Eccomi qui a tentar la sorte!
Pg: Misa
Il pg con il quale mi propongo è un pg ormai di vecchia data, motivo per cui non scriverò tutto il BG precedente, ma solo quanto giocato dal mio ritorno in game fino ad ora.
Ho cercato di legarlo comunque con coerenza (spero) con la fine dello stato di cose della pg quando lasciai appunto il game, per questa ragione viene citata all'inizio del BG una razza di gioco non più esistente, per il resto ho cercato di intrecciarlo al Bg che avevo scritto e giocato fino ad ora.
Per questa ragione la "corruzione" che descrivo e immagino comincia nel passato, protraendosi fino al presente. Mi rimetto quindi al parere del moderatore nel caso non andasse bene la successione temporale che ho immaginato.
Detto ciò lascio alla lettura BG....
Music di riferimento per la lettura u.u:
www.youtube.com/watch?v=sUBcvEKmtlA&list=RDMMgyXCAQe1UEE&...
Il Germe Lich strinse tra le sue mani il cristallo che conteneva la sua anima, la sua energia vitale, pronto a cambiare corpo. Aveva bisogno di un nuovo aspetto per esser in grado di continuare la sua missione, di anima in anima, di corpo in corpo. La sua magia e la sua essenza venne richiamata ed abbandonò il corpo di quella mezz’elfa.
Un tonfo e poi il silenzio.
Un corpo esanime, in fin di vita giaceva immobile al suolo. La Morte, lenta, stava arrivando a stanarla. I battiti diminuivano, sempre più fiochi, sempre più lenti… la luce della vita si stava abbassando, si stava spegnendo. La Morte aveva allungato una Mano sopra il corpo che da mesi era privo di coscienza. La sua anima era stata divorata quando quella Bestia aveva preso il suo corpo, ormai alcuni anni prima. Ecco perché la Mano di Morte strisciava per afferrarla, sempre più vicina, sempre più vicina…. Nessun corpo può vivere a lungo con un’anima in frantumi, spezzata, era un corpo bloccato a metà strada, in quel limbo dove le dimensioni si avvicinano.
Nella sua dimensione l’Ombra strisciava, spostandosi di ombra in ombra, negli angoli delle cose, nei loro punti di contatto, nelle zone di confine, ma presente. Strisciava sinuosa nel Piano delle Ombre, evitando i luoghi che non le aggradavano, lasciando alle altre Ombre il primato della scena. Non faceva per lei. Per lei erano i luoghi più nascosti, in vista, ma non visibili. Quelli da cui poter vedere le cose, senza essere vista. Ombra tra le ombre, silenziosa nel silenzio, Densa ed Oscura, Rapida e Scaltra, su quel Piano che rappresentava il luogo perfetto per ognuno dei suoi simili. Alcuni di loro amavano quel luogo e se ne sentivano padroni incontrastati, altri volevano espandere oltre la propria oscura essenza, come richiamati dalla certezza che altri luoghi necessitassero della loro presenza. E di queste ombre Eko faceva parte, sentiva esserci altro oltre a quel Piano, altro che necessitava della loro concreta e costante presenza, in quella necessità sempre maggiore di espandere i propri confini, di espandere il potere delle ombre, per portar l’Ombra ad espandersi sempre di più. Eko portava l’Ombra di morte dove l’aggradava, dove riteneva necessario farlo o ancora portava l’ombra là dove le veniva richiesto e se decideva che di portare a termine quella richiesta, allora procedeva come da sempre ogni Ombra Sin, la sua stirpe, sapeva fare.
E con il favore della notte del suo Piano, Eko si stava muovendo, cercando qualcosa che avrebbe soddisfatto la sua ricerca, stava usando la sua Oscura Magia di morte, le parole d’Ombra smisero di esser pronunciate e fu a quel punto che l’Ombra potè osservare qualcosa: un punto più chiaro, più inconsistente era apparso sul terreno davanti a lei. Gli occhi lo osservavano, mentre la sua essenza inconsistente accarezzava i bordi di quello strano chiarore, che ombra non era. E quel chiarore iniziò a fratturarsi ed in poco tempo mille crepe si disegnarono al suo interno, crepe scure, più scure della notte, più dense dell’ombra.. era crepe che non contenevano che Vuoto. Eko non sapeva che cosa fosse, ecco perché le sue spire d’ombra decisero di muoversi verso quelle spaccature, verso il vuoto che sentiva in esse, per toccarlo, per riempirlo e cercar di comprenderlo.
Fu in quel vuoto che l’Oscurità delle Ombre trovò rifugio, annidandosi in quelle fratture, in quelle lacerazioni che il Mostro Lich aveva lasciato. E quando la Mano della Morte arrivò a Misa, per afferrarla, per portarla con sé, scoprì ciò che in quelle lacerazioni nella sua anima si annidava: l’Ombra. Piccola e scaltra, densa ed oscura. L’Ombra danzò attorno alla Mano di Morte e si parlarono, e strinsero un patto. E dopo, la Morte tornò nel suo Regno. Fu allora che Misa, la mezzelfa, o quel che di lei restava, si svegliò, nelle case di guarigione di Sylan. Fu allora che quella mezzelfa aprì gli occhi su un mondo che non ricordava. Fu allora che capì di essere Nessuno. Non conosceva il suo nome, non il suo passato, non il suo presente e questo la portò a pensare che non ci sarebbe stato neppure un futuro, completamente ignara di quel che le era successo, di ciò che era stato pattuito dall’Ombra e dalla Morte, ignara di ciò che si nascondeva nelle profondità di sé.
