzare il sogno della sua vita: fare il musicista

Madre mia la gente
che s'è alzata
ma che dico la gente
uno uscì


Lui, ne uscì da quella casa, aprì le ali e spiccò un grande salto. Poi, un lungo volo, come quando a volte, migrano i sogni racchiusi nell'anima. Il successo inevitabilmente gli spalancò le braccia, ma seppur lontani, il rapporto affettivo tra madre e figlio fu qualcosa di speciale per tutta la vita. Quando nell'estate del Settanta, alla fine della mitica cavalcata con Mogol, fu lei che andò ad accoglierlo festante a Roma. Il suo bambino non lo dimenticò mai, tanto che Lucio alla sua morte ne restò profondamente segnato.


02/05/2007 01:41
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 10
Registrato il: 11/04/2007
Città: ROMA
Età: 48
Sesso: Maschile
Utente Junior
Re:
Naturalmente non sono d’accordo!

Anche se questa volta le nostre interpretazioni saranno molto meno distanti del solito, posso dire che quello che in generale più le distingue è che secondo me i testi delle canzoni sono scritti da P.P. in completa autonomia da L.B.
Sono disposto ad accettare alcune eccezioni, e soprattutto nel primo album, ma penso proprio che Madre pennuta faccia riferimento al vissuto dell’autore dei testi piuttosto che a quello del compositore delle musiche. Ti cito la solita intervista a P.P. che mi induce ad assumere questa diversa chiave di interpretazione:

“…nelle canzoni si vola sempre, il primo referente dinamico e primordiale è quello, e nella canzone generalmente è teorico. Come in Freud, è l’anelito del mancante. Se uno parla del volo o è perché vive tutti i giorni su un aereo, o è perché si sta frustrando. Non è che io perda tutta la notte per dire solo “io volo”, come scrissi in un pezzo. [ovviamente Madre pennuta] Perché più astutamente osservavo la frustrazione che a loro veniva, cantanti e autori, mettendo il volo dovunque.”

Secondo me è possibile interpretare il testo di questa canzone come l’annuncio di una rinascita artistica: in Madre pennuta l’autore dei testi (e non il compositore delle musiche) annuncia l’abbandono e la caduta di uno stilema, (magari proprio a seguito dell’incontro con il “demiurgo della canzonetta”, non dico di no).

È possibile che la madre pennuta, (la madre con le penne) sia una metafora della scrittura?
Il rapporto tra il volo e la scrittura è suggerito dal gioco di parola (la polisemia della parola penna) che esprime la contrapposizione accennata nell’intervista: da un lato lo scrivere sul volo (scrivere della vita, raccontarla) e dall’altro volare (viverla dal vero).
Ma essere autore non è tanto vivere e nemmeno narrare gli eventi della vita, quanto scrivere, fare lo scrittore nella vita.
Esite una terza possibilità? Quella più radicale di scrivere nella vita, essere autenticamente un autore?
Qualcosa come volare scrivendo?

Tuttavia questa tua interpretazione mi è abbastanza congeniale perché a differenza delle precedenti fa a meno di riferimenti esterni all'ambito della canzone. Mi piacerebbe però che ogni tanto anche qualcun altro intervenisse intercalandosi nei nostri scambi per aggiungere qualche nuovo elemento e per convincermi soprattutto che queste cose non interessano solamente noi due che, tra l’altro, benché animati da una eguale e genuina passione, facciamo tanta fatica a trovarci d’accordo…

02/05/2007 13:04
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 29
Registrato il: 03/10/2006
Età: 67
Sesso: Maschile
Utente Junior
La strada che curva
e l'insegna notturna

Un Tir che si ritira
Tutto il sole al Nadir

E alte a prua chiome d'albero
e zolle che non mi arenano


Una poesia ermetica, ricca di allitterazioni e di visioni ( Un tir che si ritira, tutto il sole al nadir ). Qualcuno è mai stato a Poggio Bustone ? La stradina tortuosa che si inerpica è davvero proibitiva per il traffico pesante. Le corriere hanno già hanno il suo bel da farsi per arrivare su in cima. E il significato del nome del paese ? Proviamo ancora a rileggerlo:

