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30 anni fa...un'estate italiana

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2020 03:51
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Brasile - Argentina


Però, che culo gli argentini!


 
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[Modificato da Giggirriva 08/07/2020 12:53]

 
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Re: Brasile - Argentina
Il garfagnin fuggiasco, 2020/07/08 2:14:



Però, che culo gli argentini!



Trattasi del culo basso di Maradona...

...nel senso del baricentro basso che gli permetteva dribbling come quello del passaggio a Caniggia.
A parte gli scherzi, fortunati gli argentini ma polli i brasiliani (cosa non proprio sorprendente) dato che nell'azione del goal sono in tre su Maradona mentre Caniggia soffre di depressione da quanto l'hanno lasciato solo

 
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Diciottesimo Giorno
25 giugno 1990
L'Inghilterra c'è ancora. E gli hooligan, purtroppo, lo sono di più. Slitta ancora la riammissione dei club britannici nelle coppe europee, l'Heysel è troppo vicino e il comportamento di massa non migliora: Italia 90, con gli scontri di piazza tra teppisti ubriachi, ne è la conferma. Repubblica racconta "l'isolamento senza speranza del calcio britannico", e c'è il dubbio che anche la nazionale dei tre leoni possa essere esclusa dall'Europa (non succederà). "Non chiamateci la nazionale degli hooligan" chiedono i calciatori, forse invano. E mentre 20 mila tifosi inglesi stanno per muoversi verso Napoli, in attesa del quarto di finale contro il Camerun, anche Scotland Yard mobilita i suoi uomini per lavorare in accordo con le forze dell'ordine italiane. Il nostro giornale racconta in pillole perché le orde britanniche vengono definite hooligan: il termine deriva da "Hooley's Gang", cioè la banda di Hooley che verso la fine dell'Ottocento terrorizzava l'East End londinese. Si trattava di irlandesi piuttosto focosi, anche se il calcio naturalmente non c'entrava nulla.

Nel frattempo, la squadra azzurra ha pure lei pensieri "britannici", visto che l'attende l'Eire. "Un problema per Vicini: si blocca Ancelotti" (pubalgia), ma si sopravviverà. Mario Sconcerti tratteggia il ritratto di Antonio Matarrese, presidente della Figc, abile politico che si muove tra regali e proclami. Già dal titolo, il pezzo si annuncia impietoso: "Da deputato assenteista a signore del pallone". Ma non saranno solo la politica, la tecnica, la tattica e Schillaci a lanciare gli azzurri. Si va forte anche per via della dieta mediterranea: spaghetti e dolci come se piovesse. All'atleta che vince, servono ogni giorno 3 mila calorie. Italianissime.

 
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Diciannovesimo giorno
26 giugno 1990
Il sindaco di Novara vieta i caroselli in strada oltre la mezzanotte: evidentemente non ha parenti siciliani né juventini, altrimenti non impedirebbe loro di festeggiare i gol passati, presenti e (si spera) futuri di Totò Schillaci. Va detto che l'iniziativa resterà isolata, così come si sta ammorbidendo il proibizionismo alcolico. Si alzano i gradi e la temperatura di Italia 90, forse pure troppo. Un altro sindaco, questa volta di Torino, cioè la socialista Maria Magnani Noya (a quel tempo non si diceva ancora "sindaca") chiede espressamente di evitare la presenza dei tifosi inglesi in città. "Torino ha paura: "Non mandateci gli hooligan" titola infatti Repubblica in prima pagina. Si teme che gli inglesi possano vendicare l'Heysel, anche se non si capisce chi e cosa si dovrebbe vendicare, visto che la stragrande maggioranza delle vittime di quel tragico 29 maggio 1985 furono italiane.

