| | | OFFLINE | Post: 10 | Registrato il: 26/07/2021 | Età: 93 | Sesso: Maschile | Utente Junior | |
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16/03/2022 01:00 | |
Dopo aver accarezzato a lungo l’idea di chiedere l’accesso alla razza Aasimar per Zheyn, finalmente ufficializzo qui la mia candidatura.
Grazie per l’attenzione!
Nome: Zheyn
Razza: Umano
Livello: 4
Allineamento: Neutrale / Buono
Background:
Il più lontano ricordo di Zheyn Shiremasen risale a quando aveva quattro anni, il giorno in cui i genitori gli fecero tenere tra le braccia la sorella appena nata: bionda come la madre, con gli stessi occhi azzurri del padre, ritraeva il perfetto connubio di quella coppia di umani esili e dalla carnagione chiara, così differenti da lui, moro con gli occhi neri, che aveva sempre avuto una corporatura alta e robusta. Il fatto che potesse essere vagamente somigliante ad un bisnonno paterno non fu mai un’argomentazione particolarmente convincente, pertanto, quando all’età di tredici anni gli venne rivelato di essere stato adottato, per lui fu più una conferma che una sorpresa. I genitori, infatti, commercianti da tre generazioni a Narvick, pur avendo ormai superato la quarantina non erano ancora stati benedetti dagli Dei con l’arrivo di un bambino, cosicché decisero di adottarne uno, ancora in fasce, dall’orfanotrofio di Dalen, abbastanza piccolo perché potesse essere spacciato per proprio. Fu una sorpresa per tutti quando, quattro anni dopo, diedero alla luce la loro erede di sangue, Nahiri. Eppure non fecero mai distinzioni tra i due bambini, amandoli entrambi e dedicando loro pari attenzioni.
Nel corso della sua giovinezza, Zheyn venne educato in maniera conforme al ruolo per il quale era stata voluta la sua presenza in famiglia: diventare parte attiva all’interno del negozio, cominciare a relazionarsi con i clienti, trasportare le consegne, mettere in ordine il magazzino. La conferma di non essere il loro figlio naturale non cambiò alcunché nel suo modo di fare verso gli Shiremasen, giacché era loro che considerava i suoi genitori, le persone che lo avevano cresciuto e accanto alle quali era vissuto, restando perlopiù indifferente riguardo l’identità di chi lo aveva messo alla luce, benché di tanto in tanto si domandasse le ragioni del suo abbandono; i genitori, tuttavia, evitarono di rivelare pubblicamente le vere origini di Zheyn, preferendo che tutti continuassero a considerarlo come il loro figlio naturale, per una qualche convenzione di facciata.
Ciò che egli iniziò a sopportare sempre meno fu, tuttavia, il fatto di sentirsi in qualche modo predestinato a una vita che cominciava a non soddisfarlo più, divenendo consapevole che la ragione principale per la quale era divenuto parte di quella famiglia era la necessità di trovare un erede che potesse succedere all’attività e portarla avanti: un destino ritagliatogli addosso già da prima del suo arrivo in quella casa, che iniziava a stargli stretto, soprattutto da quando, verso i vent’anni, si rese conto che il sentimento che provava verso Nahiri era molto più profondo di un amore fraterno. Confessarle ciò che provava era impensabile: un rifiuto avrebbe incrinato per sempre il loro splendido legame, e venire accettato avrebbe comportato un irreparabile scandalo in famiglia, giacché genitori e conoscenti avrebbero visto una loro unione come incestuosa, malgrado l’assenza di legami di sangue. L’unica soluzione, per non sconvolgere l’equilibrio creatosi nella famiglia e per non macchiarne il buon nome, fu quella di negare anche a se stesso quei sentimenti; da allora, finì col chiudersi in sé, divenendo taciturno e scorbutico, e sempre più insofferente ai suoi compiti.
