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TEX Romanzi a fumetti 13 - Snakeman di M. Boselli & E. Breccia

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2021 18:08
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17/09/2021 18:34
 
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Comprato e letto in un baleno e stavolta non me la cavo senza rivederlo almeno un'altra volta, perché da dire c'è davvero tanto. Più del numero di pagine.

Il sentimento che mi viene di primo acchito è che mi sono trovato davanti ad un racconto che mi ha lasciato sentimenti contrastanti piuttosto forti.

Partiamo, mi sembra doveroso, dal maestro argentino.
Breccia


Ancor più difficile dare un giudizio allo sceneggiatore
Boselli


Queste sono solo le prime impressioni che potrebbero essere smentite in futuro.
[Modificato da BertAdams 17/09/2021 19:01]
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18/09/2021 08:14
 
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SPOILER

E furono infatti smentite! [SM=x74933] [SM=x74933]
Aspettando Giorgio e Michela, dico anche qua la mia: più che i disegni, a tratti bellissimi, sono stato totalmente incantato dalla colorazione, che ritengo splendida, la migliore che io ricordi su un albo Bonelli.
Alcune vignette sembrano così veri e propri quadri su cui non puoi far altro che soffermarti.
Non si può dire però che il giudizio estremamente positivo sia da estendere a tutta la prova: effettivamente, quando Breccia ha disegnato i protagonisti e Lilith, mi ha lasciato stranito... decisamente la sua resa grafica non mi è piaciuta. In particolare per Lilith.
Quanto alla storia, osservo il tentativo riuscito di Boselli di esser meno logorroico: la trama è indiscutibilmente ricca d'azione e il ritmo è molto serrato. Vi è anche un desiderio di portare sugli scudi Tiger, per lunghi tratti protagonista in solitaria. La storia, però, mi è piaciuta molto meno di quanto sembri perché genericamente ne coglievo passaggi di non texianità, che saranno approfonditi e dettagliati da altri.
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A mia discolpa dico che sono stato ipnotizzato dalle tavole e dai colori.
Hanno distolto la mia attenzione dalla trama e devo dare merito a Breccia d'essere stato il primo disegnatore ad arrivare a tanto.
Certo i Letteri, i Ticci, i Nicolò non avevano bisogno di questo essendo impegnati a raccontare una storia, mentre il maestro argentino stava realizzando una mostra per il Museo d'arte contemporanea.
Si può dire che quello che è accaduto è a suo modo fuori dall'ordinario specie perché si è palesato su Tex.
Ognuno dirà se era il caso o era meglio fare questo esperimento altrove.
Io certo non lo dimenticherò facilmente, mentre della sceneggiatura di Boselli già adesso mi ricordo giusto a grandi linee...

È il caso però di lasciare spazio a chi farà osservazioni che renderanno questa discussione molto più interessante della media [SM=x74930]
[Modificato da BertAdams 18/09/2021 12:18]
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Insomma lo devo comprare.



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Re:
Carlo Maria, 18/09/2021 08:14:

più che i disegni, a tratti bellissimi, sono stato totalmente incantato dalla colorazione, che ritengo splendida, la migliore che io ricordi su un albo Bonelli.