L'attesa dell'Italia verso i quarti di finale contro l'Eire si fa intensa. Anche mogli e compagne dei giocatori intervengono al dibattito, tutte meno una: Rita Schillaci, che è appena diventata mamma di Mattia. Gli azzurri in allenamento provano i calci di rigori (ah, se sapessero cosa li attende, ma non contro l'Eire...) e i nostri avversari ci rassicurano in tempi di hooligaismo: "Niente paura, siamo irlandesi". Cioè gente che viene in pace, anche se sono in 15 mila a cercare un biglietto in extremis. Il portiere Bonner, definito "un pararigori", si fa sempre il segno della croce e insieme ai compagni va ad incontrare lo sportivissimo Papa Wojtyla che gli rivela: "Anch'io sono stato portiere". In tribuna, a fare il tifo per Bonner e gli altri ci saranno anche gli U2, però la musica migliore la suoneremo noi.

 
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08/07/2020 13:21
 
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Ventesimo Giorno
27 giugno
Trent'anni fa, il cittì azzurro di oggi era l'unico attaccante davvero escluso, l'unico ai margini del progetto. Pare incredibile, ma Roberto Mancini nel 1990 era un esubero, lui con la sua classe eccelsa e i suoi colpi inarrivabili. Se Baggio e Schillaci erano ormai la coppia titolare, se Vialli era in attesa di rientrare, se Carnevale era stato scartato ma dopo essere partito titolare nella gara d'esordio, se Serena aveva avuto una possibilità contro l'Uruguay e l'aveva sfruttata, ecco che il Mancio diventava l'unico reietto. Lui che pure era stato un pupillo di Azeglio Vicini nell'Under 21 e che con Vialli formava la coppia certamente migliore del campionato, tanto che da lì a meno di un anno Roberto e Luca avrebbero portato la Sampdoria allo scudetto. Ma in azzurro, nulla. Nessuna notte magica per uno dei più grandi talenti del dopoguerra. Questa circostanza ci faccia pensare all'enorme qualità che il calcio italiano sapeva esprimere una trentina di anni fa, se persino due fenomeni come Mancini e Roberto Baggio non erano sicuri del posto. Chi avrebbe dunque scelto Vicini per il quarto di finale contro l'Eire? "La nostra forza è il gruppo", ripeteva il cittì nell'attesa. E il suo successore di trent'anni dopo doveva sopportare, fare il bravo e guardare gli altri.
Intanto gli operai scendono in piazza per il contratto che non arriva, sono centinaia di migliaia, a quel tempo la classe operaia è ancora presente e visibile. In prima pagina, Repubblica titola su uno storico e drammatico mistero italiano: "Americano o francese il missile di Ustica". Sono giorni agitati e densi di storie. In prima finisce anche la vicenda di un povero ladro, un giovane veneziano che decide di rubare un Tiepolo, poi lo scoprono, lui non regge alla vergogna e si toglie la vita. Ma ogni flusso di cronaca o politica viene rallentato dal mondiale, persino la resa dei conti tra Gorbaciov e il Pcus a Mosca. Noi italiani ci preoccupiamo di più del calciomercato: quasi tutte le stelle sono ormai in serie A, il nostro calcio è ricco (o solo spendaccione?) e non si nega nulla. Gli ultimi due acquisti, direttamente da Italia 90, sono Skuhravy al Genoa - ve lo ricordate quel bestione dell'area? - e Aldair alla Roma. Nessuno dei due passerà inosservato.

 
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09/07/2020 16:58
 
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Ventunesimo Giorno
28 giugno 1990
Gli azzurri aspettano l'Irlanda, che Brera definisce "la rappresentativa del simpatico paese cattolico". Ne ha grande stima, la prima firma di Repubblica, tanto da giudicare un errore la conferma da parte di Vicini della coppia Baggio/Schillaci, là davanti: i nostri attaccanti sono troppo bassi, e contro i maestri del gioco aereo rischiano di non vedere palla, sostiene Brera, che avrebbe preferito Serena, una torre, per dare al gioco azzurro più opportunità. Anche il più grande giornalista sportivo italiano di sempre ogni tanto sbagliava (si pensi a Spagna '82).