Nell’ultimo periodo Zheyn si occupò soprattutto di consegne e lavori pesanti, anche in virtù del suo fisico robusto; i traffici commerciali dei genitori gli permisero di maneggiare molte armi, spesso si allenava con un garzone, e correre ed esercitarsi fino a sentire i muscoli doloranti lo aiutava a non pensare alla costante insoddisfazione che portava dentro di sé. Infine, decise di tirarsi indietro dall’attività, cedendo la propria fetta d’eredità a Nahiri e, con essa, delegando a lei onori e oneri legati al negozio di famiglia; questa scelta fu un po’ un sollievo per i genitori, preoccupati di come un giovane dal fare così burbero sarebbe stato in grado di relazionarsi con i clienti per fare affari.
Non se ne andò sbattendo la porta, visto che i rapporti con i genitori rimasero cordiali anche in virtù della sua buona indole, pur nascosta dietro quel fare scorbutico, ma a ventitré anni partì portando con sé soltanto i vestiti che aveva addosso, deciso a cavarsela solo con le proprie forze: viaggiò di città in città, spesso dormendo all’aperto, facendo lavoretti saltuari, perlopiù mansioni di fatica, o, vista la sua mole, finendo col fare il buttafuori in qualche locale dei bassifondi o, più avanti, lavorando come guardiano, ma mai intraprese strettamente la via delle armi, non reputandosi veramente un guerriero.
Fu in uno di questi viaggi che incontrò Loon, “la sua Luna”: poco più grande di lui, viveva di espedienti e furtarelli; nel loro primo incontro cercò infatti di derubarlo, scelta poco avveduta, visto che Zheyn si fece trovare pronto a disarmarla neutralizzandone ogni intento offensivo, tuttavia lei, col suo carattere forte e carismatico, seppe subito conquistarlo. Il colpo di fulmine si tramutò in passione, e questa divenne un amore durato anni, che lui ricorda come i più felici della sua vita. Il legame con Loon gli permise di accantonare i suoi sentimenti per Nahiri, che egli preferì interpretare come una infatuazione giovanile, sperando di poter definitivamente lasciarseli alle spalle; continuava tuttavia a fare visita saltuariamente alla famiglia, mentre la sua nuova compagna gettava un po’ di piacevole caos nella sua già disordinata vita, visto che viaggiavano di città in città senza alcuna pianificazione, semplicemente affidando ai dadi la loro meta: Zheyn le fu accanto ovunque andasse, ma la riportò sulla strada della legalità, convincendola a guadagnarsi onestamente da vivere.
Ciò che non riuscì a fare, tuttavia, e se ne pentì per il resto dei suoi giorni, fu dissuaderla dall’uso della magia. Loon si avvicinò all’Ars, ne fu trascinata, se ne sentiva estasiata, e Zheyn, ogni volta che si ricongiungeva a lei dopo il lavoro, ne coglieva il trasporto e la totale esaltazione: mai avrebbe pensato che quella forza che tanto la inebriava l’avrebbe portata a consumarsi. Fu in questo periodo che la donna si accorse di essere incinta, ma il suo corpo era già debilitato: ciò non le impedì di dedicarsi ancora alla magia, che per lei era diventata una droga a cui non sapeva più rinunciare.
Si trovava al sesto mese di gravidanza quando le prime contrazioni annunciarono l’irreparabile. Era una notte di pioggia battente, il cerusico tardava ad arrivare, le faceva da balia una vicina mentre Zheyn non poteva far altro che tenerle la mano e implorarla di restare con lui. Dopo lunghe ore di travaglio, Loon diede alla luce un corpicino già morto, e lei spirò poco dopo, lasciando Zheyn nella più totale disperazione. Per un giorno intero si rifiutò di farli toccare, aggredendo chiunque cercasse di farlo ragionare, e quando infine accettò che venissero seppelliti, volle essere lui stesso a scavare la terra che li avrebbe accolti, madre e figlio, in un abbraccio eterno.
