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25/06/2020 18:01 | |
Role avvicinamento volatili Mutazioni in corso di convalida:
Girfalco (Falcus Rusticolus)
Giocata libera di Avvicinamento
Data: Maggio
Location: Via del Nord
Aquila Codabianca [Radura] Partita da Naldelin ancora prima che sorgesse l'alba ha cavalcato lungo i sentieri che costeggiano il mare senza concedersi soste. L'idea di raggiungere Asarn in giornata è stata mano a mano sostituita dal desiderio di godersi quella giornata di sole caldo, forse un pò troppo forte per la sua vista diventata così sensibile alla luce, ma sicuramente piacevole per un corpo che ha riposato troppo poco, negli ultimi tempi, ed una mente che ha visto qualcosa che non le riesce di dimenticare. Nonostante gli sforzi. La brezza leggera che porta con se il profumo di salsedine ed il canto dei gabbiani l'ha accompagnata come una musica, smuovendo le fronde di una vegetazione sempre meno fitta che si è lasciata alle spalle. Non ha mai abbandonato quel sentiero, prima d'ora, ma dalle mappe è venuta a conoscenza di una piccola baia, un'insenatura a ridosso della penisola, dove la sabbia lascia il posto alla pietra bianca tuffandosi nel blu del mare del Nord. Ha deviato in direzione, quindi, abbandonando l'orizzonte di picchi innevati ancora lontani per posare lo sguardo sulla distesa d'acqua che si apre oltre il sipario di fronde verdi e rigogliose. Seguendo un sentiero ripido e tortuoso, a piedi, ha condotto Nevecrino fino ad un piccolo ruscello di acqua dolce poi, seguendo quello, ha raggiunto finalmente il mare. Si è fermata a ridosso di un'insenatura protetta dal vento e lì, approfittando dell'ombra di qualche albero sparuto, ha allestito un piccolo bivacco improvvisato. Qualche pietra posta in cerchio e qualche tronco secco le hanno assicurato il fuoco per la cena e la quiete di una solitudine forse per la prima volta davvero desiderata le ha fatto dimenticare per lunghe ore ogni preoccupazione. Viaggiare è sempre stato il suo sogno e non si sarebbe mai immaginata che, una volta esaudito, si sarebbe trovata a rinnegare i suoi stessi desideri. Perchè lo ha fatto, ad un certo punto, ma adesso ha un buon motivo per poter cambiare nuovamente idea. Sdraiata contro la parete di roccia bianca si è addormentata quasi subito poi, quando il calore del sole ha cominciato a pizzicarle la pelle, troppo pallida perchè possa esporsi così a lungo senza conseguenze, ha riaperto gli occhi sul pomeriggio accecante. Ci ha messo qualche minuto a riprendere padronanza della propria vista e, abbagliata dal riverbero del mare, non ha notato subito quell'esemplare maestoso che è planato a pochi metri da lei e che ora scruta l'acqua con occhi attenti e crudeli. E' quasi certa che si tratti di un'aquila, anche se non credeva potessero esisterne di così grandi. Un becco massiccio e adunco, giallo come possono esserlo alcuni fiori, spicca dalla testa ovale dal piumaggio marrone chiaro. Questo si estende lungo tutte le ali e si incupisce di screziature più cupe mano a mano che discende sul corpo squadrato e possente. La coda è l'unico tocco di bianco che si porta addosso, facendola assomigliare proprio ad uno di quei picchi innevati che le ricordano casa. Come lei, deve essersi spinta piuttosto lontana alla ricerca di qualcosa e, come lei, si è fermata in riva al mare per riposare. Non sa perchè, ma ne è irrimediabilmente attratta e dalla posizione in cui si trova, senza emettere un fiato, rimane ad osservarla a lungo ignorando gli schiaffi del sole sulle proprie guance. Ne studia con attenzione i movimenti osservando le zampe, gialle come lo è il becco, muoversi sulle pietre e artigliare un tronco nel momento in cui si issa più in alto, allungando il collo in avanti e sollevandosi in un frullio mesto di ali. E' pronta a spiccare il volo e quel momento, Linnèa, lo attende con trepidazione. E' un pensiero che si è creato nella sua mente con lentezza, nato per scherzo all'interno delle mura della Dimora, e alimentato dalle poche conferme che è riuscita ad assicurarsi. Volare. Qualcosa che mai avrebbe creduto possibile e che, nella maniera più inaspettata e spettacolare, ha già avuto modo di