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[racconto] Elleboro Nero

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2005 21:22
13/04/2005 21:13
 
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ELLEBORO NERO: nome scientifico Elleborus niger, famiglia delle Ranuncolacee.
Chiamato comunemente rosa di natale o rosa d'inverno.
letteralmente significa cibo della follia:Sembra infatti che in piccole dosi possa anche guarire varieforme di pazzia.
ha inoltre propietà cardiotoniche.
In dosi non omeopatiche invece provoca la morte per collasso cardiaco.
E' una pianta estremamente robusta e adattabile, alla portata anche
di guardinieri principianti.
Si consiglia comunque di lavarsi le mani dopo averla toccata.

[Modificato da amisis 13/04/2005 21.20]

13/04/2005 21:14
 
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"Houston, abbiamo un problema.."
fu la lapidaria risposta.
"la caccia mi è andata male e ci è anche finita in mezzo una civile"

"Io bene, orgoglio a parte, lei molto peggio..."
e che significa 'molto peggio'?>
Si alzò in piedi dalla sedia guardandosi un pò intorno indeciso su
come fare a descrivere il disastro della stanza.
Prese il cellulare dalla tasca e si preparò a fare la ripresa.

Che nome in codice del diavolo che mi hanno affibbiato, pensò il ragazzo

"Guardatela da solo" disse, facendo una panoramica con la piccola telecamera
del videofonino.
L'ampio salone era devastato.
Due lunghi divani di pelle color salmone erano ribaltati e pieni di buchi neri
grossi come una mano aperta, ancora fumanti.
I buchi continuavano poi deturpando la parete per tutta la lunghezza.
Il centro della stanza era occupato da un grosso pentacolo cremisi e,proprio
di fronte a Elleboro, il corpo di una ragazza era seduto contro il muro.
Non c'era più traccia del viso e tutta la parete era coperta di capelli e materia cerebrale.
Un silenzio esterrefatto proveniva dall'auricolare.

Elleboro non lo aveva mai sentito balbettare nei cinque anni da cui era sotto il suo comando.
Quasi sorrise.

Elleboro appoggiò il cellulare ad una seggiola puntandoselo addosso e fissando il superiore,
che sembrava fuori di sè.
Senza cambiare espressione prese un pacchetto di sigarette dalla tasca della giacca e con un
colpo esperto al fondo ne trasse un accendino ed un sigaretta.
La accese e fece una boccata prima di rispondere.
"Non c'è molto da dire:mi ha umiliato come mai prima"

L'uomo cinquantenne inquadrato dalla videocamera si prese la testa fra le mani

Altra boccata di fumo.
"ero di pattuglia come al solito, passo qui sotto e sento tracce di 'Casting'
non autorizzato, parcheggio e mi preparo a salire."
Si ferma in tono pensieroso, facendo un altro paio di tiri profondi per scacciare
il nervoso.
"Sono corso su per le scale fino ad arrivare alla porta incriminata, mi sono accostato
e come da regolamento ho gridato che sono un rappresentante del NOAM,di interrompere ogni
magia e aprire senza tentare reazioni. Non ho avuto risposte ma sentivo che continuava a lavorare,
quindi ho sfoderato la pistola ed ho sfondato la porta intimando l'alt"

"Come HA reagito, era solo uno"

"Tu non capisci Frassino...come sono entrato il tipo mi ha fissato con uno sguardo leggermente sorpreso.
Poi mi ha scaraventato fuori con solo un gesto!"

"Quello stronzo ha lanciato una telecinesi da manuale, forse anche migliore, con una potenza devastante
con un solo gesto del braccio! mai vista una cosa simile...c'ho messo qualche secondo a rendermi conto
di cosa mi era successo, poi mi sono rialzato, ho rinfoderato la pistola e mi sono preparato a Denervarlo..."

"Ora ci arrivo...All'inizio ho provato a farlo dallo spiraglio della porta, ma non riuscivo a stabilire
un legame decente, mi sfuggiva di mano come un'anguilla...quindi ho deciso di fare uno scatto dentro
e cercare di avvicinarmi il più possibile.."

"Non sò che dirti, prima non c'era, ma fammi andare con ordine.
Mi sono avvicinato di scatto cercando di toccarlo, ma quello in tutta risposta mi ha tirato
uno Strale nelle costole"
atterrare per così poco...>
"Ancora non ci arrivi? sei ubriaco? quelo tipo non era normale! un pugno un paio di palle! //tipo?! Tizio potrebbe andare bene però
Il suo Strale mi ha colpito nel piatto della pistola, me l'ha sbriciolato e mi deve aver crinato anche
qualche costola, oltre ad avermi spedito contro il divano che hai visto rovesciato"
un calzino...>
"Io ero incazzato come un orso ferito e lui continuava a fare come se non ci fossi...mi sono lasciato andare
ed ho iniziato a caricare anche io qualche colpo, non avevo neppure deciso cosa lanciare che lui si è girato ed ha
iniziato a bersagliarmi con altri Strali, facendo quei buchi che vedi su divani e muri...altro che un pugno!
Uno ha trapassato il divano e mi ha scottato un gomito..."

"E' questo il bello, non aveva nessun accumulatore, prendeva da sè stesso e non aveva neppure il fiatone!"

"caricava troppo velocemente ed inoltre portava solo dei bermuda...non aveva neppure un orecchino..."

