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una risposta da Annalisa Silvestro

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2005 08:41
24/07/2005 19:14
 
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riporto di seguito la risposta di Annalisa Silvestro alla lettera inviatale da Cabrach.
Un messaggio breve, potremmo pensare che la federazione e gli infermieri si muovono nella stessa direzione?
Forse, in un modo o nell'altro è così già da un po'.
Ma non è semplice per noi averne la percezione.
"Noi stiamo quaggiù e loro stanno lassu'."
e se bastasse provare a dialogare?
qualcuno deve pur iniziare...abbiamo cercato di farlo.
Ma in tanti ci si fa sentire meglio.


Rispondo per adesso in via informale attraverso il mio personale
indirizzo mail stante che una valutazione formale della vostra idea
dovrà
essere portata in comitato centrale. Intanto vi ringrazio perchè la
vostra
motivazione ed il vostro impegno sostengono il mio. Un caro saluto
Annalisa Silvestro.


buon lavoro a tutti.[SM=g27792]
magi
______________________________________

Non seguire il sentiero già segnato; va', invece, dove non vi è alcun sentiero, e lascia una traccia
24/07/2005 19:19
 
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24/07/2005 19:48
 
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Speriamo sia davvero l'inizio di un dialogo proficuo![SM=g27789]

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24/07/2005 20:45
 
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adele
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Bene!
La risposta c'è stata, con buona pace di chi non ci credeva!
Il collegio è presente...ovvio che il problema divise non è l'unico che deve essere affrontato, ma auspico davvero che sia l'inizio di una strada percorsa insieme!
ade [SM=g27790]
(cabrach...per adesso...1 a 0 e...palla al centroooo!!!)
24/07/2005 22:07
 
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Speriamo... ma conosco bene i miei polli...[SM=g27806]

24/07/2005 22:23
 
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“Essere” Infermieri e la filosofia del “divenire”.
Di ritorno dalle vacanze ho avuto la notizia degli ottimi progressi ottenuti. Ho molto apprezzato, inoltre, l’iniziativa della Federazione Nazionale d’avviare il dialogo sulla visibilità infermieristica. Concedetemi un ultimo sforzo per “sdoganare” questa nostra iniziativa dall’accusa di essere futile.

Crescendo come uomo ed infermiere ho vissuto, come molti di voi, il travaglio di una figura al bivio. Da un lato il vetusto, ma ben caratterizzato modello, d’infermiere “missionario” compassionevole ed ubbidiente ad una comune etichetta. Dall’altro lato una figura acerba, in bilico tra la ricerca di nuovi spazi e la crisi d’identità. Essendo a metà guado della mia esperienza professionale, ho voluto rimettere in discussione quella patina di certezze che mi facevano da rassicurante barriera di difesa, per capire quale direzione prendere l’indomani. Mi sono fatto delle domande ed ho avanzato delle ipotesi, che voglio condividerle con voi. Sarei lieto di conoscere il vostro parere.

Alla luce dei cambiamenti in atto, esistono ancora modelli “universali” nella nostra professione?
A mio vedere oggi non esiste più un modello omogeneo, ma molte strade aperte; come un poligono dalle molte facce diverse, ma facenti parte dello stesso solido.

Al di la delle definizioni giuridiche, cosa vuol dire “essere” infermiere al giorno d’oggi?
È, per me, la somma di tutti i nostri modi d’intendere la professione. Non un modello unico, ma tante voci diverse, con il proprio bagaglio di vissuto e d’intuizioni. Una cellula che nel tempo è evoluta in un organismo pluricellulare. Così, mentre percorriamo la nostra strada professionale, convergendo e divergendo dalle traiettorie di ognuno, troviamo i nostri nuovi confini. Il tempo necessario per cominciare a cercarne altri.

Come evitare la deriva di tutte queste “anime”?
Occorrono degli “assoni” per comunicare rapidamente tra di noi e creare un “tessuto nervoso” che ci permetta di comunicare. Oltre alle istituzioni professionali, Internet si presta ottimamente a questa funzione ed i forum sono dei “gangli” di primaria importanza.

