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PROOONTOOO MOGGI..

Ultimo Aggiornamento: 05/07/2011 16:19
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04/05/2006 16:18
 
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Dalla lettura dei verbali emerge un’immagine disarmante del calcio italiano
Intercettazioni: la verità
Non esiste illecito sportivo, la Procura di Torino ha già archiviato il caso
La frase incriminata sarebbe quella dell’ex designatore a Moggi per una partita di Champions League: «Hai visto? Ti ho mandato l’arbitro che volevi» Il vicepresidente federale invece avrebbe espresso giudizi irriguardosi nei confronti del presidente Carraro.
Tra gli ex indagati c’era anche Giraudo


MARINA SALVETTI
TORINO.
E’ un mezzo ter­remoto il caso delle inter­cettazioni telefoniche dispo­ste dalla Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta sulla diffusione dei medici­nali dopanti. L’immagine che emerge dai verbali dei colloqui, contenuti in un fal­done di cento pagine è di­sarmante per il calcio ita­liano, alla mercé di malco­stume e volgarità. Tuttavia, da un punto di vista giuri­dico- sportivo non esistono illeciti. Nessuna violazione del codice penale, semmai i censori e i moralisti, così numerosi in Italia e nel cal­cio, potranno perseguire una mancata osservanza dell’articolo 1 del codice sportivo essendo venuti me­no i principi di « lealtà, pro­bità e correttezza » dei tes­serati.
Il giorno dopo l’ammissio­ne da parte della Federcal­cio che l’Ufficio Indagine ha aperto un’inchiesta su tre nomi eccellenti, Pierluigi
Pairetto, designatore arbi­trale fino al 2004- 05, Inno­cenzo
Mazzini, vice presi­dente federale, e Luciano
Moggi, direttore generale della Juventus, trapelano anche i contenuti di quelle conversazioni, avvenute du­rante la stagione preceden­te. Parole disdicevoli e ap­prezzamenti un po’ troppo disinvolti da parte di Maz­zini nei confronti del presi­dente Franco Carraro e di Giancarlo Abete, destinato a salire a dicembre al verti­ce della Federcalcio, ma an­che una frase incriminata. « Luciano, hai visto? Ti ho mandato l’arbitro che vole­vi... » . A pronunciarla sareb­be Pairetto, l’interlocutore Moggi, l’argomento una par­tita di Champions League. Ma l’Uefa ha etichettato il comportamento dell’ex arbi­tro come millantato credito e, al tempo stesso, ha subito preso le contromisure esclu­dendo Pairetto dalla Com­missione arbitrale Uefa do­ve è stato cabdidato in so­stituzione Pierluigi Collina.
Il malcostume non riguar­derebbe però soltanto i tes­serati. Dalle intercettazioni emergono colloqui con gior­nalisti, uomini politici e an­che ministri. « Non ho nulla da dire, non devo dire nulla, ho piena fiducia nella magi­stratura ordinaria e in quel­la sportiva » si limita a di­chiarare dal ritiro azzurro della Borghesiana il vice presidente federale Mazzi­ni, che però si scaglia contro la liceità di certe intercetta­zioni: « Avranno un costo. In fondo, qui si parla di sport e non di mafia... » . In attesa che l’Ufficio Indagine guida­to dal generale Italo Pappa proceda nell’inchiesta sulla violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva, si può ipotizzare in quali sanzioni potrebbero incorre­re i tre intercettati. La posi­zione più grave appare quel­la di Pairetto, che rischie­rebbe il ritiro della tessera arbitrale. Lo stesso Mazzini potrebbe essere estromesso, o scegliere di autoescludersi dal Consiglio federale ( corre voce che al suo posto potreb­be essere “promosso” Alberto
Mambelli, attuale vice pre­sidente vicario della Lega nazionale Dilettanti) mentre Moggi può al massimo subi­re una squalifica di sei mesi.
Guariniello archivia.
Le intercettazioni al vaglio del­la Federcalcio avevano già avuto ripercussioni in Pro­cura a Torino. In una prima fase Raffaele Guariniello
aveva iscritto Pairetto e Moggi nel registro degli in­dagati, poi il procedimento penale era sfociato in una richiesta di archiviazione, nel settembre 2005, propo­sta dalla stessa procura gui­data da Marcello Maddale­na.

Al vaglio c’erano delle conversazioni che riguarda­vano le designazioni dei di­rettori di gara e la qualità degli arbitraggi: « Quella partita deve essere arbitra­ta bene » era, per esempio, il senso di uno dei colloqui. Gli inquirenti torinesi hanno però ritenuto che non si trattasse di irregolarità di carattere penale. Secondo quanto si è appreso, un ter­zo personaggio su cui si era­no concentrati gli accerta­menti non era Innocenzo Mazzini, ma l’amministra­tore delegato della Juven­tus, Antonio Giraudo. An­che per lui, come per Moggi e Pairetto, nessuna indica­zione per avviare il procedi­mento penale. Certo è che adesso sulla vicenda indaga anche Roma che deve valu­tare il contenuto di quelle conversazioni. « Non è una bella cosa, ma bisogna capi­re cosa si dicono » si chiede infatti Angelo Peruzzi, por­tiere della Lazio, tra gli az­zurri allo stage romano vo­luto dal ct dell’Italia Mar­cello
Lippi. In tarda serata interviene anche Giacinto
Facchetti, presidente del-l­’Inter: « Siamo molto curio­si... Stiamo aspettando di conoscere cosa verrà fuori... Siamo molto curiosi di sape­re... E’ importante che si fac­cia chiarezza per non far sì che sportivi e tifosi dubiti­no » .

Fascicolo Gea.
Il dossier sull’intercettazione è ora al vaglio anche della Procura di Roma. I pubblici ministe­ri Maria Cristina Palaia e Luca Palamara, titolari del­l’inchiesta sulla Gea, stanno procedendo nella verifica dei documenti giunti dalla Procura di Torino, incro­ciandoli con i dati in loro possesso, per valutare se esistono nuovi elementi di prova nei confronti di Ales­sandro
Moggi. Il figlio di Luciano, presidente della Gea e procuratore di nume­rosi giocatori, è indagato per i reati di illecita concorren­za con minacce e violenza. Nelle intercettazioni figura­no anche alcune telefonate tra Moggi junior e senior, at­tualmente sotto esame da parte degli inquirenti
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