L'attesa dell'Irlanda è la conferma che due senatori di Vicini sono ormai ai margini, Ancelotti e Vialli. "E' vero, sono caduto dal piedistallo ma cerchiamo comunque di dare una mano al gruppo, non facciamone una tragedia", commenta la stella della Sampdoria, mentre Carletto la prende decisamente peggio. Chi invece non è mai messo in discussione è Donadoni, forse l'unico titolare fisso tra centrocampo e attacco. Roma aspetta il nuovo verdetto, sapendo che se l'Italia vincerà sarà Napoli il prossimo luogo di una notte si spera magica, martedì 3 luglio contro la vincente di Argentina-Jugoslavia. A proposito, fermate le rotative: sarà Sabanadzovic a marcare Maradona. Chi se lo ricorda, quel tizio?

"Berlusconi perde la presidenza di Mondadori", titola intanto Repubblica in prima pagina. E su Gorbaciov: ha vinto lui, si farà il congresso del Pcus. Quasi altrettanta elettricità rispetto a Mosca si avverte a Torino, dove il mondiale va verso un più che probabile Germania-Inghilterra nei quarti. "Coprifuoco", si titola con un po' di esagerazione, però la paura degli hooligan è grande. Per alleviare la tensione si potrebbe andare in libreria e acquistare il libro pubblicizzato in prima pagina su Repubblica: "Il test dell'amore", di Serena Viviani. "Hai desideri proibiti?", è la domanda. Beato 1990, quando per certe scemenze non c'era ancora Internet e dovevamo accontentarci di un libro.

 
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09/07/2020 17:02
 
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Ventiduesimo Giorno
29 giugno 1990
L'attesa di Italia-Eire è un raccontone romano. Trent'anni fa, Repubblica lo affidò a Mario Sconcerti, seconda firma dello sport dopo Brera, già capo della sezione sportiva quando il giornale diretto da Scalfari decise di inaugurarla: all'inizio, come il lettore più fedele ricorderà (un lettore senza memoria non è mai un buon lettore), le pagine sportive su Repubblica non c'erano proprio.

Si tratta di capire la formazione, ormai scontata però: fuori Vialli e Serena, dentro Baggio e Schillaci. Fuori Ancelotti, dentro Donadoni. Il cittì Vicini ha le idee chiarissime e non teme certo di turbare i suoi ex ragazzi dell'Under 21, insieme hanno percorso un lungo cammino, la nazionale ora gioca bene e sembra spinta da un vento collettivo.

Mario Sconcerti scrive un pezzo magistrale. Dà conto delle atmosfere, dei visi da interpretare, delle mezze parole. Racconta che, attorno al ritiro azzurro di Marino, "arriva appiccicoso il ronzio della grande migrazione festiva dei romani verso i Castelli", il giornalismo è fatto di sfumature, di emozioni. Dunque, Vialli. "Capisco, obbedisco, non sono felice" sussurra la stella della Sampdoria. Sconcerti lo descrive "fuori partita" con la testa, come se non fosse più sintonizzato. Eppure, pochi giorni prima, l'attaccante aveva detto: "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare". Poi un raffreddore da aria condizionata (alla russa, malanno diplomatico?), qualche linea di febbre, la tracheite, i gol di Baggio e Schillaci e insomma la panchina.

Sono giorni agitati, per l'Italia, quelli che accompagnano le notti magiche. A dieci anni dal disastro di Ustica, il presidente Cossiga dichiara: "In quel cielo, un atto di guerra". Ora che ne sono trascorsi trenta ne sappiamo quanto allora, forse un poco di più, e molta di più è la rabbia, e infinita la tristezza. Giorni di rese dei conti politiche a livello mondiale, si sgretola a Mosca il terreno attorno a Gorbaciov, e Repubblica scrive che "papa Wojtyla è contro Walesa". Sarà, ma alla gente interessa solo l'Eire, squadra più vecchia dell'Italia, imbattuta da 17 gare, la prima nella storia dei mondiali ad essere arrivata fino ai quarti di finale senza vincere nemmeno una partita, rigori a parte. La allena l'inglese Jacky Charlton, fratello del leggendario Bobby. Un uomo tranquillo. "Oggi vorrei parlarvi di pesca..." dice ai giornalisti che lo intervistano poche ore prima della sfida all'Italia. Ma Azeglio Vicini non ci casca: "Secondo me, ci sta prendendo tutti in giro".