Come può il Nursing “divenire” importante agli occhi della sanità?
L’attuale società assimila modelli professionali ben caratterizzati e riconoscibili. Per contare bisogna imparare anche ad “apparire”. Se “l’essere” infermieri è in divenire, è fondamentale affiancare anche la questione della riconoscibilità; quando la nostra professione apparirà al suo esterno un solido scrigno, avremo la speranza che qualcuno ci guardi dentro. Allora avremo la visibilità che ci occorre, altrimenti sarà il solito oblio.

Quali metodi usare?
Due le strade possibili. La prima “stoica”, che s’ispira ai valori etici e deontologici. È sempre la più valida, ma anche la più “silenziosa” nel rumore della società attuale.
La seconda decisamente più “epicurea”, fatta di piccoli passi e d’idee innovative, soprattutto se convergenti nella medesima direzione. Divisa standard, tesserino di riconoscimento, spilla IPASVI, siti specializzati internet, campagne informative nelle scuole, pubblicità sugli autobus, accanto al sostegno alle associazioni rappresentative del settore e del sindacato, servono a coagularci attorno all’idea comune dell’Infermiere. Servono inoltre alla gente per sapere che “ci siamo” ed invogliarla a sapere "cosa" sappiamo fare.

Conclusione: “Essere” ed “apparire” sono un connubio; abbiamo bisogno d’entrambi. La divisa non è la questione etico/filosofica più importante per la nostra professione, ma io ci credo!
Cabrach.
24/07/2005 22:50
 
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beppemn
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sarebbe bello risponderti sui dissidi interiori che ti (ci) pervadono se solo ci fossero risposte o pensieri che non hai già espresso nelle domande.
Tutto sarebbe più facile se a questo bivio ci fossero da una parte la luce e dall'altra il buio ma è buio ovunque e procedere a tentoni non sempre porta da qualche parte ed a molti fa paura. Chi ha una candela l'accenda.... please... e tu forse l'hai accesa ma il rischio è che in fondo poi resti da solo a portare questa candela o che finisca l'ossigeno o che bruci anche te con lei.
ciao beppe[SM=g27789]
24/07/2005 23:02
 
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contrario
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Magari non sono tutti come te, in fondo qualcuno che osa mettersi in gioco per ottenere qualcosa esiste.

Bravo ivan, vedrai che qualcuno che corre verso la meta insieme a te lo trovi
24/07/2005 23:02
 
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beppemn
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sulla silvestro.. non so... posso dire che ha scritto ma non ha risposto e questo lascia aperto lo spazio a molti dubbi.
ciauzz
24/07/2005 23:14
 
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beppemn
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Re:

Scritto da: contrario 24/07/2005 23.02
Magari non sono tutti come te, in fondo qualcuno che osa mettersi in gioco per ottenere qualcosa esiste.

Bravo ivan, vedrai che qualcuno che corre verso la meta insieme a te lo trovi



Hai ragione "contrario"... ci conteremo alla fine.
A parte che la "mia" non voleva assolutamente sminuire nè disilludere cabrach, anzi a pelle lo stimo, mi piace quello che scrive e capisco i suoi mille dubbi. Non ho risposte e nemmeno riflessioni da proporgli, ho solo messo in evidenza il gran buio che ci circonda al di là delle tante parole e delle mille titubanze.
Dico solo che chi è rimasta ancora una candela che l'accenda poichè le belle idee sempre vengono accolte con clamore ed entusiasmo ma è poi la nostra coerenza che le realizza... e su questo, permettermi di dire, che siamo alquanto latitanti.
ancora ciauz
24/07/2005 23:30
 
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Permettetemi di dire che intanto, magari piccolo, ma è un segno. Pensavamo che cestinassero la lettera, che non la leggessero neanche, che non avrebbero mai risposto, ed invece poche parole, si è vero, ma ci sono.
Bastano Beppe, per accendere le nostre candele con quella di Cabrach, la tua lo so, non si è mai spenta! L'hai sempre difesa la tua fiamma, senza tanti clamori, lottando ogni giorno per la nostra professione. Hai il timore di chi è stato lasciato solo trppe volte, ma adesso è diverso vedrai quanti saremo!!:o


