In realtà, è chiaro, il cielo non ce l’ha con noi. Solo per il semplice fatto che se ce l’avesse, ci avrebbe già affogato tutti.
Partendo da questo presupposto, il nucleo di precipitazioni che stazionava sul promontorio e che ancora ora, in maniera un po’ più sparsa interessa la parte a levante dello stesso, deve la sua nascita alla presenza di un minimo relativo sul centro-ponente ligure, responsabile della convergenza di flussi umidi in rotazione intorno allo stesso in particolare fra la 950 hPa e la 850 hPa. Al di sopra troviamo aria secca da nord-ovest, al di sotto tramontana in uscita al centro della regione e proprio in corrispondenza del promontorio, confluenza fra un certo scirocco di ritorno e un sud-est più franco. Se aggiungiamo che qualche indice di instabilità i modelli ce lo mostrano, abbiamo raccolto velocemente qualche ingrediente per sostenere la nascita e la costanza del nucleo precipitativo.
Gli effetti al suolo sono stati repentini, intenso ruscellamento superficiale, estesi allagamenti, riduzione della visibilità, per un totale di quasi 50 mm come max cumulato fra Camogli e Recco in tre ore circa, fra 30/40 mm nell’intorno. Il raggio d’azione dei rovesci ha coinvolto anche l’alta Val Bisagno, che si trova alle spalle del promontorio, con massimo cumulato dalla notte a Viganego.
Da tenere presente, per chi mastica di prevenzione di protezione civile, che anche quantitativi non eclatanti sono in grado di allestire contesti di rischio localizzato ben lungi dal “nulla da segnalare”.
[Modificato da T h o r 05/03/2021 14:00]
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«credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa»