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04/05/2006 16:18 | |
Dalla lettura dei verbali emerge un’immagine disarmante del calcio italiano
Intercettazioni: la verità
Non esiste illecito sportivo, la Procura di Torino ha già archiviato il caso
La frase incriminata sarebbe quella dell’ex designatore a Moggi per una partita di Champions League: «Hai visto? Ti ho mandato l’arbitro che volevi» Il vicepresidente federale invece avrebbe espresso giudizi irriguardosi nei confronti del presidente Carraro.
Tra gli ex indagati c’era anche Giraudo
MARINA SALVETTI
TORINO. E’ un mezzo terremoto il caso delle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta sulla diffusione dei medicinali dopanti. L’immagine che emerge dai verbali dei colloqui, contenuti in un faldone di cento pagine è disarmante per il calcio italiano, alla mercé di malcostume e volgarità. Tuttavia, da un punto di vista giuridico- sportivo non esistono illeciti. Nessuna violazione del codice penale, semmai i censori e i moralisti, così numerosi in Italia e nel calcio, potranno perseguire una mancata osservanza dell’articolo 1 del codice sportivo essendo venuti meno i principi di « lealtà, probità e correttezza » dei tesserati.
Il giorno dopo l’ammissione da parte della Federcalcio che l’Ufficio Indagine ha aperto un’inchiesta su tre nomi eccellenti, Pierluigi
Pairetto, designatore arbitrale fino al 2004- 05, Innocenzo
Mazzini, vice presidente federale, e Luciano
Moggi, direttore generale della Juventus, trapelano anche i contenuti di quelle conversazioni, avvenute durante la stagione precedente. Parole disdicevoli e apprezzamenti un po’ troppo disinvolti da parte di Mazzini nei confronti del presidente Franco Carraro e di Giancarlo Abete, destinato a salire a dicembre al vertice della Federcalcio, ma anche una frase incriminata. « Luciano, hai visto? Ti ho mandato l’arbitro che volevi... » . A pronunciarla sarebbe Pairetto, l’interlocutore Moggi, l’argomento una partita di Champions League. Ma l’Uefa ha etichettato il comportamento dell’ex arbitro come millantato credito e, al tempo stesso, ha subito preso le contromisure escludendo Pairetto dalla Commissione arbitrale Uefa dove è stato cabdidato in sostituzione Pierluigi Collina.
Il malcostume non riguarderebbe però soltanto i tesserati. Dalle intercettazioni emergono colloqui con giornalisti, uomini politici e anche ministri. « Non ho nulla da dire, non devo dire nulla, ho piena fiducia nella magistratura ordinaria e in quella sportiva » si limita a dichiarare dal ritiro azzurro della Borghesiana il vice presidente federale Mazzini, che però si scaglia contro la liceità di certe intercettazioni: « Avranno un costo. In fondo, qui si parla di sport e non di mafia... » . In attesa che l’Ufficio Indagine guidato dal generale Italo Pappa proceda nell’inchiesta sulla violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva, si può ipotizzare in quali sanzioni potrebbero incorrere i tre intercettati. La posizione più grave appare quella di Pairetto, che rischierebbe il ritiro della tessera arbitrale. Lo stesso Mazzini potrebbe essere estromesso, o scegliere di autoescludersi dal Consiglio federale ( corre voce che al suo posto potrebbe essere “promosso” Alberto
Mambelli, attuale vice presidente vicario della Lega nazionale Dilettanti) mentre Moggi può al massimo subire una squalifica di sei mesi.
Guariniello archivia.
Le intercettazioni al vaglio della Federcalcio avevano già avuto ripercussioni in Procura a Torino. In una prima fase Raffaele Guariniello
aveva iscritto Pairetto e Moggi nel registro degli indagati, poi il procedimento penale era sfociato in una richiesta di archiviazione, nel settembre 2005, proposta dalla stessa procura guidata da Marcello Maddalena.
Al vaglio c’erano delle conversazioni che riguardavano le designazioni dei direttori di gara e la qualità degli arbitraggi: « Quella partita deve essere arbitrata bene » era, per esempio, il senso di uno dei colloqui. Gli inquirenti torinesi hanno però ritenuto che non si trattasse di irregolarità di carattere penale. Secondo quanto si è appreso, un terzo personaggio su cui si erano concentrati gli accertamenti non era Innocenzo Mazzini, ma l’amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo. Anche per lui, come per Moggi e Pairetto, nessuna indicazione per avviare il procedimento penale. Certo è che adesso sulla vicenda indaga anche Roma che deve valutare il contenuto di quelle conversazioni. « Non è una bella cosa, ma bisogna capire cosa si dicono » si chiede infatti Angelo Peruzzi, portiere della Lazio, tra gli azzurri allo stage romano voluto dal ct dell’Italia Marcello
Lippi. In tarda serata interviene anche Giacinto
Facchetti, presidente del-l’Inter: « Siamo molto curiosi... Stiamo aspettando di conoscere cosa verrà fuori... Siamo molto curiosi di sapere... E’ importante che si faccia chiarezza per non far sì che sportivi e tifosi dubitino » .
Fascicolo Gea.
Il dossier sull’intercettazione è ora al vaglio anche della Procura di Roma. I pubblici ministeri Maria Cristina Palaia e Luca Palamara, titolari dell’inchiesta sulla Gea, stanno procedendo nella verifica dei documenti giunti dalla Procura di Torino, incrociandoli con i dati in loro possesso, per valutare se esistono nuovi elementi di prova nei confronti di Alessandro
Moggi. Il figlio di Luciano, presidente della Gea e procuratore di numerosi giocatori, è indagato per i reati di illecita concorrenza con minacce e violenza. Nelle intercettazioni figurano anche alcune telefonate tra Moggi junior e senior, attualmente sotto esame da parte degli inquirenti |