Poggio, da podium, va da sé, ha il chiaro significato di altura, colle. Qualche perplessità nasce invece sul significato da attribuire alla seconda parola: “Bustone”. Il verbo latino “burere”, bruciare, declinato al participio passato, da “busto”, bruciato, quindi “Podium Busto”, da cui Poggio Bustone, avrebbe semplicemente il significato di Colle Bruciato. Bruciato dal Sole? Sembra proprio di si. Il paese, elevato oltre i settecento metri sul livello del mare, sorto sui contrafforti del Monte Rosato, digradanti sulla vasta e fertile Valle Reatina, appare veramente come “bruciato” dal Sole. L’astro, infatti, dal suo sorgere, dalle spalle orientali del Terminillo, al suo spettacolare e fascinoso tramonto oltre la linea sommitale del Monte Tancia, illumina e “brucia” il Borgo per tutto il giorno, senza incontrare ostacoli.

Io non trovo affatto remota la possibilità che si parli proprio del paese natìo di Lucio. Quando si è bambini ci sembra quasi di volare, e la madre, poi, è la persona cui ci si affeziona prima. Poi si parla di un bambino a tre anni con un il lago davanti e i pesci. Nella riserva naturale protetta della valle Reatina ci sono i laghi di Lungo e Ripasottile. La storia del paese è inoltre ricca di fatti eclatanti che hanno reso famoso questo piccolo borgo. E allora perchè non si potrebbe prendere plausibile questa versione autobiografica ? Quanto al fatto che nessuno provi a dire la sua , mi trovo in piena sintonia con te: molti leggono con interesse ( ne ho avuto la prova in pvt ) però sarebbe davvero auspicabile che qualcun altro lasciasse in disparte i vecchi timori e uscisse allo scoperto.


02/05/2007 16:53
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 11
Registrato il: 11/04/2007
Città: ROMA
Età: 48
Sesso: Maschile
Utente Junior
Re:
…allora cambiamo metodo.
Mi piace l’idea di commentare un insieme di versi alla volta ma sempre senza perdere di vista la successione del testo originale. Così, magari, sarà più facile per chiunque lo desideri di intervenire e di innestarsi tra i nostri monologhi alterni.

Credo che sarai d’accordo se dico che i versi che aprono il brano descrivono una sbandata che culmina con l’uscita di strada: una curva nel buio della notte, la luce accecante di una insegna luminosa, un camion che ti taglia la strada e tutto ad un tratto ti ritrovi fuori strada a testa in giù. Lo zenit dell’automobilista si ritrova invertito verso il basso con il nadir verso l’alto. La terra non blocca la corsa dell’auto che scivola nel bosco sul proprio dorso mentre dal parabrezza l’uomo vede le cime degli alberi che scorrono sotto i suoi piedi….

L’ipotesi che io propongo e che vorrei dare in pasto alle critiche più feroci è che questa sbandata, questa svolta, sia una metafora dell’avvenimento di una svolta stilistica.
Nella lettura dei prossimi versi che mi piacerebbe fare vagliando tutte le ipotesi possibili, compreso quindi anche il possibile riferimento al paese natale di L.B., vorrei continuare ad argomentare a favore di questa ipotesi senza però perdere di vista i punti sui quali riusciamo ad essere d'accordo.

