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i vecchi orrori ritornano:

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2004 09:18
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23/06/2004 15:10
 
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ecco che ho sognato di dover ricominciare ad andare a scuola; uno di quei sogni che ti fanno disperare, butti fuori lacrime davvero perchè anche nella realtà, anzi proprio nella realtà, la scuola superiore per me è stata un incubo, una vendetta del mondo adulto, la sottomissione completa del mio essere bambina che avrebbe dovuto trasformarmi in donna.
e invece mi ha disturbata al punto che mi son sentita male: professori radical chic a cui non potevi mai dire di no per qualsiasi lavoro del cazzo: l'ideologia di sinistra gli consentiva di essere persino più bastardi degli altri, che si vedevano da lontano!
loro no, loro ideologicamente ci volevano forgiare col fuoco, con la paura, esattamente come si forgia il ferro sopra la fiamma!
e poi migliaia di tram, viaggi in andata e ritorno qualche giorno persino due volte per, andare andare e tornare per mangiare a casa e attrversarsi milano per fare due ore di ginnastica!
che scuola di merda! non mi ha insegnato niente, ma niente ma niente! tutto quello che è entrato dentro di me lì è stata tutta la mia fatica, non certo quella di un docente che ti fa capire le cose. o cosa significherà davvero diventare grande.
uscire di casa la mattina già incazzata, con la sigaretta in mano e lo stomaco vuoto, alle 7 e mezza, corri per prendere il tram, e poi un altro, e poi cammina davanti al cinema porno con i militari e i vecchietti appiccicosi che aspettano l'apertura degli spettacoli dal vivo, con le mani al vetro si riparano gli occhi per vedere i manifesti all'interno.
dall'entrata laterale entra la diva del giorno, moana, baby che ne so,... con enorme baule di biancheria.. du palle...
paura, è paura di riprendere il tram e passare all'altro capo della città, con compagni di classe o sfigati come me o di famiglia bene che non ci hanno un cazzo di voglia di studiare.
infatti si passano le giornate seduti sui gradini nei corridoi, a parlare e fumare con i bidelli, qualcuno pippa e si fa pesante di droga. il papà tanto parlerà coi professori e lo manderà due mesi in barca a vela per dimenticare il fattaccio.
non mio padre, che ogni giorno mi rinfaccia di avere questa orribile predisposizione per il disegno (almeno il foglio tace e non rompe?).
tossici, puttanelle da quattro soldi che agganciano professori in trasferta.
e viaggi viaggi viaggi.
la mia adolescenza, cinque anni è passata sui tram, tra la scuola e, in un certo periodo, pure l'agenzia di pubblicità che non mi ha mai pagato per le ore di lavoro.
minchia, gran brutto sogno.
ho ancora paura di chi mi ha costretta a litigare per entrare durante uno sciopero, con uno di quei cretinetti capobanda che m'infamava.
caro mio, vaffanculo, se non mi fai entrare e mi bocciano ancora tuo padre ti regala il motorino, il mio mi spella viva!
e così ha fatto,...
SCUOLA DI MERDA E LAVORO DI MERDA, mi perseguiteranno tutta la vita i sogni di dover rientrare al lavoro dal Grande Bastardo, o nella scuola dai Giovani Indifferenti? bastardi.
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23/06/2004 22:59
 