 
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09/07/2020 17:04
 
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Ventitreesimo Giorno
30 giugno 1990
Passerà alla storia come Totò, anche se Brera insiste nel chiamarlo Turi, ma Salvatore Schillaci è Totò e basta. Segna un altro gol, il più prezioso, il più pesante, il più spiritato, così gli azzurri riescono a battere l'Eire e arrivare in semifinale dove li aspetta Maradona, e li aspetta a Napoli. Il quarto di finale di Roma è stato un garbuglio, e questo Brera l'aveva previsto, pochi palloni per i nostri fenomenali piccoletti in attacco. Uno, al solito, quello decisivo, lo doma Schillaci sfruttando una maldestra respinta di Bonner su tiro di Donadoni. A Totò verrà annullato un altro gol, regolarissimo, al 90' (prima, lo juventino aveva centrato una traversa). Caroselli d'auto in ogni città. Un'anziana donna, la povera signora Giovanna Orabona di Aversa, 86 anni, in uno di questi caroselli viene investita e uccisa.

Brera dà 7+ in pagella a Schillaci (Brera pagelle, Sconcerti cronaca, Sannucci personaggio, Mura a Firenze per Argentina-Jugoslavia: questi i servizi di Repubblica) e scrive: "La felina prontezza di Turi Schillaci". In tribuna all'Olimpico c'è anche il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, che commenta: "Altro che Leghe, il siciliano Schillaci è la migliore risposta a tutti i razzisti anti meridionalisti".

Notizia a una colonna: "Cicciolina e Moana Pozzi salvate dalla polizia". Sono anche loro allo stadio per promuovere un loro film e i tifosi mostrano un po' troppo affetto, cercando letteralmente di spogliarle. Impresa fallita solo per l'arrivo delle forze dell'ordine. Tornando al campo, ora ci si può concentrare sul prossimo avversario, l'Argentina di Maradona. Non incanta, l'Albiceleste: batte la Jugoslavia soltanto ai rigori, Dieguito non prende più di 6 da Mura che però non si fida e scrive: "Una squadra che gioca così male e passa il turno deve far paura". Giusta profezia, purtroppo. La giornata è solenne, ma gli azzurri in semifinale non strappano il titolo d'apertura in prima pagina a Repubblica, questo: "Rinasce la Grande Germania". Non la nazionale, ovviamente, ma la nazione che sorgerà dalla fusione di Rft e Ddr. "Una sola moneta, abolite le frontiere, previsti migliaia di licenziamenti". Per Schillaci e l'Italia, soltanto un titolo di spalla a tre colonne in prima, due righe secche: "Schillaci segna/e l'Italia va..." (comunque i puntini di sospensione a Gianni Mura non piacevano).

 
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10/07/2020 17:08
 
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Ventiquattresimo Giorno
1 luglio 1990
"L'Italia chiede aiuto ai napoletani per battere la mia Argentina, quei napoletani che per 365 giorni l'anno non vengono neppure considerati italiani: non capisco". Invece Diego Armando Maradona capiva pure troppo bene la delicatezza anche sociale del momento. Lui che poteva a buon diritto dire "Napoli sono io!" doveva affrontarla da nemico, sapendo di essere considerato tale anche da lei, l'amata. La città arrivata a vincere lo scudetto grazie a lui. Ma non ci sono discussioni, l'Italia è l'Italia, la Patria è la Patria. O no?

Non garbò affatto a Gianni Brera questa uscita piuttosto scaltra di Dieguito, furbissimo nel tentare di aprire una fessura nella compattezza sempre così teorica della nostra nazione. Scrisse Brera: "Re Puma diventa sciacallo, peggio per lui!". En passant, non ricordavamo che Brera chiamasse in questo modo Maradona, non tutti i soprannomi del Grangiuàn furono Rombo di Tuono o Puliciclone. La prima firma di Repubblica era comunque convinto che "il divino sgorbio" (lo chiamava anche così) non sarebbe riuscito a portare dalla sua parte Napoli, non stavolta. Della stessa opinione Nello Ajello, napoletano, al quale Scalfari consegnò il commento in prima pagina sulla questione. Se Maradona prova a dividerci, scrive Ajello, dall'altra parte c'è Schillaci, un siciliano capace di aver "fatto l'Italia", una specie di sovrano dell'unità nazionale.