I giorni che seguirono furono un abisso di autodistruzione passato a trascinarsi per le strade, provando ad annegare nell’alcol il dolore e la rabbia: non poteva accettare che parte di quest’ultima fosse rivolta anche al suo perduto amore, per essere stata vittima di una forza che non era stata in grado di dominare e che l’aveva corrotta assieme al bambino che portava in grembo. Gli fu più facile scaricare il suo odio in direzione di se stesso e della magia, che si era presa la vita di chi gli era più caro. Negli sprazzi di lucidità tra una sbronza e l’altra aveva pensato più volte al suicidio, ma sentiva che in quel modo avrebbe mancato di rispetto alla vita non diversamente da come la magia aveva fatto con la compagna e con suo figlio: finì col cercare la morte provocando gli altri in accese risse, sperando che uno di questi casuali avversari potesse finalmente infliggergli la pugnalata mortale a cui anelava. Invece, dopo un ennesimo tafferuglio, stavolta poco fuori Narvick, finì con l’essere condotto in prigione.
Fu svegliato il giorno successivo da una gelida secchiata d’acqua, gettatagli addosso da un secondino che gli annunciava la fine della sua reclusione: la notizia del suo arresto era giunta a Nahiri che aveva interceduto per la sua scarcerazione e lui, sporco e trasandato com’era, una volta fuori si trovò di fronte all’amata sorella, afflitta per il suo lutto e costernata per lo stato pietoso in cui era caduto. Parlarono a lungo, e lei gli fece capire che, benché non si fosse dato la morte per sua mano, anche così stava offendendo ciò che restava della sua vita: gli fece comprendere che aveva ancora molto da dare, così, andando oltre al senso delle sue parole, Zheyn si rese conto di dover trovare un motivo per cui morire degnamente. Decise di ripulirsi, si disintossicò dall’alcol, comprò abiti nuovi e gettò i vecchi: tornò presentabile, e riprese a viaggiare per l’Aengard, stavolta anche lui tirando un dado come faceva la sua Luna.
Durante uno di questi viaggi, mentre stava tornando a Dirhae, a sud della città fu raggiunto da un gruppo di briganti: benché lui fosse armato e sapesse usare la sua ascia, grazie alla netta superiorità numerica riuscirono a sopraffarlo, gettandolo in acqua e dato per morto… ma la sua ora non era ancora giunta, né voleva che fosse quella la sua fine, non era l’epilogo che cercava. Fu portato a riva da una sirena, che, con il suo canto, gli offrì le prime cure, con una forma di magia così diversa da quella che lui aborriva, e benché per circa un anno avesse cercato la morte, quando lei lo trasse in salvo la prima parola che disse fu “Grazie”. Aveva ancora delle cose da fare prima di lasciare questo mondo.
Se “la magia cattiva” si è presa la vita della sua donna e di suo figlio, lui vuole combattere per salvarne quante possibile: solo all’interno di questa sua personale missione potrà trovare “una buona morte”, quella con cui finalmente si libererà di ogni dolore, per ricongiungersi a chi ama.
Di seguito, ho selezionato degli stralci di giocate che penso possano far trasparire la visione di Zheyn su alcuni aspetti fondamentali del suo agire.
Ritagli dalla sua storia recente
29/11/2021
16:13 VAHLERIE: Si muove tenendo i lembi della sua gonna , tenendola leggermente alzata va dapprima a girare intorno al bancone dove si sente volare qualcosa, un urlo di un gatto e si vede la Ninfa saltare via dalla cucina correndo via come se avesse un cane alle calcagna. Dopo che ha preso a calci Ninfa e con il Garzone che se la prende <va a servire ai tavoli, invece di gingillarti con la cucina!> un urlo feroce quasi a squarciagola
16:27 ZHEYN Si interrompe, per seguire con lo sguardo la furiosa entrata della giovane donna albina, la osserva con un sopracciglio inarcato che diviene un cipiglio nell’assistere alla sorte del gatto <Ah, è lei?> si incupisce ulteriormente <Non dovrebbe trattare in quel modo quella povera bestia.>
[...]