Sui disegni potremmo chiuderla qui: il mio stesso pensiero.
Tuttavia, è necessario anche decidere come porsi di fronte a tanta magnificenza. Si tratta di un portfolio di illustrazioni o della storia di un personaggio consolidato con precise esigenze, e in qualche caso codificate, narrative? Perché il discorso "è un albo speciale, dobbiamo accettarlo per quel che è" vale fino a un certo punto, né mi si può parlare di "Tex d'autore", perché allora lo si affidava interamente a Breccia, testo e disegni, come fu fatto in passato con Eleuteri Serpieri, e almeno lo si sarebbe affrontato con altro spirito.
Credo invece che proprio la sceneggiatura di Boselli porti le maggiori responsabilità, perché a mio avviso è una storia poco adatta al disegnatore.
Una storia piena di azione, scene di massa, scene che richiedono di padroneggiare bene sia il plein-air sia l'azione concitata, qualcosa di più adatto a un Ticci che a un Breccia.
Tra parentesi, qualcuno ha mai visto alcuni dei disegni di Ticci realizzati ad acquerello? Io sì e ho provato a immaginare come se la sarebbe cavata lui con questo cartonato, facendomi crescere la malinconia.
Tornando a noi, ci sono alcune scene che secondo me già nascono confuse e Breccia purtroppo ne peggiora la leggibilità, tipo
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Ripeto che per me il grosso dei problemi sono in capo alla sceneggiatura, tanto da avermi spinto a pensare che
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Altro sospetto mi è venuto dalla spiegazione, si fa per dire, che Tex dà alla fine per il costume da uomo della morte.
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Magagne peraltro ce ne sono anche altre, ma per me il peccato di gran lunga maggiore è che, per aver voluto conferire a una storia breve un respiro forzatamente epico, Boselli abbia con la sua solita arroganza messo mano a situazioni e personaggi delicatissimi per affidarli a un disegnatore che non potrebbe essere più lontano dalla sensibilità texiana.
E così, non solo ci becchiamo la Lilyth con i dentoni fin dalla prima tavola, ma
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Con tutto ciò, penso che il contenuto grafico dell'albo da solo ne giustifichi l'acquisto. Provocatoriamente, ma non troppo, lo consiglio soprattutto agli amanti del buon disegno che NON siano appassionati di Tex, e che potranno gustare la maestria di Breccia senza farsi prendere dal mal di stomaco ogni due pagine come purtroppo è successo ad alcuni di noi.





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"Nel caso attuale, la giustizia la faremo a modo nostro, usando i mezzi che crederemo più opportuni, e quando saremo riusciti a identificare e smascherare i furbacchioni che hanno messo in piedi questa sporca storia, vi garantisco che ci sarà gran festa all'inferno!"
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Per la prima volta, da lettore di Tex, sono stato completamente sovrastato dal disegno, così pervasivamente prevalente sul racconto testuale. Mai prima come in questo Snakeman, Tex è stato racconto per immagini: per immagini che fluiscono, scivolano magiche sulla tavola disegnata, anzi dipinta; immagini che affascinano e colpiscono in profondità l’occhio e subito dopo le emozioni del lettore. Il merito ovviamente è di Enrique Breccia, del Breccia colorista prima e perfino più del disegnatore: racconto per immagini, ma ancor più racconto per flash di colori, Snakeman. Merito però anche di Mauro Boselli, che non scriveva un così bel Tex dal tempo che fu: l’ultima sua storia migliore di questa, a mia memoria, è Patagonia.

Per fare chiarezza: Enrique Breccia non è e non sarà mai un disegnatore di Tex. È semplicemente evidente che il suo segno è troppo distante dalle coordinate del personaggio, e che per adattarvisi realmente Breccia dovrebbe stravolgerlo a tal punto da farne risultare un pateracchio: Breccia non è un disegnatore che vedrei bene né vorrei sulla serie mensile, ma più ancora che sulla testata dei Texoni, nata a suo tempo proprio per pubblicare un disegnatore, Buzzelli, a naso di Sergio impubblicabile sul mensile, e per continuare a pubblicare interpretazioni singolari del personaggio (testata poi perlopiù ridottasi a succursale del mensile in formato più grande), Breccia mi appare perfetto per questa collana di cartonati di breve respiro come numero di pagine, dunque eterodossa sin dal formato e atta a stimolare la fantasia di autori e disegnatori. E dei lettori: se proprio deve esservi un Tex altro da quello – perfetto – che Bonelli padre codificò tra la fine degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘70, la sede adatto a esso è proprio una collana totalmente altra dalle pubblicazioni canoniche. Tornando a Breccia, soffermarsi pertanto sul naso del suo Tex, sulla caricaturalità dei suoi volti e delle sue anatomie, sulla sua Lilyth così poco galleppiniana sono fisime da nerd tanto quanto quelle dei nerd che si fanno le seghe su ogni dettaglio del passato di Tex che Boselli ci va ammannendo da anni, lui sì picconando ogni volta un po’ di più l’architettura perfetta del personaggio di GLB. Più che sul naso di Tex, nell’economia delle poche decine di tavole di Snakeman preferisco soffermarmi sulla grazia incantata dei panorami di Breccia, sulla leggiadria dei suoi scenari, sulla finezza dei colori con cui dà vita e forma a uomini, donne, animali, magie; colori con i quali conferisce un dinamismo eccezionale alle sue tavole, alle scene di battaglia come ai momenti di intima riflessione. Poco importa della scarsa correttezza calligrafica di Tex, Tiger e Piccolo Falco a fronte della splendida, nervosa e dinamica corporeità che Enrique trasfonde in loro. E il virulento emergere del tratto grottesco di Breccia ci fa rammentare una volta di più che siamo in un altrove texiano, da godere per quel che è. In Breccia il grottesco non esclude minimamente la crudezza del realismo, e seppure non profusa a piene mani la troviamo anche qui, ulteriore punto di distacco dal Tex mensile che è realistico sì, ma solo fino a un certo punto (non è un difetto né un pregio, questo, ma solo una caratteristica: caratteristica che GLB pose a pietra angolare della perfetta architettura di Tex). Siamo in un altrove texiano, e proprio per questo il lavoro di Breccia risulta tanto sublime: per la sua capacità di trasportarci in quell’altrove pur mantenendo le coordinate minime di riconoscibilità dell’universo texiano.