"Poi mi sono rotto le palle ed ho iniziato a caricarmi al massimo da dietro il divano, mi sono
alzato e ho lanciato un'Onda Pressurica con tutta la mia forza"

"La situazione era un pò fuori controllo e, soprattutto ,visto il livello di potenza dei suoi Strali non volevo
dargli il tempo di passare a qualcosa di più pesante...fatto sta che mentre l'onda correva verso di lui...lui è sparito ed al suo posto c'era la ragazza...hai visto il seguito...poveraccia"

"No, è stato tutto troppo veloce"
e questo mi darebbe molto fastidio...Ora chiama un'ambulanza per il corpo e quando fai rapporto
dì che la ragazza era una complice del mago...meglio infangare la reputazione di una ragazzina che non perdere
uno dei miei migliori agenti operativi...>
"troppo gentile...ci vediamo più tardi alla centrale, faccio le mie telefonate al 118"
13/04/2005 21:14
 
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Due ore dopo.
La città notturna scorreva dietro i finestrini bagnati dalla pioggia incerta.
Un spiraglio aperto nel vetro per far uscire la puzza di sigaretta nell'aria gelida, tanto fredda da far
pensare che pur essendo aprile il mondo avesse deciso di tornare all'inverno.
Elleboro accostò di nuovo la macchina, mettendosi in doppia fila.
Abbassò del tutto il finestrino per far entrare un pò d'aria pura.
"Lo prenderò quello stronzo. Giuro che lo prendo e gli faccio ingoiare tutti quegli strali del cazzo."
Spense la sigaretta appena intaccata nel posacenere con tanta forza da spezzarla.
"Ti fotterò, è una promessa"
Cercò di afferrare la rabbia, ma la stanchezza ebbe la meglio.
Abbassò il sedile ed iniziò ad assopirsi.
Era impegnato in un interessante sogno su una ragazza che aveva incontrato due sere prima e su cosa gli sarebbe piaciuto
combinarle quando sentì una familiare trazione, segno che qualcuno stava facendo qualche altra porcata con la magia.
Si sollevò leggermente, sbattendo gli occhi per la luce dei lampioni.
L'umore che stava pericolosamente andando verso 'furioso'.
"Ma non lo capiscono che tanto li becco? che palle..."
Aprì lo sportello, barcollando stordito mise piede sulla strada e passando fra due macchine estrasse la sua pistola.
"Cazzo se è messa male..."
La sua automatica aveva tutto il cassetto sotto la canna, quello contenente mirino laser, torcia, flash e regolatori,
annerito e contorto.
La canna stessa era pericolosamente deformata..sparare era impensabile.
Continuò a tenerla in mano più per la sensazione di sicurezza che il suo peso gli conferiva
che non per la sua effettiva utilità.
Il vicolo sembrava la scena perfetta per un inseguimento all'americana, ma conteneva solo un uomo piccolo
e storto che baciava sul collo una ragazzina dall'aria spenta appoggiata contro il muro.
Elleboro gli arrivò alle spalle senza che lui si accorgesse di nulla.
"Troppo arrapato anche per guardarsi alle spalle...fottuto stronzo" si trovò a pensare guardandoli.
Era per colpa di gente come lui se la magia doveva essere controllata ai limiti della proibizione.
Sentì un moto di rabbia levarsi repentino.
Non si sarebbe accontentato di un avviso vocale.
Aprì la mano e con forza la sbattè contro l'orecchio dello stupratore.
Il tipo con un urlo si allontanò dalla ragazzina che rimase passivamente appoggiata al muro.
alzò lo sguardo solo per trovarsi una pistola puntata fra gli occhi.
"sei in arresto, coglione, per violazione dello statuto sull'uso della magia e per stupro.
Mettiti ginocchia a terra, mani sopra la testa e non tentare azioni strane, ti tengo d'occhio".
Con l'aria di una gelatina sudata il tipo si mise nella posizione ordinata, in attesa.
Elleboro si girò verso la ragazza, schiaffeggiandola leggermente per farla svegliare.
Quando dopo qualche secondo gli occhi le si schiarirono e fece per parlare le appoggiò un dito sulle labbra.
"Lei è stata vittima di una possessione e tentato stupro ma stia tranquilla, ora è tutto a posto.."
Mentre diceva questo l'uomo si tirò su di scatto con un urlo, avventandosi contro di lui.
Si accasciò come se gli avessero staccato la spina quando ricevette un violento colpo con il calcio della massiccia pistola contro la tempia.
"Le stavo dicendo, è tutto sotto controllo, ora si rilassi, chiamo una pattuglia e la faccio accompagnare a casa".
La ragazza, ancora intontita, si limitò ad annuire.
Estrasse dalla tasca il solito telefono e richiamò Frassino.
"Stasera è una serata movimentata...Mi fai mandare due pattuglie? ho una ragazza da far tornare a casa ed un maghetto
stupratore da far portare in cella"

"Certo...anche perchè devo farmi prestare qualche gingillo dal settore di ricerca"

"Domani voglio andare a beccare quello stronzo e voglio essere preparato per il lieto evento"

"Per ora preferisco di no, è una questione personale"

"Fidati di me"

"Notte Frassino."

"Grazie e ciao"
Chiuse il telefono e guardò la ragazza...sembrava ancora in stato di choc.
Diede un calcio nelle costole all'ometto per sfogarsi, ma non ne trasse a soddisfazione che sperava.
Si appoggiò ad un muro e attese l'arrivo delle volanti.

[Modificato da amisis 13/04/2005 21.20]