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la scuola... non è stata così drammatica per me come per te, ma una cosa è certa... non ci tornerei per tutto l'oro del mondo!
Anch'io una volta devo averla sognata: non ricordo il sogno, ma mi sveglia al suono della sveglia agitatissima pensando: "oddio, mi sono addormentata e non ho studiato scienze!!!" C'è voluto un po' (un minuto, un secondo?) per realizzare che invece dovevo andare al lavoro e che ero iscritta all'università... fffiiiuuu... meno male!
Poi dipende... dai professori: ci sono quelli bravi e quelli stronzi... dipende anche da noi, probabilmente, dalle famiglie. Mia nipote in questi giorni ha fatto gli esami di terza media.
Mia madre era in ansia... ed io a dirle: "Mamma, vuoi star tranquilla? L'unico rischio è che prenda distinto invece che ottimo, cosa vuoi che succeda?" Non dobbiamo drammatizzare troppo la scuola, ecco, anche noi a casa. Adoro mio padre quando dice che la scuola non è la vita. Lo adoro perché quando ero alle elementari e prendevo dieci, e i genitori di qualche altro bambino che magari non andava tanto bene gli dicevano "che brava sua figlia" lui minimizzava e diceva: "ma no, è lo stesso, prendere 10 o di meno, che importanza ha? Basta il 6, mica per altro, per non farsi bocciare... e poi se uno venisse bocciato un anno, non è un dramma... io ho perso un anno quando ho avuto il tifo ed eccomi qua, sto benissimo, ho fatto più carriera di altri che sono stati sempre promossi..."
E grazie a questo quando sono stata rimandata in greco non ne ho fatto un dramma. Anzi, mi sono fatta fare un regalo da mio padre: lui mi aveva detto una volta che gli sembrava più logico fare i regali ai bocciati o ai rimandati, per consolarli, piuttosto che ai promossi, che già erano contenti e in fin dei conti avevano fatto il loro dovere. Ho una memoria di ferro e me lo ricordai. Tornai a casa: "rimandata in greco, mi fai un regalo?" E lui: "e perché?" Ed io: "ma come non ti ricordi, mi avevi detto..." E lui: "quando?" "Quand'ero bambina..." E lui: "Non mi ricordo, ma devo averlo detto... solo io dico 'ste cose... le promesse ai bambini vanno sempre mantenute... che regalo vuoi?" [SM=g27768]
Non drammatizziamo, potremmo fare del male ai nostri ragazzi, molto più della scuola...
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Laura è Laureta, è la verità, è pi greco (Wilhelm Potters)
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18/08/2004 09:18
 
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la scuola. il liceo. lezioni pomeridiane di varie materie. 'sta volta è latino.
una professoressa un po' freddina e zitellina.
dò appuntamento a una compagna di scuola, che però nella realtà è stata una compagna di lavoro molto simpatica.
ci vediamo dopo a latino. ma è sera. e so che non tornerò. ma non ho il coraggio di dirglielo, mi vergogno di essere fifona.
nella realtà le lezioni pomeridiane erano una vera rottura di coglioni in tutti i sensi possibli, si tornava a casa alle cinque di sera e anche più tardi per fare cose utilissime tipo due ore di ginnastica o due ore di plastica.
il calendario delle lezioni lo faceva un demente in quegli anni. ho bigiato molto, tutte le ore possibili per non farmi bocciare.
uscivo alle sette e mezza del mattino per attraversare milano, io e le altre ragazze lontane da brera.
per tornare come minimo alle tre.
se no alle cinque e mezza.

mia madre deve venire a prendermi, il legame osssesivo con lei non si è ancora rotto, quindi il sogno si riferisce ai sedici anni. prima che mi mandassero via di casa.
mi rendo conto quando arriva dell'assurdità che venga proprio lei a prendermi.
che non è niente più di me. chissà perchè ho chiesto a quella donna tante cose.
mi rifugio nel suo passaggio in macchina, che guida malissimo oltretutto.
e mi chiedo perchè non sono tornata a casa da sola coi mezzi, se sapevo di non voler frequentare al pomeriggio.
è che mi vergogno di dirlo agli altri, e anche con me stessa glisso l'argomento, evito, aggiro.

concretamente, poi penso che non essendo mai andata al pomeriggio o quasi, mi bocceranno.
cazzo. perchè non ci ho pensato prima?
poi penso penso.. ma io già lavoro! sono una grafica e lavoro da molti anni in agenzia. anche se mi bocciano che me ne frega? per lavorare non ho più bisogno il famoso pezzettino di carta.
in effetti lavoro a tempo pieno, nella realtà, solo dopo il diploma[SM=g27782]
torno a casa tristemente sconfitta con quel driver di mia mamma che guida per le strade buie di milano nel modo più insicuro possibile.
d'inverno a milano viene buio presto e la sera è lunga. io me ne vado tristemente, per avere detto una balla a valeria, che mi aspetterà a lezione.
la scuola fa schifo ma io non ho il coraggio di esprimermi, nella realtà potrei dirlo e fare qualcosa, ma non ho il coraggio. e quindi c'è tutto quello che viene dopo con le menate psicologiche, anche.
risveglio teribbile.
segue abbuffata al posto della colazione, ora so perchè. e gambe molli con ginocchia tremule.
è 'na jurnata 'e mmerda?
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