sperimentare. Qualcosa che le ha raggelato il sangue nelle vene e poi gliel'ha sciolto in un'ebrezza indescrivibile. Qualcosa che le permetterebbe di viaggiare ancora e ancora, senza più i limiti imposti dalla terra ma piegati alla legge dei venti. Qualcosa che potrebbe fare lei stessa, forse. Ha sperimentato così poco di quella sua nuova potenzialità da essere ancora del tutto scettica ma l'istinto, unito alla sua innata curiosità, le inchioda le intenzioni lì, nell'osservazione più attenta di ogni minuscolo movimento, ogni moto, ogni cambio di energia. Quando le ali si tendono, aprendosi in tutta la loro ampiezza, non trattiene un'esclamazione di meraviglia. E' questo, forse, che da all'aquila un motivo ruotare il becco e piantare quello sguardo tondo su di lei. Rimangono ad osservarsi per pochi istanti, un momento in cui tutto si fonde insieme e il cuore sembra volerle esplodere per la meraviglia, poi il rapace si volta ed è un'istante. Le ali si aprono mentre il corpo scende verso il basso, il collo si allunga in avanti e con una breve spinta ha spiccato il volo. Quando devono sollevare il peso dell'intero corpo quelle ali sembrano aprirsi ancora di più, le piume più lunghe, come dita protese nell'aria, curvano leggermente verso il basso e dopo una breve stasi riprendono a fendere l'aria in un moto continuo. E' questione di secondi, poi la vede solcare il mare volando a filo dell'acqua. Sorride, fessurando le palpebre quando la sagoma dell'animale si staglia contro il riverbero del sole sulle onde poi, quando quella riappare come un punto nero sull'azzurro del cielo, la segue lungo tutto il suo volo fin quando non scompare deviando velocemente e tornando verso il folto, lasciandosi la luce alle spalle. Farà altrettanto lei, dopo aver mangiato, riprendendo la Via del Nord in direzione di Asarn. Il pensiero di una nuova possibilità sarà una distrazione piacevole al ricordo di quello che si è lasciata alle spalle. A quello penserà domani, oggi c'è spazio solo per la bellezza e la meraviglia dentro di lei.
Mutazioni in corso di convalida:
Girfalco (Falcus Rusticolus)
Giocata libera di Avvicinamento
Data: Giugno
Location: Asarn
Falco pellegrino 14:47 Linnea [PdG > Esterno] Buona parte della mattinata l'ha passata alla finestra a guardare il cielo carico di nuvole basse. Il temporale che l'ha colta la sera precedente non ha accennato a diradarsi nemmeno per un istante rendendo vane le sue speranze riguardo all'incontro che l'attende. Ha trascorso gli ultimi due giorni con una vaga trepidazione di fondo, relegando l'impazienza in un angolo dei propri pensieri e tornandovi, di tanto in tanto, quando il ricordo di Tarek soppianta la speranza di trovare qualcun altro, al suo posto. La missiva consegnata direttamente a palazzo non le ha dato troppe informazioni e ha atteso fino all'ultimo l'arrivo di un nuovo messo che l'avvertisse di un cambio di programma, ma quello non è arrivato. Ci ha messo un bel pò prima di decidersi a indossare abiti consoni alla temperatura, sbuffando e brontolando per quell'idea - pessima -di trovarsi ai giardini del terzo livello senza che sia stata considerata una valida alternativa in caso di maltempo. Non nutriva già troppe speranze su quel tentativo di avvicinare il falco, affidato ad un'estraneo per essere consegnato ad un altro, consapevole di quanto gli animali mostrino un certo disagio nelle sue vicinanze. I tuoni e i lampi che squarciano il cielo, poi, rendono il tutto ancora più complicato. E' probabile che il suo sarà un giro a vuoto: Tarek sarà stato più lungimirante di lei e avrà dato per scontato il rinvio di quella consegna. Tuttavia, indossata una maglia spessa ed un paio di pantaloni in cuoio che le promettono un pò di protezione dall'acqua, ha raccolto i capelli in una treccia stretta ed ordinata che ha gettato dietro le spalle. Si è calata il cappuccio fino al naso e, quando si è resa conto di essere irrimediabilmente in ritardo, si è lanciata lungo le scale e attraverso la sala comune, spalancando la porta d'ingresso e fiondandosi letteralmente fuori. Non si è presa neppure la briga di fermarsi a guardare che non ci fosse nessuno a frapporsi fra lei e la strada.
