Gli veniva da vomitare.
Per quanto fossero giorni che aspettava di affrontarla,ora che mancavano pochi minuti all'incontro
sentiva le gambe venir meno.
La giacca di pelle del settore Ricerche sembrava improvvisamente troppo sottile.
Nonostante gli avessero fatto vedere che non veniva bucata neppure da un proiettile di medio calibro a bruciapelo, fu drammaticamente cosciente che la botta avrebbe potuto benissimo sbriciolargli le ossa anche senza danneggiare la giacca.
Guardò gli agenti appostati vicino a lui.
Si fidavano di lui, specialmente dopo aver visto la fiducia che Elena gli dimostrava.
Aveva fatto bene a farsela amica, ma ora doveva dimostrare che si era meritava la fiducia concessagli.
Con lentezza controllò la sua strumentazione.
L'accummulatore a forma di pendente era carico di magia pura, in una quantità che giorni prima avrebbe pensato incredibile.
Nella cintura c'erano tre fiale di essenza di Viola Nera, una droga tanto potente che in condizioni normali ne era proibita persino la detenzione: per un paio di minuti dà un potere magico formidabile e non fà avvertire fatica o dolore ma, come ogni cosa nella magia, rivela il lato peggiore in seguito.
Solitamente dopo i due minuti si cade svenuti per almeno un paio di giorni.
Preferiva evitare di usarle, se possibile.
In ultimo, lo stiletto.
Ora non poteva più essere chiamato tale, visto che per sicurezza ne avevano allungato la lama di
almeno dieci centimetri, badando bene a rendere la 'maggiorazione' invisibile.
Doveva riuscire ad affondarlo completamente perchè funzionasse, e lì sarebbero nati i problemi.
Aveva un solo colpo e non poteva sbagliarlo.
Quando Elena, che teneva sotto controllo i movimenti della Lupa tramite il servo, gridò "STA' ARRIVANDO!"
una scossa percorse la stanza, raggelando l'atmosfera.
Si nascose in un anfratto nel muro, sperando nell'effetto sorpresa.
Diede un'ultima occhiata alla stanza: gli uomini schierati di fronte alla cella dell'invasato, contenente lui ed Elena.
Venne distratto dalla sensazione della presenza del licantropo in avvicinamento, simile ad una scossa dietro il collo.
Sapeva di essere l'unico ad essere così percettivo, quindi fece un cenno agli agenti per far capire loro di prepararsi.
Non passarono più di dieci secondi prima che una furia di zanne, artigli e peli si scatenasse nella stanza dalla piccola porta.
Passò almeno mezzo secondo prima che gli uomini si riprendessero abbastanza dalla sorpresa da poter sparare, ma quando iniziarono il rumore divenne intollerabile.
Si vedevano sangue e peli schizzare via dal mezzo del polverone dovuto al calcinaccio sbriciolato del muro.
Impiegarono diversi secondi a svuotare tutti i caricatori, rimanendo poi in attesa per vedere il corpo maciullato.
"E' ancora viva!" gridò Elleboro in allarme, ancora prima che un profondo ringhio confermasse le sue parole.
Si rese conto dell'errore quando vide spuntare dal fumo un muso, intatto e ringhiante, neppure
vagamente simile al bel viso della forma umana
"Aspetta" pensò, mentre l'enorme licantropo si alzava, impressionante nei suoi due metri e mezzo di altezza.
"Aspetta" si ripetè, mentre con due rapidi balzi si portava vicino a lui per colpirlo.
Nell'attimo in cui l'essere cercò di strappargli la testa con un morso, Elleboro si
abbassò di colpo ,cercando di piantare il suo 'stiletto' nel ventre molle.
Con un attimo di puro terrore si rese conto che aveva sottovalutato le dimensioni dell'avversario.
Non riusciva ad arrivare ad infilzarlo!
Sentendo la lama d'argento graffiarlo, la Lupa fece un balzo all'indietro, guardandolo in modo sospettoso.
Il cuore gli sprofondò quando si rese conto che aveva subodorato una trappola, anche senza capire quale.
Elleboro disperato dal fallimento del piano si lanciò contro di lei, ma sottovalutò ancora la velocità della bestia.
Gli diede una violenta artigliata contro la pancia, spedendolo contro il muro, fuggendo poi via lungo il corridoio
ancora in parte coperto dal fumo.
Salvato dalla giacca, pensò in un attimo di lucidità.
Non poteva lasciarla scappare.
Prese l'unica delle tre fiale rimaste intere dopo l'artigliata e la bevve rapidamente, usando poi il sangue sulla punta dello stiletto per tracciare un piccolo cerchio per terra.
Non era una asso nelle Convocazioni, ma non poteva sbagliare ancora.
Iniziava a sentire la droga che gli saliva al cervello, lasciando tracce di fuoco lungo tutti i suoi nervi.
Afferrò l'accumulatore e iniziò a raccogliere quella luce perfetta intrappolata nel diamante.
Voleva quella licantropa.
La voleva qui ed ora.
Mise tutta la sua volontà in quell'idea, lanciando la magia con tanta forza da sentire uno strappo dentro la testa.
Alzò lo stiletto, mentre in una frazione di secondo la licantropa compariva dal nulla, prima un tenue ombra
e poi un pericolosissima realtà.
Agirono insieme.
Affondò lo stiletto nel braccio lanciato con la forza di un treno contro la sua testa.
Sentì distintamente il 'crak' secco del suo braccio alzato per colpire che si spezzava prima di atterrare
come un sacco scomposto contro la parete, battendo con forza la testa.
La viola nera gli diede lucidità sufficiente per vedere la Lupa gridare dal dolore.
La metamorfosi animale si stava dissolvendo mentre la lama dello stiletto compiva la sua missione di morte: sciogliersi nelle sue vene, raggiungere il cervello e, da dentro il cranio, spappolarlo come un frutto maturo.
L'insensibilità della droga terminò di colpo ed il dolore della frattura gli calò come una
coperta nera ed ardente davanti agli occhi, soffocandolo.
[Modificato da amisis 13/04/2005 21.19]