Se il merito di Breccia per la riuscita del racconto è del tutto evidente, non così è forse per quello dello scrittore. Sul Boselli autore di Tex degli ultimi dieci anni (più o meno) si può e si deve dire ogni male: all’evidente declino della scrittura, divenuta in genere prolissa e bolsa, caratterizzata da dialoghi talmente gonfi di retorica e ampollosità da sfiorare l’illeggibilità, si è aggiunta la via via sempre più invadente e soffocante riscrittura dei fondamenti del personaggio e del suo mondo, della sua essenza, della sua anima; e l’ancor più invadente e soffocante riscrittura/sovrascrittura del passato di Tex, quel nerdistico voler riempire ogni casella del suo passato con ogni minuto, irrilevante e anzi svilente, dettaglio. Senza voler indagare ancora una volta le motivazioni a monte di tale lavoro di macelleria, lo scenario al quale il lettore di Tex sa di doversi approcciare nel leggere una storia del Boselli recente è dunque questo. E dunque ogni eccezione allo scenario, sempre più rara, è preziosa. Ciò che fa incazzare è che leggendo questo racconto pare di trovarsi al cospetto di uno scrittore totalmente differente da quello degli ultimi anni: la sequenza di apertura del racconto, che poteva facilmente condurre a una di quelle scene di fan service a cui Boselli ci ha condannati nel tempo, si risolve in un conciso momento di tenerezza, quasi lirico, condotto con pudore e sensibilità e tradotto magnificamente dal pennello brecciano. Magari sarà stato costretto dalla stringatezza dell’albo, ma il Boselli di Snakeman è sostanzialmente scevro di prolissità e contorsionismi narrativi, dimentico dei suoi dialoghi ampollosi e retorici: Snakeman è una succinta storia di sentimenti grezzi ed essenziali, una storia esile perché ogni complessità l’avrebbe soltanto appesantita, e mostra dunque un Boselli pressoché inedito, lontanissimo dall’arabescatore di trame e orditi riccamente barocchi che sorresse da solo il Tex del quinto centinaio, unico autore che abbia saputo scrivere un Tex diverso da quello glbonelliano ma degno del modello originale – lontano da quel Boselli, ma altrettanto valido. Snakeman è anche, e soprattutto, un racconto che trascende il mondo texiano pur restando un epos texiano: la vendetta di un nemico sepolto nel passato remoto; il fascino sinistro della magia al servizio del Male, e lo sberleffo che eternamente Tex riserva ai Mefisto che incrocia sulla sua strada; il mondo dei pards messo in pericolo estremo, e salvato dall’eroicità di ciascuno di loro per essere infine ricostituito dall’azione demiurgica di Tex. L’alone magico, surreale e grottesco, crudo e quasi satanico del disegno di Breccia serve a trasportare altrove, a trasfigurare l’universo texiano, che la narrazione di Boselli trattiene, ancorando Snakeman in un limbo incantato tra quell’altrove e un dove canonico. E i due, Breccia e Boselli, si ritrovano nelle tavole intimistiche, in quelle paesaggistiche, dove il tempo e il racconto si dilatano in un fascinoso contraltare a quell’universo texiano che Boselli ha ipercompresso nelle sequenze d’azione e laddove porta in scena Snakeman. E come nel tempo ipercompresso, anche nel tempo dilatato Breccia e Boselli si rimpallano il loro trarre e riancorare Tex e il suo mondo, in un equilibrio sempre dinamico e mai tranquillo, in quel limbo di cui scrivevo.

