Scritto da: shanny 25/06/2003 13.05
Qualcuno di voi ha preso il nuovo Texone?
Io no, tenendo fede ai miei propositi, ma ho letto pareri contrastanti a riguardo: alcuni nauseati, altri soddisfatti....
Non è per partito preso, ma dopo aver letto alcune perle che sarebbero contenute all'interno non ho dubbi che abbiano ragione i primi.
Chi mi conferma? (o smentisce..)
L'ho scritto su TWO, lo riposto qui.
Ciao a tutti, gente!
Per una volta, non sposerò le tesi più critiche e feroci verso Nizzi e questa sua avvincente storia. Storia "in perfetto stile bonelliano", come le note di redazione non mancano di segnalare con puntualità.
L'avventura inizia con una sequenza effettivamente "in perfetto stile bonelliano", ossia il rapimento di alcuni bambini da parte di un gruppo di perfetti deficienti che non si preoccupano affatto di lasciare un testimone in vita. Qualche maligno potrebbe insinuare che si tratti di una botta di culo, ma si tratta evidentemente di una critica in malafede; con quello che costavano le pallottole nel Messico è del tutto ovvio che i rapitori cerchino di risparmiare. Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
Due settimane dopo una coppia di ranger pettegoli e minimalisti discute "in perfetto stile bonelliano" della dolorosa storia della povera A-tu-nah, dettagliando financo il patetico abbandono da parte del cercatore d'oro e il commovente e imprescindibile abbraccio del padre (abbraccio che si rivelerà FONDAMENTALE nel proseguimento della storia).
Appena giunto alla missione Tex inizia con le domande ficcanti: come l'ha presa A-tu-nah? (Benissimo, l'ha presa, si era rotta le palle di accudire quel figlio, ed ora può dedicare più tempo alla recita del rosario!).
Passati ad ascoltare il testimone sopravvissuto all'attacco dei banditi, i due pards ne raccolgono le dichiarazioni e ne ricevono un indizio importante: la descrizione di uno dei rapitori ed anche l'indirizzo dove trovarlo. Qualche maligno potrebbe insinuare che si tratti di una botta di culo, ma si tratta evidentemente di una critica in malafede; nel Messico tutti i rapitori con un occhio di vetro avevano l'abitudine di frequentare le locande di Nogales e di farsi notare da quanti avrebbero assalito e sparato a bruciapelo senza però ucciderli. Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
Padre Mateo mostra però di non fidarsi un granchè dell'abilità di detective di Tex; "Ho già provato io ad indagare" - gli dice- "non vedo perché dovreste fare meglio di me!".
Tex lo rassicura: non ha mai fallito un'impresa, ed anche questa volta ce la farà. Carson non è così convinto, ma si sa che è sempre stato un vecchietto pessimista e rompicoglioni.
A questo punto Tex fa la figura del distrattone, accomiatandosi dal frate senza che questi abbia finito di dargli suggerimenti ed aiuti, in forma di una fotografia dei ragazzi rapiti (foto che si rivelerà FONDAMENTALE nel proseguimento della storia).
Dopo il commovente incontro con A-tu-nah i due ranger si rimettono a cavallo. Tex suggerisce di recarsi in fretta a Nogales, ma deve lottare con Carson che invece preferirebbe bighellonare un po' per il deserto prendendosela comoda.
Una volta giunti a destinazione il vecchio cercatore di piste da prova del solito, infallibile occhio, individuando come sempre la cantina al primo colpo. Purtroppo né lui né il suo compagno si accorgono di venire notati da un tizio che schizza letteralmente dalla sedia per precipitarsi dentro il locale a mettere sull'avviso il barista. Una stonatura? Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
Anche perché la cosa poco importa. I nostri eroi maramaldeggiano con facilità sui frequentatori della cantina e sul malcapitato cantiniere che, lo scopriremo poche pagine oltre, è un poveraccio tenuto sotto scacco da una banda di delinquenti. Le informazioni che ricercano, però, vengono loro fornite, "in perfetto stile bonelliano", da una ragazzina che li informa del nuovo domicilio dell'orbo cattivo. Qualche maligno potrebbe insinuare che si tratti di una botta di culo, ma si tratta evidentemente di una critica in malafede; quale bambina messicana figlia di un cantiniere non ha modo di ascoltare occasionalmente la conversazione in cui ogni cliente orbo, criminale e rapitore di bambini racconta dove andrà a risiedere nei giorni a venire?