17:47 VAHLERIE [locanda-Salone ] [..]torna da i due mentre resta a braccia sui fianchi a petto in fuori, sembra un sergente[ non ammetto nella mia vita uomini che non sappiano farsi valere, sono una Nordica cresciuta fra le testa mozzate da mio padre e se lui vuole continuare a stare al mio fianco deve dimostrare di essere un uomo]
17:53 ZHEYN [Locanda - Tavolo] [...] gli occhi simili a due profonde pozze nere si posano sull’Albina <Non è abbastanza uomo, per te, chi salva delle vite?> chiede assottigliando lo sguardo; per quanto, malgrado le temporanee menomazioni, il suo aspetto possa apparire intimidatorio, la voce calda e baritonale suona tranquilla <Se sei abituata a teste mozzate, non avresti dovuto sceglierti un guaritore. Non puoi prendertela con lui se fa il suo dovere.>
30/12/2021
FEYROTH: <[...]spero che tu riesca a trovare gli altri che ti hanno aggredito, in modo tale che tu possa avere anche se parzialmente, la tua vendetta...>
ZHEYN: <L’unica cosa che rimprovero a quella gente è di non aver finito il loro lavoro.>
18/02/2022
17:39 CALIFA (CFN - Salone Principale) {Sensi Svilup.} [...]Annuisce silenziosamente alle sue prime parole, senza aggiungere null'altro, soddisfatta della scena alla quale ha appena finito di assistere. Piuttosto si fionda sull'argomento successivo che le preme decisamente di più. <Ulteriori dettagli> sussurra, quasi tra sé e sé, provando a squadrare l'altro da capo a piedi. Alla fine prova a spostarsi verso la zona delle poltrone dinanzi al camino, ricercando la sua poltrona, quella che dà la sinistra al camino, sulla quale prova a sedersi, sprofondandoci dentro. <C'è un gruppo di ventura, un gruppo di maestri d'arme e d'ars. Sono loro a cui si riferiva. Vedi, io non so quali sono le tue ambizioni, a dire il vero sono davvero poche le cose che so> e non lo dice per sminuirsi <Ma quelle poche che so, le so abbastanza bene> e prosegue <E so che se ci sono delle persone, su questo mondo, che non hanno paura queste sono loro. La ricerca del proprio benessere, della propria realizzazione, ho imparato, è sempre legata a qualcun altro. Per quanto cerchiamo quel punto di svolta da soli, è quasi sempre impossibile ottenerlo> e questo lo dice perché c'è passata lei per prima, proprio su questa strada <Le avventure, il potere, il denaro ma anche il rischio e, sopratutto, la collaborazione, il sapere sempre di avere le spalle coperte, incondizionatamente, è, a mio avviso, l'unico modo per realizzare noi stessi> osserva brevemente le fiamme e riprende <Ma non è una strada per tutti, proprio perché è richiesta fiducia e lealtà, è richiesta forza d'animo, bisogna ragionare sempre nell'ottica di gruppo, saper ubbidire> e lo guarda adesso <Bada bene, saper ubbidire, non ubbidire> ed è quel "saper" che rende ben differente il significato della parola "ubbidire". <Sono queste le maggiori informazioni che posso offrirti> conclude, tornando poi alla sua ascia <Una bella ragazza, si, ma ne conosco una ancora più bella. Te la farò vedere> prima o poi, perché per adesso è di su nella sua stanza.