Questa è una storia integralmente indiana, per soli indiani: di sangue e o di elezione poco importa. Correttamente Boselli lascia fuori Carson e, nella centralità di Tex, fa agire Tiger e Piccolo Falco come raramente da troppo tempo non accade più. È una storia di Navajos, Utes, Hopi: è l’universo elettivo di Aquila della Notte, quello che ha scelto con il cuore.

Nota negativa potrebbe sembrare il finale, con quella spiegazione che appare pleonastica. Siamo però in un altrove, e Boselli è un autore anche (melo)drammatico: dunque ci attenderemmo la coda velenosa, lo scivolamento verso quel ripetuto smontare le basi del personaggio e invece… e invece, esattamente come nella sequenza iniziale, Boselli chiude la sequenza finale con pudore e sensibilità, oltre che con slancio lirico e romantico. È appunto un autore (melo)drammatico.



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Devo fare i miei sinceri complimenti a Bill per la ricostruzione degli eventi.
Sono ancora qui che mi domando come sia potuto succedere che tutte le anomalie - colossale quella
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siano state silenziate dai fenomenali quadri spacciati per tavole a fumetti, sul momento, perché poi sono saltate fuori.

Non mi riferisco tanto a visi "sbagliati" di Tex, Tiger e Lilyth che sono chiarissimi a chiunque, ma alle stranezze del racconto in cui alcune scene, come rilevato dal pard, non stanno in piedi.
Beh, Breccia me l'ha proprio fatta...
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Avendo scritto quasi in contemporanea, non ho letto in tempo il resoconto di Vinnie.
Intanto ho vinto la scommessa. Questo è un albo che fa, e farà, discutere nel bene e nel male.

Sulle osservazioni che hai riservato al disegnatore, sono il primo ad ammettere d'essere stato travolto dai disegni. Ma dopo "il risveglio" dal trip lisergico confermo che le immagini celano dei passaggi incomprensibili e da un racconto per immagini, il racconto viene azzoppato.
Questo senza togliere nulla al lavoro eccellente svolto. I tramonti, i paesaggi notturni, i vestiti dei nativi, sono di livello altissimo.

Su Boselli, pur avendo segnalato io stesso che è stato migliore del suo solito attuale, penso che abbia fatto troppe bosellate per considerare anche solo sufficiente il suo lavoro.
Tiger non può non verificare ed eventualmente tentare di salvare Tex. Imho non ci sta. È un errore grande come una casa.
E far distruggere il villaggio sotto il naso di Kit è fagli fare una figura barbina incommensurabile.

Solo questi due fatti da soli per me chiudono la questione.

Ci ritroveremo d'accordo la prossima volta [SM=x74934] [SM=x75032] [SM=x74947]
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In realtà i disegni non celano i difetti, l'"incongruenza" di Tiger salta immediatamente agli occhi. Solo che è un peccato veniale, il dettaglio è irrilevante in realtà nell'economia della trama, magari il tutto è perfino frutto di incomprensione tra sceneggiatore e disegnatore, non c'era tempo per correggere e amen. E i difetti evidenziati ci stanno tutti, ma come scrivevo questa storia rappresenta un altrove, e un altrove per di più ipercompresso: Tex e i pards dovevano essere portati ai limiti, e nel più breve tempo possibile. Per questo degli errori e dei difetti alla fine non mi importa una mazza: perché quello che di questa storia prende è il tour de force: la storia ti colpisce come un diretto al volto, ed è quanto mi interessa, quanto mi è piaciuto.