Questo è quello che propongo e spero che il mio invito venga raccolto da tutti coloro che amano genuinamente sia P.P. che L.B.
e se non tutti almeno qualcuno...;)
03/05/2007 01:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 30
Registrato il: 03/10/2006
Età: 67
Sesso: Maschile
Utente Junior
Finita la storia
e caduto l'impero
di vivere dal vero
ecco me di anni tre


La storiografia di Poggio Bustone è ricca di conquiste e insediamenti. Ancor oggi sono visibili parti dell'apparato difensivo che protesse il borgo nei secoli passati.
Intorno al 1117 Berardo, signorotto del luogo, donò il territorio all’Abbazia di Farfa, ma il dominio dell’Abbazia durò pochi anni per passare poi al regno Normanno. Alla fine del XII secolo, il paese fu incluso nel territorio reatino. Dal 1817 Poggio Bustone divenne sede di un governatorato che aveva alle sue dipendenze i comuni di Labro, Morro e Rivodutri. Poggio Bustone nella storia recente fu protagonista della lotta partigiana, nell’aprile del 1944, fu invaso dalle truppe nazi-fasciste che portarono morte e distruzione. Lucio nacque il 5 marzo del 1943 da Dea e Alfiero Battisti, prima dello sbarco degli alleati. Nel 1946 all'età di tre anni, muoveva i primi passi da bambino tra le macerie della guerra, agli albori di una rinascita ancora lunga a venire.


03/05/2007 02:52
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 12
Registrato il: 11/04/2007
Città: ROMA
Età: 48
Sesso: Maschile
Utente Junior
Re:
secondo l’ipotesi della letterale svolta letteraria, questo verso potrebbe invece riferirsi ad una rinascita artistica che avrebbe avuto luogo giusto tre anni prima del presente testo.
E proprio tre sono gli anni che separano l’uscita di Don Giovanni (1986) dall’ultimo disco di Adriano Pappalardo: Oh! Era ora (1983); grazie al quale L.B. e P.P. collaborano per la prima volta insieme.
I testi del disco del 1983 sfuggono dalla rappresentazione dell’anelito di esistere, cioè non sono un mero racconto di fatti di vita vissuta o immaginata (cade l'impero del vivere dal vero), il punto di vista è piuttosto quello dell’osservatore del fenomeno canzone, (dell’anelito di autore e cantante ad esistere).
È la fine del predominio (l'impero) della trama nel testo della canzone (Finita la storia): l’abbandono della mera narrazione di storie di vita.
È lì, in quella prima collaborazione, che la svolta ha la sua radice, tra le melodie scanzonate di un disco di canzonette:

“E' li che fui faraonico
tra bumbe e tra rumbe tiepide”

che grandioso figlio di una faraona, nel senso dell'uccello dalle ottime carni...

03/05/2007 12:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 31
Registrato il: 03/10/2006
Età: 67
Sesso: Maschile
Utente Junior
E' li che fui faraonico
tra bumbe e tra rumbe tiepide


La buona fama di Poggio Bustone, oltre che al Santo di Assisi, è anche legata a Lucio Battisti, musicista fra i più significativi della melodia leggera italiana.
La sua musica è nata qui con lui, fra questi monti verdi, che sono piccole montagne, dalle forme arrotondate, femminili e materne, ma dalle cui sommità chiunque, se lo vuole, può toccare il cielo. L’arte di Lucio è figlia della sua terra luminosa e feconda.

Con tante madri e il tempo un laghetto
coi pesci dei giorni.


La levatrice arriva trafelata in via Roma 40, sale in casa Battisti e si prepara al suo lavoro. Dopo un paio d'ore alle 13,30, mamma Dea mette al mondo Lucio. Il papà, Alfiero, classe 1916, ha un impiego al dazio, la mamma si occupa della modesta casa di quattro stanze.La nascita di Lucio è accolta come una benedizione, anche perchè qualche anno prima, era morto un fratellino che avrebbe dovuto chiamarsi allo stesso modo. Tre anni più tardi, nel 1946 ( ovvero quando Lucio aveva tre anni )
arriverà anche la sorellina Albarita.

( Emozioni Lauro - Turrini )

E' il gamberetto del mio compleanno che torna li

Lui ripercorre a ritroso ( bella la metafora del gambero ) i tempi felici dell'infanzia e dei suoi compleanni, quando si sentiva festeggiato e importante come un faraone.