17:50 ZHEYN (CFN - Salone Principale) Si incammina verso la poltrona a cui si accomoda Califa ma lui resta in piedi, di fronte a lei, a una distanza sufficiente da non costringerla a reclinare troppo la testa per guardarlo in faccia, e di contro il bestione continua ad osservarla dall’alto della sua stazza, le braccia muscolose incrociate sull’ampio petto, lo sguardo d’ombra visibilmente assorto <I tuoi sono argomenti allettanti, Signora...> la voce baritonale, così bassa, suona ancora più profonda <Ti dirò qual è il mio scopo, ma prima c’è altro che voglio chiederti... che avrei chiesto ad Allodola. Mi parli di potere, mi parli di denaro...> inspira a fondo prima di continuare <Se un giorno un signorotto locale sventolasse titoli nobiliari e una cascata di monete per mettere a ferro e fuoco un villaggio, e lasciarne solo terra bruciata, anche dei suoi abitanti... cosa farebbero, questi maestri d’arme?> lascia scendere le braccia lungo i fianchi <Quali sono i limiti di questo gruppo, lungo una strada che comunque porterebbe a ricchezza e realizzazione?> Quanto alla “bella ragazza” che vorrà mostrargli, non può che confermare il proprio interesse <Quando vuoi.>
18:00 CALIFA (CFN - Salone Principale) {Sensi Svilup.} Lo ascolta parlare e quando giunge quella domanda si mostra seria, senza batter ciglio o senza mostrare chissà quale difficoltà nel formulare la sua risposta. <La ricerca della ricchezza, del potere e della propria realizzazione non deve rendere ciechi. La vera domanda, in quel caso, sarebbe: ne vale la pena?> fa una breve pausa e poi prosegue <E se la risposta a questa prima domanda è "si", la seconda domanda da porre è: "e cosa ci guadagno?" e bada bene, il guadagno non sono quei soldi che il signorotto sventola, immaginando di poter comprare qualcuno> cosa che sa essere abbastanza frequente tra i nobili che passano il proprio tempo montandosi la testa. <Se anche la seconda risposta è soddisfacente allora quel villaggio non esisterà più.> conclude con estrema fermezza. <Ma non è gente priva di scrupoli, vedi, tutto sta a seconda di quale faccia della medaglia si vuole guardare. Uccidere a cuor leggero innocenti è impossibile. So di alcuni di loro che sono rimasti scossi nel dover togliere la vita ad una donna incinta, perché era una reale minaccia> e continua ancora <I concetti di bene e male sono così tanto relativi che, in casi come questi, passano in secondo piano> e continua ad osservarlo come a voler cogliere dalle sfumature delle sue espressioni i suoi pensieri <Ma no, loro non sono gli uomini della Grande Alleanza o la milizia territoriale di Dirhae. La morale è differente, così come la tempra. C'è da sporcarsi le mani?> e lo guarda ancora, rispondendo lei a questa domanda <Si> dice lentamente <C'è da sporcarsi le mani> conclude, restando eventualmente pronta ad aggiungere dell'altro, se dovesse servire.
18:12 ZHEYN (CFN - Salone Principale) Gli occhi neri restano posati sul volto di Califa senza lasciar trapelare nulla dietro la loro consueta serietà, se non quando ella accenna all’uccisione di una donna incinta, allora la Mannara potrà facilmente percepire in lui un vistoso irrigidirsi, e chissà, magari i suoi sensi particolarmente recettivi potranno anche cogliere l’aumento del battito cardiaco nel bestione <Tutto chiaro.> replica con tono grave, ma comunque, a suo modo, pacato <Allora, non posso fare al caso vostro. Perché per me non c’è denaro o potere che conti, di fronte alla vita... e non c’è nulla di relativo nel concetto di “bene” e di “male”.> l’ampio petto si alza e lentamente si abbassa mentre un lungo sospiro gli abbandona le labbra <Quella donna potrebbe aver compiuto i peggiori massacri, ma la vita che portava in grembo era pura. Con lei, avete ucciso un innocente.> afferma, accigliandosi <Ho capito di non fare al caso vostro, perché io, a quell’ordine, avrei disobbedito a costo di essere passato a fil di lama.> torna ad abbozzare un sorriso <Magari, ci incontreremo lo stesso in battaglia, ma da avversari. Perché io sarei tra i volontari a difesa di quel villaggio.>
18:26 CALIFA (CFN - Salone Principale) {Sensi Svilup.} Nota quell'indispettirsi in seguito alle parole pronunciate, preludio, quindi, di una risposta che potrà immaginarsi e che, quando giunge, non la sorprende. Alla fine, quindi, va ad alzarsi. <Ottimo> conclude, guardandolo senza giudizi o risentimenti alcuni, sa infatti che la strada che persegue lei non è una strada adatta a tutti. <La vita che portava in grembo era mostruosa come lo era lei> e scrolla le spalle. <Buona strada allora> dice, provando a spostarsi verso la zona delle scale <Non vedo l'ora, allora, di passarvi a fil di lama. Perché non c'è stato avversario, in vita mia, che sia sopravvissuto alle mie lame> stavolta si, un po' di superbia ce la mette. <Difendete la vita, se è questo che vi appaga fare. Io difenderò la mia> e continua a muoversi, verso delle scale secondarie che scendono da una porticina verso le stalle <Ora devo andare. L'uscita la conosci già. Spera di non trovarti mai a difesa di nessun mio nemico, speralo davvero> e, così dicendo, sventolando una mano, proverà a dileguarsi, scendendo proprio dalle scale che aveva adocchiato prima, salutado così, un po' amaramente e un po' silenziosamente, con lo sventolìo, Zheyn che ha deciso proprio adesso qual è la sua vera strada, pronunciando queste parole a voce alta, dinanzi a Califa, la strada di coloro che la vita la proteggono incondizionatamente, in netto contrasto con chi, invece, di questi scrupoli proprio non se ne fa. Dovrebbe infine raggiungere abbastanza in fretta le stalle del castello, dove ha lasciato Argo, il suo leone bianco che cresce a dismisura e che si è ripromessa di attenzionare proprio in questi giorni, temendo di stare trascurando eccessivamente un animale che di attenzioni ne ha davvero bisogno.