Nessuno, era nessuno.
Ma in quel corpo, nei recessi di quelle spaccature che si erano create, c’era quell’Ombra, che desiderava crescere, che desiderava espandersi, creare una tana accogliente per lei, e si sa che sul Piano delle Ombre le cose del mondo sono diverse da come le conosciamo sull’Aengard. E fu così che l’Ombra iniziò a scavare, a graffiare, a tingere di nere tinte dall’interno quei frammenti di anima senza struttura, per rendere quel corpo a somiglianza di ciò che conosceva. Questo aveva delle conseguenze per il corpo e la mente mortale di quella mezzelfa. Misa sentiva ogni cosa appiattita, con poche e piatte sfumature. Le emozioni erano qualcosa di distante, le cose del mondo, prive di interesse, niente sembrava interessarle, niente sembrava destare la sua attenzione, la sua curiosità. Il volto, da sempre pallido, lo sembrava ancor di più, scavato da quell’Oscurità che si muoveva nei recessi della sua interiorità, che lenta stava ricoprendo ogni cosa. E nella notte, quella mente mortale, vedeva cosa stava accadendo, vedeva oscurità, angoscia e silenzio che si organizzava per tenderle un agguato, da recessi a lei incomprensibili. Ma si sa, i mortali non conoscono le Ombre, ecco perché il nome che venne dato loro da Misa fu incubi. Tutto sembrava appiattito in quella vita priva di identità e questo portò quella mezzelfa ad avvicinarsi a qualcosa di pericoloso: alla Morte. Decise che non voleva più essere Nessuno e che avrebbe preferito Morire, piuttosto che continuare in quella che non riusciva a reputare vita, in quell’esistenza di cui non vedeva il passato e così, neanche il futuro. Ma quando tentò di togliersi la vita non riuscì perchè la Morte e l’Ombra avevano un patto. Misa venne curata da un uomo che la soccorse, la portò a Namsos con sé per studiare per lei alcune pozioni ed alcuni intrugli che le avrebbero permesso almeno di dormire senza incubi. Rimase a Namsos per qualche tempo e poi Misa ripartì.
[GIOCATO ATTUALE + ipotesi di "fine" della corruzione]
La mezz’elfa sembrava aver perso interesse per ogni cosa, viaggiava perché non riusciva a legarsi a niente, rubava quel poco che le serviva per mangiare, cacciava quando non riusciva a trovare soldi, dormiva dove capitava, non aveva importanza. Nemmeno la morte l’aveva voluta.
Continuò a vagare così fino a quando arrivò a Conca del Tuono.
Fu lì che l’Ombra ascoltò quanto stava succedendo a quella mezz’elfa, dai recessi della sua anima. Qualcuno nella Valle accese in Misa il barlume della speranza di ritrovare la verità, di ritrovare quello che la mente aveva perduto: i suoi ricordi e la sua identità. I passi volsero verso Dalsida, alla ricerca di quel passato che non ricordava più e proprio quello che scoprì la vide protagonista di un passato di Magia e Morte, Necromanzia e Fede.
Ed Eko, pronta a sfruttare quell’occasione per sé decise di sospendere il suo lavoro di corruzione, almeno per un poco, decisa ad ascoltare da quei recessi ogni cosa che la mezz’elfa scopriva, memorizzare ogni cosa che la mezz’elfa vedeva. In agguato, ancora una volta, silenziosa e scaltra per avere qualcosa in più, prima di completare il lavoro, prima di arrivare là dove bramava di essere più di ogni altra cosa, la mente della mezz’elfa. E quando la mezz’elfa tornò a conoscere ciò che le apparteneva, la magia, fu allora che la strada, per l’Ombra, venne spianata. E quando ebbe saputo abbastanza, Eko tornò a graffiare, a lacerare, a scavare, sempre più in profondità, sempre più a fondo per raggiungere non solo il corpo, ma anche la mente di quella mortale creatura, con nuova determinazione e forza.
Gli incubi tornarono, più aggressivi che mai, più vividi di sempre, più spaventosi di quanto Misa potesse immaginare. E divennero sempre più tangibili, sempre più reali, facendo credere alla mezz’elfa di star impazzendo.
E con la precisione e le freddezza della sua Stirpe, dopo aver preparato a lungo il terreno, Eko sgusciò fuori da quei recessi, sfruttando la magia di cui ora la mezzelfa aveva conoscenza e capacità. Colpi precisi, densi e rapidi quelli che l’Ombra, con la sua magia, sferzò per completare il lavoro, in quella lotta impari che si stava svolgendo.
E quando anche la mente fu di Eko, non c’era più traccia di quella mezz’elfa.
Stirpe: Sin
Allineamento: Neutrale Malvagio
Immagine Ombra Eko