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Mi toccherà acquistarlo! :-)
[Modificato da ddvd 19/09/2021 19:34]



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Ricevuto chiaro e forte
[SM=x74930]
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Per quanto il lussureggiante aspetto cromatico delle tavole abbia incantato anche me, lasciandomi totalmente ammirato dinnanzi a colori, e spesso ai disegni stessi, devo ammettere che abbia perfettamente ragione Giorgio nelle sue critiche, la più grave delle quali non è per me quella legata all'abito magico di Tiger Jack, che appare all'improvviso, bensì al fallimentare operato di Piccolo Falco, che certo, Vinnie, non posso ritenere Boselli faccia "agire come raramente da troppo tempo non accade più". Di fatto, Kit organizza la difesa del villaggio: bene! Finalmente un ruolo di primo piano anche per lui! E però come minchia la organizza se si nasconde oltre un pertugio, fa sacrificare una parte della sua gente per spostare la cavalcata nemica verso quella gola in cui è possibile l'agguato... e si perde nel mentre il villaggio e le donne? Più che il villaggio in fiamme, che è ben dura da digerire, il fatto che le donne siano state prelevate ti fa chiedere: "Ma dove cazzo le aveva fatte mettere, Kit? Perché non erano oltre il punto dell'agguato navajo e si trovavano invece nei pressi del villaggio?"
Mi pare non siano usciti altri punti che chiacchierando con i pard svizzeri erano usciti: per esempio il fatto che Tex alla fine uccida un uomo disarmato

SPOILER

che aveva lanciato il uso ultimo serpente. [SM=x74971]
La stessa cosa, anche più netta, la fa anche Tiger Jack col nemico catturato, in verità, ma Tiger è sempre stato un po' più spiccio, in effetti. Tex può uccidere un uomo a quel punto impossibilitato a difendersi?
Questo non è un aspetto secondario che riguardi la storia, come il punto abbozzato da Andrea e riguardante alla questione "ma perché un hopi dovrebbe divenire guida degli Utes per la sua vendetta? Non era più semplice farlo Utes fin dall'inizio?", è più legato ad un dubbio sulla gestione del personaggio di Tex, no?
E se il vestito magico di Tiger appare dal nulla e può essere una incomprensione tra disegnatore e autore, come giudicare il fatto che Tiger Jack non riconosca il vestito della Morte di Tex e gli parli come se fosse uno sconosciuto?
Dopo che me l'hanno fatto notare mi è apparso evidente che la trama sia stata aggiustata.

Ripeto: tutto questo non toglie la magia alla prova di Enrique, [SM=x74967] ma DEVE ridimensionare il giudizio su Boselli, che qui scrive una storia, mi ripeto, indubbiamente viva, in cui ci sono azione da vendere, zero noia, verbosità e lentezza e un Tiger Jack sugli scudi che mi fa godere, ma anche un Kit fallimentare e tanti altri aspetti che occorre soppesare.
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Non ancora letto e, a dire il vero, nemmeno sapevo fosse in preparazione: frequentando poco le pagine di news fumettistiche su social e siti, rischiavo davvero di perdermelo. Non fosse che la copertina balzava all'occhio e l'avevo intravista passando davanti a un'edicola: domani probabilmente avrei guardato meglio, stupendomi del nome degli autori [SM=x74932]

Per il resto, che dire? Benvenuti o bentornati nel mondo di Enrique-Breccia-a-colori, che è quasi un altro fratello della prolifica nidiata artistica dei figli di Alberto: nel senso che è sempre Enrique, ma è anche da sempre qualcosa di più, o di diverso.

Il colore e le tecniche impiegate per darlo aggiungono ulteriori dimensioni a quello che è uno degli artisti più capaci di variare stile, linea e densità di tratteggio di matite e chine a seconda delle esigenze e dell'estro ( o -legittimamente- di quanto paga il committente; e sicuramente la grande B. paga bene).

Il colore dato da Enrique può portare all'orgasmo visivo, o alla sindrome di Stendhal.

O ad incubi di varia natura. Come ben sanno i dirigenti Marvel, che bocciarono la sua Ultima storia di Wolverine scritta da Joseph Harris perché piena di cruentissimi scontri con lupi delle foreste, o per chissà quali altre fisime, condannando le pazzesche tavole che aveva prodotto al limbo degli inediti, dei progetti che non vedranno mai la luce.