18:37 ZHEYN (CFN - Salone Principale) Non può cogliere a cosa alluda Califa nel definire “mostruoso” un bambino ancora non nato, pertanto non fa che scuotere il capo esternando così la propria disapprovazione, ma comunque, salvo quella breve reazione ostile, continua ad apparire perfettamente calmo <Nessun rancore, Signora. E niente di personale.> indietreggia di un passo, abbozzando un sorriso <Chissà... magari, proprio scontrandomi con te, otterrei quello che voglio. Perché io sto cercando una buona morte.> rivela infine, senza particolare gravità pur se in un’affermazione dalle implicazioni pesanti: mantiene infatti semplicemente la sua consueta serietà, ma anzi alleggerita da quell’ombra di sorriso a piegargli appena le labbra <C’è chi vuole morire e portare con sé nell’Oltretomba più gente possibile... io no. Al contrario, io voglio salvare quante più vite riuscirò a strappare al pericolo. Non m’interessano le ricchezze o la gloria: mi basta avere cibo sotto i denti, e un’arma affilata da impugnare.> altro passo indietro <E’ stata una chiacchierata illuminante, Signora. Alla prossima... buon cammino.> si congeda da lei, chinando il capo e tornando sui propri passi, per lasciare il Castello. {//uscita}
25/02/2022
22:19 ELENIEL (locanda)[...] <certo...andrò da sola zheyn...credi che mi metta paura farlo?>gli chiede accennando solo ora un lieve sorriso<mio caro...non mi conosci affatto...hai visto in me un elfa..gracile, gentile., comprensiva..amabile forse...in effetti posso essere tutto questo, ma posso essere anche testarda,spietata se voglio...per cui non preoccuparti, sono abituata a stare da sola e non mi serve più un altro lavorante e comunque non ho bisogno di qualcuno che mi indichi quale tomo devo leggere, meno persone sanno, pi noi elfi sisamo al sicuro>su quelle ultime parole si sofferma ancora un pò di più sul volto di zheyn con quello sguardo deciso e fiero, uno sguardo che probabilmente zheyn non aveva mai visto prima d'ora<voglio farti una domanda zheyn...se qualcuno ti dicesse che è stato lui l'artefice delle morte dei tuoi genitori e fosse stato lui a bruciare il tuo villaggio, cosa faresti>non è certo una domanda comunque quella che gli ha appena detto, ma comunque èp una domanda un pò ambiqua ed è nel parlare di quel frangente che la voce si indurisce appena e gli occhi si fessurizzano su zheyn
22:31 ZHEYN (Locanda - Tavolo) Al primo dire di Eleniel, scuote il capo con quel lieve sorriso sulle labbra, si direbbe sollevato nell’aver trovato subito un accordo <Certo che no. La strada è sicura, e ormai a Varna tutti i tuoi lavoranti ti conoscono, almeno di nome.> ma la sua espressione torna ad incupirsi nel sentire le sue successive parole <Testarda ho già visto che lo sei... ma definirti “spietata” non fa sicuramente onore, anzi. Le persone spietate sono in genere quelle che hanno una visione molto limitata delle cose. Per non parlare poi di tutti i risvolti morali...> in effetti nota come Eleniel appaia diversa oggi, infatti la guarda senza celare una certa perplessità <Ti è successo qualcosa di brutto, ultimamente?> chiede infatti, prima che l’Elfa gli faccia quella brusca domanda <Sicuramente andrei a cercarlo fino in capo al mondo, per guardarlo negli occhi e capire perché. E poi, farei in modo che trascorra il resto dei suoi giorni in prigione a riflettere sul male che ha fatto, e a pentirsi ogni singolo giorno delle sue azioni.>
