No a Bacco, no al tabacco, ma che Venere vegna tuti i giorni de l’almanaco
Chi che beve massa
prima o dopo
deventa na strassa.
Chi che tropo fuma
prima o dopo
i palmoni se consuma.
Solo che nel ciavare ze costante,
prima, dopo e durante
el va dentro e fora da la mona come un rasso
par el piasser de l’amigo casso.
Notevole e sentita opera che rachiude in se stessa tuto il variegato e intrinseco vagheggiare dell’essere umano in sorte. Già il titolo tipico del movimento post-ungarettiano del porco Giuda abbracia in forma catarifrangente nonché atavica tutta la tensione del maschio in calda che, dopo ponderata riflessione, rinuncia al vino, al fumo, ma col cazzo che rinuncia alle donne per le quali nutre gran ammirazione soprattutto quando l’esemplare feminile è nudo, in posizione orizontale e a ganbe aperte... Notevoli poi, nella lirica, le metafore che usate con parsimonia e leggerezza tingono il testo di oscure ma presenti rimembranze di memoria leopardiana. Inponenti rime (massa-strassa) conferiscono al poema forza, incisività, e altre robe che no semo boni de dire... ma che gavemo sula ponta dela pena... Ehmmmm... Ma le più alte vete dela poesia si trovano nel su e zo del casso ( definito grande amico, quando che no’l fa el macaco!) che, paragonato al mitico razzo che portò gli uomini sulla luna-lunatica, scorre nela pistagna procando grazie all’attrito tenperature tipiche da altoforno... Co questo gabiamo finito e aspetiamo pestugnando i centoe cinquanta euri che il semo del Basso ci ha promesso se no scrivevamo vacate come al solito.....
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non è bello ciò che è bello ma è bello sborare
campa cavallo che l'importante è sborare
il culo è culo e il casso no ga oci
il lupo perde il pelo ma la figa no