15:29 Eloy [Palazzo Cacciatori – Esterno] {forma elfica: Tarek} {Innate} L'assenza di vento rende quel temporale abbastanza sopportabile. L'acqua cade con insistenza da tutta la notte, contrastata con un robusto mantello, i tuoni che rimbombano tra le montagne entrano nelle ossa, come l'umidità. L'idea di liberare il falco ai giardini è poco invitante, per questo si è diretto al palazzo dei cacciatori, senza esitazione. Con sé porta Raukar incappucciato, poggiato sulla spalla, un laccio collega la zampa al guanto nero del falconiere, indossato sulla mano sinistra. Una precauzione utile a non far agitare l'animale e tenerlo sotto controllo, mentre si dirige al livello più alto, dove si riesce a percepire una punta di brezza gelida contro il viso. Indossa un abito da caccia in cuoiame, si adatta perfettamente alla sua figura slanciata, più alta di un comune elfo, e ai fianchi pendono come sempre la daga, il coltello da caccia e una piccola scarsella di cuoio, con dentro il cibo incartato per il falco. I lineamenti adulti sono adombrati dal cappuccio, lasciando intravedere a stento la luce cinica che lampeggia negli occhi, quando si soffermano sul palazzo che dall'esterno appare come una comune tenuta nobiliare. Il falco pigola leggermente nel suo orecchio, quando il passo deciso rallenta e gli stivali bagnati si soffermano poco più avanti dell'ingresso. La mano destra, libera dal guanto, sale a sistemare meglio il cappuccio, mostrando gli anelli maschili che adornano le dita. Prende un calmo respiro, ascoltando la voce morbida di Eloy dentro di sé, poi riprende a camminare proprio quando il pesante portone viene aperto e vi esce fuori una figura femminile. Esile e incappucciata, non la riconosce subito, ma fa da blocco al suo avanzare perché la riceve in pieno contro il torace. Vacilla a stento, resistendo, il falco apre le ali e stride. Con la mano destra scende in parte a sorreggere la ragazza, in parte a trattenerla, tentando di avvolgere le dita attorno al suo braccio.
15:50 Linnea [PdG > Esterno] Ultimamente sembra abbia preso questa abitudine, con Eloy. Finirgli addosso rimediando una sonora botta al naso che le inumidisce lo sguardo quando lo solleva per capire cosa si sia materializzato dal nulla, a bloccarle la corsa. Con Tarek non sembra essere da meno. Lo scontro è un tonfo sordo sul cuoio del completo di lui, accompagnato dallo sbuffo che le esce dalle labbro quando i polmoni si comprimono nella gabbia toracica. Lo stridio del falco è una nota inattesa che sale a sovrastare l'eco dell'ultimo rombo di tuono. Vacilla all'indietro di quel mezzo passo che le serve a recuperare l'equilibrio, sbattendo le palpebre un paio di volte per ricacciare indietro una lacrima e mettere a fuoco la figura che l'ha afferrata per un braccio. Incappucciato e bagnato fradicio, l'acqua che scivola lungo il mantello in caduta libera verso i piedi, ormai immersi in una pozza che si allarga appena prima dell'ingresso a palazzo, Tarek le sta di fronte. Lo riconosce subito, perchè è un volto che ha osservato con parecchia insistenza fin dal primo momento. Guarda lui, poi il falco, quindi torna sul suo viso, sporgendo il mento in avanti per agganciarne lo sguardo al di sotto del copricapo {Stavo andando ai giardini proprio ora} lo informa, o si scusa, credendo che la sua presenza lì sia la conseguenza al mancato appuntamento. Il profilo devia per un istante oltre la figura di lui, come stesse ancora valutando l'ipotesi di fare un tentativo, ma quando un nuovo lampo squarcia il cielo, preme le labbra fra loro in una smorfia contrariata e sospira {Vogliamo entrare? Se non altro ti scaldi un pò le ossa...} Il falco c'è, ma non è così certa di riuscire a vederlo sollevarsi in volo, per oggi. Ruota verso l'ingresso facendogli segno di precederla, nel caso accetti l'invito, poi gli sarà al fianco per guidarlo verso la sala comune, dove troveranno un braciere perennemente acceso, qualcosa da bere e, nel caso, una comoda poltrona sulla quale sedersi.