A pochi chilometri dal piccolo paese è possibile ammirare le bellezze naturali della Riserva Regionale Laghi Lungo e Ripasottile. Nel mese di maggio è affascinante ammirare le ninfee in fiore, e in piena estate è il turno dei nannufari. Durante i passi sostano le gru, la cicogna bianca, il falco pescatore. Mentre l’inverno, tra brume e gelate, è il tempo dei grandi assembramenti d’anatre, airone cenerino. Tra i monti Reatini e i Sabini, due laghi sono oggi tra le testimonianze di un antico ed amplissimo bacino alimentato dal vicino Monte Terminillo. Il più esteso è il lago di Ripasottile, 80 ettari di superficie per 6 metri di profondità massima. Di poco più ad oriente è il lago Lungo, grande 60 ettari e diviso in due da una strozzatura.Collegata da un canale, e circondati da un canneto e da lembi di bosco idrofilo che attirano la maggior parte della numerosa avifauna, i due specchi d’acqua ospitano pure numerose specie di pesci tra cui lucci, tinche, carpe, trotti e trote. Dai capanni d’osservazione è possibile carpire con l’obiettivo fotografico squarci di pura poesia a ricordo di un “momento” trascorso in uno dei paesi più interessanti della Sabina.

04/05/2007 02:32
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 13
Registrato il: 11/04/2007
Città: ROMA
Età: 48
Sesso: Maschile
Utente Junior
Re:
Siamo d’accordo che questo verso paragona il tempo a un laghetto?

Il tempo che per tutti noi scorre all'infinito come un fiume, è descritto come le acque ferme e circoscritte di un laghetto popolato da pacifiche anatre. Le madri pennute sguazzano sul laghetto del tempo come delle anatre, sei d’accordo?
Le anatre se ne stanno sul lago le cui acque tranquille accolgono i giorni che nuotano in branco tutti insieme come pesci. Mentre il giorno del compleanno, come un gamberetto, nuota a ritroso e torna liberamente indietro nella memoria riportando al presente l’evento della (ri-)nascita.

Ma fino a dove siamo d’accordo? Fino a qui mi sembra che ci siamo.

I fatti che tu invece ci racconti non mi sembrano però legati a queste metafore più di quanto non lo siano le vite di tutti noi. Tutti nascono ed hanno una madre, tutti possiamo risalire ai fatti felici della nostra infanzia e molti di noi sono nati in luoghi pieni di laghi e di rari esemplari di volatili.

Mi sembra molto più interessante guardare alla qualità di queste metafore: la madre con le penne (il discorso dell'intervista sul volo e la scrittura) e il tempo come l’acqua che non scorre… anche perché nel verso successivo c’è ancora l’acqua sotto forma di goccia e l’idea del tempo che è passato:

“Fu molto dopo che dentro la pioggia vidi tra mille
la goccia d'acqua mia
prigionia”

La goccia che cade solitamente simboleggia proprio lo scorrere del tempo, e l’autore del testo dice di aver riconosciuto nella pioggia, tra milioni di gocce, la goccia nella quale era o si sentiva prigioniero. Prigioniero dell’istante che passa, come in una bolla o una sfera di cristallo. Come in una monade, un mondo chiuso su se stesso.

Secondo me si è accorto a posteriori di essere stato in passato prigioniero del tempo. Questa presa di coscienza riguarda il tempo. Una condizione che ora non è più attuale perché tre anni fa c’è stata una rinascita, è successo qualcosa che ha cambiato il suo rapporto con il tempo…

Tre anni fa c'è l'incontro con L.B., c'è il disco per Pappalardo, ci sono i versi che osservano l'anelito ad esistere, ma che non raccontano fatti di vita vissuta, non dicono "io volo".
Il tempo è il luogo dell'esistenza...

ps: poiché vedo che comunque nessuno ha raccolto il nostro invinto, io invito te a continuare in privato senza dare noia a terzi e senza duopolizzare il forum...

