la scuola. il liceo. lezioni pomeridiane di varie materie. 'sta volta è latino.
una professoressa un po' freddina e zitellina.
dò appuntamento a una compagna di scuola, che però nella realtà è stata una compagna di lavoro molto simpatica.
ci vediamo dopo a latino. ma è sera. e so che non tornerò. ma non ho il coraggio di dirglielo, mi vergogno di essere fifona.
nella realtà le lezioni pomeridiane erano una vera rottura di coglioni in tutti i sensi possibli, si tornava a casa alle cinque di sera e anche più tardi per fare cose utilissime tipo due ore di ginnastica o due ore di plastica.
il calendario delle lezioni lo faceva un demente in quegli anni. ho bigiato molto, tutte le ore possibili per non farmi bocciare.
uscivo alle sette e mezza del mattino per attraversare milano, io e le altre ragazze lontane da brera.
per tornare come minimo alle tre.
se no alle cinque e mezza.
mia madre deve venire a prendermi, il legame osssesivo con lei non si è ancora rotto, quindi il sogno si riferisce ai sedici anni. prima che mi mandassero via di casa.
mi rendo conto quando arriva dell'assurdità che venga proprio lei a prendermi.
che non è niente più di me. chissà perchè ho chiesto a quella donna tante cose.
mi rifugio nel suo passaggio in macchina, che guida malissimo oltretutto.
e mi chiedo perchè non sono tornata a casa da sola coi mezzi, se sapevo di non voler frequentare al pomeriggio.
è che mi vergogno di dirlo agli altri, e anche con me stessa glisso l'argomento, evito, aggiro.
concretamente, poi penso che non essendo mai andata al pomeriggio o quasi, mi bocceranno.
cazzo. perchè non ci ho pensato prima?
poi penso penso.. ma io già lavoro! sono una grafica e lavoro da molti anni in agenzia. anche se mi bocciano che me ne frega? per lavorare non ho più bisogno il famoso pezzettino di carta.
in effetti lavoro a tempo pieno, nella realtà, solo dopo il diploma
torno a casa tristemente sconfitta con quel driver di mia mamma che guida per le strade buie di milano nel modo più insicuro possibile.
d'inverno a milano viene buio presto e la sera è lunga. io me ne vado tristemente, per avere detto una balla a valeria, che mi aspetterà a lezione.
la scuola fa schifo ma io non ho il coraggio di esprimermi, nella realtà potrei dirlo e fare qualcosa, ma non ho il coraggio. e quindi c'è tutto quello che viene dopo con le menate psicologiche, anche.
risveglio teribbile.
segue abbuffata al posto della colazione, ora so perchè. e gambe molli con ginocchia tremule.
è 'na jurnata 'e mmerda?