13/04/2005 21:15
 
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Roma, 15/04/2021 Sede centrale del NOAM (Nucleo Operativo Anti Magia)
La porta dell'ufficio di Frassino si spalancò di colpo.
L'uomo alzò pacatamente gli occhi dal modulo che stava compilando, prese gli occhiali e inforcandoli disse:
"Entra pure Elleboro, fai come se fossi a casa tua"
Il ragazzo si avvicinò brandendo un plico di fogli come un'arma.
"Spiegami cos'è questa novità" disse, sbattendoli sul tavolo del superiore.
Frassino li prese senza badare ai modi dell'ospite e con fare compassato li esaminò.
"Direi una diffida dall'uso di materiale del settore ricerca"
"So cos'è! spiegami perchè!" fece con tono acido.
"vogliamo parlare dell'accumulatore da cinquemila euro che hai distrutto un anno fà? oppure della pistola
d'ordinanza che hai distrutto l'altro ieri?" disse Frassino in tono tagliente.
"Non era distrutta, solo un pò ammaccata..."
"Un pò ammaccata? Elleboro, quando il tecnico l'ha vista ha fatto gli scongiuri...
non c'era più un pezzo funzionante in quella pistola...senza tener conto del fatto che tutto il materiale
che prendi torna immancabilmente danneggiato,sempre che ancora funzioni"
Elleboro alzò un sopracciglio con fare teatrale, intrecciò le braccia e assunse un tono inquisitore
"La stai buttando troppo sul tragico...qui c'è scritto che l'ordine è arrivato
la stessa sera in cui è successo il casino e che mi serve il permesso scritto di un diretto superiore..."
Fece un pausa, tamburellando le dita sul braccio, in attesa.
Frassino lo guardò con un misto di falso stupore ,innocenza e incomprensione.
"Avanti vecchio, falla breve, dimmi cosa vuoi"
L'aria innocente sparì per essere sostituita da un sorriso furbo e compiaciuto.
"Mi chiedevo quanto ci avresti messo...ho bisogno che tu mi dia una mano con il nuovo gruppo in addestramento"
"Dovrei farti da supplente alle lezioni? che diavolo devi combinare?" Fece con aria stupita il ragazzo.
"Nessuna supplenza, per te quelle cose sono troppo spontanee per riuscire ad insegnarle come si deve
a chi non sia almeno un genio..." Il viso di Elleboro si fece sospettoso "..mi serve solo che tu mi dia
la disponibilità per fargli esercitazioni pratiche...disponibilità per tutti i giorni, mi sembra chiaro"
La sua espressione passò dal sospetto alla rassegnazione.
"Direi che non ho molte soluzioni, vero? bene, mettimi quella firma e io ti farò tutte le esercitazioni che vuoi"
"No"
"No? no cosa? che altro vuoi?"
Frassino esibì un sorriso da squalo.
"Hai la tua prima lezione fra venti minuti, Denervazione e affini...quando avrai finito avrai il tuo ordine firmato"
Elleboro sembrava pietrificato dallo stupore.
"vecchio..bastardo...mi hai proprio fregato, vero?"
"Già...e ora muoviti, non vorrai mica arrivare in ritardo?"
A lunghi passi irati uscì chiudendo con forza la porta dietro sè, borbottando maledizioni
e guardandosi la punta delle scarpe.
Andò a sbattere contro un completo di lino bianco che copriva un petto enorme.
Alzò lo sguardo per trovarsi a fissare gli occhi ambrati di Stramonio.
Nel bellissimo volto color ebano si allargò una brillante sorriso bianco avorio.
"dove vai così di fretta?"
"Togliti dai piedi Stramonio, non sono in vena di giochi"
Il sorriso sparì come se non fosse mai esistito
"Comportarti come un incivile non ti aiuterà nè a scaricare la tua rabbia contro Frassino nè a farti degli amici, lo sai benissimo"
Elleborò lo fissò con aria dura, occhi negli occhi, ma ben presto lo sguardo alieno di quell'adone
lo costrinse a distogliere lo sguardo.
"Scusami"
"Nessun problema...e comunque non volergliene, sta cercando di tenerti buono per non farti ammazzare
in qualche caccia avventata"
"Complimenti, ora che hai dimostrato che come al solito sei in grado di leggerci
come libri aperti mi faresti passare, per favore?"
Stramonio si fece delicatamente da parte ed il ragazzo si allontanò furente nel corridoio, sentendo
gli occhi del compagno seguirlo finchè non passò l'angolo.
13/04/2005 21:16
 
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Seduto nella scomoda poltroncina della sala "pausa caffè", Elleboro si Stava tenendo le testa fra le mani.
Tre ore di esercitazione, continuamente a far vedere come denervare una persona e far riprendere gli svenuti.
Non riusciva proprio a capire dove fosse il problema di quei ragazzi...Che diamine ci possono trovare di tanto
difficile nella Denervazione? in fin dei conti si tratta solo di stimolare i nervi del
collo per far svenire il bersaglio.
Frassino lo sapeva che odiava avere a che fare con gli ottusi.
E soprattutto le esercitazioni erano la parte peggiore dell'insegnamento...tre ore di magia continua
e ti sembra di avere un frullatore dentro il cranio.
Un fitta di emicrania gli fece vedere luci colorate danzare davanti agli occhi.
Si concentrò sul mal di testa che amplificava il battito del suo cuore, protendendosi istintivamente
verso la magia per farlo placare.
Si fermò appena in tempo e si lasciò andare.
Cercare di scacciare un mal di testa da fatica con la magia significa ritrovarselo peggiore, molto peggiore, dopo
appena dieci minuti.
Fare una volta l'esperienza gli era bastato a togliergli la voglia di tentare di nuova la fortuna.
In un ufficio qualcuno accese la radio, sintonizzandola in qualche canale di musica house, provocando una nuova serie di pulsazioni ai ritmi concitati dell'anonima musica da discoteca.
Improvvisò una piccola trafila di maledizioni, stroncata da una fitta particolarmente violenta in seguito
ad un acuto della cantante.
Un aroma di caffè gli salì alle narici.
"Prendi, contro il mal di testa è un vero toccasana"
Una voce femminile familiare gli porse una tazza di caffè fumante.
Elleborò la prese con un sommesso ringraziamento e cercò di alzare lo sguardo verso la sua benefattrice.
Dafne.
Rivolse uno stanco sorriso alla piccola donna che si era seduta vicino a lui.
"Bevi, sù"
Senza farselo ripetere portò la tazzina alle labbra, concedendosi un attimo per godersi l'aroma ed il calore del caffè.
"Come stai?"
"Sono ancora vivo,grazie"
"Bene"
Rimasero seduti così, senza parlare per diversi minuti, Elleboro bevendo e Dafne persa in chissà quale pensiero.
Il ragazzo le diede un'occhiata in tralice, scrutando quel viso che conosceva più per fama che per esperienza.
Era profondamente diversa da come la descrivevano:le poche volte che aveva avuto occasione di vederla, principalmente nell'ufficio di Frassino, gli era sembrata una persona con una delicatezza particolarissima.
Sapeva che come molti altri alti papaveri della NOAM si era conquistata il posto tramite eccellenza in servizio, ma non aveva la minima idea di cosa sapesse veramente fare...Nessuno lo avrebbe mai detto, ma era lei a detenere il record di arresti, per di più senza versare quasi mai una stilla di sangue, e questo non faceva che confondergli le idee su quella quarantenne misteriosa.
"Ho bisogno di parlarti, vieni con me"
La sua voce femminile ruppe il silenzio in modo cristallino, facendolo sobbalzare.
Dafne si mise in piedi porgendogli una mano per aiutarlo.
Elleboro si alzò da solo, facendo una smorfia per l'ennesima fitta, fortunatamente più leggera dopo il caffè.
"Sono contenta di vedere che sei un pò più lucido...ora vieni con me, preferisco parlare camminando"
E detto questo si mise a cammninare senza neppure controllare se il ragazzo la seguisse o no.
"Devi sapere che a Firenze ci sono parecchi problemi ultimamente. L'ultimo si è rivelato al di sopra delle loro capacità"
Non riuscendo a capire dove volesse andare a parare, Elleboro si limitò a fissarla in attesa.
"Ci hanno fatto urgente richiesta di qualcuno in grado di risolvere il problema"
"E hai pensato a me?"
"No, ho pensato a Frassino, ma lui ha insistito che sei pronto per una missione del genere e che guidare una piccola squadra potrebbe essere una buona esperienza. Ha inoltre garantito che riuscirai a risolvere brillantemente il problema."
"E di cosa si tratta?"
"Un licantropo naturale"
Elleboro si arrestò di botto.
Un licantropo era già una brutta bestia, ma uno naturale era un problema di proporzioni bibliche.
"Non fare quella faccia...sono sicura che ci riuscirai perfettamente"
Il giovane spostò lo sguardo
"Fino all'altro ieri ne sarei stato sicuro anch'io, ma ora..."
Dafne lo prese delicatamente per il mento facendolo girare nella sua direzione
"Senti Elleboro, tu sei uno in gamba, dannatamente in gamba. Prima o poi succede
a tutti di imbattersi in qualcosa di più grande di noi...la NOAM esiste apposta.
Frassino si fida ciecamente di te, e Frassino è in assoluto fra i migliori agenti che io abbia mai conosciuto.
Ha giocato la sua reputazione su di te, prima salvandoti dalla prigione, poi addestrandoti e ora affidandoti
questo incarico.
Quindi tu ora andrai a Firenze, fermerai quel cane troppo cresciuto e tornerai coprendo entrambi di gloria, capito?"
La frase conclusiva sembrava più un ordine che una consolazione.
Elleboro La fissò per qualche secondo, poi si esibì in un sorriso ferino che sarebbe stato l'orgoglio di Frassino.
"Avverti i fiorentini che per stasera alle otto sarò da loro a fare scuola"
Lo sguardo di Dafne era a metà fra il sollevato ed il rassegnato
Rimase a guardare mentre si allontanava a grandi falcate, alla volta di casa e poi di Firenze.
"Ti somiglia veramente molto, Frassino" disse fra sè e sè tornando verso il suo ufficio.
13/04/2005 21:16
 