Non sottovaluterei però neppure le tavole sue colorate dal figlio Martin (un Breccia nipote): su Swamp Thing mensile, disegnato per una ventina di numeri dal padre, aveva fatto un lavoro più che egregio. Un tandem che credo sia rimasto un unicum nella storia della famiglia.

Sash
[Modificato da Sashimi 19/09/2021 21:25]
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Espongo più in dettaglio il mio pensiero. La questione mi pare infatti di prospettiva: i difetti ed errori che riscontrate infatti vi sono, e probabilmente ve ne saranno anche altri, ma nella mia prospettiva non hanno la minima importanza. Questo volume, come fu già per quello di Serpieri è un altrove autentico, non come la pletora di Texoni, maxi, color, cartonati e altre cazzate che dovrebbero essere speciali e di speciale hanno ormai solo il prezzo: io da un albo speciale voglio qualcosa di SPECIALE. Anche a costo di qualche cacchiata di sceneggiatura o caratterizzazione: la correttezza la voglio sulla serie regolare. Questo volume è un altrove non solo per i disegni assolutamente peculiari di Breccia, che possono cioè rappresentare solo un Tex alternativo, ma anche per la storia di Boselli, vera e propria fantasia su un tema di Tex. Kit fa la figura dell'allodola? E' vero, ma in qualche decina di pagine il mondo di Tex e dei pards doveva crollare, dovevano essere portati allo stremo, dovevano trovarsi in una situazione di catastrofe immanente: la scelta di Boselli è canonicamente irregolare ma drammaturgicamente corretta, e in questa occasione preferisco di gran lunga che prevalga quest'ultima. Tiger doveva mettersi a cercare Tex? Avoja, in una storia in due albi doveva sicuramente farlo; qui preferisco che il suo "abbandono" aggiunga ulteriore senso di catastrofe alla narrazione. Francamente, se fosse stato un compitino texiano, magari anche texianamente corretto, avrei trovato sprecato il lavoro di Breccia. Così invece ho potuto leggere una fantasia, una variazione su un tema di Tex, e in questo modo un autore ormai in chiaro declino creativo (perché questo è Boselli, ANCHE in questa storia) ha potuto offrire un lampo di bellezza.



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Re:
Juan Galvez, 20/09/2021 08:09:

Espongo più in dettaglio il mio pensiero. La questione mi pare infatti di prospettiva: i difetti ed errori che riscontrate infatti vi sono, e probabilmente ve ne saranno anche altri, ma nella mia prospettiva non hanno la minima importanza. Questo volume, come fu già per quello di Serpieri è un altrove autentico, non come la pletora di Texoni, maxi, color, cartonati e altre cazzate che dovrebbero essere speciali e di speciale hanno ormai solo il prezzo: io da un albo speciale voglio qualcosa di SPECIALE. Anche a costo di qualche cacchiata di sceneggiatura o caratterizzazione: la correttezza la voglio sulla serie regolare. Questo volume è un altrove non solo per i disegni assolutamente peculiari di Breccia, che possono cioè rappresentare solo un Tex alternativo, ma anche per la storia di Boselli, vera e propria fantasia su un tema di Tex. Kit fa la figura dell'allodola? E' vero, ma in qualche decina di pagine il mondo di Tex e dei pards doveva crollare, dovevano essere portati allo stremo, dovevano trovarsi in una situazione di catastrofe immanente: la scelta di Boselli è canonicamente irregolare ma drammaturgicamente corretta, e in questa occasione preferisco di gran lunga che prevalga quest'ultima. Tiger doveva mettersi a cercare Tex? Avoja, in una storia in due albi doveva sicuramente farlo; qui preferisco che il suo "abbandono" aggiunga ulteriore senso di catastrofe alla narrazione. Francamente, se fosse stato un compitino texiano, magari anche texianamente corretto, avrei trovato sprecato il lavoro di Breccia. Così invece ho potuto leggere una fantasia, una variazione su un tema di Tex, e in questo modo un autore ormai in chiaro declino creativo (perché questo è Boselli, ANCHE in questa storia) ha potuto offrire un lampo di bellezza.