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24/07/2005 23:58
 
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Non sopravalutatemi, non ho acceso alcuna candela. Quello lo hanno fatto i partecipanti a questo e ad altri forum, con le loro idee e la voglia di portarle avanti. Semmai la sto reggendo quel tanto che basta, affinchè qualcuno la usi per accendere altri lumi. Se nessuno la raccoglierà mi scotterò, ma cercherò di urlare tanto forte da farmi sentire fino ai confini della tanto amata/odiata terra di mezzo. Rileggendo bene la risposta della Silvestro, credo non mi scotterò. Il mio scopo era quello di dimostrare che, con un pizzico d'iniziativa ed un minimo d'unità d'intenti, l'Infermiere è in grado di uscire dalla paralisi. Oggi il gregario Cabrach si sente già vincitore e domani seguirà seduto con voi lo svolgersi della vicenda, tifando affinchè in campo entrino i corridori titolati. Se ciò non accadrà sarà stato bello brindare insieme oggi. Alzo il calice: prosit!
Cabrach.
25/07/2005 00:07
 
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Veramente la sua ancora fuma e per spegnerla ci è voluto un estintore, anzi due... il rischio peggiore è stato uccidere tre poveri dormiglioni la notte del famoso black out. Comunque.... fumo passato.
[SM=g27790] [SM=g27790] [SM=g27790]

Beh, che dire, che è già un successo che siamo stati oggetto di ascolto, visto lo iato degli anni passati tra la federazione e le voci del popolo infermieristico. Ricordo scrissi personalmente alla segreteria della federazione, quando ancora, ai vecchi tempi del forum ipasvi nazionale, eravamo un gruppo numeroso che chiedeva di incontrarci proprio nella sede nazionale in via De Pretis, per proporre un dialogo e un confronto tra noi e l'Ipasvi. Per una serie di ostacoli e di incompatibilità di tempi(proponemmo una data che slittarono di una settimana, vi figurate mettere insieme 10-20 infermieri che turnano, è più facile assistere a un'eclissi di sole), quell'incontro non ci fu mai e poche settimane dopo chiusero il forum, importante spazio di confronto, riconosciuto ed ospitato dall'istituzione che più ci rappresentava. Quello fu un grosso segnale di chiusura.
Forse non avevamo le idee chiare, forse eravamo un gruppo poco credibile con scarse proposte... forse eravamo anche un pò scemi e forse scomodi per la visibilità e l'immagine che l'ipavi doveva dare, non sò... oggi, di fronte alla risposta della Silvestro, la reazione più fisiologica dotrebbe essere appunto quella di Beppe, sostenuta da una grande sfiducia.
Ma è bene pensare che i tempi cambiamo, cambiamo tutti, noi siamo più maturi e forse meno scemi di allora. Forse quella della divisa, simbolo di unificazione e distinzione, è un elemento che la Federazione ha saputo cogliere per ... se non altro per discuterne in maniera ufficiale.
poi chissà, ma è comunque qualcosa.

ciao che deriva da sciao che in lingua antica significava schiavo, ovvero, sono il tuo schiavo.



Vivere non è indispensabile, navigare si.
25/07/2005 00:07
 
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[SM=g27790] Prosit!


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25/07/2005 00:09
 
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Ahahahah Zu postato nello stesso istante, per un pelo non rovesciavo il bicchiere![SM=g27790] [SM=g27790]
...notte!:o


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25/07/2005 00:14
 
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acc.. , che tempismo, vedo che la dipendenza persevera il suo scopo... he he he.
che ti bevi?
Vivere non è indispensabile, navigare si.
25/07/2005 00:20
 
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ehehehe una bella birra ghiacciata![SM=g27790]

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25/07/2005 01:11
 
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beppemn
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Grande Zu, un tuffo nel passato di tanto fumo fa... in quel lontano 2/2/2002... che poi son passati solo 3 anni eh... forse non eravamo noi adeguati o forse non lo erano i tempi... o forse non c'erano le elezioni in quel periodo... cosa dire, la realtà si è scontrata con gli idealismi, la buona fede e le belle idee ed interpretarlo ora come un segnale di apertura per me è ancora difficile ma spero di ricredermi presto.