22:41 ELENIEL (locanda) forse non era quella la risposta che avrebbe volutoda zheyn alla sua domanda ma annuisce comunque non del tutto convinta<sono daccordo con te nella prima parte, ma quando ti ho detto che posso essere spietata non stavo scherzando zheyn...perchè dopo averla trovata la ucciderei con le mie stesse mani senza avere il benchè minimo rimorso>ed è la verità e zheyn potrà intuirlo dalla voce dura come l'acciaio ora e dallo sguardo freddo come il gelo<ti dissi tempo fa che non avevo ricordi del mio passato ed è ancora così, ma giorni addietro ero assieme a mio fratello quando è venuta una donna...una lady probabilmente...cercava il suo amante per ucciderlo...chissà cosa le aveva fatto...comunque sta di fatto che mi ha guardata, si è avvicinata e mi ha detto "ma guarda come è piccolo il mondo" le ho detto che non la conoscevo ed è li che lei invece mi ha detto che mi conosceva benissimo, era stata lei a uccidere i miei genitori e a dar fuoco la mio villaggio>non è soltanto la voce che è diventata dura come l'acciaio, mentre racconta le sue mani si chiudono pungo e le stringe così forete che le nocche si sbiancano visibilemente, ma lei non ci fa caso e continua in quel suo racconto<le ho detto che non ricordavo nulla del mio passato e lei ha iniziato a ridere sfacciatamente dicendomi che avrebbe voluto uccidere anche me, ma che quel giorno non ne aveva avuto l'occasione, mi disse che mentre uccideva i miei genitori provava una soddisfazione immensa così quando vedeva il villaggio bruciare...credi davvero zheyn che la assicurerei soltanto alla giustizia?...no...è per questo che devo partire, andrò a cercarla e quando l'avrò trovata la ucciderò>
22:51 ZHEYN (Locanda - Tavolo) Resta in silenzio ad ascoltare le parole di Eleniel, e, dapprima serio come sempre, il suo sguardo si fa crucciato, poi preoccupato, ma nel complesso è palese, sul suo volto, la più totale disapprovazione, infatti scuote il capo <Capisco la tua rabbia, capisco il tuo desiderio di rivalsa, ma la vendetta non porta a nulla, Eleniel. Ti abbassa solo al livello di chi ha compiuto quei gesti.> afferma cupo <Ora parli così perché non stai riflettendo sulle conseguenze di un gesto così grave. Se uccidi chi ha compiuto un omicidio, nel mondo il numero degli assassini non cambia, perché sei tu a diventarlo. E una volta che ti sporchi le mani di sangue, quel rosso non andrà più via.> si sporge verso di lei, guardandola fisso negli occhi, e incalza, con decisione <Non cercare vendetta, piuttosto cerca giustizia. Lascia che quella donna marcisca in prigione, lascia che si penta ogni giorno di quello che ha fatto. Ucciderla non ti ridarà indietro i tuoi genitori, ma ti corromperà per sempre.>
23:00 ELENIEL (Locanda) Lo sguardo duro come l'acciaio non cambia minimamente, mentre ascolta zheyn,né tantomeno lamsua voce fredda come il ghiaccio<parleresti cosi se ti dicesse di aver ucciso tuo figlio e tua moglie? Parleresti cosi se ti dicesse che mentre li uccideva provava un immenza gioia?>sa benissimo di coglierlo sul vivo della sua sofferenza ma è inevitabile ler fargli capire il suo dolore,la sua rabbia<al momento non posso fare nulla,ha un grosso vantaggio su di me..non so dove sia,chi sia,ma questo perché non ricordo nulla zheyn e credimi è proprio questo che minsta divorando dentro da ormai un paio di giorni...è vero tutto quello che mi ha detto?...oppure è stata una sua invenzione..>le,nocche continuano ad essere bianche tanto stringe le esili mani a pugno<devo ritrovare il mio passato zheyn a tutti i costi,dovessi usare la magia più nera se fosse possibile..userò qualsiasi mezzo,pur di ricordare e se ci riuscirò e saprò che ha detto la verità.. Non avrà scampo,non mi importa se ci sarà un assassina in più.. Avro fatto giustizia>e su questo è lapidaria