Concordo appieno. Aggiungo un pensiero, che mi pare confermi quanto scritto da Juan: la magnificenza (ma anche la peculiarità) della colorazione, ancor più che quella dei disegni, ha avuto su di me l'effetto di ammantare l'intero racconto in un'atmosfera onirica, sospesa, quasi irreale. Siamo in un universo "altro". L'effetto è stato vagamente straniante, come se si stesse leggendo una sorta di visionario "what if". C'è qualche inghippo nel modo in cui, talvolta con frenesia, le vicende si susseguono? C'è, ma non mi importa: l'impatto visivo e narrativo delle singole sequenze è maestoso. In definitiva, l'albo mi ha lasciato entusiasta. La lettura è stata un'esperienza unica, che è riuscita perfino a emozionarmi. Non riuscirei in alcun modo a valutarlo in maniera oggettiva, a evidenziarne le incongruenze. Per me è tutto perfetto.

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A me Snakeman è piaciuto e molto. E' vero che alla fine la storia non è particolarmente congegnata o appassionante, ma la stessa formula della testata non permette una trama oltremodo densa.
A disegni e colori così che vuoi dire? Mi ridevano gli occhi mentre leggevo ma anche prima, quando sfogliavo curiosamente il volume e dopo, quando lo passavo in rassegna per bearmi ancora della prova grafica di un Churrique Breccia maturo e particolarmente convincente nel matrimonio tra disegni e colorazione.



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20/09/2021 13:22
 
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Avevo deciso di non intervenire più e mi dispiace venir meno al proposito.
La spiegazione di Juan è indiscutibilmente chiara e vedendola sotto il punto di vista da lui proposto nulla da ridire, solo che mi sembra che sia passata l'idea che chi trova dei difetti, anche questi puntualmente precisati a prescindere dall'essere d'accordo o meno con essi, non si sia accorto del lavoro encomiabile di Breccia.
E' probabile che non sia così quello che si voleva far intendere nei messaggi, ma ritenere errata una scena o un disegno in rapporto con la storia che si sta leggendo non equivale a sminuire quanto fatto.
Chiarita una volta per tutti la questione (se non era necessario, mi scuso), aggiungo solo un appunto alla spiegazione di Vince.

Quando uscì il cartonato di Serpieri lo trovai subito completamente anomalo e irriconoscibile e non ebbi nulla da dire in proposito, Che si non trattasse di Tex era per me evidente fin dalle prime tavole e la chiusura mi confermò che si fosse di fronte ad puro omaggio. Questa era e resta la mia umile interpretazione. Quindi non contestai nulla all'autore.
Qui la situazione per me è diversa. Il Tex rappresentato da Borden è quello classico a tutti gli effetti. E' il suo mondo e per molta parte del racconto non si discosta da qualunque altro io conosca, salvo la riuscita.
Se tu, sceneggiatore, me lo imposti come un Tex canonico - qui imho tutto è canonico al 99% - allora la storia il la giudico sulla base di GLB - il solo Tex che conosco e amo - e non su un presunto lavoro eccentrico, che di straordinario ha imho solo i disegni.

Mi sta benissimo che questa mia interpretazione sia ritenuta erronea o inadatta a giudicare questo specifico lavoro, ma non è campata in aria. Come lettore di Tex dico che non ci siamo, in massima parte per colpa dello sceneggiatore, senza dimenticare che persino il disegnatore in alcuni casi non è stato efficace nel rappresentare il racconto (immagino per incomprensioni con Boselli).
Vogliamo lasciare Breccia libero di meravigliarci, come peraltro ha fatto? Allora gli si offre un racconto palesemente non standard. Meglio ancora senza pard e senza Lilyth. Del tutto libero. Allora si che deporrò le armi...