Arriva uno sceriffo curiosone di cui quella vecchia volpe di Tex sospetta sin dal principio, al punto di non riferirgli le sue prossime mosse, e fingere di seguire un percorso diverso da quello che invece percorrerà insieme a Carson. Non può però sapere che, "in perfetto stile bonelliano", lo sceriffo si mostra assai più furbo ed abile di lui, inseguendoli fino a quando non ne scopre le intenzioni. Certo, lo agevola un pochetto il fatto che nessuno dei due, pur sapendo che potrebbero essere pedinati, provi ad accertarsene. Ma, con il gran caldo che c'è lungo la pista, chi se la sente di criticarli? Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
Un vile agguato notturno ce li toglierebbe di torno se i banditi fracassoni non si facessero sentire da Tex. Mentre si approssimano al bivacco dei due ranger i bandidos fanno anche conversazione, facendosi sentire da Tex ma non da Carson (che con l'età deve essere diventato duro d'orecchio) mentre spiegano che si dovrà simulare una rapina. I due si fanno scappare tra le mani uno dei banditi, ma è ovvio che può succedere persino a due super assi come loro.
Carson, chissà mai perché, è convinto di aver preso precauzioni incredibili, e si stupisce che fossero attesi da quel gruppo di assassini. Il grande Willer, da parte sua, esclude a priori che il babbo dei Estrella le abbia fatto raccontare a schiaffoni cosa ha eventualmente riferito loro. Forse conscio dei propri limiti (non ha più vent'anni, il nostro eroe!), preferisce immaginare che uno sceriffo panciuto, "in perfetto stile bonelliano", li abbia fatti fessi.
Tex è però un uomo umile che si rende conto di quanto accade; consapevole che qualche critico -ovviamente "prevenuto"- potrebbe rinfacciargli il culo delle ultime ore preferisce mettere le mani avanti: "Qui ci è andata bene, ma la prossima volta potremmo non avere altrettanta fortuna".
Diavolo di un Tex! Persino profetico! Di lì a poche pagine, infatti, ecco che lui e Carson vengono piccionati "in perfetto stile bonelliano" da un gruppo di rurales che piombano loro addosso senza che se ne accorgano, e ai quali si arrendono dopo un'eroica resistenza lunga ben UNA vignetta: giusto il tempo di slacciarsi i cinturoni e salutare il tizio che si sono fatti scappare poche ore prima.
Stanchi di tanta violenza, i due pards provano a convincere i soldati con un'appassionata arringa che meriterebbe miglior fortuna. Ma la coperta tarmata di Carson non basta a salvarli dalle manette e dalla galera.
Il perfido piano dei malvagi nemici sta per compiersi; la "Ley de fuga" è una trappola da cui Tex e Carson non possono scappare. E invece così non è; quando un CREDIBILISSIMO complice dei malvagi entra nella cella dei due, dicendo che "C'è qui fuori un tizio vestito di rosso con una slitta tirata dalle renne che vi vuole salvare" i ranger, col gran fiuto che li contraddistingue, subodorano la trappola, gli mollano una castagna, gli fottono la pistola (carica, ovviamente: pistola che si rivelerà FONDAMENTALE nel proseguimento della storia) e se ne scappano allegramente alla volta di Hermosillo.
I due, per misteriose ragioni (intuito formidabile? Lettura del pensiero? Preveggenza?) sono certi che il loro ricercato sia ormai in fuga. Infatti, "in perfetto stile bonelliano", cadono ingenuamente in un agguato da cui si salvano solo perché hanno di fronte degli orbi (ed effettivamente...). Qualche maligno potrebbe insinuare che si tratti di una botta di culo, ma si tratta evidentemente di una critica in malafede; beccare Tex e Carson con il fucile da meno di dieci metri è praticamente IMPOSSIBILE. Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
Le efficienti indagini di Tex proseguono brillantemente quando un moribondo gli fornisce il nuovo obiettivo dell'appassionante caccia al tesoro: "Don Manuel Obregon".
Certo, i due eroi d'acciaio potrebbero fare ben poco se, alle prese con un tremendo caporale della polizia messicana che sta per sbatterli di nuovo in galera, non arrivasse in soccorso un CREDIBILISSIMO giornalista filoamericano, come se ne trovavano migliaia in ogni villaggio del Messico della seconda metà dell'ottocento.
Il giornalista si rivela un aiuto ancora più prezioso, perché li mette in contatto con un frate che, per la prima volta in tutta la storia, li imbecca su quanto dovranno fare in seguito, evitandogli la faticaccia di un'indagine. Qualche maligno potrebbe insinuare che si tratti di una botta di culo, ma si tratta evidentemente di una critica in malafede; in ogni convento messicano vi era un frate, all'occorrenza anche cartografo, possessore di un segreto pericoloso ma tenuto in vita dai suoi terribili ex-carcerieri. Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
Riprese le pistole che avevano diligentemente mollato a suor Jazmina, ecco Tex e Carson muoversi alla volta della miniera degli schiavi, felici, "in perfetto stile bonelliano", di non aver fatto altri brutti incontri.
