Tratto da: Il Corriere della Sera
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Cittadinanza attiva: la metà a casa quando servono ancora cure
«Pazienti dimessi troppo in fretta»
La denuncia alla presenza del ministro della Salute, Sirchia
MILANO - «Un malato su due viene dimesso quando ha ancora bisogno di cure e di assistenza.» Gianfrancesco Liuzzo, vicesegretario lombardo di «Cittadinanza Attiva», nuova denominazione del Tribunale per i diritti del malato, ieri ha annunciato una forte campagna contro le dimissioni premature. L’annuncio è stato fatto in occasione della presentazione del libro di Maria Teresa Petrangolini, presidente «storica» del movimento. Il libro («Salute e diritti dei cittadini», Editori Riuniti) è arrivato ormai alla seconda edizione ed è un vero bestseller del genere. L’autrice ne ha inquadrato i temi ieri all’Humanitas di Rozzano, presente il ministro della Salute Girolamo Sirchia, il direttore scientifico professor Nicola Dioguardi e l’amministratore delegato Ivan Colombo. Se gli ospedali dimettono a catena di montaggio per incassare più rimborsi dalla Regione, c’è il modo di opporsi: con un modulo che si può ricevere per fax telefonando (02-73950559) alla nuova sede di Cittadinanza Attiva, via Mecenate 25. Ha detto la Petrangolini: «A termini di legge, l’ospedale non può dimettere se il malato ha ancora bisogno di cure o se a casa non c’è chi lo assista». Situazione particolarmente vera in una città come Milano, dove risulta che vivano da soli 17.500 ultra ottantacinquenni, mentre moltissimi possono confidare solo in un coniuge altrettanto anziano.
Antonella Cremonese