Maradona sarà semmai un problema come genio del calcio, ovvero in campo, più che come capopopolo, è un Masaniello senza una vera corte: come fermarlo nella semifinale incombente? Forse con la marcatura di De Napoli, altro napoletano, così il cerchio si chiude. Ma dal cittì azzurro non filtrano anticipazioni, come titola il nostro giornale: "E' ancora "top secret" la formazione di Vicini". (Dopo trent'anni, l'uso dell'espressione "top secret" in prima pagina fa abbastanza tenerezza).

 
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10/07/2020 17:12
 
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venticinquesimo giorno
3 luglio 1990
Mancano poche ore a Italia-Argentina: porta della finale o porta d'uscita? Il clima nel ritiro azzurro è diverso dal solito, più teso. I giornalisti si chiedono se Vicini sia un baro, nel voler confondere la formazione che non annuncia, o soltanto un uomo solo, il destino di ogni allenatore. "Se cambierò la squadra la cambierò pochissimo, ma non è detto che la cambierò". La Nazionale ha raggiunto Napoli dopo avere giocato, e vinto, sempre a Roma. Il caldo è insopportabile ma la tensione di più. Un enigma domina la scena: Baggio o Vialli, Vialli o Baggio? I cronisti lo chiedono ai protagonisti che non sanno niente: "Il mister non lo ha detto neanche a noi". Prima considerazione: 30 anni fa si parlava con i calciatori, con tutti e sempre, senza dover passare da procuratori, manager, addetti stampa, sponsor. Non era meglio perché era allora, era meglio perché era meglio. Seconda considerazione: era un gioco delle parti, ma si giocava a carte scoperte.

Se nulla è dato sapere sul possibile ritorno in campo di Vialli dal primo minuto, che avrebbe come conseguenza la panchina di Baggio, un indizio Vicini lo semina: "Potrebbero servire anche 120' e devo tenermi la possibilità di cambi giusti". Se la sentiva, il cittì. E a prescindere dalla formazione iniziale, ci sarebbe stato spazio per tanti. Secondo rebus: come marcare Maradona? Anche in questo caso, segnali zero, solo ipotesi. Forse si pensa di destinare a Diego un formidabile marcatore puro come Vierchowod detto "il russo", oppure dedicargli un doppio trattamento: De Napoli guardiano a centrocampo e il classico stopper dentro l'area. Maradona è sempre un dio del calcio, però più stanco e malconcio. Forse sta perdendo colpi anche come capopopolo: "Napoli tifa per lui solo in campionato", dice Vicini. "Ieri la gente ha fermato il traffico per venire a salutare la Nazionale". Accanto al cittì, il team manager Gigi Riva annuisce silenzioso tra una sigaretta e l'altra. Lui sa.

 
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10/07/2020 17:17
 
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Ventiseiesimo Giorno
4 luglio 1990
"Italia, il sogno è finito", titola Repubblica in prima pagina sul giornale del 4 luglio 1990. Occhiello: Maradona ci batte ai rigori. C'è anche la vignetta di Forattini con un Maradona eruttato dal Vesuvio. Addio.

L'Argentina ci elimina dunque dal nostro mondiale, 1-1 il punteggio dopo i supplementari, vantaggio del solito Totò Schillaci che intercetta una respinta del portiere e pareggio del biondo Caniggia, complice un'uscita non proprio impeccabile di Zenga. Dal dischetto sbaglieranno, purtroppo, Donadoni e Serena. Il cittì Vicini aveva scelto alla fine Vialli e non Baggio, entrato poi al 73' al posto di Giannini (e Serena tre minuti prima, per sostituire proprio Vialli). Nella sua cronaca, Mario Sconcerti scrive: "A questo punto, è un'Italia squinternata". In compenso, Napoli e il San Paolo non hanno avuto dubbi nel tifare gli azzurri e non Maradona, il quale dopo la sfida dirà: "In finale vorrei l'Inghilterra". Gli toccheranno i tedeschi, invece.