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Inspirò profondamente il fumo della sigaretta alla menta, trattenendolo in bocca per gustarne meglio l'aroma.
"Faranno venire il cancro, ma diavolo quanto sono buone" pensò, gettando la cenere nel piccolo vano del cruscotto.
L'autostrada aveva un che di irreale, immersa nella luce del tramonto e senza una sola macchina in giro.
Girò il parasole per proteggersi dalla luce che, al crepuscolo, era riuscito a penetrare nell'abitacolo.
Elleboro odiava essere infastidito mentre guidava.
Lanciò uno sguardo all'orologio.
Sette e dieci.
Stava ancora rispettando la tabella di marcia anzi, forse aveva anche qualche minuto di anticipo.
Vide il segnale di un autogrill e decise di fermarsi a prendere un panino.
Molto probabilmente la serata non gliene avrebbe lasciato il tempo.
I due kilometri indicati dal cartello volarono via in un attimo e, arrivato al parcheggio, rivolse uno sguardo
al sedile del passeggero con aria assorta.
Uno spolverino di pelle nera, un piccolo pendente di diamante ed una cartucciera con delle fialette inserite.
Era strano pensare che vicino a lui c'era del materiale magico che probabilmente in tutto costava più
della macchina su cui era seduto, una Lancia, anche lei presa in prestito dal Dip.
Decise di indossarli anche per scendere a cenare, non voleva che qualcuno li notasse
e decidesse di rifarsi il guardaroba.
Allacciò la cintura ed mise il pendente sotto la T-shirt e, per coprire il tutto, indossò lo spolverino.
L'imbottitura morbida e calda della giacca gli diede una bella sensazione sulla braccia ed il suo peso
fu rassicurante.
Preso da un impulso irrazzionale estrasse dalla custodia i suoi occhiali da sole e guardandosi nello
specchietto retrovisore si disse, con aria grave: "Tu sei l'eletto, Neo. Vedi, tu hai passato gli ultimi anni a cercare me. Ma io è una vita intera che cerco te"//cambiare la frase?
Scoppiò a ridere e se li tolse, sentendosi vagamente idiota.
Prima di scendere prese il fascicolo che Dafne gli aveva fatto trovare nel suo ufficio, intenzionato a rileggerlo
ancora una volta prima di presentarsi ai colleghi.
Voleva essere pronto per quello che lo aspettava, anche a costo di arrivare con un'ora di ritardo.
Riuscì dopo una breve coda a prendersi un paio di sostanziosi panini ed una pseudo-cocacola tanto gassata da fargli pensare che il mettere le bollicine avesse inciso almeno al cinquanta percento sul costo di produzione.
Si sedette ad un tavolo ed iniziò a sfogliare il plico di fogli con una mano, mangiando il panino con l'altra.
In realtà i plichi erano tre:una ricerca storica su tutto quello che riguardava i lupi mannari nelle leggende comuni,
una serie di annotazioni prese dai vari incontri/scontri fra la NOAM ed i licantropi mentre la terza riguardava la situazione a Firenze, con tanto di dati sugli agenti al lavoro, persone coinvolte e quel poco che si sapeva della bestia.
Dando una breve scorsa al secondo fascicolo si rese conto che la NOAM, in tutta Italia, aveva affrontato in totale solo sette licantropi naturali.
Sembrava un bollettino di guerra.
Nove agenti morti, diciotto all'ospedale con prognosi dai quattro giorni ai sei mesi ed un numero spropositato
di feriti leggeri.
Gli venne un improvviso groppo alla gola.
"Entrerò nella leggenda se riesco a prenderlo" pensò
"Sempre ammesso che riesca a salvare la pelle".
Lesse più a fondo il fascicolo, cercando altre informazioni e si rese conto che in realtà sette dei nove morti
persero la vita quando un Naturale entrò di sorpresa nella stazione di Trieste.
Questo lo sollevò, almeno in parte.
Avrebbe dovuto progettare tutto per bene.
Continuò la lettura degli altri fascicoli, assorbito totalmente dal problema.
A quanto sembrava li si poteva uccidere rapidamente solo con la distruzione dei centri nervosi principale, visto che rigeneravano quasi ogni ferita e per abbatterli per esaurimento sembrava volerci parecchio.
Sentiva un'idea frullargli nel cervello.
Raccolse i fogli ed il panino rimasto, lasciò la bibita sul tavolo e corse in macchina.
Non potè fare a meno di sorridere al pensiero della faccia del licantropo quando avrebbe
scoperto il piano che aveva in serbo per lui.
13/04/2005 21:17
 