16:13 Eloy [Palazzo Cacciatori – Esterni] {forma elfica: Tarek} {Innate} Gli artigli di Raukar gli si piantano indignati nella spalla, raggiungendo a stento la pelle attraverso lo stato robusto di cuoio che rinforza quel punto. Ma la cosa più fastidiosa è il suo stridio dritto nell'orecchio, che gli fa fare una smorfia in risposta; stringe duramente le labbra e aggrotta le sopracciglia nere. Forse la cosa più vicina a un'espressione che gli si potrebbe veder fare. Ha comunque reagito con la mano libera, stringendo il braccio di Linnèa in una morsa che poi ammorbidisce, appena ne riconosce i lineamenti. C'è qualcosa, nello sguardo diretto e brutale che le rivolge, a suggerire una primitiva forma di diffidenza e tensione verso simili "attacchi" improvvisi, ma gli basta lasciar andare il respiro e abbandonare il contatto, per recuperare la maschera di freddezza con cui l'ha conosciuto. Il riconoscimento è reciproco, improvviso, aiutato dalle stesse emozioni di Eloy. [Restiamo qui al palazzo, il falco potrebbe innervosirsi se liberato sotto la pioggia.] Le toglie ogni dubbio, dal momento in cui la vede esitare e guardare verso il paesaggio grigio, percorso da un paio di fulmini. Il successivo rombo di tuono accompagna un altro stridio più leggero del rapace sulla sua spalla, quindi il corpo si muove per accogliere l'invito a entrare, trattenendo ancora gli occhi verso di lei, quando ormai la penombra interna li accoglie. Inizialmente è silenzioso, intento più che altro a studiare il luogo, mentre in sottofondo echeggia il rumore dei loro passi, che lasciano impronte bagnate all'ingresso. [Vi è concesso ospitare persone all'interno della sede dell'ordine, anche se si tratta di incontri personali?] Anche la sua voce profonda quasi riecheggia nei corridoi, con una nota nuovamente bassa e indifferente. [O i tuoi studi riguardano l'uso dei rapaci in battaglia?] Osserva di nuovo il suo profilo, prima di immettersi nella sala comune e nel tepore interno che li accoglie.