L'analisi critica della somma delusione spetta naturalmente a Gianni Brera, per il quale "l'Italia si è appiantata e come spenta nel secondo tempo regolamentare". Si apprezzi l'uso del verbo appiantare. Va detto che gli azzurri di Vicini non avevano mai convinto Brera, specialmente nella versione con i piccoletti in attacco. Perciò il grande giornalista si aspettava poco, infatti scrive: "A dirla schietta, abbiamo fatto anche troppo". Pure la scoperta di Totò Schillaci (che Brera chiama Turi) non convince la prima firma di Repubblica: "E' l'invenzione inopinata di un eroe ignorato da tutti fino a ventisei anni".

Eppure il paese intero era convinto che la finalissima non sarebbe sfuggita e invece, sempre secondo Brera, "la bella squadretta si è spenta innanzi agli occhi". Merito di Maradona? Fino a un certo punto: "Pur tanto discusso, l'ha fatta da padre nobile, suggerendo assai più che operando". Troppo tardivi i cambi decisi da Vicini quando ormai gli azzurri boccheggiavano e in definitiva l'eliminazione pur ai rigori, dunque in parte sfortunata, ci può stare: "La fortuna non spreca i suoi favori: per solito li concede a chi li merita". Nelle pagelle del Grangiuàn, gli azzurri si aggirano quasi tutti dalle parti del 6, a "Turi" viene dato 6+ (allora, come a scuola, nei voti c'erano ancora "più" e "meno"), a Vialli 5,5, a Zenga 6 nonostante l'errore su Caniggia e i rigori non parati, allo stesso Caniggia 7,5 (migliore in campo). A Maradona, un 6 di sostanza e probabilmente di stima.

 
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E il resto dei quarti?


Nulla su Inghilterra-Cameroon e Germania-cecoslovacchia?


 
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e vai con critiche (giuste)
e processi (eccessivi)


Processi eccessivi dato che secondo me eravamo una mezza squadretta e arrivare terzi era effettivamente il massimo. Ripeto, secondo me

 
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10/07/2020 17:29
 
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Re: E il resto dei quarti?
Il garfagnin fuggiasco, 2020/07/10 17:25:



Nulla su Inghilterra-Cameroon e Germania-cecoslovacchia?



Certo! Domani. Domani. Il Mondiale non finisce con la figuraccia di Napoli



 
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10/07/2020 17:46
 
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La figuraccia di Napoli.

Più che una figuraccia fu un ritornare coi piedi per terra. Hai ragione, non era una grandissima nazionale ed era anche fortunata che l'unico periodo magico di tutta la carriera di Schillaci coincise con quelle settimane (sembrava la palla andasse a cercar lui e non viceversa). Nell'arco dei novanta minuti l'Argentina giocò sicuramente meglio, più tonica e determinata ed ebbe anche le occasioni migliori. L'italia ebbe un sussulto d'orgoglio nei supplementari ma era ormai una squadra nel pallone, Schillaci e Serena che collezionarono assieme una ventina di fuorigioco, giocatori che insultavano i guardalinee, principi di risse che facevano il gioco dei ringalluzziti argentini, nessuna idea di come sfruttare la superiorità numerica negli ultimi venti minuti ... Secondo me peccarono di orgoglio. Credo che ormai si fossero convinti che la difesa era imbattibile e che una volta in vantaggio la partita fosse chiusa. Al primo intoppo persero la sinderesi. Detto questo, i rigori (che odio, preferirei giocassero a oltranza fino al primo gol) sono davvero una lotteria e quindi poteva pure andar bene. Fu una "non vittoria", ma tanto bastò. E Maradona ci poté pure prendere per il culo ...