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L'agente Corelli guardò Elleboro come se fosse impazzito.
"Stà dicendo sul serio?"
"Sono serissimo: voglio uno stiletto d'argento e voglio parlare con il tipo che avete catturato"
"Mi sembra di averle già detto che l'uomo è pazzo e che non vuol fornirci informazioni. Pensa che il licantropo sia il nuovo Messia"
Elleboro lo fissò gelidamente.
"Sei un mago?"
L'altro rimase spiazzato dalla domanda.
"No, come le ho già detto abbiamo un solo mago generico in questo dipartimento ed ora è a casa, tornerà domattina"
"Allora, visto che non sei un mago e che finora non siete riusciti neppure a vedere in faccia
Il licantropo, non rompa e faccia come le ho detto"
Facendo poi un sorriso cattivo gli diede un buffetto sulla guancia grassoccia.
"Sù, corri soldatino...se farai il bravo vedrò di mettere una buona parola per te...E ORA PRENDI QUELLO CHE TI HO DETTO!" gli urlò in faccia.
Il piccolo caporale sobbalzò ed iniziò a correre.
Elleboro si concesse un altro sorriso.
Adorava fare scherzetti alla gente senza spina dorsale.
Con tranquillità iniziò a camminare verso le celle di detenzione speciale, accendendosi l'ennesima sigaretta della giornata.
Le celle erano un posto buio e asfissiante, fatte più per spezzare lo spirito che il corpo dei detenuti.
Il pensiero di aver corso il rischio di passare molto tempo in un posto simile gli diede contemporaneamente
un moto di sollievo e di disgusto, che sublimarono presto in una gelida rabbia verso quel cane troppo cresciuto che lo aveva costretto a scendere laggiù.
Il prigioniero era un bell’uomo sui trent’anni, alto, abbronzato e ben vestito.
Probabilmente era un qualche manager prima di incontrare il licantropo...ora era solo un uomo
dagli occhi spiritati trattenuto a stento da due agenti.
Quando Elleboro si avvicinò il folle iniziò a fissarlo come se tentasse di ucciderlo con lo sguardo.
"Non riuscirai a catturare la mia signora! lei banchetterà con i vostri cuori e io riderò delle vostre
inutili vite distrutte!" gli urlò sputacchiando.
Senza cambiare espressione, totalmente piatta, Elleboro gli spense la sigaretta sulla fronte.
L'uomo rimase interdetto tanto quanto gli agenti per il gesto.
Il viso di Elleboro divenne improvvisamente scuro, mentre un'ira violenta gli saliva lungo la spina dorsale.
Erano giorni che non ne andava dritta una, ed ora mancava solo il pazzo sputacchiante.
Lo afferrò per i capelli tirando indietro la testa.
"Stammi a sentire stronzo:non mi serve la tua collaborazione, avrò comunque quello che voglio, ma farmi incazzare sarà solo controproducente" disse, pronunciando il 'te' finale a denti stretti.
Si concentrò come per Denervarlo fino a sentirsi i capelli dritti dall'energia accumulata, poi iniziò con
lentezza e pizzicare ogni nervo in corpo all'uomo.
L'uomo impiegò diversi minuti per tornare a muoversi, spossato dal dolore e dalle convulsioni.
"Sarai più disponibile ora, vero?"
L'uomo annuì docilmente mentre i due agenti si allontanavano da Elleboro, con la stessa
circospezione che avrebbero usato con un serpente velenoso.
"Allora iniziamo" disse in tono spiccio, prendendo la testa del poveretto fra le mani e costringendolo a fissarlo negli
occhi.
Come aveva previsto l'uomo non tentò la minima resistenza e lui si infiltrò delicatamente dentro di lui, cercando il sottile legame che lo univa al licantropo che lo aveva contagiato e che ora ne era il signore.
Riuscì aa afferrarlo e lo usò per trovare la sua 'preda'.
La donna stava passeggiando in un piccolo spiazzo erboso di un bosco che non riuscì ad identificare.
Era riuscito a vederla, per ora tanto gli bastava.
Prese dalla tasca una piccolo penny d'argento, che aveva preso in un banco di cambio per strada, e lo premette forte contro la fronte dell'uomo, rilasciando attraverso esso una violenta scarica, destinata all'avvenente ragazza.
La vide piegarsi di botto tenendosi la fronte fra le mani.
"Un saluto da parte di Elleboro, puttana!" disse in tono esultante, appena prima di staccarsi dal prigioniero interrompendo così il contatto.
"Cosa sta facendo?" si senti chiedere da una voce femminile dietro di lui.
Si girò per trovarsi di fronte ad una ragazza in divisa di non più di vent'anni che lo fissava con aria truce.
"Mi sono limitato a spiegare al bersaglio che la pacchia è finita...è ora che inizi ad avere paura
anche lei" disse in tono stanco, sentendo che la testa tornava a pulsare.
Diede una rapida occhiata all'orologio.
Le undici, decisamente ora di andare a letto, due mal di testa da sforzo in una giornata erano decisamente troppo.
La ragazza lo stava guardando con malcelata ostilità.
"E cosa pensa di aver ottenuto mettendola in allarme?" disse in tono di sufficenza.
Elleborò la fissò per un lungo momento.
Dopo quella giornata non aveva certo voglia di litigare, ma la ragazzina stava esagerando.
"Si può sapere cosa vuole lei? si identifichi per cominciare!" le fece in tono infastidito.
"Sergente Maria Elena Dellini, nonchè mago generico del dipartimento. Lei è l'agente di Roma, ne deduco"
Sergente Dellini...cercò di ricordare cosa ne diceva il rapporto.
Forse per colpa del mal di testa o della lunga giornata non riusciva a ricordare nulla.
Avrebbe potuto giurare che neppure comparisse nella lunga serie di agenti coinvolti nell'operazione.
Sicuramente non era dell'umore adatto per stare a pensare ai protocolli.
"Ma lei non era a casa fino a domani? che ci fa qui? comunque io sono Elleboro, piacere"
"Sono stata chiamata d'urgenza perchè sembrava che qualcuno stesse spadroneggiando fuori dalla sua giurisdizione"
fece in tono sarcastico.
Corelli, dannato coglione, pensò d'impulso Elleboro.
"Non sto spadroneggiando, piccola" sorrise dentro di sè nel vedere l'effetto che le faceva essere chiamata
'piccola' da un ragazzo di soli cinque anni più grande "Sto facendo quello che voi non siete riusciti a fare...catturare il Bestio".
La frase sembrò fare centro, visto che la giovane arrossì per l'umiliazione ed incassò visibilmente l'insulto.
"E come, di grazia?"
"Gli ho appena fatto capire che posso fargli male senza che lei possa reagire, e questo la manderà fuori di testa. poi le farò capire come ho fatto e, quando verrà qui per evitare altri fastidi, avrà qualche brutta sorpresa...o perlomeno potrebbe averla se qualcuno collaborasse" disse fissandola intensamente.
Dellini arrossì nuovamente.
"E come pensa di liberarsi di lei?" disse in tono ancora duro ma meno sarcastico.
"Questo è un mio problema e lo risolverò quando sarà qui, ma stia tranquilla, nessuno di voi rimarrà coinvolto"
"Vorrebbe affrontare un licantropo naturale da solo? ne è sicuro?"
Ora iniziava a ricordare.
Il vecchio capo della sezione Magia Generale era scomparso durante un'operazione un paio di mesi prima.
Cercò di immaginarsi nella sua situazione, senza Frassino a preoccuparsi di tutti i cavilli.
Rabbrividì.
Il profilo la descriveva come una maga dotata di potenzialità e voglia di imparare ma il cui allenamento
non era stato completato per via della morte del maestro.
Ecco spiegato perchè hanno avuto tutte queste rogne con il licantropo, pensò lui.
Inoltre diceva che aveva un carattere piuttosto rigido e che viveva praticamente in dipartimento.
Se avesse deciso di prenderlo in antipatia poteva rivelarsi un ostacolo pericoloso...era pur sempre un capo
dipartimento...oltre che una donna.
Meglio cercare di addolcirla, specialmente visto che aveva decisamente iniziato il colloquio con il tono sbagliato.
Elleboro le rivolse un sorriso quasi gentile
"Non hanno mandato me da solo a caso. Stia tranquilla, sono in grado di tenergli testa"
Per quanto anche alle sue orecchie non suonasse molto convincente, aveva un disperato bisogno dell'aiuto
di questo dipartimento e per collaborare avrebbero dovuto agire senza esitazioni per mancanza di fiducia nelle
sue capacità.
"Ma prima ho bisogno di voi" disse con tono più dolce
"Cosa dovremmo fare?"
Il sorriso si allargò.
"Dica a Corelli di procurarmi quello che gli ho chiesto e metta in allerta tutti, c'è sempre la possibilità che qualcosa vada storto"
"Altro?"
Lui la guardò in tralice...forse poteva tornargli utile un altro mago...
"Ha qualcosa di urgente da fare stanotte?"
Lo sguardo della ragazza, se possibile, si fece ancora più duro.
Elleboro fece un cenno di diniego con le mani
"Non capisca male...ho bisogno di un altro mago per fare alcune cose"
"Cosa di preciso?" ora la sua voce aveva un tono fra l'interessato ed il diffidente.
Lui fece un sorriso furbo.
"Hai mai creato un'arma magica?"
Lei gli restituì uno sguardo stupito, facendo segno di no con la testa.
13/04/2005 21:17
 
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"Fidati, il piano funzionerà" ripetè Elleboro per l'ennesima volta.
"Io continuo a dire che mi sembra una cosa folle" ribattè Elena.
Era da mezzanotte che la discussione andava avanti, senza che nessuno dei due si spostasse di un soffio
dalla proprio posizione.
In quel momento erano le 3.
"Il piano non è difficile: la attiriamo qui e io la faccio fuori con il pugnale. mi spieghi dov'è il problema?"
"Il problema è che tu vuoi attirare qui un licantropo naturale punzecchiandolo finchè non impazzisce di rabbia,
poi conti di affrontarlo in corpo a corpo con uno stiletto d'argento...
se i tuoi piani sono tutti così, come hai fatto a sopravvivere finora?"
"Senti, se tu non riesci a capirlo, e sei una maga, per quanto inesperta.."
"Grazie" disse lei acida
"Prego, comunque, figurati se lei si aspetta qualcosa del genere!"
"Il miglior modo per tendere un agguato è far credere di esserci caduti dentro, vero?"
"Il principio è quello...per quanto riguarda il pugnale ti ho già spiegato cosa farà quando avremo finito
di prepararlo"
"Ma come pensi di riuscire a ferirlo? non diffiderà dall'argento?"
"Immagina di essere nei suoi panni:un ragazzo ti punzecchia per due giorni senza sosta, facendoti capire
che ti può bruciare il cervello da un momento all'altro..."
"Potresti davvero farlo?" lo interruppe per l'ennesima volta lei
"Assolutamente no...ma lei non lo sa" sorrise lui "E quando decidi di andare a farlo fuori lui ti si presenta
di fronte armato solo di uno stiletto sfottendoti...tu saresti abbastanza lucida da annusare l'inganno?"
"Direi di sì, saresti troppo stupido, dopo aver giocato così con lei, a presentarti tanto indifeso. Si insospettirà...magari se ti mettessimo vicino degli agenti con armi da fuoco la scena sarebbe più credibile"
"in effetti...però come ti ho detto io ho le mie protezioni, loro sarebbero in pericolo.."
"E' anche il nostro lavoro, non solo il tuo, o te lo sei scordato?"
Lui fece una smorfia.
"hai ragione, scusa...ma ora mettiamoci al lavoro, che è tardi".
Passarono tutta la notte ad armeggiare con ciò che avevano sul tavolo.
Poterono dormire solo quando il sole era sorto da molto.
I due giorni successivi furono quasi monotoni.
Elleboro passava buona parte del tempo a stuzzicare la licantropa tramite il suo fedele, ed il resto a riposarsi dallo sforzo.
Dovette fare molta fatica per nascondere sia la sua ubicazione che il mezzo tramite cui riusciva a colpirla.
Senza contare il lavoraccio di infliggerle dolore, non peggiore di un breve crampo, facendole nel contempo credere di poterla finire quando voleva, come se stesse giocando con la sua vita.
Invece dopo essersi scollegato spesso cadeva in ginocchio per la stanchezza.
Praticamente non ebbe contatti con nessuno in quei due giorni; Gli altri avevano i loro problemi, cose banali
quali evitare che un suo fallimento permettesse alla licantropa di distruggere tutto il dipartimento.
Decisamente non lo stavano ringraziando per tutto il lavoro a cui li stava costringendo.
Aveva invece avuto modo di apprezzare molto l'aiuto di Elena che, una volta presa per il verso giusto, si era rivelata
una capacissima collaboratrice, tanto convincerlo a farle fare un corso accelerato a Roma per completare il suo addestramento.
Elleboro arrivò così alla sera X, quella in cui avrebbe tirato a bordo il suo 'pesce', praticamente sull'orlo
del collasso.
Dopo essere sceso alle prigioni si avvicinò stancamente al fanatico imprigionato, che dopo il trattamento
magico era diventato una specie di ameba, quantomeno in sua presenza, e guardandolo negli occhi, sempre spiritati, gli disse in tono piatto: "Stasera sarà la fine dei giochi".
Come già decine di volte lo prese per la testa e fissandolo negli occhi seguì il collegamento fino alla sua
signora, come percorrendo una strada ormai familiare.
Fu uno sforzo terribile calare le difese che da anni teneva sempre sollevate per abitudine, ma se voleva che la Lupa trovasse il legame doveva essere molto più rozzo del solito.
Si protese verso la mente di lei come in un goffo tentativo di dominio mentale, sentendosi come un ballerino di musica classica costretto ad imitare uno scimpanzé.
Concentrò i suoi pensieri sul dipartimento NOAM ,sul prigioniero e, cosa fondamentale, su sè stesso.
Quando lei riuscì a percepirlo Elleboro sentì da parte sua un moto di gioia sfrenata.
Era dentro di lei e sentir aumentare la salivazione al pensiero dei suoi canini nel proprio collo gli diede un brivido freddo lungo la schiena.
La ritirata che doveva simulare uno spavento improvviso all'idea di essere scoperto fu incredibilmente realistica.
Elena era dietro di lui e lo aiutò ad alzarsi.
"Tutto bene? sei pallido.." disse in tono preoccupato "ci ha scoperti?"
"No...solo che certi contatti dopo aver mangiato fanno fare le acrobazie allo stomaco" rispose Elleboro con un sorriso
sghembo, dissimulando la sua agitazione "Vai a riposarti ora, non arriverà prima di domani pomeriggio"
"Come fai a saperlo?"
"quando sono entrato nella sua mente e mi ha scoperto era arrabbiata perchè avrebbe dovuto aspettare fino ad allora
per sgozzarmi" il sorriso era sempre più precario "Io sono stanco, vado a riposarmi. Buonanotte"
"'Notte" fece lei in risposta, con lo sguardo ancora poco convinto.
13/04/2005 21:18
 