16:35 Linnea [PdG > Esterno] L'espressione che si dipinge per pochi istanti sul viso di Tarek lei la coglie quasi con rassegnazione. Non se ne stupisce, perchè è solita provocarla in chiunque abbia il piacere di trascorrere qualche ora in sua compagnia, ultimamente. Ritrae il braccio non appena lui lascia la presa, scostandosi di quel tanto che le serve per volgergli il profilo e annuire alla decisione di rimanere all'interno. Solleva il braccio sinistro e attende che le passi oltre, richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo secco che riecheggia all'interno dell'atrio. La voce di lui, bassa e profonda, spezzerà quel silenzio che minacciava di diventare piuttosto imbarazzante {In realtà non lo so per certo, ma rimarremo nella salone centrale. So che quando c'è necessità di un incontro è qui che la Prescelta riceve gli ospiti} Ovvio, mai per questioni personali, ed è proprio su questo punto che si trova a domandarsi se abbia fatto una scelta oculata o meno. Schiocca la lingua sul palato, cercando una motivazione qualunque che giustifichi la loro presenza li, poi è Tarek stesso a suggerirgliela. Accelera il passo per raggiungere la porta che si apre sul corridoio e fargli strada verso la sala in questione e, quando saranno oltre la soglia lascerà a lui la scelta di dove accomodarsi {Quali che siano le motivazioni dei miei studi, potrebbero adattarsi all'evenienza di un loro utilizzo in battaglia. Quindi, si, in parte questa richiesta rientra nei miei interessi di Cacciatrice} Sebbene sia un pensiero formulato in quel preciso momento , la sicurezza con cui parla non sembra tradire alcuna indecisione. Tutt'altro, lo sguardo si illumina per un istante, come se avesse appena realizzato una nuova possibilità. Si libera del mantello e si volta verso di lui sollevando una mano, nel tacito invito a cedergli il suo e mettersi più comodo {Come sta Eloy?} domanda, ma nel modo in cui si volta subito dopo lascia intuire che conosce già la portata della risposta: breve e lapidaria.
16:58 Eloy [Palazzo Cacciatori – Sala Comune] {f.elfica: Tarek} {Innate} Il rapace resta sulla sua spalla per tutto il tempo, bloccato dalla percezione del laccetto attorno alla piccola zampa. Lo accompagna anche durante l'ingresso all'interno del palazzo, che viene osservato con calcolata lentezza, adatta a memorizzare quel luogo e l'atmosfera che trasmette. La mano destra sale finalmente ad abbassare il cappuccio, scoprendo il volto bruno, inumidito da qualche goccia di pioggia, che la brezza ha spinto a imperlare la barba accennata su guance e mascella. [Suppongo non ci siano obiezioni, se si tratta di persone fidate.] Con la fermezza di chi sa di rientrare nella categoria, agli occhi della "Prescelta". [Ma immagino che tu abbia cercato le tue conferme su di me, prima di invitarmi qui dentro.] Intanto gli occhi verdi spaziano sulla sala comune, dall'arredamento semplice e comodo. Forse c'è anche abbastanza spazio per far volare il falco, che percepisce più tranquillo sulla spalla, con la testa celata dal cappuccio. I tuoni sono cupi brontolii in sottofondo, e la tranquillità del posto lo induce ad avanzare di alcuni passi, accostandosi al tavolo centrale. Indossa ancora il mantello, va a slacciare le cinghie che lo trattengono, mentre l'attenzione ritorna su Linnèa che parla. La vede muoversi con la sicurezza dell'ambiente famigliare, poi ne intercetta lo sguardo e non mostra sorpresa di fronte alla sua domanda. In realtà gli occhi non mostrano niente, solo colore, mentre restano su di lei qualche altro istante. [Eloy è al sicuro.] Lapidario, come ci si aspettava. Fa spostare il falco sull'avambraccio protetto dal guanto, poi sfila il mantello e lo cede alla ragazza. Il rapace muove la testolina, con piccoli scatti curiosi. [I falchi in battaglia sono animali utili e fedeli, ma non sono la persona adatta a insegnarti l'addestramento.] Eppure sembra che Raukar segua tranquillo i suoi ordini, nonostante abbia da sempre dimostrato un carattere scontroso e ribelle.