[Modificato da Il garfagnin fuggiasco 10/07/2020 17:47]

 
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Re: La figuraccia di Napoli.
Il garfagnin fuggiasco, 2020/07/10 17:46:


Più che una figuraccia fu un ritornare coi piedi per terra. Hai ragione, non era una grandissima nazionale ed era anche fortunata che l'unico periodo magico di tutta la carriera di Schillaci coincise con quelle settimane (sembrava la palla andasse a cercar lui e non viceversa). Nell'arco dei novanta minuti l'Argentina giocò sicuramente meglio, più tonica e determinata ed ebbe anche le occasioni migliori. L'italia ebbe un sussulto d'orgoglio nei supplementari ma era ormai una squadra nel pallone, Schillaci e Serena che collezionarono assieme una ventina di fuorigioco, giocatori che insultavano i guardalinee, principi di risse che facevano il gioco dei ringalluzziti argentini, nessuna idea di come sfruttare la superiorità numerica negli ultimi venti minuti ... Secondo me peccarono di orgoglio. Credo che ormai si fossero convinti che la difesa era imbattibile e che una volta in vantaggio la partita fosse chiusa. Al primo intoppo persero la sinderesi. Detto questo, i rigori (che odio, preferirei giocassero a oltranza fino al primo gol) sono davvero una lotteria e quindi poteva pure andar bene. Fu una "non vittoria", ma tanto bastò. E Maradona ci poté pure prendere per il culo ...





Sottoscrivo ogni tua parola!
Come scriveva Brera riguardo a Schillaci: " I geni non li scopri a 26 anni"


 
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Basta rileggere i nomi dei giocatori
a parte Baggio Vialli e Mancini (che era in panchina) gli altri non hanno lasciato traccia nella storia del calcio italico. Di napoli? Ferri? De Agostini? (ma non faceva le carte geografiche?)

 
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Re: E il resto dei quarti?
Il garfagnin fuggiasco, 10/07/2020 17:25:



Nulla su Inghilterra-Cameroon e Germania-cecoslovacchia?



ecco un veloce ma completo resoconto di ottavi e quarti




[Modificato da Giggirriva 11/07/2020 16:46]

 
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Ventisettesimo Giorno
5 luglio 1990
Restano ormai solo parole e amarezza addosso agli azzurri, sconfitti ai rigori dall'Argentina in semifinale al San Paolo. "Ora i miei cinque gol non contano più", sussurra Totò Schillaci che diventerà comunque il capocannoniere di Italia 90 (gli mancano ancora "la piccola finale" per il terzo posto, e la sesta rete). Nel momento dell'analisi, i nostri giocatori cercano tuttavia di restare lucidi. Tutti guardano Zenga, tanti gli rimproverano l'uscita fuori tempo che ha permesso a Caniggia di pareggiare, tanti si chiedono come mai l'interista non sia riuscito a parare neppure un rigore della serie fatale. Lui, sconsolato, dichiara: "Durante i tiri dagli undici metri, gli argentini mi insultavano. Solo Maradona, un signore, non l'ha fatto". Il suo amico e compagno Bergomi dice quello che l'Italia intera pensa: "Forse Walter ha calcolato male l'uscita". E c'è anche chi ha fallito i rigori decisivi. Nelle parole di Aldo Serena, giocatore e uomo limpido, c'è tutto il rammarico per un'occasione storica svanita: "Sul dischetto serve anche fortuna, io ho scelto di tirare forte e purtroppo è andata male. Ma i compagni sono stati gentili e premurosi con me".

Dopo cinque partite e cinque vittorie all'Olimpico, la Nazionale ha dunque perduto "a casa" di Maradona, cioè a Napoli che pure non ha avuto dubbi su chi tifare. Ma il cittì Vicini non riesce comunque a nascondere il confronto: "Napoli ci ha sorretto, però non posso negare che Roma ci aveva abituati a ben altre cose". Commissario tecnico vincente con la Under 21, maestro di calcio riconosciuto, Vicini da quel giorno tornerà ad essere considerato un allenatore di categoria, anche se i suoi azzurri del '90 giocavano a tratti molto bene. "Non è la mia sconfitta", si difende. "Rifarei ogni scelta, compresa quella di schierare Vialli che secondo me ha giocato bene". Ma gli azzurri erano stanchi, quasi svuotati, forse consumati a livello nervoso dalla grande attesa collettiva. Ormai sono ricordi lontani, sogni svaniti. Come scrive Repubblica il 4 luglio 1990, "nelle strade scoppia il silenzio".

 
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