La stessa silvestro (se non ricordo male) si era impegnata a rispondere ai nostri quesiti che sarebbero poi stati pubblicati su questo stesso forum.. non so che fine abbiano fatto.
Questa era per me una splendida iniziativa che ci avvicinava a quell'inarrivabile ed incomporensibile schiera di eletti.
Certo è che quando penso alla dirigenza non posso non soffermarmi alle molte colleghe/i che scoppiate ed a volte in lacrime per plurimi motivi, non ce la fanno più...alle angherie, ai soprusi, alle incomprensioni ed ai non dialoghi. Non posso di certo essere sereno e benevolo nemmeno io.
A volte ci vuol poco, solo un pò di buon senso dico io ma dove sta il buon senso?

Troppo è il divario tra la dirigenza (sia essa aziendale, collegiale provinciale o nazionale) con il popolo infermieristico che ogni forma di dialogo è incomprensibile, son lingue diverse tra chi vive tutti i giorni le storture del sistema e tra chi tira a campare su una sedia mettendo la testa nella sabbia come gli struzzi... oppure perchè assiste inerme allo sfacelo non sapendo che pesci pigliare.
A volte penso che chiedere il rispetto dei propri diritti sia come chiedere la luna, l'imperativo è quello di far funzionare la macchina e ... pazienza se poi ogni tanto si inceppa o rallenta... basta che vada da qualche parte.

Avviare un dialogo costruttivo con questi presupposti porterebbe, per entrambi, all'esaurimento nervoso in poco tempo dato i tanti, molti, troppi problemi da risolvere e non solo per mancanza di volontà ma anche per impossibilità oggettiva a risolverli.
Carenza (o meglio cattiva utilizzazione), turnistica, organizzazione, ecc.. sono problemi legati alla gestione locale che nemmeno la stessa silvestro può risolvere... cosicchè la partita si gioca localmente laddove (a macchia di leopardo) è possibile trovare la sensibilità ai problemi infermieristici.
Sarebbe già buona così perchè dall'esempio si costruiscono altre esperienze e così via...
con questo non ho perso la fiducia nel cambiamento e la voglia di confrontarmi ma francamente non so più da che parte iniziare.

Partiamo dalle divise, da qualche parte bisogna pur iniziare è vero, proponiamo la nazionale infermieri di calcio, facciamo stage di propaganda... ma dopo novembre ci sarà ancora la stessa volontà o tutto ritornerà come prima?

ciauzzzz
25/07/2005 08:57
 
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parla per te, beppemn. io mi rapporto bene con mio collegio, a me pare m'inchiappetino di piu' certe sigle sindacali.
magari proprio la tua,compagno di merende....

saluta Greganti.
25/07/2005 09:09
 
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Si Beppe è tutto vero quello che dici. Ma se la dirigenza è quella che è, la colpa è nostra. Siamo noi che li eleggiamo, o meglio siamo noi che non andando a votare permettiamo che il solito gruppetto, sempre presente, rimescoli le carte! Ma quanti di noi vanno alle riunioni dei propri collegi? Non siamo presenti Beppe, manchiamo come categoria, ci disperdiamo in gruppi e ci guardiamo tra di noi,e spesso fomentiamo guerre intestine. Non abbiamo una identità, non abbiamo eredità da lasciare ai nostri colleghi, tant'è che cercano di darsi un nome, il più appropriato! Laureato si laureato no, siamo ancora ai livelli di chi si guarda allo specchio e dice: ma chi sono io, e se non sai chi sei, come pretendi di riconoscerti in qualcosa o in qualcuno? Ecco che gli squali ne approfittano....sbaglio eh Beppe! Io sono convinta di questo, recito anche il "mea culpa". Anche io sono lontana dalle istituzioni, non avevo acquisito la maturità sufficiente, per capire che quello che non capisci, che senti non ti appartiene,non va evitato, ma avvicinato e compreso....anche perchè è il solo modo che hai per cambiarlo!:o
Ciauzzzz Beppe ( ti voglio bene!)[SM=g27791]

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