17:15 Linnea [PdG > Esterno] Lo lascia avanzare, dandogli il tempo di mettersi a proprio agio e osservare l'interno della sala, riscaldata piacevolmente ma non così calda da risultare soffocante. C'è sempre uno spiffero che si insinua, da qualche parte, a smuovere l'aria li dentro. Quando si scopre il volto e gli lascia le sue impressioni si limita a storcere le labbra, stringendosi nelle spalle e avanzando vero uno dei ganci assicurati al muro, dove lascerà il proprio mantello e quello di Tarek, nel momento in cui glielo porgerà {Le mie conferme arriveranno col tempo, e in parte mi sono date dalla tua presenza qui. Avresti potuto tranquillamente lasciarmi ad aspettare sotto l'acqua ai giardini, invece mi hai cercata e hai mantenuto la promessa di portarmi quel bell'esemplare che ti sta zampettando sul braccio}gli indica il falco con un cenno del mento mentre gli volta le spalle per lasciare, accanto alla porta, anche la cintura che le assicurava le armi in vita {E ad ogni modo, se sei qui, è perché mi fido di Eloy} aggiunge in ultimo, prima di ricevere quella risposta ad una domanda che poteva evitare di fare e ritornare sui suoi passi, accorciando del tutto le distanze. Si mantiene giusto ad un passo di sicurezza dal falco e non perchè ne sia davvero intimorita, piuttosto perchè è certa che l'animale non la prenderà in simpatia {Non intendo addestrarli, non per il momento. Voglio solo studiarli, capire come si muovono, come si sollevano in volo e come ritornano a terra. Mi basterà saper fare questo. Oltre a convincerlo a fidarsi di me} è una spiegazione precisa ed esaustiva, che omette il motivo finale di tutto quell'interesse. Osserva il falco da quella posizione, reclinando la testa per indovinarne la forma celata al di sotto del cappuccio. Preme le sopracciglia in un tremito impercettibile poi torna a cercare il volto di Tarek, un sopracciglio arcuato e l'espressione di chi stia tacitamente chiedendo cosa si presume che lei faccia, adesso.
17:46 Eloy [Palazzo Cacciatori – Sala Comune] {f.elfica: Tarek} {Innate} La luce fioca del pomeriggio filtra dalle finestre rigate di pioggia, ma le ombre vengono rischiarate principalmente dal braciere, che diffonde un tepore piacevole nella stanza. Le zampe del falco gli artigliano il guanto, il corpo piumato freme di fastidio per la pioggia tra le penne, che vengono arruffate e scosse leggermente. Al di sotto del mantello viene rivelato a pieno il completo da caccia, in realtà un modello abbastanza comune, la scarsella appesa al fianco viene aperta e si sente un fruscio di carta, un sottile odore che sembra destare l'interesse di Raukar. Le parole di Linnèa, però, interrompono quei suoi calmi gesti, per spingerlo e rivolgere verso di lei il profilo, con un accenno di severità nello sguardo penetrante. [Dunque ti sei fidata solo delle mie parole e del fatto che ti ho promesso il falco?] Una fiducia di riflesso che per uno come lui appare poco comprensibile. Certo, va a suo favore, dal momento che la ragazza non ha indagato troppo sulla storia del "parente di Eloy", ma uno sbuffo dalle narici gli sfugge comunque, in un'espressione un po' burbera che si sposa bene con il suo sguardo chiuso. La lascia riavvicinarsi, andando nel frattempo a slacciare il cappuccio del falco e liberargli la testa e gli occhi. Il rapace si guarda attorno nervosamente, si pulisce le penne e poi viene ingolosito da un pezzo di carne che il Drago recupera silenziosamente dalla scarsella. La mano inanellata nutre il falco e liscia le sue penne sul petto, mentre il braccio che lo sorregge è leggermente sollevato, per esporlo a pieno verso la Mutaforma. Ne intercetta lo sguardo, ruotando leggermente il corpo verso di lei, le permette di notare il gesto che raccoglie dalla scarsella il piccolo fischietto da usare come richiamo. [Potresti osservare questa cosa in ogni uccello, anche un comune piccione viaggiatore, eppure hai scelto un falco. Perché?]Una vaga curiosità nel tono.