05/05/2007 23:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 32
Registrato il: 03/10/2006
Età: 67
Sesso: Maschile
Utente Junior
Non credo che i nostri monologhi costituiscano una situazione duopolistica in seno a questo forum. Siamo si, le due sole voci sul mercato, ma ciò non può arrecare danno ad alcunchè, data la perdurante mancanza di domanda da parte della concorrenza. Chiudiamo almeno questo argomento aperto, prima di prendere decisioni drastiche.

Battisti, secondo autorevoli fonti biografiche, ha sempre avuto nel sangue la musica. La sua famiglia ha sempre avuto in seno provetti suonatori; si narra che assieme ad un cugino di terzo grado, suonatore di mandolino, se ne andasse giovinetto in giro per il paese a strimpellare la chitarra. Ma i primi accordi, glieli insegnò Silvio Di Carlo, l'elettricista del paese.<< Me lo ricordo ancora >> raccontò in una intervista concessa ad una nota rivista nel 1971, << Questo bambino riccioluto, paffuto semplice; mi aveva chiesto suo padre di insegnargli a suonare. Io usavo un sistema numerico, molto facile da apprendere e non facevo in tempo a dirgli una cosa che lui capiva subito tutto, scala, tonalità, accordi. >>

Fu molto dopo che dentro la pioggia
vidi tra mille la goccia d'acqua mia prigionia


Lucio lasciò il paese natale a quattro anni, nel 1947. Con la famiglia si trasferì a Vasche di Castel Sant'angelo, vicino a Rieti, e tre anni più tardi a Roma, vicino alla Casilina. Il diploma di perito industriale arrivò nel 1962, probabilmente per far felice il padre. A Roma, dove abitava, fece comunella con due fratelli che come lui andavavo matti per la chitarra. << Suonavamo cose messicane, tipo Malaguena e Johnny Guitar e altri pezzi forti >>, raccontava Lucio << Cominciai a rompere le scatole a mio padre per avere una chitarra .>> Dopo tanto insistere lo strumento finalmente arrivò, ma con Alfiero le divergenze erano davvero molte; il padre proprio non ne voleva sapere di avere un figlio aspirante chitarrista. Riuscì in qualche modo a strappare un compromesso al genitore, il diploma prima di tutto, poi si vedrà... Ma Dea credeva ciecamente nelle qualità di suo figlio, tanto che gli confezionò un bel fodero nero per la sua chitarra . Le prime esibizioni arrivarono con i Mattattori, poi i Satiri e infine l'incontro fatale con i Campioni, e soprattutto con Roby Matano.

Ho visto la neve
nei vetri che agitai
ma agitai le finestre e mai sfere da souvenir


Lucio quando ritornava al paese natale, lo si poteva incontrare facilmente seduto sopra un muretto, con la sua chitarra. Suonava da solo, per ore davanti alla bottega del nonno artigiano. Quel muretto sovrasta una veduta da capogiro, bellissima. Probabilmente una parte non secondaria della sua vocazione, dipendeva proprio da quella intima relazione con la natura che lo suggestionava oltremodo. Da questo muretto si scorge il lago Lungo e di Ripasottile a lui tanto cari,compresi nell'orizzonte della splendida riserva naturale, un vero angolo di paradiso, con pietre antiche, prati selvaggi e tanta vegetazione. Poco lontano alle pendici del Terminillo, si distende la piana di Leonessa, definita la "piccola Svizzera italiana ", uno dei luoghi piu' incantevoli e suggestivi del Reatino. Localita' di villeggiatura estiva e di sport invernali, distante circa 25 km da Poggio Bustone e situata a m. 969 s.l.m. si trova ubicata nel versante nord dei Monti Reatini.
Piana di Leonessa

