Condivido in pieno il pensiero della cara Giandujotta.
Purtroppo le discussioni ormai tendono ad essere ripetitive e circolari, difficilmente aggiungono concetti nuovi e interessanti.
Io risponderò a Gigi su l'ultimo passo che ha citato e poi, se vedi che continua a negare l'importanza primaria che per noi ha Gesù, e se lo ritieni opportuno, puoi anche chiudere questa discussione.
Gigi,
g68g:
Mt. 11:27, 28 "Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. 28 Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo".
Il contesto in cui Gesù pronunciò queste parole è quello successivo all'arresto di Giovanni Battista. Le folle erano divise su chi fosse Giovanni e su chi fosse Gesù. La sua opera di predicazione non aveva avuto molto successo; infatti in
Mt 11,20 leggiamo:
cominciò a rimproverare le città nelle quali era stata fatta la maggioranza delle sue opere potenti, perché non si erano pentite.
I capi religiosi del tempo avevano reso la Parola di Dio "senza valore" aggiungendo norme umane e tradizioni che rendevano schiave le persone.
Gesù invece
offre ristoro insegnando la verità che proviene da Dio:
"non faccio nulla di mia iniziativa, ma dico queste cose come me le ha insegnate il Padre" (Gv 8:28); i suoi insegnamenti non erano contaminati da tradizioni umane.
Gesù
provvede sollievo a chi è schiacciato dal dominio delle autorità politiche e a chi è abbattuto per il peso dei propri peccati, spiegando chiaramente come è possibile ricevere il perdono ed essere in pace con Dio.
"Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me (o: diventate miei discepoli) perché io sono mite e modesto di cuore, e troverete ristoro per voi stessi. Infatti il mio giogo è piacevole e il mio carico è leggero" (Mt 11:29, 30).
Accettare il piacevole
giogo di Gesù dà la possibilità di dedicare la propria vita a Dio e servirlo. Significa operare attivamente, non accettare passivamente la salvezza. Significa accettare di restare in compagnia di Gesù mentre portiamo insieme a lui il peso del "giogo".
Non si tratta certo di un peso opprimente, perché ciò che il nostro amorevole Padre celeste richiede da noi non è mai gravoso:
"amare Dio significa questo: osservare i suoi comandamenti. E i suoi comandamenti non sono gravosi" (1 Giovanni 5:3).
Questo era il senso delle parole di Gesù.