17:46 Eloy [Palazzo Cacciatori – Sala Comune] {f.elfica: Tarek} {Innate} La luce fioca del pomeriggio filtra dalle finestre rigate di pioggia, ma le ombre vengono rischiarate principalmente dal braciere, che diffonde un tepore piacevole nella stanza. Le zampe del falco gli artigliano il guanto, il corpo piumato freme di fastidio per la pioggia tra le penne, che vengono arruffate e scosse leggermente. Al di sotto del mantello viene rivelato a pieno il completo da caccia, in realtà un modello abbastanza comune, la scarsella appesa al fianco viene aperta e si sente un fruscio di carta, un sottile odore che sembra destare l'interesse di Raukar. Le parole di Linnèa, però, interrompono quei suoi calmi gesti, per spingerlo e rivolgere verso di lei il profilo, con un accenno di severità nello sguardo penetrante. [Dunque ti sei fidata solo delle mie parole e del fatto che ti ho promesso il falco?] Una fiducia di riflesso che per uno come lui appare poco comprensibile. Certo, va a suo favore, dal momento che la ragazza non ha indagato troppo sulla storia del "parente di Eloy", ma uno sbuffo dalle narici gli sfugge comunque, in un'espressione un po' burbera che si sposa bene con il suo sguardo chiuso. La lascia riavvicinarsi, andando nel frattempo a slacciare il cappuccio del falco e liberargli la testa e gli occhi. Il rapace si guarda attorno nervosamente, si pulisce le penne e poi viene ingolosito da un pezzo di carne che il Drago recupera silenziosamente dalla scarsella. La mano inanellata nutre il falco e liscia le sue penne sul petto, mentre il braccio che lo sorregge è leggermente sollevato, per esporlo a pieno verso la Mutaforma. Ne intercetta lo sguardo, ruotando leggermente il corpo verso di lei, le permette di notare il gesto che raccoglie dalla scarsella il piccolo fischietto da usare come richiamo. [Potresti osservare questa cosa in ogni uccello, anche un comune piccione viaggiatore, eppure hai scelto un falco. Perché?]Una vaga curiosità nel tono.
18:11 Linnea [PdG · Salone] Preme le labbra a quell'ulteriore precisazione, inspirando più a lungo del necessario e corrugando la fronte {Cominci a farmi venire qualche dubbio se continui a ribadire lo stesso concetto. E non ho detto che mi fido di te, ma che ho bisogno di quel falco}Correrà quel rischio. Sbuffa via quella che potrebbe anche assomigliare ad una mezza risata e gli si avvicina, prima di aggiungere una precisazione che le sembra dovuta {Non credo comunque che tu sia nella posizione di fare nulla che possa ledermi in qualche modo. Non qui dentro} ne cerca lo sguardo e lo trova indifferente nel verde chiaro delle iridi in contrasto con la carnagione scura. Osserva i suoi prossimi gesti in silenzio, incuriosita come lo è sempre davanti a qualcosa di nuovo. Un falco, così da vicino, non lo ha mai visto ed è in quegli occhi tondi e scattanti che si sofferma per qualche istante poi, quando Tarek ruota per mostrarle il fischietto da richiamo, è alla sua curiosità che deve rispondere {Sono i più veloci, e i più resistenti. Inoltre, i piccioni sono le prede dei falchi e se mai dovessi scegliere chi essere, fra i due, credo che non mi fermerei a pensarci troppo} lo dice con un'ovvietà tale che persino l'espressione tradisce la sua arroganza di fondo e a Tarek potrebbe sembrare che alla sua domanda non abbia realmente risposto. Eppure lo ha fatto. Storce le labbra in un sorriso quando un pensiero sembra divertirla, poi aggiunge {Se devo imparare qualcosa, preferisco farlo dai migliori} si stringe nelle spalle, semplicemente, poi lo sguardo torna al falco. In realtà il suo studio è già iniziato nel prendere nota dei dettagli più palesi, quelli che le sono saltati per primi alla vista. Il colore, la forma generale, la maniera in cui si muove la testa e, di rimando, quel collare di piume sottili e irte alla base del collo {Questo esemplare non appartiene a queste terre, vero?}domanda in ultimo. Al Nord i falchi sono leggermente diversi, più grossi, tanto per cominciare