Questo splendido paesaggio tocca le corde della sua istintiva partecipazione alle bellezze della natura, alla sua intensa adesione emotiva al silenzio loquace dell'armonia del creato. Poggio Bustone ispira poesia e Battisti attinge una superiore dimensione di bellezza. Nell'ultima fase della sua vita, Lucio avrebbe voluto riavvicinarsi alla sua amata terra. Tornò a Poggio Bustone per riavviare i lavori alla sua casa paterna di via Roma 53, ma il tempo non gli fu affatto propizio :il cantiere avrebbe dovuto avviare i lavori l' 1- 9- 98...


07/05/2007 20:40
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 33
Registrato il: 03/10/2006
Età: 67
Sesso: Maschile
Utente Junior
Continuo io con la " vivisezione " di questo brano pennuto. Naturalmente non sono d'accordo con quanto esposto dall'amico battistiano poco sopra. Io non credo affatto si tratti di metafore a ripetizione. Ho una visione ben delineata in proposito, qui si parla di una persona che narra la sua vita, e un misto di storie e geografie. Che si tratti di un'autobiografia (seppur astratta ) non dovrebbero esserci dubbi. Ogni autore deve raccontare il mondo che conosce: ma a chi appartiene questo mondo? E'quello di Panella o di Battisti ? Questo è il punto. Io sono convinto si tratti della vita di Battisti; Panella ha scritto il testo di questa canzone per Lucio. Forse si tratta di un lavoro a quattro mani ( questo non lo sapremo mai ) ma i fatti narrati sembrano così ben delineati da non lasciarmi dubbi.

Lucio era un fuoriclasse con una capacità impressionante di vincere sfide impossibili. Il suo talento innato sarebbe esploso in tempi brevi, consentendogli di bruciare le tappe. L'andatura del tempo è qui associata ad un'automobile di lusso, immagine di una icona storica, assai comoda e confortevole ma terribilmente ingombrante e lenta. Battisti invece viaggiava sulle ali di un motore sospinto da un milione di cavalli: fu facile per lui sorpassare la limousine e vincere questa insolita gara contro il tempo.

Guidai, l'accostai e sorpassai
il tempo, l'obeso in limousine


La sua grande vocazione di chitarrista forse non lo avrebbe mai portato a credere che un giorno sarebbe diventato un cantante famosissimo. Quella sua caratteristica voce che usciva dal suo petto, dapprima così incerta, avrebbe procurato emozioni infinite. Avete mai udito il canto iniziale di un usignolo quando esce dal suo nido ? Dapprima soffre. Esita. Si schiarisce. Si strozza. Si lancia e cade in volo. E poi come per magia, all'improvviso trova la sua strada, trova i suoi vocalizzi e sconvolge.

Ho usato penne più degli uccelli
ma quando mai
ho perso il sonno per scrivere
solo "io volo"


L'accostamento ad un uccellino quando si lancia dal nido materno è un'immagine molto bella e poetica. La sua grande voglia di evadere assomiglia molto a quella del passerotto, quando con i pochi rudimenti ricevuti dai genitori, comincia ad esplorare il mondo. Le prime canzoni di Lucio giungono alla bellezza di una ninna nanna che ammalia i sensi, con un canto melodico che sembra giungere dalle notti di luna.

Madre pennuta il mio morbidio
mia pelle d'oca, cuscino mio il mio


Mamma Dea seguiva passo per passo le vicende dell'adorato figlio. Quando Lucio si trasferì a Milano lei si mise sulle sue tracce. Racconta a proposito Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik, i quali con Battisti erano particolarmente legati:<< Un giorno lei piombò a Milano per ringraziare le varie madri adottive di quel suo figlio musicista, così sfortunato e solo. >> Quando Lucio con i primi risparmi le regalò una Fiat 500, e mentre tutti parlavano di Lui, Dea disse che era sempre e semplicemente suo figlio.


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:18. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com