23:10 ZHEYN (Locanda - Tavolo) Assottiglia lo sguardo quando Eleniel gli formula quell’interrogativo, girando la lama in una piaga che non ha mai smesso di sanguinare <Forse, l’idea che ad ucciderli fosse stato qualcuno e non qualcosa mi avrebbe aiutato. Perché, dopo averlo scovato, lo avrei trascinato con le mie stesse mani in una cella e avrei inghiottito la chiave. Allora avrei trovato pace, perché finalmente avrei avuto giustizia.> un profondo sospiro gli scivola via dalle labbra <Non ci sono sfumature tra quello che è giusto e quello che è sbagliato, Eleniel. Le azioni di quella donna sono da condannare, ma lo saresti anche tu, non diversamente da lei. Hai detto che ha provato piacere nell’uccidere i tuoi genitori... se tu provassi piacere nell’uccidere quella donna, diventeresti come lei. Non avresti fatto giustizia: avresti condannato anche te stessa.> e di nuovo, nel suo sguardo pieno di ombre appare una profonda amarezza <Sono contento di non lavorare più per te. Perché ti impedirei con tutte le mie forze di macchiarti di questo crimine.>
23:25 ELENIEL (Locanda/tavolo) Rabbia,frustrazione,odio,un mix di sentimenti che ora le stanno scoppiando dentro,tanto che rilascia le mani a pugno per portarle entrambe al petto sentendo un dolore mai provato prima,forse sono le parole di zheyn o forse qualcosa di più trascendentale,sta di fatto che inizia a piangere abbassando lo sguardo,lasciando che le lacrime le escano dagli occhi, copiose come non mai, rigando le sue guance<non hai idea di cosa significa non ricordare nulla e di ritrovarti cosi..all'improvviso a sapere una tragedia del genere!!!..io....io mi sento...cosi...male..zheyn!!!!cosi..arrabbiata contro me stessa per non riuscire a ricordare il mio passato>singhiozzi e lacrime,lacrime e singhiozzi e niete altro mentre cerca di parlare,di spiegarsi,si è lasciata andare a quel pianto,forse liberatorio,ma sicuramente un pianto pieno di dolore e rabbia,<forse hai ragione....>lentamente rialza quel volto ormai sfigurato dalle lacrime,un volto non più fiero come poco prima,un volto ed uno sguardo che chiede aiuto<ci penserò su...te lo prometto>una voce spezzata la sua,una voce flebile che quasi si percepisce appena
23:38 ZHEYN (Locanda - Tavolo) La sofferenza di Eleniel trova profonda risonanza in lui, che assottiglia lo sguardo osservandola con espressione grave <Non so cosa possa significare, ma conosco bene il dolore, e conosco bene la rabbia. Non lasciartene consumare anche tu, Eleniel. Non farti portare via quello che di buono c’è in te, quello che di bello la vita ancora ti può dare.> dalla voce pur bassa e profonda risuona chiara una nota più dolce, ed è allora che si alza e aggira il tavolo, con l’intento di accovacciarsi accanto alla sedia su cui l’Elfa è seduta, per cercare di prenderle le mani tra le proprie, guardandola per una volta dal basso <Oggi sono ancora il tuo guardiano, giusto? Allora lascia che ci pensi io a te. Ti faccio portare la cena in camera, tu va’ a riposare, fa’ un bagno caldo, e lascia passare la notte. Ma non piangere, per favore.>
Grazie per aver letto fin qui, attendo vostri riscontri e resto ovviamente a disposizione!
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