18:40 Eloy [Palazzo Cacciatori – Sala Comune] {f.elfica: Tarek} {Innate} Le espressioni di lei sono variabili come uno specchio d'acqua, la vede accigliarsi e respirare, per poi sbuffare. Accoglie il tutto con un particolare distacco. [Dubitare è sempre saggio, sebbene non sia il mio caso.] Un concetto che ripete sempre a quell'ingenuo di Eloy. Abbassa di poco il profilo, quando la trova più vicina, e trattiene gli occhi verdi nei suoi, in una specie di sfida di sguardi. [Sarebbe più corretto dire che non ho voglia e motivo di lederti in qualche modo.] Il timbro basso, capace di mostrare la più fredda severità, ora appare quasi ammorbidito da qualcosa, la minaccia di una zampa felina che trattiene gli artigli al suo interno. Resta pur sempre una creatura con un orgoglio millenario, scolpito nel granito della sua ferrea coscienza, e solo l'emotività brontolante di Eloy riesce a farlo sospirare appena. Espone meglio il braccio che sorregge il falco, intento a riempirsi la pancia, e quando Linnèa si fa troppo vicina il rapace pigola e agita le ali. Un breve fischio viene rilasciato dal richiamo, un comando che mette in riga il rapace, poi lo nutre con un altro pezzo di carne e attende di sentirlo più tranquillo. Non si è perso il discorso della ragazza, guardandola brevemente, e nel mentre va a sganciare il cordoncino che trattiene la zampa del volatile. [Da lui potrai al limite imparare a catturare topi e portare missive. Se è questa la tua ambizione.] Nonostante la sua impassibilità, si potrà stranamente notare un accenno di ironia, come se stesse scherzando sulla cosa. Attende che la Cacciatrice abbia esaminato l'anatomia del falco, poi con un breve fischio lo fa liberare in volo. È uno scatto leggiadro, ma forte, accompagnato dal lieve movimento del braccio. Lo segue con lo sguardo, mentre risponde all'ultima domanda. [È un falco del sud, acquistato a Conca del Tuono. Al Nord ci sono predatori più grandi.] Ma non parla di rapaci.
[Palazzo Cacciatori – Salone] {f. elfica: Tarek} {Inn} Emerge spesso una sfumatura di cupa minaccia nel suo sguardo, come se fosse chiuso e ostile verso il mondo, anche quando questo non gliene dà motivo. È una rara alternativa all'indifferenza, e si nota anche ora, nonostante lo sguardo non sia rivolto a Linnèa. Ne ascolta le parole, lo sguardo torbido sotto le sopracciglia leggermente corrucciate, poi quella luce svanisce per lascar spazio alla neutralità e al silenzio. Fisso sul legaccio che sta sciogliendo, finisce di liberare il falco e raccoglie un respiro più profondo, che fa arrivare ai sensi l'odore del braciere, misto a quello della pioggia. Quando l'attenzione torna sulla Mutaforma, si focalizza per un attimo sul suo sorriso più ampio, prima di tornare nei suoi occhi. Attende il distanziamento, nel frattempo le risponde senza scomporsi. [Sono al corrente di altri tuoi talenti ben più utili della caccia ai topi. Ad esempio, sei allieva dell'Alchimista che gestisce l'Emporio Nero.] Riferisce un'informazione non segreta, che ha potuto avere tramite conoscenze in comune, incluso Eloy stesso. Il falco intanto si libera nella stanza, la percorre in tutta la sua ampiezza e compie un semicerchio, che lo porta poi a perdere quota e posarsi sulla prima superficie disponibile. Pochi secondi di riposo, poi un altro fischio di diversa sonorità lo richiama e questo spicca nuovamente il volo, per tornare verso il braccio che viene sollevato, offrendo l'appoggio abbandonato poco prima. [Occuparsene non è semplice, ma posso mostrartelo in un'altra occasione.] Il frullare di piume si ferma e il falco viene nutrito di nuovo. Lo sguardo del Drago torna intanto su di lei. [E forse potremo parlare di veleni.] Mostrando per la prima volta un tiepido interesse. Lascia aperta la possibilità, che venga accettata o rifiutata, resterà il necessario per far concludere gli studi della Cacciatrice e poi si congederà, per poter tornare assieme a Raukar verso la locanda.{/Exit}
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