ne ho già scritto su FB, quella moto faceva parte di un bel progetto che ha poi partorito il motore del Pantheon 150, con una valvola allo scarico che lo chiudeva quasi del tutto.
qui
link a sito Honda trovate un articolo in PDF (in inglese e previa registrazione) che spiega tutta la tecnologia utilizzata, molto interessante. in pratica, si tratta di far lavorare il motore sempre in regime di detonazione controllata, per sfruttare al massimo i vantaggi dell'efficienza termodinamica dati dall'alto rapporto di compressione. non per niente questi motori hanno il cielo del pistone rivestito di uno strato ceramico, altrimenti durerebbero ben poco prima di forarsi.
c'era anche un catalizzatore passivo, che veniva tenuto alla temperatura corretta di funzionamento dal calore stesso dei gas di scarico. se ci fate caso, si intravedono infatti le espansioni coperte con la classica benda in fibra, tanto cara ai cannibalizzatori ignoranti che fanno quelle schifezze che chiamano scrambler (dove però serve solo ad accumulare sporco.
tornando alla EXP-2, a parte che la Dakar una delle due moto la finì dignitosamente (l'altra si ritirò), aveva molte altre soluzioni che poi verranno impiegate nelle moto di serie:
- il cupolino completamente trasparente - oggi le moto da rally ce l'hanno praticamente tutte
- la forma della carena - è antesignana di quella poi impiegata nel Varadero
- il telaio in alluminio - ha la parte di attacco del forcellone scatolata, in quei prototipi era fatta a mano, oggi nella produzione in serie viene ovviamente fatta di fusione
e ce ne sarebbero sicuramente mille altre, di chicche da leccarsi i baffi... le due moto sono ora nel museo Honda a Motegi, nel famoso circuito.
un grande esempio di tecnologia sopraffina, che ha poi generato un effettivo vantaggio per la produzione di serie. grazie a Ciro per avercelo ricordato.