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Gli veniva da vomitare.
Per quanto fossero giorni che aspettava di affrontarla,ora che mancavano pochi minuti all'incontro
sentiva le gambe venir meno.
La giacca di pelle del settore Ricerche sembrava improvvisamente troppo sottile.
Nonostante gli avessero fatto vedere che non veniva bucata neppure da un proiettile di medio calibro a bruciapelo, fu drammaticamente cosciente che la botta avrebbe potuto benissimo sbriciolargli le ossa anche senza danneggiare la giacca.
Guardò gli agenti appostati vicino a lui.
Si fidavano di lui, specialmente dopo aver visto la fiducia che Elena gli dimostrava.
Aveva fatto bene a farsela amica, ma ora doveva dimostrare che si era meritava la fiducia concessagli.
Con lentezza controllò la sua strumentazione.
L'accummulatore a forma di pendente era carico di magia pura, in una quantità che giorni prima avrebbe pensato incredibile.
Nella cintura c'erano tre fiale di essenza di Viola Nera, una droga tanto potente che in condizioni normali ne era proibita persino la detenzione: per un paio di minuti dà un potere magico formidabile e non fà avvertire fatica o dolore ma, come ogni cosa nella magia, rivela il lato peggiore in seguito.
Solitamente dopo i due minuti si cade svenuti per almeno un paio di giorni.
Preferiva evitare di usarle, se possibile.
In ultimo, lo stiletto.
Ora non poteva più essere chiamato tale, visto che per sicurezza ne avevano allungato la lama di
almeno dieci centimetri, badando bene a rendere la 'maggiorazione' invisibile.
Doveva riuscire ad affondarlo completamente perchè funzionasse, e lì sarebbero nati i problemi.
Aveva un solo colpo e non poteva sbagliarlo.
Quando Elena, che teneva sotto controllo i movimenti della Lupa tramite il servo, gridò "STA' ARRIVANDO!"
una scossa percorse la stanza, raggelando l'atmosfera.
Si nascose in un anfratto nel muro, sperando nell'effetto sorpresa.
Diede un'ultima occhiata alla stanza: gli uomini schierati di fronte alla cella dell'invasato, contenente lui ed Elena.
Venne distratto dalla sensazione della presenza del licantropo in avvicinamento, simile ad una scossa dietro il collo.
Sapeva di essere l'unico ad essere così percettivo, quindi fece un cenno agli agenti per far capire loro di prepararsi.
Non passarono più di dieci secondi prima che una furia di zanne, artigli e peli si scatenasse nella stanza dalla piccola porta.
Passò almeno mezzo secondo prima che gli uomini si riprendessero abbastanza dalla sorpresa da poter sparare, ma quando iniziarono il rumore divenne intollerabile.
Si vedevano sangue e peli schizzare via dal mezzo del polverone dovuto al calcinaccio sbriciolato del muro.
Impiegarono diversi secondi a svuotare tutti i caricatori, rimanendo poi in attesa per vedere il corpo maciullato.
"E' ancora viva!" gridò Elleboro in allarme, ancora prima che un profondo ringhio confermasse le sue parole.
Si rese conto dell'errore quando vide spuntare dal fumo un muso, intatto e ringhiante, neppure
vagamente simile al bel viso della forma umana
"Aspetta" pensò, mentre l'enorme licantropo si alzava, impressionante nei suoi due metri e mezzo di altezza.
"Aspetta" si ripetè, mentre con due rapidi balzi si portava vicino a lui per colpirlo.
Nell'attimo in cui l'essere cercò di strappargli la testa con un morso, Elleboro si
abbassò di colpo ,cercando di piantare il suo 'stiletto' nel ventre molle.
Con un attimo di puro terrore si rese conto che aveva sottovalutato le dimensioni dell'avversario.
Non riusciva ad arrivare ad infilzarlo!
Sentendo la lama d'argento graffiarlo, la Lupa fece un balzo all'indietro, guardandolo in modo sospettoso.
Il cuore gli sprofondò quando si rese conto che aveva subodorato una trappola, anche senza capire quale.
Elleboro disperato dal fallimento del piano si lanciò contro di lei, ma sottovalutò ancora la velocità della bestia.
Gli diede una violenta artigliata contro la pancia, spedendolo contro il muro, fuggendo poi via lungo il corridoio
ancora in parte coperto dal fumo.
Salvato dalla giacca, pensò in un attimo di lucidità.
Non poteva lasciarla scappare.
Prese l'unica delle tre fiale rimaste intere dopo l'artigliata e la bevve rapidamente, usando poi il sangue sulla punta dello stiletto per tracciare un piccolo cerchio per terra.
Non era una asso nelle Convocazioni, ma non poteva sbagliare ancora.
Iniziava a sentire la droga che gli saliva al cervello, lasciando tracce di fuoco lungo tutti i suoi nervi.
Afferrò l'accumulatore e iniziò a raccogliere quella luce perfetta intrappolata nel diamante.
Voleva quella licantropa.
La voleva qui ed ora.
Mise tutta la sua volontà in quell'idea, lanciando la magia con tanta forza da sentire uno strappo dentro la testa.
Alzò lo stiletto, mentre in una frazione di secondo la licantropa compariva dal nulla, prima un tenue ombra
e poi un pericolosissima realtà.
Agirono insieme.
Affondò lo stiletto nel braccio lanciato con la forza di un treno contro la sua testa.
Sentì distintamente il 'crak' secco del suo braccio alzato per colpire che si spezzava prima di atterrare
come un sacco scomposto contro la parete, battendo con forza la testa.
La viola nera gli diede lucidità sufficiente per vedere la Lupa gridare dal dolore.
La metamorfosi animale si stava dissolvendo mentre la lama dello stiletto compiva la sua missione di morte: sciogliersi nelle sue vene, raggiungere il cervello e, da dentro il cranio, spappolarlo come un frutto maturo.
L'insensibilità della droga terminò di colpo ed il dolore della frattura gli calò come una
coperta nera ed ardente davanti agli occhi, soffocandolo.

