Siamo alla seconda volta di Don Rosa con Panchito e Josè. Approvo molto la cosa, devo dire. Don si sta interessando a un ambito non Barksiano e per la sua chiusura mentale non è che un toccasana.
La storia è come al solito molto bella, sebbene il comparto grafico ormai scada alla grande. Molti criticano il disegno di Don Rosa considerandolo legnoso, io ne sono sempre stato un sostenitore ma ultimamente mi vedo costretto ad ammettere che le chine sempre più pesanti stiano esasperandone il tratto. E per un autore come Don Rosa, che trasuda pesantezza da ogni vignetta, questo è un male.
Ho trovato molto indovinate le caratterizzazioni, con un Josè intrattenitore lazzarone e playboy e un Panchito come al solito molto casinaro. Paperino che ritrova il sorriso è stato commovente...
Ho trovato invece abbastanza forzato, come al solito, il voler a tutti i costi citare sè stesso e Barks nei millemila riferimenti alle vecchie avventure di Paperino. E, sebbene il Don riesca a dissimulare abbastanza bene la cosa attraverso le reazioni sbalordite di Josè, per un lettore che ormai sa bene con chi ha a che fare la cosa non può che risultare eccessiva.
Veniamo poi al finale. Bello e avventuroso. Non posso che sperare che in futuro a Don continui a stare stretto il contesto in cui si è autoimprigionato e faccia altre escursioni in altri ambiti. Lo farà seguendo sempre il suo personalissimo schema, ma pazienza, in fondo avercene di autori così.
La storia è rintracciabile nel numero di Agosto di Zio Paperone, il #191.
-papà, perchè piangi?
-perchè sei morto, figliolo.
-no! non sono morto!
-sì sì lo sei. stai giù.
[Modificato da Grrodon 06/09/2005 14.26]