E ora prometto di chiuderla qui. Buona continuazione [SM=x74969]
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È una questione di prospettiva, come scrivevo, per cui la storia assume significati diversi secondo l'angolo di osservazione. Ciò detto, il Tex di questa storia è indiscutibilmente un Tex canonico, ma la storia è altrettanto indiscutibilmente un unicum: una variazione sul tema, come si direbbe in musica. L'intento mi appare chiaro: non è tanto una storia del personaggio che Boselli voleva scrivere, quanto una fantasia di esso. Fantasia nel senso primario del termine: immagine mentale. Una strategia vincente, secondo me, stante la collocazione editoriale: un immagine frenetica e febbrile dell'universo texano, eppure anche lirica e distesa nelle parti dove il ricordo e la malinconia, la tenerezza e lo struggimento prevalgono. I disegni di Breccia completano e avvolgono il racconto in una definitiva tessitura onirica che sospende il Tex canonico in un limbo che caratterizza compiutamente l'altrove. La prospettiva di lettura glbonelliana è correttissima: semplicemente, a fronte della meraviglia che ho potuto leggere, e ancor più ammirare visivamente e sequenzialmente, è una prospettiva per cui non provo interesse.



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Re:
BertAdams, 9/20/2021 1:22 PM:

Mi sta benissimo che questa mia interpretazione sia ritenuta erronea o inadatta a giudicare questo specifico lavoro, ma non è campata in aria. Come lettore di Tex dico che non ci siamo, in massima parte per colpa dello sceneggiatore, senza dimenticare che persino il disegnatore in alcuni casi non è stato efficace nel rappresentare il racconto (immagino per incomprensioni con Boselli).
Vogliamo lasciare Breccia libero di meravigliarci, come peraltro ha fatto? Allora gli si offre un racconto palesemente non standard. Meglio ancora senza pard e senza Lilyth. Del tutto libero. Allora si che deporrò le armi...[SM=x74969]


Se ti può consolare siamo almeno in due a pensarla così e i motivi li hai già esposti.
La chiave di lettura di Vincenzo, ossia un Boselli che scrive una "fantasia" su Tex, è indubbiamente affascinante, ma non mi convince per nulla.
Fu già usata per Serpieri e lì, pur risultandomi indigesta, non potevo rifiutarla a priori, ma qui, conoscendo il nostro pollo...
Borden è talmente egocentrico e presuntuoso che, se davvero questa fosse stata la sua intenzione, l'avrebbe spiattellata urbi et orbi, su forum, social, rubriche e redazionali, non certo lasciata all'interpretazione dei suoi più acuti e informati lettori.
Detto ciò, ritorno alla mia domanda iniziale: questa è una storia o un portfolio di immagini?
Se si tratta di una storia, la storia è narrazione, la narrazione ha i suoi significati e questi non cambiano con i disegni.
Se Kit fa una figura da idiota e fa morire i suoi Navajos, la fa con i disegni di Breccia come con quelli di Raffaello Sanzio, non posso semplicemente rispondermi che "è un sogno", semmai un incubo. La scelta non è drammaturgicamente corretta, perché il dramma non prescinde dai personaggi che lo incarnano.
Così come tutte le altre magagne della storia, che evito di ripetere per l'ennesima volta, sarei inutilmente stucchevole.
La prospettiva, quando si legge una storia di Tex, sia pure speciale, non può che essere quella di Tex. Altrimenti torniamo al portfolio e faccio mia la proposta che fece Diablero (forumista) all'uscita della mefistolata: pubblicate le sole tavole senza balloon, così almeno ci godremmo i bellissimi disegni senza interferenze nefaste.



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"Nel caso attuale, la giustizia la faremo a modo nostro, usando i mezzi che crederemo più opportuni, e quando saremo riusciti a identificare e smascherare i furbacchioni che hanno messo in piedi questa sporca storia, vi garantisco che ci sarà gran festa all'inferno!"
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La mia prospettiva nasce in primo luogo dalla collocazione editoriale della storia. Questi cartonati dovrebbero rappresentare qualcosa di davvero speciale, viceversa non ci faccio un cazzo. L'esordio della collana fu perfetto, proprio perché presentò qualcosa che non era Tex, ma se mai un omaggio/riflessione sul personaggio e sul suo creatore. Questa è la seconda storia della collana a rispettarne la specialità in questo senso. E in questo specifico e speciale senso non mi interessa nulla della figuraccia di Kit, preferisco mille volte un'eresia in grado di emozionare di un'interpretazione corretta che mi faccia cadere i coglioni dalla noia. In questo specifico senso, in questa specifica collocazione. Poi sono il primo a dire che della collana se ne potrebbe fare serenamente a meno, ma una volta che c'è vorrei che fosse sempre così.



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