I malvagi sono effettivamente sulle loro tracce; penetrati in casa del giornalista (Tex ha così tanta paura dei suoi nemici da fuggire senza preoccuparsi dei rischi che il suo provvidenziale salvatore potrebbe correre. E in effetti...), prima si fanno raccontare tutto per filo e per segno e poi lo sgozzano senza pietà.
Anche padre Eliseo farebbe la stessa fine se suor Jazmina non si dimostrasse più furba del pur furbissimo Torres. L'irruzione nel convento fa però risvegliare l'uomo d'azione che si nasconde nel frate, il quale si traveste da contadino e corre a salvare Tex e Carson.
Questi, dopo aver chiacchierato con un perfetto sconosciuto che li invita a non fidarsi di nessuno perché lì è pieno di spie (perché lui si fidi di loro è un mistero; forse l'aura di onestà e di calore umano che emanano?), vengono salvati "in perfetto stile bonelliano" dal frate che li ha raggiunti giusto in tempo (evidentemente i ranger se la sono presa comoda, oppure il somaro montato dall'omino era dotato di turboreattore sotto la coda) per metterli in guardia dall'arrivo dei bandidos che li cercano per fargli fare una brutta fine. Qualche maligno potrebbe insinuare che si tratti di una botta di culo, ma si tratta evidentemente di una critica in malafede; gli asini messicani sono notoriamente più veloci di qualsiasi cavallo, e l'abilità dei frati come investigatori ed avventurieri non è certo inferiore a quella di un ranger del Texas. Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
Approfittando dell'aiuto del provvidenziale Paco trovano un tetto e un paio di divise sottratte a due idioti che vengono storditi senza che le bagasce che dormono insieme a loro si accorgano di nulla: senza ulteriori difficoltà Tex e Carson penetrano nella miniera e si mettono in contatto con i ragazzi rapiti.
Il loro arrivo è PROVVIDENZIALE; gli schiavi, che MAI E POI MAI sarebbero riusciti a ribellarsi senza il sostegno di Tex, trovano di colpo la forza e il coraggio di sollevarsi. Le gesta eroiche dei due pards sono epiche oltre ogni dire; impartiscono ordini secchi e decisi, prendono in pugno la situazione, "inventano qualcosa" (in realtà ad inventare tutto è Reinaldo. Ma è un dettaglio. Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!) di determinante che fa volgere in favore dei rivoltosi le sorti della battaglia.
Certo, "in perfetto stile bonelliano" vengono salvati da un ragazzo che prima li avvisa dell'arrivo di Torres e dei suoi e poi gli spiega come fare per confondersi tra i minatori.
Certo, "in perfetto stile bonelliano" il malconcio frate, entrato non si sa come nella miniera "inespugnabile", si lancia come Tremal-Naik sul cattivo Obregon capovolgendo la situazione in favore dei buoni.
Ma si tratta solo di particolari trascurabili, dettagli minimi e di pochissimo conto.
Persino il giornalista sgozzato in realtà non si è fatto nulla; il suo accoltellatore si è sbagliato, ed ha pugnalato il cuscino. Succede.
La giustizia trionfa, e con lei il GRANDE fumetto popolare e d'autore insieme.
Una storia che mi ha dato veri brividi. Non la dimenticherò MAI.
Voti?
Soggetto: 11
Sceneggiatura: 37
Disegni: scarsi, davanti ad un testo così vivo e ben realizzato sembrano più approssimativi dei graffiti delle grotte di Lascaux. Ma Sommer ha un alibi di ferro. Pare che, alla lettura della sceneggiatura, sia precipitato in uno stato di letargia da cui si sarebbe ripreso giusto un paio di giorni fa.
Qualcuno l'ha attribuita alla puntura di una maligna mosca Tzè-Tzè.
Altri hanno suggerito si sia trattato di un meccanismo di autodifesa del suo organismo per tutelarlo dal gran batticuore provocato dall'avvincente testo.
Altri ancora ipotizzano che, temendo di non essere all'altezza di cotanto soggetto, si sia fatto sostituire dalla mummia impagliata di un faraone della XIV dinastia, mummia che tra l'altro è stata la prima a congratularsi con Nizzi per questo capolavoro di sceneggiatura.
P.S.Chi dirà che il ruolo di Tex e Carson in questa storia è del tutto inutile, visto che la rivolta sarebbe scoppiata comunque anche senza di loro è un prevenuto ma, soprattutto, un pignolo. Suvvia, non spacchiamo un capello in quattro!
[Modificato da Fog 25/06/2003 16.44]