[Modificato da amisis 13/04/2005 21.19]

13/04/2005 21:19
 
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Si riprese, anche se solo vagamente, in un mondo nero e soffuso.
Sentiva voci indistinte intorno al letto.
Era a letto, almeno questo era chiaro.
Tentò un grugnito per richiamare l'attenzione di chi era intorno a lui, ma un dolore lancinante
al costato glielo strozzò in gola.
Qualcuno si rese però conto del suo gesto e lo fece sprofondare nuovamente in quel posto scuro e caldo ma accogliente.
Galleggiava nel vuoto.
Aprì di nuovo gli occhi dopo non sapeva quanto, riuscendo solo a vedere luce che gli martellava l'interno del cranio.
"Chiudi gli occhi, per ora sei troppo intontito per vedere qualcosa" sentì dire alla voce di Frassino dal suo fianco.
Provò a rispondere, ma di nuovo le costole lo batterono sul tempo.
"Stai buono, Elleboro, non sei in condizioni di parlare...Dio mio, ragazzo, come ti sei fatto ridurre da quella bestia?
Cinque costole fratturate, frattura scomposta del braccio destro, quindici punti di sutura sulla testa, senza contare i lividi...Ti sei fatto ridurre ad una polpetta! però anche se mi sarei aspettato qualcosa di più 'pulito' da parte tua devo dire che sei riuscito a fare un lavoro eccellente...Nessun ferito, complimenti!" fece un piccolo colpo di tosse "a parte te, logicamente"
Lo sentì camminare intorno al letto, iniziando a complimentarsi per l'idea dello stiletto e altri stratagemmi
ma, cullato dalle parole del maestro, il sonno lo rapì.
Ci sarebbe stato tempo per i complimenti, ora voleva solo riposare.


FINE
13/04/2005 21:24
 
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Ecco qui il mio ultimo lavoretto...una quindicina di pagine, nulla di che, ma mi sono divertito un mondo a scriverlo :D

Sicuramente noterete che mancano moltissimi chiarimenti, quali il preciso potere di Stramonio e Dafne, ecc...
Il fatto è che tutto il racconto ha un tono volutamente 'sognante' e ci sono altri racconti della stessa serie in cantiere (spero di riuscire a scriverli per lo meno, la tesi non perdona [SM=x77420] ),
per cui ho reputato non necessario metterli.

Spero vi sia piaciuto, come al solito aspetto commenti.

PS: mi scuso se il format del testo è venuto orribile, mi deve essere riuscito male il copia incolla...spero non me ne vorrete ma non ho voglia di andare a correggere quel popò di roba...

EDIT:
ho appena terminato la conversione in pdf (correggendo alcuni errori grammaticali rimasti oltre che alcuni appunti di correzzione )
lo trovi su
www.amisis.altervista.org/racconti/elleboro_nero.pdf

NOTA:altervista non accetta il link diretto, bisogna fare copia incolla sulla barra di navigazione
---------------------------------------------------------------
"Non ti curar di loro ma guarda e passa"

[Modificato da amisis 13/04/2005 21.26]

[Modificato da amisis 14/04/2005 21.22]

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